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#fatticoncreti | Dai banchi all’impresa. Quando scuola e lavoro si danno una mano.

#fatticoncreti | Dai banchi al lavoro e ritorno

Gli “Apprendisti Ciceroni” sono un gruppo di studenti di cinque scuole appositamente formati dal FAI – Fondo Ambiente Italiano – che accompagnano le scolaresche in visita ai Bronzi di Riace nel Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria. A Macerata, in collaborazione con la locale Camera di Commercio, gli studenti preparano business plan nei calzaturifici della provincia famosi nel Mondo. Mentre a Gela 450 giovani del terzo e quarto anno di scuole superiori alle lezioni teoriche hanno affiancato visite presso la Raffineria, gli impianti EniMed e il Safety Competence Center, il Centro di eccellenza Eni sulla sicurezza aziendale, con il progetto Alternanza scuola-lavoro organizzato e gestito da Eni Corporate University. In due anni, infine, più di 15.000 studenti hanno seguito un percorso formativo attraverso Confcooperative, dalla progettazione di eventi culturali alla produzione di ortaggi. Esperienze di successo, che vanno diffondendosi.

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STRUMENTI NUOVI PER UN RAPPORTO CONTINUATIVO TRA SCUOLA E MONDO DEL LAVORO
Si tratta di un approccio generale verso le politiche di transizione tra scuola e lavoro, che permette ai giovani, ancora inseriti nel percorso di diritto/ dovere all’istruzione e formazione, di orientarsi nel mercato del lavoro, acquisire competenze spendibili e accorciare i tempi del passaggio tra scuola ed esperienza professionale. Il nuovo apprendistato scolastico, sul modello duale tedesco e svizzero, consente, da un lato, il conseguimento di un titolo di studio e, dall’altro, l’esperienza professionale diretta. Per incoraggiare il ricorso a questo strumento contrattuale, il Jobs Act ha introdotto vantaggi consistenti per i datori di lavoro, mentre per i ragazzi l’opportunità di formarsi e di acquisire competenze nell’ambito di un contratto di lavoro. L’apprendistato scolastico si rivolge infatti a studenti delle superiori a partire dai 15 anni e consentirà di conseguire i diplomi di formazione professionale, di istruzione secondaria superiore e il certificato di specializzazione superiore. La garanzia di poter svolgere periodi di alternanza scuola lavoro vale per tutti gli studenti nell’ultimo triennio delle scuole superiori, licei compresi, con la possibilità di svolgerla anche all’estero e nelle istituzioni culturali (400 ore obbligatorie per gli istituti tecnici e professionali, 200 per i licei). Rispetto al tirocinio e allo stage, l’alternanza scuola lavoro è un percorso più strutturato e sistematico, una vera e propria metodologia didattica, un sistema dotato di obbligatorietà, forte impegno organizzativo, con un dispiego di esperienze all’interno di un triennio. Gli investimenti sono: 100 milioni di euro dal governo e 40 di fondi europei. Grazie all’entrata in vigore dell’obbligatorietà dell’alternanza, nell’anno scolastico 2015/2016, hanno partecipato 652.641 ragazzi, con un incremento del 139% rispetto all’anno precedente e le scuole che hanno fatto alternanza sono passate dal 54% al 96%. A regime, dall’anno scolastico 2017/2018, saranno coinvolti tutti gli studenti dell’ultimo triennio: circa 1 milione e mezzo. Previsto inoltre un monitoraggio delle esperienze e una piattaforma per raccogliere le segnalazioni di casi di applicazione non corretta.

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#fatticoncreti | Industria 4.0: lavori in corso per il futuro. Investire nell’innovazione fa crescere il Paese.

Il netto balzo in avanti della produzione industriale di quest’anno, + 5,3% sul 2016 registrato a giugno, non nasce dal nulla. Il ritorno delle nostre imprese ai livelli più alti in Europa è dovuto di certo alle loro grandi qualità e capacità, ma è stato sostenuto anche da massicci investimenti e dall’aver raccolto la sfida dell’innovazione, di averla fatta diventare una priorità della nostra azione di governo.

Per questo abbiamo puntato su Industria 4.0 venti miliardi di euro fra incentivi, fondi per la ricerca, detrazioni per le start-up. Il Piano nazionale ha un potenziale enorme perché guarda con coraggio al futuro, e comincia però a dare già con chiarezza i suoi frutti.

Siamo la seconda realtà manifatturiera in Europa, la settima nel mondo, ma per crescere e restare competitivi di fronte all’esplosione di novità offerto dalla quarta rivoluzione industriale dobbiamo accettare la sfida del cambiamento e trasformarla in opportunità. Industria 4.0 significa questo.

Il Piano nazionale del governo mette in campo un progetto che integra impresa e ricerca, lavoro e tecnologia avanzata.

Si prevedono incentivi economici (dai fondi per ricerca e brevetti alle detrazioni fiscali per start-up, dal super ammortamento ai premi di produttività per una cifra complessiva di circa 20 mld di euro in 4 anni) e una cabina di regia organizzativa, per garantire alla nostra industria flessibilità, velocità, alta qualità nella produzione e dunque competitività a livello mondiale.

Altri dati incoraggianti arrivano dagli ordini di macchinari innovativi, nei soli primi 3 mesi del 2017 + 22%, e da una rilevazione di Confartigianato che ha calcolato l’assunzione immediata di 117.560 lavoratori con titoli di studio legati all’innovazione solo nell’ultimo trimestre.

Resta ancora molto da fare, ma oggi possiamo affermare che finalmente l’Italia torna ad investire sul suo futuro industriale.

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#fatticoncreti| Rafforzata la lotta alla corruzione. Con l’istituzione dell’Anac prevenzione e controlli più efficaci.

