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Infrastrutture

Ferrovie, avviata la privatizzazione

ferrovie-statoCon il voto dell’ultimo Consiglio dei Ministri, si si è avviato il percorso di privatizzazione della rete ferroviaria. Si tratta di un’operazione che servirà ad aumentare l’efficienza dell’intera infrastruttura. Non potrà essere ceduto ai privati una quota superiore al 40% perché la rete ferroviaria deve rimanere un servizio pubblico accessibile a tutti, ma allo stesso tempo si vuole favorire l’ingresso di privati per migliorare l’efficienza e la qualità del servizio.

Con il DPCM viene regolamentata l’alienazione di una quota della partecipazione nella società non superiore al 40%, disponendo che tale cessione – che potrà essere effettuata anche in più fasi – si realizzi attraverso un’offerta pubblica di vendita rivolta al pubblico dei risparmiatori in Italia, inclusi i dipendenti del Gruppo Ferrovie dello Stato, e a investitori istituzionali italiani e internazionali, e quotazione sul mercato azionario. Lo schema di decreto, inoltre, prevede che, al fine di favorirne la partecipazione all’offerta, potranno essere previste per i dipendenti del Gruppo Ferrovie dello Stato forme di incentivazione, tenuto conto anche della prassi di mercato e di precedenti operazioni di privatizzazione, in termini di quote dell’offerta riservate (tranche dell’offerta riservata e lotti minimi garantiti) e di prezzo (ad esempio, come in precedenti operazioni di privatizzazione, bonus share maggiorata rispetto al pubblico indistinto) o di modalità di finanziamento.

Si avvia così formalmente il processo orientato alla cessione parziale delle Ferrovie dello Stato, parte del piano di privatizzazioni del Governo che ha recentemente portato in Borsa Poste Italiane e prevede anche la quotazione di Enav per la prima metà del 2016. La privatizzazione di FS è prevista nel corso 2016, compatibilmente con le condizioni del mercato.

Come nel caso di Poste Italiane, il processo di parziale privatizzazione sarà l’occasione per una riforma strutturale del trasporto pubblico e migliori e più efficienti servizi per i cittadini. FS ne risulterà rafforzata e potrà continuare con maggior vigore il processo di efficientamento ed espansione anche su mercati esteri.

Nell’ambito del processo che porterà all’ingresso di privati è previsto che la proprietà della infrastruttura ferroviaria rimanga in mano pubblica.

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dichiarazioni Romagna

Ambulanti ‘salvi’ dalla Bolkestein grazie all’Intesa col Governo; ma non molliamo sulla modifica della direttiva

A cura dell’ufficio stampa

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Un momento del mio intervento davanti alla platea dei commercianti di Fiva-Confcommercio

“Dobbiamo compiere ogni sforzo per modificare la Bolkestein, ma occorre anche difendere e rilanciare in ogni forma possibile l’intesa del 2012 tra Stato, Regioni, Comuni e operatori che ha messo in sicurezza le concessioni degli operatori fino al 2029 con eventuale possibilità di proroga fino al 2041”. Lo ha detto Marco Di Maio, deputato romagnolo componente delle commissioni Finanze e Affari Costituzionali della Camera, intervenendo lunedì mattina al convegno della Fiva, l’associazione degli ambulanti di Confcommercio.

“L’Intesa raggiunta nel 2012 e che nel 2017 ci consentirà di rinnovare le concessioni agli ambulanti tenendo conto delle professionalità, delle competenze, degli investimenti fatti – ha detto il parlamentare parlando alla platea di oltre 200 operatori – è un patrimonio per l’intero settore. Non solo perché mette in sicurezza migliaia di attività in tutta Italia, evitando quell’incertezza sul futuro che ha frenato investimenti e programmi di crescita; ma anche perché costituisce un perfetto equilibrio tra il rispetto delle normative italiane ed europee vigenti e la salvaguardia degli interessi economici del nostro Paese”. Il parlamentare romagnolo ha lanciato una proposta al riguardo: “Si lavori da subito assieme alle Regioni per arrivare al 2017 quando dovranno essere effettuati i bandi per i singoli posteggi degli ambulanti, con una modulistica e un bando unici e omogenei per ciascun comune della Regione”.

Una soluzione brillante, ancor di più dopo l’ulteriore intesa raggiunta dalla Conferenza unificata nel luglio di quest’anno che ha esteso i benefici di quell’accordo anche all’artigianato, come ad esempio i chioschi di piadina. “Chiunque mette in discussione i contenuti di quell’intesa non fa gli interessi degli ambulanti o del Paese – ha detto Marco Di Maio – ma piuttosto fa un favore a chi scommette sul fallimento della nostra economia. Noi invece crediamo che i segnali di ripresa che cominciano a intravedersi vadano rafforzati difendendo la nostra piccola e media impresa, di cui gli ambulanti sono una delle articolazioni più importanti”.

