La scelta di Dometic di chiudere tutte le produzioni in Italia per trasferirle con ogni probabilità in Cina, è fatto gravissimo. Lo è per l’economia locale, lo è per i lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro, lo è per la totale chiusura a qualsiasi tipo di accordo, non prendendo neppure in considerazione la disponibilità manifestata dai dipendenti dell’azienda di compiere sacrifici per mantenere la produzione in Italia.
Mese: Giugno 2013
Comunicato stampa
Il deputato Marco di Maio interviene sulla situazione della stazione della Guardia Forestale a Civitella di Romagna, inviando una lettera al capo nazionale, al direttore regionale e a quello provinciale del Corpo Forestale dello Stato, ed al prefetto di Forlì-Cesena, Erminia Rosa Cesari, al quale ha già personalmente sottoposto la questione. Il deputato è stato sollecitato dal sindaco di Civitella, Pierangelo Bergamaschi, e da alcuni cittadini del Comune della Vallata del Bidente.
Partendo dal presupposto che “la disattivazione dei coordinamenti distrettuali del Corpo Forestale dello Stato si sta attuando su tutto il territorio nazionale al fine di razionalizzare le risorse economiche e umane”, con l’intento di “rafforzare i centri più grandi e trasformare i presidi periferici in centri operativi”, Di Maio sottolinea che, “se in alcuni casi questa soluzione può essere giusta a livello organizzativo, in altri casi, come quello della stazione di Civitella di Romagna, produce problemi evidenti”.
“Trasferire di parte delle funzioni alla stazione di Santa Sofia significa lasciare scoperta una parte della vallata del Bidente e aumentare il carico di lavoro della centrale di Santa Sofia, che già utilizza gran parte delle sue risorse per presidiare il Parco delle Foreste Casentinesi Monte Falterona e Campigna. – sottolinea Di Maio nella missiva – Nel 2011 sono state attribuite nuovi funzioni al Corpo forestale dello Stato e tra queste ci sono funzioni operative e di indagine anche in ambiti delicati come lo smaltimento illegale dei rifiuti e la sicurezza agroalimentare. Queste nuove funzioni non hanno solo permesso di intervenire efficacemente sui Comuni sottoposti a vincolo idrogeologico come Civitella, Galeata e in parte Meldola, ma hanno dato la possibilità di fornire supporto alla stazione dei Carabinieri di Civitella che a questo punto, se si deciderà di procedere su questa strada, rimarrà l’unico punto di riferimento per la sicurezza dei cittadini e del territorio”. Per questo il deputato chiede di compiere “ogni sforzo utile per evitare la chiusura della stazione di Civitella”.
“Un incontro positivo, molto operativo e senza fronzoli: ora in pressing sul ministero dell’Economia e Finanze”. E’ il commento del deputato forlivese Marco Di Maio all’incontro che martedì mattina si è svolto a Palazzo Chigi con il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Maurizio Lupi. Marco Di Maio ha accompagnato il sindaco di Forlì, Roberto Balzani, e il capogruppo in consiglio comunale, Alessandro Rondoni, che si è svolto presso la sede della presidenza del consiglio.
“Assieme al ministro e ad alcuni tecnici e funzionari del ministero – aggiunge il giovane parlamentare – abbiamo illustrato l’intenzione di sostenere pienamente il tentativo di Enav di ridare una vocazione all’aeroporto di Forlì, che sia basata anche su voli commerciali. Abbiamo chiesto al ministro di sostenere questo tentativo, che gode dell’appoggio di tutto il territorio (dai sindacati alle associazioni di categoria fino alla maggioranza delle forze politiche locali), nell’interesse dei lavoratori e dello sviluppo futuro”. Secondo Marco Di Maio, “il prossimo passaggio dovrà essere un contatto diretto con il ministero dell’Economia e Finanze, che controlla al 100% Enav e da cui dipende parte consistente di questo progetto”.
Al ministro abbiamo anche sottolineato la necessità di insistere nei confronti della Regione sulla necessità di costruire una rete aeroportuale regionale, con scali che stringono alleaze e non si rapporto tra loro in maniera competitiva. Le storie di Forlì e Rimini, nonchè le difficoltà di Bologna, mostrano che lavorare insieme è nell’interesse di tutti”.