#fatticoncreti | La nuova Anac perno del contrasto alla corruzione 

La corruzione è un male che attanaglia la nostra società e sottrae ogni anno ingenti risorse che potrebbero essere utilizzate per politiche di sviluppo e di equità. Centinaia di appalti, che vogliono dire lavoro, occupazione, ripresa, restano spesso fermi a causa di illegalità e conseguenti inchieste. Combattere la corruzione è stata quindi una priorità nella nostra azione di governo e la nascita dell’Anac, con la guida assegnata a Raffaele Cantone, ha permesso di dotarci di strumenti ancora più efficaci rispetto ad altri Paesi contro questa piaga e di liberare la realizzazione di grandi opere da continui stop. Senza l’istituzione dell’Anac infatti molto probabilmente progetti come quello che ha dato vita al grande successo dell’Expo di Milano o quello del Mose Venezia sarebbero rimasti al palo. L’Anac diventa perno di questo nuovo sistema grazie al decreto Madia del 2014 che trasforma e ridefinisce quanto ereditato dalle legge Severino, con nuovi compiti e attribuzioni.

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> Il testo della legge

POTERI RAFFORZATI IN MATERIA DI ANTICORRUZIONE
All’Anac è affidato un vasto complesso di compiti, tra cui: a) ricevere notizie e segnalazioni di illeciti da parte dei dipendenti pubblici; b) ricevere notizie e segnalazioni da ciascun avvocato dello Stato che venga a conoscenza di violazioni di legge o altre irregolarità relative a contratti pubblici; c) applicare sanzioni amministrative in caso di omessa adozione da parte delle amministrazioni dei piani di prevenzione della corruzione, dei programmi di trasparenza o dei codici di comportamento.

IL COMMISSARIAMENTO DELLE IMPRESE INDAGATE
Del tutto innovativo è il potere di disporre in funzione di anticorruzione il commissariamento di nei casi in cui la magistratura proceda per accertare delitti contro la Pa oppure si registrino rilevanti anomalie o comunque sintomatiche di condotte illecite, il presidente dell’Anac può proporre al prefetto di assumere direttamente il controllo di un’impresa attraverso un’amministrazione straordinaria temporanea oppure di ordinare il rinnovo degli organi sociali. Negli appalti sopra la soglia comunitaria (5.225.000 euro) le stazioni appaltanti hanno l’obbligo di segnalare all’Anac, per valutazioni ed eventuali provvedimenti, le varianti in corso d’opera.

LE MISURE DI CONTROLLO SUGLI APPALTI
I poteri di controllo e conoscitivi sono rafforzati dalla legge anticorruzione (n. 69/2015) che attribuisce all’Anac compiti di vigilanza anche sui contratti pubblici (es. contratti secretati) a cui non si applica il codice degli appalti e impone a suo favore specifici obblighi informativi a carico delle stazioni appaltanti (bandi di gara, partecipanti, importi di aggiudicazione, tempi di completamento dell’opera), dei giudici amministrativi (notizie su condotte di scarsa trasparenza nelle controversie sull’aggiudicazione dell’appalto) e dei pm (notizie sull’esercizio dell’azione penale per fatti di corruzione). In base al nuovo codice degli appalti (d.lgs n. 50/2016), se ritenga che violino le norme in materia di contratti pubblici l’Anac può agire in giudizio contro i bandi e i provvedimenti di qualsiasi stazione appaltante.

I RISULTATI NEL 2016
Ogni anno l’Anac presenta una relazione al Parlamento. Nel 2016, secondo gli ultimi dati, sono state emanate 1.388 delibere (provvedimenti di vigilanza, pareri, linee guida, sanzioni, ecc.) e nei primi 5 mesi di quest’anno si è superata quota 600. Sul fronte della vigilanza anticorruzione, sono state avviate 845 istruttorie (comuni, strutture sanitarie, società pubbliche) per un totale di 12 sanzioni, segno di un elevato livello di adeguamento alle richieste dell’Autorità. In crescita le segnalazioni di illeciti da parte di dipendenti pubblici: 235 nel 2015, 252 nel 2016 e nei primi 5 mesi di quest’anno oltre 260.

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Ambiente PrimoPiano

Comuni e borghi, una legge per sostenere il territorio

Dopo tre legislature andate a vuoto, finalmente viene definitivamente approvata la legge per lo sviluppo dei piccoli comuni. Il cuore della proposta è l’articolo che istituisce un Fondo ad hoc per lo sviluppo strutturale, economico e sociale dei piccoli Comuni, con una dotazione di 10 milioni di euro per il 2017 e di 15 milioni per ciascuno degli anni dal 2018 al 2023. A questo articolo, che mette sul piatto 100 milioni fino al 2023, sono legati tutti gli altri articoli che esemplificano cosa i Comuni potranno fare con le risorse a disposizione. I progetti delle amministrazioni comunali saranno vagliati e scelti dal Governo. Al centro della proposta la volontà di invertire la tendenza che vede i piccoli Comuni sempre più disabitati. Quindi, riqualificazione dei centri storici, sviluppo di progetti legati al turismo e all’agricoltura, trasporti e servizi. Per piccoli Comuni si intende il comune con popolazione residente fino a 5 mila abitanti e il comune istituito a seguito di fusione tra comuni aventi ciascuno popolazione fino a 5 mila abitanti

NUOVO FONDO PICCOLI COMUNI CON 100 MLN FINO AL 2023 Un fondo per lo sviluppo strutturale, economico e sociale dei piccoli comuni con una dotazione di 10 milioni di euro per il 2017 e di 15 milioni per ciascuno degli anni dal 2018 al 2023, destinato al finanziamento di investimenti diretti alla tutela dell’ambiente e dei beni culturali, alla mitigazione del rischio idrogeologico, alla salvaguardia e alla riqualificazione urbana dei centri storici, alla messa in sicurezza delle infrastrutture stradali e degli istituti scolastici e alla promozione dello sviluppo economico e sociale e all’insediamento di nuove attività produttive. Per l’utilizzo delle risorse sarà predisposto un Piano nazionale per la riqualificazione dei piccoli Comuni. Le amministrazioni comunali dovranno quindi presentare i propri che saranno selezionati dalla presidenza del Consiglio dei ministri. Il governo dovrà comunque assicurare un’equilibrata ripartizione delle risorse a livello regionale, dando priorità al finanziamento degli interventi proposti da Comuni istituiti a seguito di fusione o appartenenti a unioni di Comuni.