Anche per questa ragione il deputato ha auspicato che “il modello adottato per affrontare il problema dell’applicazione della Bolkestein sul commercio possa essere adottato anche da altre categorie, come ad esempio i balneari; serve, però, un forte accordo tra le associazioni di rappresentanza, la cui unità è stato un grande punto di forza per gli ambulanti, senza il quale non saremmo arrivati ai risultati raggiunti fin qui”. A questo proposito ha sollecitato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Sandro Gozi, a “sfruttare la maggior credibilità che l’Italia si è conquistata sul panorama nazionale e internazionale per far valere le ragioni e le specificità del nostro Paese a Bruxelles per provare a ottenere una modifica alla Bolkestein.

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Economia e Finanza

Decreto banche: senza spendere 1 euro pubblico, si mettono in sicurezza quattro istituti

carifeIl Consiglio dei ministri ha approvato un decreto legge che contiene alcune norme procedurali volte a agevolare la tempestiva ed efficace implementazione delle procedure di risoluzione di Cassa di risparmio di Ferrara S.p.A, Banca delle Marche S.p.A, Banca popolare dell’Etruria e del Lazio – Società cooperativa e Cassa di risparmio della Provincia di Chieti S.p.A. Il provvedimento consente di dare continuità all’attività creditizia – e ai rapporti di lavoro – tutelando pienamente i correntisti. Un tema su cui, come componente della Commissione Finanze, ho speso molto tempo data la complessità della materia, le migliaia di posti di lavoro in gioco e soprattutto l’incertezza e la preoccupazione di moltissime migliaia di correntisti e risparmiatori.

In particolare, nella cornice del nuovo quadro normativo in materia di gestione delle crisi bancarie definito dai decreti legislativi n. 180 e 181 del 16 novembre 2015, la Banca d’Italia ha deliberato in data 21 novembre 2015 i provvedimenti di avvio della risoluzione, approvati dal Ministro dell’economia e delle Finanze in data odierna a seguito della positiva decisione della Commissione europea sui programmi di risoluzione previsti nei provvedimenti stessi.

Il decreto legge ha un ambito estremamente circoscritto. Esso è volto unicamente a:

1) costituire tempestivamente le nuove banche (banche-ponte) contemplate dai provvedimenti di avvio della risoluzione delle banche in questione;

2) definire un quadro normativo certo sulle modalità con cui saranno raccolti i contributi da parte del settore bancario al Fondo di risoluzione nazionale successivamente all’integrale avvio del Meccanismo di risoluzione unico;

3) definire le modalità per l’applicazione alle nuove banche della disciplina fiscale in materia di imposte differite attive già in vigore per tutti gli istituti di credito.

Il decreto legge non prevede alcuna forma di finanziamento o supporto pubblico alle banche in risoluzione o al Fondo nazionale di risoluzione. Inoltre, in piena conformità con quanto previsto dal d.lgs. 180/2015, i provvedimenti di avvio alla risoluzione non prevedono il ricorso al bail-in.

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Economia e Finanza Infrastrutture

Codice appalti, approvata la nuova legge: semplificazione, trasparenza, qualità

appalti-pubbliciSono molto soddisfatto del provvedimento votato nei giorni scorsi alla Camera che modifica e di fatto riforma il codice degli appalti. Tra le norme contenute, anche l’eliminazione del “massimo ribasso”, che in questi anni è stata causa di malaffare, inefficienze e opere mal costruite. Si disciplinano i subappalti, si mettono norme a tutela delle piccole e medie imprese, si potenziano gli strumenti dell’Autorità nazionale anti-corruzione, si prevedono forme di coinvolgimento delle comunità locali nella fase di progettazione delle opere. Un aiuto alla ripresa economica e alla battaglia per trasparenza e legalità. Il testo, dopo l’ok della Camera, torna al Senato in terza lettura per il via libero definitivo.

La sintesi dei contenuti  

VIA IL REGOLAMENTO ATTUATIVO. ECCO LINEE GUIDA MIT-ANAC La Camera, già durante il passaggio in commissione, ha approvato un emendamento che prevede l’abrogazione dell’emanazione di un nuovo regolamento recante la disciplina esecutiva e attuativa del Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture. Si tratta di una semplificazione dell’attuale disciplina sugli appalti che ‘supera’ un testo formato oggi da 359 articoli. Al suo posto si prevede l’emanazione di ‘linee guida di carattere generale da adottarsi di concerto tra il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti e l’Anac’.

ATTUAZIONE DELEGA ‘SPEZZETTATA’ Non sarà più un solo decreto legislativo a riscrivere il Codice, ma due. O meglio, uno, da adottare entro il 18 aprile 2016 e non più entro sei mesi dall’approvazione della delega, attuerà le direttive europee in materia; un secondo, da adottare entro il 31 luglio del prossimo anno, conterrà il riordino complessivo della disciplina vigente in materia di contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture. Sarà questo secondo decreto legislativo a contenere il nuovo Codice. È una delle maggiori novità apportate dalla Camera (approvate già in commissione). Con un emendamento approvato in aula, però, si è aggiunto rimane ‘la facoltà per il governo di adottare entro il 18 aprile 2016 un unico decreto legislativo’, quindi sia per il recepimento che per il riordino.