Ufficio stampa Marco Di Maio
Trent’anni fa veniva conclusa la diga di Ridracoli, la più colossale opera di tutti i tempi in Romagna, che superò il problema della siccità romagnola, diede vita all’acquedotto di Romagna, andò oltre i campanili e gli egoismi territoriali. Grazie alla tenacia e all’energia di due grandi sindaci come Angelo Satanassi e Giorgio Zanniboni.
Quest’ultimo nella sua autobiografia svela che il segreto, per superare i problemi e il pessimismo di amministratori e partiti politici, è stato quello di coinvolgere la popolazione locale attraverso l’informazione e la partecipazione alle varie fasi della costruzione. La visione può essere lungimirante e illuminata, ma ci vuole determinazione e intelligenza per portarla avanti e per renderla concreta.
Oggi le risorse idriche che disponiamo ci permettono di soddisfare le richieste dei Comuni della Romagna, soprattutto d’estate quando le temperature e la forte concentrazione turistica, richiedono grandi quantità d’acqua. Tutto questo non sarebbe stato possibile con lo sfruttamento delle sole falde sotterranee o attraverso la realizzazione di opere minori a sostegno delle riserve idriche romagnole.
Traiamo esempio da chi ha saputo pensare e realizzare un’opera così imponente e cerchiamo di andare oltre le lotte di campanile e le sterili lotte per le poltrone, perché davvero non contano nulla. Quel che conta è ciò che Romagna Acque fa, come pianifica i suoi investimenti e come imposta la propria politica idrica.
Il grande successo della mostra “Novecento” ai museo San Domenico a Forlì ci pone riflessioni molteplici, che riguardano l’ambito locale e quello nazionale. E’ un successo che non può farci stare tranquilli soprattutto quando le risorse per la cultura sono sempre più scarse e colpiscono le strutture di tutto il territorio nazionale.
La riflessione sulle mostre annuali a Forlì riguarda le opportunità che queste mostre potrebbero offrire al nostro territorio. In primo luogo sotto il profilo economico, perché attorno alle grandi mostre ruota ormai un’economia che va sollecitata, sostenuta e potenziata. Credo che per il futuro occorra far sì che le decine di migliaia di persone che arrivano a Forlì per visitare la mostra (e molti ci arrivano per la prima volta) portino una ricaduta maggiore in termini economici sul territorio forlivese. Non solo sulla città ma anche sul comprensorio, dotato di ricchezze e bellezze che vanno fatte conoscere, creando circuiti, itinerari e proposte che dal museo spingano i visitatori ad andare alla scoperta di tutto il territorio.
La cultura deve superare i confini fisici rappresentati dalle pareti museali e irradiarsi su tutto il comprensorio forlivese. Uscire dai musei significa anche riempire le piazze e le strade della nostra città e dei nostri borghi, le botteghe storiche, i negozi, i bed and breakfast, gli agriturismi: un patrimonio di valore inestimabile che abbiamo il dovere di valorizzare il più possibile, perché può significare nuove opportunità economiche, nuovo lavoro.
Ciò attiene anche all’organizzazione della nostra offerta culturale, che è ricca ma allo stesso tempo frammentata. Non possiamo negare che molti siti culturali, soprattutto nelle realtà più piccole, si trovano a svolgere il loro lavoro nella precarietà e molti luoghi devono rimanere chiusi al pubblico, per più giorni alla settimana, per mancanza di personale o ancora, vengono aperti al pubblico solo su appuntamento.
La nostra comunità ha bisogno su questo (come su altri temi) di unire le forze. Le iniziative sono tante così come la passione che anima chi lavora a questi progetti, ma in un momento di ‘vacche magre’ bisogna lavorare insieme. La nascente Unione dei Comuni del forlivese, ad esempio, può assumere questo argomento come uno dei suoi punti qualificanti, lavorando per costruire una regia unica per la gestione dei siti culturali, valorizzando il tanto volontariato che c’è e spendendo in maniera più efficace i pochi denari pubblici che sono a disposizione.