OK A CENTRI MULTIFUNZIONALI Possibilità per i piccoli Comuni, anche in forma associata, di istituire centri multifunzionali per la fornitura di una pluralità di servizi, in materia ambientale, sociale, energetica, scolastica, postale, artigianale, turistica, commerciale, di comunicazione e sicurezza e per lo svolgimento di attività di volontariato ed associazionismo culturale.

RIQUALIFICAZIONE CENTRI STORICI Sarà possibile individuare, all’interno del perimetro dei centri storici dei piccoli Comuni, zone di particolare pregio, dal punto di vista della tutela dei beni architettonici e culturali, nelle quali realizzare, interventi integrati pubblici e privati per la riqualificazione urbana, nel rispetto delle tipologie e delle strutture originarie. Ok anche alla possibilità di promuovere nel proprio territorio la realizzazione di alberghi diffusi.

ACQUISIZIONE CASE CANTONIERE I piccoli Comuni potranno acquisire stazioni ferroviarie disabilitate o case cantoniere Anas al valore economico definito dai competenti uffici dell’Agenzia del territorio o stipulare intese per il loro recupero. Questo allo scopo di destinare le strutture, anche attraverso l’istituto del comodato a favore di organizzazioni di volontariato, a presìdi di protezione civile e salvaguardia del territorio o a a sedi di promozione ed eventuale vendita dei prodotti tipici locali e per altre attività comunali.

SEDIME FERROVIARIO PER PISTE CICLABILI I piccoli Comuni potranno acquisire il sedime ferroviario dismesso per la realizzazione di piste ciclabili.

CONVENZIONI CON DIOCESI E ALTRE CONFESSIONI RELIGIOSE Sarà possibile stipulare con le diocesi cattoliche e con le rappresentanze delle altre confessioni religiose, convenzioni per la salvaguardia ed il recupero dei beni culturali, storici, artistici e librari degli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti.

PRECEDENZA A PROGETTI E-GOVERNMENT IN PICCOLI COMUNI I progetti informatici riguardanti i piccoli Comuni conformi ai requisiti prescritti dalla legislazione nazionale e dell’Unione europea hanno la precedenza nell’accesso ai finanziamenti pubblici previsti dalla normativa vigente per la realizzazione dei programmi di e-government.

POSSIBILE SVILUPPO OFFERTA UFFICI POSTALI I piccoli Comuni, anche in forma associata e d’intesa con la Regione, possono assumere iniziative – se approvate – per sviluppare l’offerta complessiva dei servizi postali congiuntamente ad altri servizi in specifici ambiti territoriali. In ogni caso le modalità per l’implementazione di queste iniziative restano quelle stabilite nel contratto di programma tra il ministero dello Sviluppo economico e Poste Italiane. Allo stesso modo i piccoli Comuni possono stipulare convenzioni, d’intesa con le organizzazioni di categoria e con Poste italiane, affinché pagamenti e altre prestazioni possano essere effettuati negli esercizi commerciali di comuni o frazioni non serviti dal servizio postale. Ok anche alla possibilità di affidare la gestione dei servizi di tesoreria e di cassa a Poste italiane.

VALORIZZAZIONE PRODOTTI KM ZERO I piccoli Comuni, anche allo scopo di incentivare una maggiore sostenibilità ambientale, possono promuovere, anche in forma associata, il consumo e la commercializzazione dei prodotti agricoli ed alimentari provenienti da filiera corta e dei prodotti agricoli ed alimentari a chilometro utile, favorendone l’impiego da parte dei gestori dei servizi di ristorazione collettiva pubblica. Per questo sarà possibile destinare nei mercati aree di vendita diretta dei prodotti. Per la stessa ragione gli esercizi della grande distribuzione commerciale potranno destinare alla vendita di questi prodotti “una congrua percentuale, in termini di valore, della produzione agricola annualmente acquistata”.

PROGRAMMAZIONE SVILUPPO ECONOMICO E RISORSE I Comuni che esercitano obbligatoriamente in forma associata le funzioni fondamentali mediante unione di Comuni o unione di Comuni montani svolgono – sempre in forma associata – anche le funzioni di programmazione in materia di sviluppo socio-economico e quelle relative all’impiego delle occorrenti risorse finanziarie, incluse quelle derivanti dai fondi strutturali dell’Unione europea. Per questo viene vietata la creazione di nuovi soggetti, agenzie o strutture con questo scopo.

PIANO TRASPORTI E ISTRUZIONE IN AREE MONTANE Il governo dovrà elaborare un Piano per l’istruzione destinato alle aree rurali e montane, con particolare riguardo al collegamento dei plessi scolastici delle aree rurali e montane, all’informatizzazione e alla progressiva digitalizzazione. Nel Piano dovranno quindi essere individuate apposite azioni per il miglioramento delle reti infrastrutturali e per il coordinamento tra i servizi, pubblici e privati, finalizzati al collegamento tra i comuni delle aree rurali e montane e al collegamento degli stessi con i comuni capoluogo di provincia e regione.

PROMOZIONE CINEMA IN PICCOLI COMUNI Ogni anno il ministero dei Beni e delle attività culturali, d’intesa con l’Anci, le Regioni e le relative Film commission, predispone iniziative finalizzate alla promozione cinematografica in favore dei piccoli Comuni.

3 MLN PER I CAMMINI STORICI Tre milioni – già stanziati dall’ultima legge di Stabilità ma mai utilizzati – vengono messi a disposizione dei piccoli Comuni per la “ristrutturazione dei percorsi viari e dei cammini storici dei piccoli Comuni”.

MIGLIORE DISTRIBUZIONE GIORNALI Il Dipartimento per l’informazione e l’editoria della presidenza del Consiglio dei ministri promuove la stipulazione di un’intesa tra il governo, l’Anci, la Federazione italiana editori giornali (Fieg) e i rappresentanti delle agenzie di distribuzione della stampa quotidiana, per adottare le iniziative necessarie affinché la distribuzione dei quotidiani sia assicurata anche nei piccoli Comuni.