PIÙ TEMPO A CONCESSIONARI PER PASSAGGIO A NUOVE NORME I concessionari avranno più tempo per i concessionari di adattarsi al nuovo regime per l’assegnazione degli appalti. È una della maggiori novità approvate in aula. Con un emendamento Pd, infatti, si è fissato in 24 mesi, rispetto ai 12 contenuti nel testo attuale, il termine entro il quale i soggetti pubblici e privati, titolari di concessioni di lavori o di servizi pubblici in essere, hanno l’obbligo di affidare una quota pari all’80% dei contratti di lavori, servizi e forniture relativi alle concessioni di importo superiore a 150mila euro mediante procedura ad evidenza pubblica, anche di tipo semplificato. Lo stesso principio (non modificato dall’aula) stabilisce che la restante parte possa essere realizzata da società in house direttamente o tramite operatori individuati mediante procedure ad evidenza pubblica, anche di tipo semplificato, nonché modalità di verifica del rispetto di tali previsioni affidate anche all’Anac. Sono escluse dall’obbligo solo le concessioni in essere o di nuova aggiudicazione affidate con la formula della finanza di progetto e le concessioni in essere o di nuova aggiudicazione affidate con procedure di gara ad evidenza pubblica secondo il diritto dell’Unione europea.

ARRIVA LA PIATTAFORMA UNICA PER PUBBLICITà BANDI Prevedere ‘la pubblicazione su un’unica piattaforma digitale presso l’Anac di tutti i bandi di gara’. È un’altra delle novità arrivate durante l’esame in aula. La modifica interviene nel principio che prevede la ‘revisione della disciplina in materia di pubblicità degli avvisi e dei bandi di gara, in modo da fare ricorso a strumenti di pubblicità di tipo informatico’. Sempre in tema di pubblicità, la delega prevede la revisione della disciplina in in modo da fare ricorso a strumenti di pubblicità di tipo informatico. Lo stesso principio non prevede più, come stabiliva il testo approvato al Senato, la previsione che la pubblicità di avvisi e bandi sia pubblicata ‘in non più di due quotidiani nazionali e in non più di due quotidiani locali, con spese a carico del vincitore della gara’.

ARRIVA IL DÉBAT PUBLIC ‘Introduzione di forme di dibattito pubblico delle comunità locali dei territori interessati dalla realizzazione di grandi progetti infrastrutturali e di architettura di rilevanza sociale aventi impatto sull’ambiente, la città o sull’assetto del territorio, nonché previsione di una procedura di partecipazione del pubblico e di acquisizione dei consensi necessari per realizzare in tempi certi un’opera utile e condivisa, stabilendo la pubblicazione on line dei progetti e degli esiti della consultazione pubblica’. È il principio (modificato in commissione) che prevede l’introduzione in Italia del débat public (sul modello francese). La novità introdotta in aula riguarda le conclusioni: ‘le osservazioni elaborate in sede di consultazione pubblica entrano nella valutazione in sede di predisposizione del progetto definitivo’. Quest’ultima specifica è stato introdotto con un emendamento M5s.

MICRO IMPRESE POSSONO RICEVERE PAGAMENTO DA STAZIONE Possibilità da parte delle micro e piccole imprese sub appaltatrici di ricevere il pagamento diretto per i servizi, le forniture o i lavori forniti in caso di inadempimento da parte dell’appaltatore. È un’altra della maggiori novità approvate in aula. In sostanza, con la modifica accettata si prevede ‘l’obbligo per la stazione appaltante di procedere al pagamento diretto dei subappaltatori in caso di inadempimento da parte dell’appaltatore o anche su richiesta del subappaltatore e se la natura del contratto lo consente, nonché – ed è questa la novità – ove il subappaltatore sia una microimpresa o una piccola impresa, in ogni caso anche senza necessità della richiesta di pagamento diretto per i servizi, le forniture o i lavori forniti’.

CONTROLLO CORTE CONTI PER CONTRATTI SEGRETATI Un altro principio aggiunto ex novo in commissione stabilisce di prevedere ‘una specifica disciplina per i contratti segretati o che esigono particolari misure di sicurezza, individuando le circostanze che ne giustificano il ricorso e, ove possibile, le modalità realizzative, assicurando nelle procedure di affidamento la partecipazione di un numero minimo di operatori economici, nonché l’adeguata motivazione nel caso in cui non sia possibile esperire la procedura con un numero minimo di partecipanti ovvero i casi in cui la negoziazione con più di un operatore economico sia incompatibile con le esigenze di segretezza e sicurezza’. Cancellata durante l’esame in aula la previsione secondo la quale il controllo sarebbe dovuto essere ‘preventivo e successivo’. Gli stessi giudici contabili si dovranno ‘pronunciare sulla legittimità e sulla regolarità dei medesimi, nonché sulla regolarità, sulla correttezza e sull’efficacia della gestione’.

RISCRITTO IL PRINCIPIO SUI DISABILI Cambia il principio sui disabili. Ora, con una modifica dell’aula, si stabilisce di prevedere specifiche tecniche nei criteri di aggiudicazione di un appalto, nelle condizioni di esecuzione del medesimo nonché nei criteri per la scelta delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione tali da assicurare l’accessibilità da parte delle persone con disabilità, conformemente agli standard europei.