La Fondazione cassa dei risparmi su questo ha un ruolo centrale. Ad esempio nel finanziarie, magari con il contributo regionale (attraverso la stessa Regione o Apt), un progetto complessivo di promozione del territorio forlivese legato al tema oggetto delle grandi mostre. Per irradiare i benefici e le ricadute di questi eventi insostituibili che si svolgono al San Domenico, su tutto il comprensorio forlivese.
Questo è solo uno spunto che credo valga la pena approfondire e a cui sono disponibile a lavorare, sin da subito.
Approvata all’unanimità alla Camera la Costituzione della Commissione d’inchiesta sulla mafia e le altre organizzazioni criminali, anche straniere. Un problema che non riguarda solo certe aree del Paese, ma che ci tocca anche da vicino.
Le mafie, infatti, si sono spostate al Nord perché i proventi delle organizzazioni criminali sono molto più alti in queste regioni. In particolare nella nostra regione non si più parlare più di infiltrazioni mafiose, ma di radicamento del fenomeno mafioso come è possibile leggere dai due dossier prodotti dall’Assemblea legislativa dell’Emilia Romagna in collaborazione con Libera.
Nella mappatura del fenomeno mafioso si nota che nella nostra provincia di Forlì-Cesena c’è il numero più alto di immobili confiscati alla criminalità organizzata. Dobbiamo investire le nostre risorse in cultura, istruzione e nell’educazione soprattutto delle generazioni più giovani perché il problema esiste e va affrontato.
Il Comune di Forlì, ad esempio, rappresenta una punta avanzata di questo lavoro con l’Osservatorio sulla legalità lanciato dall’assessorato alle Politiche giovanili, che si occupa soprattutto del rapporto con le giovani generazioni (le più sensibili e quelle su cui occorre lavorare di più).
In generale, nelle regioni del Nord, è negli appalti che le mafie hanno la maggiore fonte di guadagno. Possono corrompere i vertici per non far partecipare le altre ditte alla gara o nel caso di appalti al massimo ribasso riescono a battere le altre piccole aziende sane di quel territorio perché forniscono beni e servizi ad un costo inferiore grazie allo sfruttamento della manodopera.
Una possibile contromisura è quella di andare a verificare le condizioni di lavoro e i contratti dei lavoratori di queste aziende e creare una sorta di lista che permetta di definire caratteristiche e profili in grado di favorire le aziende sane.
Solo con una maggiore integrazione e collaborazione tra istituzioni e società civile si può trovare la strada giusta e soprattutto le risorse umane ed economiche per combattere questo fenomeno.
In queste ore penso ai ragazzi stanno cominciando l’esame di maturità 2013. Ricordo la mia notte prima degli esami, 11 anni fa. Fu una notte insonne, tra mille pensieri e angosce. Ripensavo alla mia vita vissuta fin lì e con apprensione a ciò che sarebbe potuto accadere il giorno dopo (quello della prima prova) e ancora nei giorni successivi. Pensavo a come quei giorni avrebbero condizionato nel bene o nel male la mia vita. Pensavo a cosa sarebbe accaduto dopo essere arrivato in cima a quell’Everest didattico. Paure, sogni, progetti.
Ricordo il mio tema. Nel 2002 uscì una traccia dedicata al rapporto tra la società moderna e internet. Fantastico, era il mio tema, scritto ovviamente nella forma dell’articolo di giornale. Mai avrei immaginato a quei tempi, che proprio quel mondo (il web) sarebbe diventato il mio ambiente di lavoro quotidiano (e mai e poi mai avrei immaginato che undici anni dopo ne avrei scritto da qui, da un ufficio della Camera dei deputati). Leggo che qualcuno propone di abolire il tema, definendolo “relitto del passato“: sono assolutamente contrario. Non solo per tradizione, ma anche perchè occasione per valorizzare un pezzo della nostra cultura, della nostra tradizione e della società contemporanea.