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PrimoPiano Romagna

Forlì, la Romagna e il nostro futuro

Tra qualche settimana, si svolgerà il congresso territoriale del Partito Democratico forlivese. Un appuntamento politico che non può rimanere confinato nelle sedi di partito o essere una questione tra pochi, ma deve essere un’occasione per discutere prima di tutto del futuro del territorio e poi del funzionamento del partito, della sua presenza nella società.

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Il testo che segue, dunque, non ha alcuna pretesa se non quella di fornire un contributo al congresso affinché sia un’occasione di dialogo, confronto e approfondimento su temi di interesse comune e non una lotta intestina combattuta con posizionamenti a favore o contro questa o quella persona.

C’è un’evidente e manifesta necessità di dibattito, una domanda di partecipazione e maggior coinvolgimento: questo documento – che volutamente non tocca tutti i temi di cui ci sarebbe bisogno di parlare e per questo è aperto ad integrazioni e commenti – vuole contribuire a colmare questa carenza e stimolare il dibattito. Ben sapendo che un partito politico non è un’Amministrazione pubblica o un ente con compiti di esecuzione, ma un soggetto che deve raccoglierne le istanze, offrire idee ed indirizzi. Lo spirito costruttivo con cui è stato scritto è lo stesso con cui si intende continuare a militare nel Partito Democratico, sentendo l’esigenza di rilanciarne l’azione a partire dal territorio forlivese. Un partito che sia luogo di partecipazione, di elaborazione, di confronto e se necessario anche di scontro; ma sempre e comunque di leale supporto al territorio, ai nostri amministratori, a chi riveste ruoli di responsabilità.

Un partito che torni ad essere comunità di persone, unite da valori e obiettivi comuni: ciò che più di tutto allontana la gente dalla politica è la continua polemica fine a se stessa, le lotte intestine, i personalismi esasperati. Il testo che segue, dunque, ha l’obiettivo di spingere il Pd in una direzione diversa, aperta al dialogo con tutti coloro che intendono riconoscerlo come un interlocutore, alle esperienze civiche presenti anche sul territorio, alle forze sociali, economiche, culturali, ai singoli cittadini.

Contributi, correzioni, integrazioni commenti o qualsiasi altra interazione sono gradite e possono essere inviate direttamente tramite le varie forme di comunicazione disponibili, tra cui la mail comunicazione@marcodimaio.info

 

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La Romagna

Pochi passi sono stati compiuti in questi anni verso una vera e propria integrazione romagnola. A livello istituzionale, così come in ambito politico e partitico, i fatti non sono riusciti a correre allo stesso ritmo delle parole, con la conseguenza di indebolire la percezione collettiva dell’idea e del progetto romagnolo. Eppure il quadro romagnolo è l’unico entro il quale si può costruire uno sviluppo armonico di tutto il territorio ed è quello entro il quale il Forlivese, con la necessaria compattezza di cui deve dotarsi, può e deve far valere le proprie ragioni. Va ripresa e data concretezza all’idea della Provincia Unica di Romagna, preparando il terreno sul piano politico e facendosi promotori di un coordinamento permanente del PD romagnolo. Coordinamento che deve essere legittimato politicamente da una fase costituente e da regole di funzionamento che assicurino alle quattro federazioni un peso paritetico, indipendentemente dal numero di abitanti, iscritti ed elettori. Il radicamento sul territorio sarà assicurata da un modello organizzativo di tipo federale, che dunque assicurerà ad ognuna delle attuali federazioni un certo grado di autonomia.

 

Il lavoro prima di tutto

Occorre stimolare le istituzioni locali affinché si attivino tutte le leve possibili per sostenere il nostro sistema produttivo, determinante per generare nuova occupazione. È necessario ipotizzare iniziative che rendano più conveniente insediare un’azienda sul territorio, che favoriscano l’incrocio tra domanda ed offerta e che permettano di costruire maggiori occasioni di relazione tra le imprese locali, elaborando protocolli d’intesa a tutela della qualità del lavoro (non solo, dunque, della quantità). Vanno promossi un maggior coordinamento e una più alta intensità nel contrasto alla concorrenza sleale, praticata attraverso forme di sfruttamento del lavoro (non senza fenomeni di caporalato), il mancato rispetto delle norme di sicurezza e l’elusione delle leggi e delle imposte. Non tutto può essere fatto a livello locale, ma un maggior coordinamento può produrre risultati più significativi.

 

Il bisogno di protezione

Non va sottovalutata la percezione di insicurezza che tanti cittadini avvertono, pur in presenza di un numero calante di reati e di episodi di criminalità. Vanno stimolate le amministrazioni locali e l’Unione dei Comuni ad un impiego sempre maggiore del corpo di Polizia Municipale nell’ambito delle competenze ad esso assegnato. I decreti contro il degrado urbano recentemente approvati dal governo e dal Parlamento offrono alle amministrazioni locali strumenti aggiuntivi sul piano dell’ordine pubblico. È necessario, pertanto, promuovere, favorire e richiedere un maggior coordinamento tra le forze di polizia, per meglio utilizzare le centinaia di uomini e donne che (includendo tutti i corpi) sono allocati sul territorio, favorendone una presenza sempre maggiore. La videosorveglianza è uno strumento prezioso, da sostenere anche tra i privati che intendono installare sistemi analoghi presso le proprie abitazioni (approfittando degli incentivi previsti a livello nazionale). Sicurezza, però, non è solo ordine pubblico: è decoro urbano, è vitalità del centro storico come delle aree più periferiche; è vicinanza delle istituzioni, capacità di ascolto e comprensione dei problemi e delle legittime preoccupazioni; è dialogo, incontro, relazione. In un parola, sicurezza è anche comunità. Valori che il PD, a partire dal territorio forlivese, deve fare propri e promuovere ad ogni livello.