CENTRALIZZAZIONI DELLE COMMITTENZE Cancellata la previsione che ribadiva l’obbligo per i Comuni non capoluogo di ricorrere a forme di aggregazione o centralizzazione delle committenze per gli appalti sottosoglia e per gli affidamenti di importo superiore a 100mila euro e inferiore alle stesse soglie di rilevanza comunitaria. Con il medesimo emendamento si specifica che il livello di committenza, se non esiste l’unione dei comuni, si fa ricorso ad altro soggetto aggregatore.

RISCRITTO CRITERIO SU OFFERTA PIÙ VANTAGGIOSA Utilizzo, nel rispetto dei princìpi di trasparenza, di non discriminazione e di parità di trattamento, per l’aggiudicazione degli appalti pubblici e dei contratti di concessione, del criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, ‘seguendo un approccio costo/efficacia – qui la novità dell’aula – quale il costo del ciclo di vita e includendo il ‘miglior rapporto qualità/prezzo’ valutato con criteri oggettivi sulla base degli aspetti qualitativi, ambientali e/o sociali connessi all’oggetto dell’appalto pubblico o del contratto di concessione; regolazione espressa dei criteri, delle caratteristiche tecniche e prestazionali e delle soglie di importo entro le quali le stazioni appaltanti ricorrono al solo criterio di aggiudicazione del prezzo o del costo, inteso come criterio del prezzo più basso o del massimo ribasso d’asta, nonché indicazione delle modalità di individuazione e valutazione delle offerte anomale, che rendano non predeterminabili i parametri di riferimento per il calcolo dell’offerta anomala, con particolare riguardo ad appalti di valore inferiore alle soglie di rilevanza comunitaria’.

LIMITI AD APPALTO INTEGRATO. MA NON PIù RADICALI Per la valorizzazione della fase progettuale negliappalti pubblici e nei contratti di concessione di lavori, ‘prevedendo limitazioni’ di utilizzo dell’appalto integrato, e non più ‘limitando radicalmente il ricorso’ alla procedura. È una delle novità votate dall’aula. Lo stesso emendamento prevede che ‘in tutti i casi in cui è previsto l’appalto integrato deve essere prevista l’associazione tra progettisti e appaltatore’.

SUPERATA LA LEGGE OBIETTIVO La commissione aveva poi già previsto l”espresso superamento’ della legge 21 dicembre 2001, n. 443, la cosiddetta legge Obiettivo, lo strumento legislativo che stabilisce procedure e modalità di finanziamento per la realizzazione delle grandi infrastrutture strategiche in Italia.

OK A REVISIONE DISCIPLINA INCARICHI DIPENDENTI PA ‘Revisione della disciplina di affidamento degli incarichi di collaudo a dipendenti appartenenti ai ruoli della pubblica amministrazione e in trattamento di quiescenza, prevedendo il divieto di affidamento dell’incarico di collaudo per appalti di lavori pubblici sopra soglia, ubicati nella regione sede dell’amministrazione di appartenenza e disponendo un limite all’importo dei corrispettivi’. È un altro dei principi aggiunti alla Camera (in commissione).

INCENTIVI A DIPENDENTI PUBBLICI: FINO A 2% BASE GARA ‘Al fine di incentivare l’efficienza e l’efficacia nel perseguimento della realizzazione e dell’esecuzione a regola d’arte, nei tempi previsti dal progetto e senza alcun ricorso a varianti in corso d’opera, è destinata una somma non superiore al 2% dell’importo posto a base di gara per le attività tecniche svolte dai dipendenti pubblici relativamente alla programmazione della spesa per investimenti, alla predisposizione e controllo delle procedure di bando e di esecuzione dei contratti pubblici, di direzioni lavori e ai collaudi, con particolare riferimento al profilo dei tempi e dei costi, con esclusione di applicazione degli incentivi alla progettazione’. È quanto è stato aggiunto alla delega con un emendamento a firma Pd approvato in commissione.

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dichiarazioni Esteri

Dopo Parigi dobbiamo reagire: devono farlo gli Stati e deve farlo ciascuno di noi

L’ondata di indignazione, sgomento e paura divampata dopo gli attentati di Parigi ha prodotto fiumi di parole sulle ragioni di questi attacchi, sulla lotta al terrorismo, sulle politiche migratorie. Non ho certezze da dispensare, a differenza di tanti commentatori, politici e non, che vedo lanciarsi su social network, sui siti e nei mass media a diffondere verità che si presumono assolute.

Se c’è una cosa da fare, la prima in assoluto, è prendere consapevolezza che il quadro che abbiamo di fronte è così complicato che sono da respingere tutte le facili soluzioni che ci vengono prospettate dai demagoghi da salotto televisivo. Dobbiamo diffidare da tutti quelli che in un momento così aspro, anzichè stringersi attorno al bene assoluto della sicurezza nazionale, preferiscono polemiche sterili e vergognose, talvolta di stampo razzista e senza alcuna applicabilità concreta. Qualsiasi forza politica, economica, sociale in un momento come questo dovrebbe solo mettere da parte i calcoli di convenienza e collaborare per affrontare la situazione. Non ci sorprende più che in Italia questo non avvenga, ma non ci dobbiamo abituare a una anomalia che diventa dannosa per i nostri interessi nazionali.