Insomma, ai ragazzi ‘sotto maturità’ è inutile dire: “stati tranquilli”. Non ci si riesce. E’ una raccomandazione legittima, specialmente da chi più vive da vicino ad un maturando; ma è perfettamente inutile, perchè tranquilli non si sta per niente. La maturità è una emozione da vivere tutta, fino in fondo, così come viene, senza forzare nulla. Con le sue amarezze, con le sue aspettative, con i suoi momenti difficili (ricordo i timori giganteschi della notte prima della prova orale, un vero incubo). Dal giorno dopo la maturità, si vede tutto con altri occhi. E col tempo si ricorderanno i giorni degli esami in maniera epica, quasi come se si fosse compiuta un’impresa. E in parte, forse, è davvero una piccola impresa!
Lunedì pomeriggio alla Camera di commercio di Forlì-Cesena, ho partecipato ad un incontro con i rappresentanti di tutte le categorie economiche del territorio provinciale. Una occasione di confronto densa di contenuti, ispirata dalla comune preoccupazione per la situazione economica, in cui era palpabile l’esasperazione per il protrarsi della crisi (la più lunga nella storia d’Italia) da parte degli imprenditori presenti; ma era evidente anche la ferma volontà di non rassegnarsi al declino e di voler continuare a investire nella propria azienda e sul futuro del territorio forlivese.
Forte è arrivata verso i rappresentanti delle istituzioni come il sottoscritto, la richiesta da parte di tutte le associazioni di attivare al più presto azioni concrete per sostenere la piccola e media impresa, l’ossatura del sistema economico italiano senza cui non è possibile far ripartire l’occupazione.
Si chiedono misure concrete e urgenti per la semplificazione burocratica, gli incentivi a chi investe, il supporto del sistema bancario, sia direttamente allentando i vincoli che ne frenano lo sviluppo, sia indirettamente sostenendo i confidi. E poi una seria riforma delle istituzioni e della politica, a cominciare dalla legge elettorale (e qui non si può dire che non avessimo un’opportunità per dare un segnale vero di buona volontà).
Senza fare promesse irrealizzabili, mi sono limitato ad assicurare il massimo impegno possibile nel lavorare in sinergia con le associazioni e le imprese del territorio, nel rispondere alle loro sollecitazioni; ma ho chiesto anche alla Camera di commercio e alle associazioni di categoria un impegno, ossia quello di incontrarci periodicamente per mettere a punto proposte mirate di cui possa farmi portavoce in Commissione Finanze (di cui faccio parte), dove si trattano tutte le questioni legate al fisco, alle banche, assicurazioni, agevolazioni. Un impegno reciproco ad affiancare all’analisi (spesso anche critica) anche la proposta.
Un impegno concreto del Governo italiano in sede europea per sostenere l’occupazione giovanile. E’ quanto contenuto nella mozione presentata alla Camera dal deputato forlivese Marco Di Maio assieme a molti altri giovani parlamentari di tutti gli schieramenti (nessuno escluso, dal M5S al Pdl) in vista del prossimo Consiglio europeo del 27-28 giugno.
“L’obiettivo di questa mozione – afferma il 29enne deputato forlivese – è sostenere con forza l’impegno che il presidente del consiglio Enrico Letta si è più volte solennemente assunto di voler puntare i piedi sul sostegno europeo alle misure di contrasto alla disoccupazione giovanile, ormai una piaga non solo per l’Italia ma per tutto il continente. L’Europa non può essere solo rigore, deve essere anche opportunità. Per questo nel testo chiediamo vengano assunti impegni concreti per incentivare le assunzioni di giovani lavoratori, che si punti sulla formazione, sulle risorse che servono per finanziare la ripresa economica e occupazione di cui l’Italia ha disperato bisogno”.
La mozione chiede “ulteriori risorse nell’ambito del Fondo sociale europeo contro la disoccupazione giovanile nonchè per i fondi Eures e Erasmus e la possibilità di utilizzare già nel 2014 la quota parte per l’Italia dei complessivi 6 miliardi della Youth employment iniative”. “Soldi freschi che, se stanziati, avrebbero ricadute su tutti i territori, anche sul nostro”, conclude Marco Di Maio.