 

La salute

La sanità è da sempre uno dei fiori all’occhiello della nostra terra: vogliamo che rimanga tale e dobbiamo schierarci apertamente a sostegno dei nostri operatori, dei professionisti, dell’ospedale e dell’Irst. E del resto non può che far riflettere l’incremento di fatturato di tutte le strutture private (che pure non vanno demonizzate e sono parte fondamentale del sistema sanitario) operanti sul territorio, che fa da contraltare ad una sempre maggiore difficoltà del sistema pubblico. L’universalità dell’accesso alle cure e la risposta ai bisogni dei cittadini, devono essere un imperativo per le istituzioni locali. Va sostenuta la creazione di una rete diffusa su tutto il territorio che assicuri un presidio minimo di qualità delle strutture e delle prestazioni a tutti i cittadini del Forlivese, integrando sempre più tra loro i servizi di cura tradizionali con nuclei di cure primarie, case della salute e il complesso dei servizi socio – assistenziali.

Vanno promosse iniziative di ascolto rivolte a tutti gli operatori della sanità (non solo, dunque, ai primari) in cui raccogliere l’indubbio malessere che serpeggia in una larga parte degli operatori sanitari. Va presidiata l’attuazione degli impegni assunti con il Piano di riordino ospedaliero e con quello per lo sviluppo della rete oncologica. Serve un nuovo protagonismo della sanità forlivese su scala romagnola e regionale che non può essere solo questione gestita e discussa dai sindaci in seno alla conferenza socio sanitaria, ma deve coinvolgere il più ampio numero di persone possibili.

 

L’assistenza e le famiglie

La qualità dei servizi socio – assistenziali presenti sul nostro territorio, grazie anche all’apporto del privato e del volontariato sociale, è tra le più alte d’Italia e d’Europa. Sarebbe sbagliato ed illusorio, però, fermarsi qui. La sfida del futuro per le istituzioni e le famiglie è gestire al meglio l’assistenza alle persone, in un Paese in cui all’allungamento delle prospettive di vita si accompagnano bisogni diversificati, malattie croniche e necessità di assistenza diverse. La cura della persona, soprattutto in età avanzata, non può essere un fardello che le “generazioni di mezzo” devono portare da sole. Occorre puntare su un modello di assistenza che tenga insieme la sfida educativa dei figli con quella dell’assistenza ai non autosufficienti. Anche per questa ragione, tutte le scelte redistributive operate in ambito locale dovranno favorire prioritariamente le fasce di popolazione più disagiate e le famiglie più numerose.

 

Turismo è economia

Fino a pochi anni fa, parlare di turismo a Forlì e dintorni appariva una stravaganza. Oggi è una realtà, sebbene meno sviluppata di quanto potrebbe esserlo. Occorre andare oltre la sola promozione favorendo l’elaborazione di un progetto complessivo – quantomeno a livello di Unione dei Comuni – per la commercializzazione del “prodotto turistico” locale, ovviamente in connessione con le molte attrazioni che il resto della Romagna può offrire. La parcellizzazione degli interventi e delle azioni, non produce risultati. Il 2018 “anno del cibo” e i successivi anniversari, che culmineranno nel 2021 con quello dei 700 anni dalla morte di Dante (preceduto dai 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci nel ‘19 e di Raffaello Sanzio nel ‘20), devono essere l’occasione per riorganizzare l’intera offerta del comparto turistico romagnolo e “venderla” in maniera adeguata sui mercati facendo leva su tutti i suoi punti di forza, dal termalismo fino al nuovo magnete rappresentato dal riconoscimento Unesco alla riserva naturale di Sasso Fratino e al Parco delle Foreste Casentinesi. Un lavoro da svolgere in piena sintonia con gli operatori privati, che vanno stimolati ad investire sulla riqualificazione e l’ampliamento dell’offerta ricettiva e di servizi.

 

Cultura: identità e opportunità

La realtà si è ormai da tempo incaricata di smentire il famoso aforisma dell’ex ministro Tremonti, secondo il quale “con la cultura non si mangia”. L’affermazione di Forlì come città d’arte, grazie alle grandi mostre del San Domenico (che vanno confermate, senza esitazioni), alla vivacità del suo tessuto associativo, alla Settimana del Buon Vivere e ad altre manifestazioni che accendono i riflettori sulla città e sul territorio, ci dimostrano che investire in cultura rafforza non solo l’identità di una comunità, ma genera anche occasioni di lavoro e di crescita. È indispensabile rafforzare la collaborazione con tutti gli attori che operano in questo ambito, favorire ed incentivare le produzioni locali (dunque non solo le rappresentazioni), sostenere le nostre associazioni anche ipotizzando l’istituzione di un “bilancio di comunità della cultura” che unisca gli investimenti dei diversi soggetti (Comuni, Fondazione, enti e aziende pubbliche) per evitare la dispersione di risorse e i doppioni e favorire – al contrario – una sempre più equa distribuzione basata su qualità, merito, capacità di produzione, recupero e fruizione dei beni culturali.

 

Università

La felice intuizione che ha portato al decentramento universitario in Romagna, deve essere rafforzata e rilanciata, attivandosi per un salto di qualità ulteriore. Si è compiuto un ottimo lavoro in termini di edilizia con la realizzazione del Campus (e la sua imminente ultimazione grazie anche ai fondi stanziati dal Governo); la stessa energia e determinazione profuse dal territorio in quella direzione, vanno ora spostate verso il potenziamento della didattica e valorizzando, come merita, una struttura unica nel suo genere come il Ceub (Rocca di Bertinoro).

 

Istituzioni al passo coi tempi

Ribadendo tutta la bontà della battaglia politica condotta a favore della riforma costituzionale, benché il referendum del 4 dicembre 2016 abbia dato un esito differente (con la felice eccezione del territorio forlivese dove netta è stata l’affermazione del Sì), con lo stesso spirito, però, va ripreso quel percorso di riforma avviato in ambito forlivese con la costituzione dell’Unione dei Comuni. In primo luogo, va resa più efficiente questa nuova entità, rimettendo in capo alla politica (sindaci ed amministratori) il ruolo di governance. Inoltre va esaminata senza preclusioni di alcun tipo – favorevoli o contrarie – , la possibilità di avviare processi di fusione tra Comuni. La comprensibile diffidenza e preoccupazione di alcuni, non deve impedire che si studino numeri, progetti, impatti e prospettive derivanti dalla fusione di due o più entità amministrative. L’identità di un territorio non è data dai confini amministrativi, ma dalle le persone che ci abitano e ci vivono.