Certo, non possiamo far finta di nulla. Non possiamo farlo ora come, probabilmente, l’Europa non avrebbe dovuto farlo dopo gli attentati di Londra nel 2004 e quelli di Madrid nel 2005, per non parlare di quelli di 10 mesi fa a Parigi, quando dopo il massacro alla redazione di “Charlie Hebdo” e la manifestazione per le vie della capitale francese alla presenza dei grandi del mondo non si è riusciti a dare seguito a quella ondata emotiva. La reazione deve essere dura e repentina, ma soprattutto questa volta deve essere unitaria. La sensazione è che i morti di Parigi rappresentino un ultimo, accorato appello ai leader europei e mondiali: unitevi, smettetela di alimentarvi dei reciproci egoismi.
I fatti di Parigi sono il prezzo che la Francia si trova a pagare a fronte di una esposizione quasi solitaria (anche se forse necessaria) a cui si è sottoposta con i suoi interventi militari in Libia, in Mali, in Siria. Ciò rende ancor più evidente che la lotta al terrorismo non può essere affare che l’Europa delega ai suoi stati militarmente più forti continuando a rimandare obiettivi di portata strategica come quelli della costituzione di un’unica diplomazia europea o di un esercito europeo (per non parlare delle questioni fiscali ed economiche).
Sono due i piani su cui si deve agire a mio personalissimo parere. Il primo è quello geopolitico, il secondo è quello dell’opinione pubblica.
Sul piano geopolitico, è evidente che la coalizione atlantica deve decidere come affrontare di petto l’avanzata dell’Isis e la sua escalation di terrore. Parigi è l’ennesimo fatto di sangue prodotto dagli estremisti/fanatici ispirati dal sedicente “stato islamico” che si è andato a formare in Medio Oriente. Serve una risposta, a patto che non sia parziale. L’Europa, gli Stati Uniti, la Russia e devono prendere coscienza che serve un intervento comune, mettendo da parte divisioni di sorta. E ritengo che in un tavolo di questo tipo occorrerebbe coinvolgere anche Xi Jinping, il presidente di una Cina che ha mostrato in più occasioni ambizioni non solo di leadership economica, ma anche geo-strategica. Se questo è vero per un colosso come la Cina, figuriamoci quanto lo sia per ciascuno dei 28 stati membri della UE. Non c’è più nessuno nel Vecchio Continente che possa concedersi il lusso di intraprendere una qualsiasi mossa senza farlo nell’ambito di uno schema comune e condiviso.
Sul secondo piano, invece, ciascuno di noi deve sentirsi parte in causa nella lotto contro il Terrore. I terroristi con la loro efferatezza, vogliono privarci della nostra libertà. Non è un caso che colpiscano gli aerei (quello caduto nel Sinai è stato opera dell’Isis), i bar, i ristoranti, gli stadi di calcio, le sale da concerto. Vogliono stravolgere le nostre abitudini, la nostra civiltà, modificare i nostri comportamenti, piegarli alla loro volontà. La prima risposta che dobbiamo dare è quella di non chinare il capo.
Abbiamo paura? Sì, abbiamo paura ed è normale; ma non dobbiamo farci paralizzare da essa. Ci sentiamo meno sicuri; ma non lo saremmo di più abbandonando le nostre abitudini, il piacere di stare insieme, di coltivare le nostre passioni, le nostre tradizioni, la nostra cultura, i nostri valori. In fondo è grazie a questi valori che qualche anno fa siamo riusciti a sconfiggere il terrorismo rosso e nero degli anni di piombo e prima ancora, oltre 70 anni fa, il più grande abominio che l’umanità abbia conosciuto: il nazifascismo. Ricordare da dove veniamo, cosa abbiamo alle spalle, ci deve aiutare a trovare la forza e il coraggio di affrontare a schiena dritta il presente e il futuro. Non diamogliela vinta.
Marco
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Economia e Finanza

Approvate le normative sul “bail in”, la risoluzione delle crisi bancarie

Il Consiglio dei ministri ha approvato in via definitiva due schemi di decreto legislativo di recepimento nell’ordinamento nazionale della direttiva 2014/59/UE (c.d. Bank Recovery and Resolution Directive – di seguito anche, per brevità, ‘Direttiva’ o BRRD), che istituisce un quadro armonizzato a livello dell’Unione europea in tema di risanamento e di risoluzione degli enti creditizi e delle imprese di investimento. Si tratta di provvedimenti a cui ho a lungo lavorato assieme ai colleghi della Commissione Finanze. Di seguito i contenuti principali.

La finalità della direttiva è quella di evitare liquidazioni disordinate, che amplifichino gli effetti e i costi della crisi, dotando le autorità di risoluzione di strumenti che consentano un intervento precoce e efficace, riducendo al minimo l’impatto del dissesto sull’economia e sul sistema finanziario. È altresì notevolmente limitata la possibilità dii salvataggi pubblici. Il recepimento della Direttiva nel nostro ordinamento è stato articolato in due distinti interventi normativi.