 

Lo sport

La capacità di innovazione di un partito politico sta anche nella sua abilità a ribaltare le gerarchie e a fissare nuovi temi nella propria agenda. Una delle principali azioni di politica sanitaria che si possano compiere è quella di promuovere sempre più la pratica sportiva (obiettivo lanciato per prima dalla Wellness Foundation e da Nerio Alessandri, ma che riguarda l’intero territorio romagnolo). Va sostenuta la realizzazione di un piano organico di promozione dell’attività fisica non competitiva che parta dalle scuole comunali e arrivi fino ai centri di aggregazione per anziani, che metta insieme le numerose iniziative già esistenti sul territorio e ne promuova di nuove, coinvolgendo gli enti di promozione sportiva, le squadre forlivesi e gli sportivi più rappresentativi della nostra provincia. Per troppi anni la politica ha trattato questo argomento in maniera marginale o del tutto insufficiente, sottovalutandone l’enorme potenziale.

 

L’acqua è parte del nostro futuro

La sfida ambientale è la più impegnativa, anche perché la meno prevedibile. I cambiamenti climatici di cui fino a poco tempo fa avevamo solo sentito parlare nei convegni o nelle trasmissioni televisive, hanno recentemente mostrato il loro impatto anche sul territorio romagnolo. La straordinaria realizzazione della Diga di Ridracoli e dell’Acquedotto della Romagna va rivendicata e sviluppata. In primo luogo, bisogna completare il disegno originario allacciando in maniera adeguata anche i comuni non serviti direttamente dalla Diga (necessità mostrata dalla crisi idrica che in estate ha colpito la vallata del Tramazzo). Serve poi mettere in campo un piano pluriennale che persegua, attraverso le soluzioni tecniche più sostenibili dal punto di vista dei costi e dell’impatto ambientale, l’obiettivo di aumentare la capacità di raccogliere e trattenere la risorsa idrica, in un’epoca in cui le precipitazioni sono meno frequenti e molto più intense.

 

Riprendiamoci l’ambiente e il territorio

Va posta come priorità la realizzazione di un piano organico e pluriennale per rispondere e prevenire gli effetti dei cambiamenti climatici, che preveda, ad esempio, investimenti contro il dissesto idrogeologico. Ci sono anche azioni culturali da compiere, coinvolgendo le scuole e tutta la cittadinanza sulla necessità di ridurre i consumi, la produzione di rifiuti e degli sprechi alimentari. Oltre alla ricerca di fondi europei e nazionali (ne sono arrivati in questi anni, ne arriveranno ancora), si parta da ciò che abbiamo e che possiamo decidere in ambito locale e regionale: per questo va verificata la possibilità di mettere insieme le risorse di tutti, costruendo un bilancio complessivo che faccia capo, a livello di coordinamento, all’Unione dei Comuni, e coinvolga anche altri soggetti strategici su cui i Comuni possono avere voce in capitolo (come il Consorzio di Bonifica) o di cui sono addirittura soci (come Romagna Acque e Hera). Partiamo da quello che si può fare “in casa” e che, tra l’altro, può anche offrire nuove opportunità occupazionali e di crescita economica.

 

Il partito

Un partito politico è un’organizzazione complessa e delicata, che va gestita con capacità di inclusione, apertura ai contributi esterni, disponibilità ad accogliere persone nuove, accettare le diversità, ascoltare le critiche costruttive e farle proprie. Una responsabilità che spetta, in primo luogo, al segretario pro-tempore, ma che coinvolge anche tutti i componenti degli organismi dirigenti. Anche per questo non bisogna rinunciare a promuovere occasioni di formazione politica, eventualmente mutuando la positiva esperienza della scuola “Pier Paolo Pasolini” e collegandosi ad essa.

Occorre un’organizzazione che faccia leva su una segreteria a supporto del segretario, rappresentativa dei territori e capace di tener conto anche delle espressioni emerse dal congresso più recente, quello nazionale svoltosi in aprile. Allo stesso modo, andrà istituita una Direzione inclusiva di tutti i Comuni del comprensorio, affiancata da appositi forum tematici funzionali a coinvolgere energie interne ed esterne al partito. La sede centrale va ripensata e organizzata come una ‘casa della partecipazione politica’, stimolando il volontariato nella sua gestione e ripensandone gli spazi in funzione della necessità di favorire sempre più le occasioni di incontro. I circoli devono avere protagonismo non solo nelle fasi elettorali e congressuali, ma essere essi ricettori e antenne di bisogni e istanze da riportare ai nostri rappresentanti istituzionali. Per questo vanno creati momenti a cadenza periodica di confronto tra  eletti e circoli territoriali. Occorre impostare una politica mirata di raccolta fondi, trasparente e basata su donazioni numerose e di importo ridotto; un’attività che non può essere svolta solo in occasione di appuntamenti elettorali, ma deve vedere impegnato il partito per tutto l’anno. Le tecnologie contemporanee, poi, permettono di pensare di realizzare una pubblicazione periodica in cui trovino spazio opinioni, commenti, informazione su ciò che viene organizzato, fatto, prodotto dal Partito e dai suoi eletti nelle istituzioni.  Serve un maggior raccordo tra gli amministratori locali del Pd e a tal fine si propone di istituire una Conferenza degli amministratori che periodicamente veda confrontarsi sui temi di più stretta attualità locale (e se necessario nazionale) i nostri rappresentanti nelle istituzioni; al fine di evitare il più possibile posizioni differenti su temi comuni, spesso dettate da carenza di dialogo e informazione.

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Giustizia PrimoPiano

Antimafia, approvate le modifiche al codice: più forti contro la criminalità

Allargare la platea dei possibili destinatari delle misure di prevenzione. È una delle principali novità del nuovo Codice antimafia, approvato in via definitiva alla Camera dopo un iter parlamentare contrassegnato da non poche polemiche. Ma vediamo nel dettaglio il contenuto delle norme.

> Dossier di approfondimento

CORROTTI COME MAFIOSI Si allarga il perimetro dei possibili destinatari cui possono essere applicate le misure di prevenzione personali e di natura patrimoniale: da un lato a chi è indiziato di terrorismo o di assistenza agli associati a delinquere e dall’altro a chi è indiziato di associazione a delinquere finalizzata ad alcuni gravi delitti contro la pubblica amministrazione, tra cui peculato, corruzione propria e impropria, corruzione in atti giudiziari, concussione e induzione indebita a dare o promettere utilità. Misure di prevenzione sono applicabili anche agli indiziati di stalking.

PROCEDIMENTI DI PREVENZIONE GARANTITI E DAI TEMPI CERTI Il procedimento di applicazione delle misure di prevenzione è reso più trasparente, garantito e veloce (trattazione prioritaria con rafforzamento delle sezioni competenti, copertura immediata delle vacanze, relazioni periodiche sull’operatività delle sezioni, utilizzo delle videoconferenze, immediata decisione sulle questioni di competenza). Si introduce la distrettualizzazione delle misure di prevenzione prevedendo sezioni o collegi distrettuali specializzati, mentre il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo è inserito tra i soggetti titolari del potere di proposta delle misure di prevenzione. È peraltro meglio definito il coordinamento tra le figure dei proponenti. Ai fini delle indagini patrimoniali tutti i titolari del potere di proposta di prevenzione avranno accesso al Sid, al sistema di interscambio flussi dell’Agenzia delle entrate.

SEQUESTRO PIÙ EFFICACE Il sequestro di partecipazioni sociali “totalitarie” si estende a tutti i beni aziendali. A provvedere materialmente al sequestro sarà ora la polizia giudiziaria (non più lufficiale giudiziario). Se il bene immobile è occupato senza titolo, il giudice delegato ordina lo sgombero. Gli immobili, tra l’altro, potranno anche essere concessi in locazione alle forze di polizia o alle forze armate e ai vigili del fuoco.

CONFISCA RAFFORZATA È stabilito espressamente che non si può giustificare la legittima provenienza dei beni adducendo che il denaro utilizzato per acquistarli è frutto di evasione fiscale. Se il tribunale non dispone la confisca, può nel caso applicare l’amministrazione giudiziaria e il controllo giudiziario. È ampliato l’ambito di applicazione di sequestro e confisca per equivalente, mentre la confisca allargata diventa obbligatoria anche per alcuni ecoreati e per l’autoriciclaggio e trova applicazione anche in caso di amnistia, prescrizione o morte di chi l’ha subita. In caso di revoca della confisca, la restituzione del bene avviene per equivalente se nel frattempo sia stato destinato a finalità di interesse pubblico.

CONTROLLO IMPRESE INFILTRATE È introdotto il nuovo istituto del controllo giudiziario delle aziende quando sussiste il pericolo concreto di infiltrazioni mafiose che ne condizionino l’attività. Il controllo giudiziario, previsto per un periodo che va da un anno a tre anni, può essere chiesto volontariamente anche dalle imprese che abbiano impugnato linformazione antimafia interdittiva di cui sono oggetto. Una volta disposto, gli effetti dell’interdittiva restano sospesi.

ESTENSIONE AMMINISTRAZIONE GIUDIZIARIA L’amministrazione giudiziaria di beni e aziende sarà possibile anche in presenza di indizi da cui risulti che il libero esercizio di attività economiche agevola lattività dei soggetti colpiti da una misura di prevenzione patrimoniale o che abbiano comunque in corso un procedimento penale per specifici delitti di mafia o gravi reati contro la Pa. La durata raddoppia, con possibile proroga per un periodo comunque massimo di due anni. Alla scadenza, può essere revocata e trasformata in controllo giudiziario. Lamministratore giudiziario esercita tutti i poteri che spettano ai titolari.

TRASPARENZA IN INCARICHI AD AMMINISTRATORI GIUDIZIARI Dovranno essere scelti tra gli iscritti allapposito Albo secondo regole di trasparenza che assicurino la rotazione degli incarichi, al ministro della Giustizia spetterà individuare criteri di nomina che tra l’altro tengano conto del numero degli incarichi in corso (comunque non superiori a 3). Gli amministratori di aziende sequestrate vanno scelti tra gli iscritti all’Albo come esperti di gestione aziendale. Se la gestione dei beni sequestrati è particolarmente complessa, il tribunale può nominare più amministratori giudiziari. E può anche nominare, nei sequestri di aziende di particolare interesse socio-economico, esperti iscritti all’Albo indicati tra i suoi dipendenti da Invitalia Spa (società interamente partecipata dal Mise). In tal caso l’incarico non sarà retribuito.

STOP A PARENTOPOLI NEGLI INCARICHI Non potranno più assumere l’ufficio di amministratore giudiziario, coadiutore o diretto collaboratore il coniuge, i parenti e gli affini, i conviventi o i commensali abituali del magistrato che conferisce l’incarico. Il governo poi è delegato a disciplinare un regime sistematico di incompatibilità da estendere ai curatori fallimentari vietando di nominare chi abbia rapporti di parentela, affinità, convivenza e comunque assidua frequentazione con uno qualunque dei magistrati dell’ufficio giudiziario che conferisce l’incarico.

TEMPI CERTI PER RECUPERO A LEGALITÀ AZIENDE SEQUESTRATE Entro 3 mesi dalla nomina l’amministratore giudiziario dovrà presentare una relazione che evidenzi le concrete possibilità di prosecuzione dellattività allegando un piano e censendo creditori e lavoratori impiegati. In mancanza di prospettive, limpresa sarà liquidata o cesserà lattività secondo modalità semplificate.