Con un provvedimento vengono apportate modifiche al decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385 (Testo unico bancario – t.u.b.) e al decreto legislativo 24 febbraio 1998 , n. 58 (Testo unico della finanza – t.u.f.) al fine di introdurre la disciplina dei piani di risanamento, del sostegno finanziario infragruppo, delle misure di intervento precoce, mentre l’amministrazione straordinaria viene allineata alla disciplina europea. Viene inoltre modificata la disciplina della liquidazione coatta amministrativa per adeguarla al nuovo quadro normativo previsto dalla Direttiva e apportare alcune innovazioni alla luce della prassi applicativa.

Il secondo decreto legislativo è un autonomo provvedimento legislativo che reca la disciplina in materia di predisposizione di piani di risoluzione, avvio e chiusura delle procedure di risoluzione, adozione delle misure di risoluzione, gestione della crisi di gruppi cross-border, poteri e funzioni dell’autorità di risoluzione nazionale e disciplina del fondo di risoluzione nazionale. Le attività connesse con la risoluzione spettano all’autorità di risoluzione le cui funzioni, in attuazione dello specifico criterio di delega, sono state attribuite alla Banca d’Italia. L’applicazione del bail-in (meccanismo di salvataggio interno), come consentito dalla Direttiva e previsto dalla delega, è rinviato al 1° gennaio 2016.

I testi sono stati modificati per accogliere talune delle osservazioni proposte dalle Commissioni parlamentari competenti. In particolare allo scopo di adeguarsi alle condizioni indicate nei pareri parlamentari, si è rinviata al 2019 l’applicazione delle norme dell’estensione della cd depositor preference ai depositi diversi da quelli protetti dal sistema di garanzia dei depositi  e di quelli delle persone fisiche e delle piccole e medie imprese.

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Agricoltura dichiarazioni

Lotta dura contro il caporalato e il lavoro nero

Giro di vite contro il lavoro nero e il caporalato in agricoltura (e non solo). Arriva con il provvedimento varato dal Consiglio dei ministri, su proposta dei Ministri delle politiche agricole, alimentari e forestali Maurizio Martina, della giustizia Andrea Orlando e del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti.  L’obiettivo è rafforzare l’azione di contrasto alla diffusione del fenomeno criminale dello sfruttamento dei lavoratori in condizioni di bisogno e di necessità, il cosiddetto caporalato e il lavoro nero nel settore agricolo con un intervento organico e coordinato delle Istituzioni.
I punti principali del provvedimento, che essendo un disegno di legge comincerà nelle prossime settimane il suo iter in parlamento, ma senza tempi contingentati (a differenza dei decreti legge, che devono essere convertiti in legge entro 60 giorni dalla loro pubblicazione in Gazzetta ufficiale).

Codice penale
Si rende obbligatorio e non più facoltativo l’arresto in caso di flagranza del reato. Si introduce una circostanza attenuante speciale per l’autore del reato che si adoperi efficacemente per assicurare prove dei reati, individuazioni di altri responsabili, sequestro di somme.

Confisca
Si rende obbligatoria – per una maggiore incisività repressiva –  la confisca del prodotto o del profitto del reato, oltre che delle cose utilizzate per la sua realizzazione, in modo che la decisione sulla destinazione di questi beni non sia più affidata alla valutazione discrezionale del giudice, caso per caso (come è attualmente secondo l’articolo 240 del codice penale). In questa prospettiva, pertanto, nel caso di condanna il giudice ordinerà sempre la confisca delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato (a titolo esemplificativo, i mezzi utilizzati per accompagnare i lavoratori sul luogo di lavoro, gli immobili destinati ad accoglierli per la notte) come pure delle cose che ne costituiscono  il prodotto o il profitto.
Si eseguirà inoltre l’applicazione della confisca per equivalente su altri beni di cui il condannato abbia la disponibilità, per il caso in cui non sia possibile attuare quella in forma diretta. Può accadere che, al momento della condanna e prima, al momento del sequestro finalizzato alla futura confisca, non si sia nelle condizioni di rintracciare lo specifico profitto o prodotto del reato, oppure le specifiche cose che sono servite alla sua commissione. Magari perché l’imputato le ha saputo bene occultare, o perché nel frattempo sono andate disperse, consumate e riutilizzate. La confisca, in tutti questi casi, non può essere paralizzata dalla mancanza di oggetto, dal momento che il nucleo di pericolosità che occorre contrastare risiede proprio nell’illecita ricchezza che la commissione del reato ha determinato in favore del patrimonio del suo autore. Si deve allora agire su beni, del valore equivalente, che siano ovviamente nella disponibilità del reo, in modo da inibire qualunque forma elusiva della futura confisca e di assicurare in ogni caso la neutralizzazione della pericolosità che si estrinseca con la commissione del reato.

Intermediazione illecita
Si aggiunge anche il delitto di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro di cui all’articolo art. 603 bis c.p. all’elenco dei reati per i quali può operare la confisca cosiddetta estesa o allargata.  Questa misura patrimoniale è stata introdotta per colpire le grandi ricchezze illecitamente accumulate, anche per interposta persona, dalla criminalità organizzata e la sua applicazione non è subordinata all’accertamento di un “nesso” tra i reati enunciati nella norma di riferimento e i beni oggetto del provvedimento di confisca. Ne consegue che non è necessaria la sussistenza del “nesso di pertinenzialità” tra beni e reati contestati bensì è sufficiente provare la sproporzione del bene rispetto al reddito od all’attività economica svolta dal soggetto e la mancanza di giustificazione circa la sua legittima provenienza.

Responsabilità in solido
Si ritiene importante aggiungere il reato di caporalato (di cui all’articolo 603 bis c.p.) tra quelli per i quali si determina la responsabilità amministrativa da reato da parte degli enti. Lo sfruttamento dei lavoratori produce infatti quasi sempre vantaggio per le aziende, che spesso sono costituite in forma societaria o associativa: accanto alla responsabilità individuale dei singoli soggetti autori del reato, è quindi fondamentale prevedere specifiche sanzioni (pecuniarie, interdittive e di confisca) anche a carico dell’ente medesimo, quando risulta accertato che il reato sia stato commesso nel suo interesse o a suo vantaggio.

Indennizzo alle vittime
Si inserisce il reato di c.d. caporalato nell’elenco di quelli per cui si debba riconoscersi il diritto della vittima all’indennizzo a carico dello Stato attingendo al fondo anti-tratta istituito con legge nel 2003 e incrementato nel 2014.

Rafforzata la rete del lavoro agricolo di qualità
Viene rafforzata la operatività della Rete del lavoro agricolo di qualità, creata con la Legge Competitività e attiva dal 1 settembre 2015. Con la norma si estende l’ambito dei soggetti che possono aderire alla Rete, includendovi gli sportelli unici per l’immigrazione, le istituzioni locali, i centri per l’impiego e gli enti bilaterali costituiti dalle organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori in agricoltura e i soggetti abilitati al trasporto di persone per il trasporto dei lavoratori agricoli. Allo stesso tempo si stabilisce l’estensione dell’ambito delle funzioni svolte dalla Cabina di regia della Rete stessa, che è presieduta dall’Inps e composta da rappresentanti di sindacati, organizzazioni agricole e Istituzioni.

Piano di interventi per l’accoglienza dei lavoratori agricoli stagionali
Con la nuova legge le amministrazioni statali saranno direttamente coinvolte nella vigilanza e nella tutela delle condizioni di lavoro nel settore agricolo, attraverso un piano congiunto di interventi per l’accoglienza di tutti i lavoratori impegnati nelle attività stagionali di raccolta dei prodotti agricoli. L’obiettivo è tutelare la sicurezza e la dignità dei lavoratori ed evitare lo sfruttamento ulteriore della manodopera anche straniera. Il piano sarà stabilito con il coinvolgimento delle Regioni, delle province autonome e delle amministrazioni locali nonché delle organizzazioni di terzo settore.

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Sport Welfare

100 milioni per il servizio civile e per lo sport nelle periferie: i provvedimenti del Governo

Moltissimi provvedimenti importanti, per un totale di circa 900 milioni di euro. Sono quelli deliberate dal Consiglio dei ministri nell’ultima riunione di venerdì scorso, che riguarda diverse zone del Sud e anche alcune misure che mi stanno particolarmente a cuore: i 100 milioni di euro per finanziare il servizio civile e gli altri 100 milioni per impianti sportivi nelle periferie delle città.

Ecco i dodici provvedimenti varati dal Governo:

  • 50 milioni per Bagnoli pronti già a partire dal 2015 che il Governo mette a disposizione per le azioni di bonifica dell’area;
  • 150 milioni per la Terra dei fuochi che si aggiungono ai 150 milioni per il 2016 e i 150 milioni per il 2017 già stanziati con la legge di Stabilità, per supportare la regione Campania che, con la supervisione di Anac, provvederà all’eliminazione definitiva della piaga delle eco-balle;
  • 150 milioni per l’area Expo per finanziare il progetto del governo per il dopo Esposizione universale;
  • 200 milioni per Roma e il Giubileo della Misericordia. Il finanziamento, per quanto riguarda la Capitale, interesserà l’accoglienza, il decoro, la mobilità, i trasporti e la sanità;
  • 10 milioni per Reggio Calabria a sostegno dell’azione di risanamento di bilancio;
  • 100 milioni per il servizio civile;
  • 50 milioni di rifinanziamento del Fondo per le emergenze nazionali di protezione civile;
  • 25 milioni per le graduatorie per quegli alloggi popolari che, per essere agibili, hanno bisogno di lavori di manutenzione;
  • 100 milioni per finanziare gli impianti sportivi nelle periferie. In raccordo con Palazzo Chigi, il Coni provvederà agli interventi;
  • 25 milioni per prolungare il tax credit per il cinema;
  • 10 milioni per sostenere il piano governativo per l’export e la tutela del “Made in Italy”;
  • 30 milioni per la continuità territoriale della Sardegna a favore dei collegamenti aerei dell’Isola con il continente.
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dichiarazioni Economia e Finanza

Rientro dei capitali: più risorse per lo Stato, senza scudi o condoni

Proroga della voluntary disclosure fino al 30 novembre, con possibilità di inviare i documenti per tutti fino al 30 dicembre. Con le risorse, pari a 774 milioni di euro stimati, ci si è coperto (per 728 milioni di euro) lo sblocco della clausola di salvaguardia sulla reverse charge per quest’anno scongiurando l’aumento delle accise sulla benzina che sarebbe scattato dal 1° ottobre scorso. Questo il nucleo centrale del dl Voluntary disclosure-benzina che ha ricevuto il via libera definitivo dalla Camera, dove il governo ha incassato la fiducia.

I punti principali del provvedimento

STOP AUMENTO BENZINA Prorogando il rientro dei capitali fino al 30 novembre (con possibilità di invio dei documenti fino al 31 dicembre) il decreto ha sbloccato la clausola di salvaguardia sulla reverse charge per quest’anno, reperendo i 728 milioni di euro necessari ad evitare nel 2015 l’aumento delle accise sulla benzina, che sarebbe scattato proprio oggi 1 ottobre. L’aumento è slittato al 2016 ma è stato scongiurato da un intervento in legge di Stabilita’.

A CHI ADERISCE NO MULTE USO C/C ESTERI ANONIMI A chi aderisce al rientro dei capitali, ovvero alla voluntary disclosure “si applicano le disposizioni in materia di prevenzione del riciclaggio e di finanziamento del terrorismo” previste dal dlgs 231/2007 “ad eccezione delle sanzioni amministrative per le violazioni del divieto di utilizzo in qualunque forma di conti o libretti di risparmio in forma anonima o con intestazione fittizia aperti presso Stati esteri”. Sanzioni, in forma di multa, che ammonterebbero dal 10 al 40% del saldo. Il decreto proroga inoltre fino al termine della voluntary disclosure il periodo durante il quale, limitatamente alle attività oggetto della collaborazione volontaria, è prevista la non punibilità del reato di autoriciclaggio, non punibilità già prevista per la prima tranche del rientro di capitali.

INVIO DOCUMENTI A 30/12 ANCHE PER ISTANZE GIÀ PRESENTATE Anche chi ha già presentato l’istanza di adesione alla voluntary disclosure, anche integrativa, potrà comunque presentare i relativi documenti entro il 30 dicembre 2015. Allo stesso modo i vigenti termini di decadenza per l’accertamento e per la notifica dell’atto di contestazione, che scadrebbero al 31 dicembre 2015, vengono spostati in avanti di un anno, ovvero con scadenza al 31 dicembre 2016. Inoltre si prevede che “gli uffici dell’Agenzia delle Entrate continueranno a utilizzare il procedimento di adesione previsto alla data di entrata in vigore del decreto anche successivamente al 31 dicembre 2015” e quindi che “il contribuente potrà definire in via agevolata – si legge nella relazione illustrativa – l’accertamento mediante adesione ai contenuti dell’invito al contraddittorio”.

AGENZIA ENTRATE DECIDE COMPETENZA SU ISTANZE La competenza sulle istanze di rientro dei capitali dal 10 novembre 2015 potrà essere attribuita all’articolazione dell’Agenzia delle entrate, quindi sia a quella territoriale che a quella centrale.

ALIQUOTA AL 5% SU PRESTAZIONI LPP SVIZZERA Chi fa riemergere i capitali entro fine anno potrà chiedere l’applicazione dell’aliquota del 5% sull'”ammontare di tutte le presentazioni corrisposte dalla previdenza professionale per la vecchiaia, i superstiti e l’invalidità Svizzera (Lpp)” analogamente a quanto previsto per le rendite corrisposte in Italia da parte dell’assicurazione invalidità, vecchiaia e superstiti Svizzera.

ANCHE PER PRESTAZIONI PREPENSIONAMENTI SVIZZERA Viene esteso anche alle prestazioni erogate dai diversi enti o istituti svizzeri di prepensionamento l’assoggettamento dell’aliquota al 5% prevista per la Lpp (l’invalidità svizzera).

L’esonero dall’obbligo di dichiarazione annuale per gli investimenti e le attività per i transfrontalieri si applica, “con riferimento al conto corrente costituito all’estero per l’accredito degli stipendi o altri emolumenti derivanti dalle attivita lavorative”, anche “ai coniugi e ai familiari di primo grado”.

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Due belle notizie per la sanità forlivese e romagnola. Il Dott. Davide Cavaliere della Chirurgia e Terapie Oncologiche Avanzate dell’ospedale di Forlì, è stato eletto nel rinnovato consiglio direttivo del Collegio Italiano dei Chirurghi (CIC) per il prossimo biennio. Il CIC riunisce più di 60 società scientifiche e associazioni nazionali di area chirurgica e rappresenta complessivamente oltre 45.000 specialisti (chirurghi generali, toracici, ginecologi, ortopedici, otorino, ecc.) operanti nelle università e negli ospedali pubblici e privati di tutto il territorio nazionale. Inoltre, l’11 e il 12 dicembre per la prima volta il congresso congresso della Acoi (Associazione chirurghi ospedalieri italiani) si terrà a Forlì. Un riconoscimento importante per il territorio.