SOSTEGNO ECONOMICO AD AZIENDE CONFISCATE MERITEVOLI Le aziende sequestrate per il proseguimento dell’attività potranno contare su apposite sezioni del Fondo di garanzia (3 milioni di euro all’anno) e del Fondo per la crescita sostenibile (7 milioni di euro all’anno) istituite dalla legge di stabilità 2016. Il governo è poi delegato a individuare altre misure a sostegno delloccupazione. Al fine di favorire la continuità produttiva saranno anche istituiti tavoli provinciali permanenti presso la prefettura con i rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni datoriali e dei lavoratori ed è previsto il supporto tecnico a titolo gratuito di imprenditori del settore che matureranno, dopo un anno di collaborazione, un diritto di prelazione in caso di vendita o affitto dell’azienda.

TERZI IN BUONA FEDE PIÙ TUTELATI Sono garantiti i diritti dei terzi in buona fede che risultano da atti anteriori al sequestro. L’amministratore giudiziario può essere autorizzato a pagare subito i creditori strategici a beneficio della continuità aziendale. La tutela dei terzi creditori è peraltro disciplinata in modo più funzionale per ciò che riguarda domande di ammissione del credito, tempi di accertamento e udienza di verifica ed eventuale vendita dei beni a confisca definitiva per il pagamento dei creditori ammessi. Nell’elenco dei creditori in vista delludienza di verifica va inserito anche chi vanta un diritto di godimento o garanzia. Chi ha un diritto di garanzia sul bene in sequestro può intervenire nel procedimento di prevenzione patrimoniale.

SEGNALAZIONE BANCHE COLLUSE Si fa più rigorosa la disciplina dei presupposti che consentono alla banca titolare di ipoteca sul bene confiscato di ottenere parte di quanto prestato. Se in corso di verifica alla banca che vanta un credito non è riconosciuta la buona fede, il decreto che rigetta la domanda di ammissione al credito deve essere comunicato alla Banca d’Italia.

RESTYLING E RAFFORZAMENTO AGENZIA BENI CONFISCATI L’Agenzia nazionale resta sotto la vigilanza del ministero dellInterno ma vengono ridefiniti i compiti, con particolare riferimento allo scambio di flussi informativi. Il direttore, scelto tra specifiche figure professionali, non necessariamente dovrà essere un prefetto, e presiederà il Comitato consultivo di indirizzo, un nuovo organo interno che esprime pareri e presenta proposte. L’Agenzia ha competenza, dopo la conferma della confisca in sede di appello, tanto sui sequestri di prevenzione quanto su quelli penali. Al riguardo, nel ridefinirne i compiti, viene potenziata l’attività di acquisizione dati e valorizzato il ruolo in fase di sequestro con lobiettivo di consentire unassegnazione provvisoria dei beni e delle aziende e la funzione di assistenza all’autorità giudiziaria nella gestione del bene fino alla confisca definitiva. L’Agenzia può destinare beni e aziende direttamente a enti territoriali e associazioni.

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#fatticoncreti | Dimezzate le infrazioni UE. L’Italia meglio di Germania e Francia.

Dalla maglia nera d’Europa a un vero e proprio record nella riduzione delle procedure di infrazione.

Se fino a febbraio 2014, quando si parlava di attuazione delle norme Ue, il posto dell’Italia era sempre dietro la lavagna, ora il nostro paese supera paesi come Francia, Germania e Spagna.

Questo, grazie a una incredibile inversione di tendenza che ha permesso di dimezzare l’enorme numero di infrazioni italiane – passate in poco più di 3 anni da 120 a 65 – e risparmiare 2 miliardi di euro.

GRANDE PERFORMANCE ITALIANA
Oltre a una grande determinazione politica, la strategia con cui i governi Renzi e Gentiloni hanno avuto successo laddove nessun altro governo era riuscito, si fonda su tre direttrici: il rispetto a monte, ovvero in sede legislativa, delle decisioni europee, fattore che ha portato a un netto calo nell’apertura di nuove procedure; un grande incremento delle archiviazioni; le migliori performance in termini di recepimento delle normative Ue e di gestione del contenzioso.

I VANTAGGI
L’accelerazione che ha portato al dimezzamento delle procedure offre più vantaggi. Da un lato, consente all’Italia di disporre di notevoli risorse altrimenti non spendibili e di introdurre importanti innovazioni a favore dei cittadini. Dall’altro, restituisce al nostro Paese una maggiore credibilità e quindi un maggior potere negoziale in sede europea.A Bruxelles, solo chi rispetta le regole ha infatti voce in capitolo sul percorso di adozione e di modifica delle regole stesse e delle politiche dell’Unione. Grazie alla riconquistata autorevolezza, l’Italia può ora influenzare molto di più le decisioni europee in modo che siano più consone alle nostre esigenze.

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#fatticoncreti | L’Autostrada del Mediterraneo. La Salerno-Reggio Calabria diventa la prima smart road europea

Quando a luglio del 2016, in una conferenza stampa, Matteo Renzi annunciò che avremmo potuto percorrere la Salerno-Reggio Calabria, finalmente completata, entro la fine dell’anno, molti giornalisti risero scettici. E, invece, proprio il 22 dicembre scorso, alla presenza di Paolo Gentiloni, si è chiuso l’ultimo cantiere dopo 55 anni di lavori. L’autostrada tutta a tre e due corsie per senso di marcia con standard moderni era pronta. Un’altra prova che quando il nostro Paese si mette a lavorare sodo, con determinazione, ci siamo, che i luoghi comuni sulle nostre storiche inefficienze si possono superare e gli obiettivi si centrano.

L’impegno assunto dal governo dei #Millegiorni sull’Autostrada del Mediterraneo, che ha guardato alla Salerno Reggio Calabria in un modo nuovo, è stato così mantenuto. Con il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, si è avviata dal 2015 la revisione progettuale che ha consentito di ottimizzare i tempi e le risorse per la completa percorribilità dell’opera, lunga 432 chilometri, affiancando una forte azione di manutenzione straordinaria su 58 km che sta procedendo senza interferire con il transito. Una nuova visione di valorizzazione della rete infrastrutturale esistente e che punta a elevare gli standard di sicurezza, funzionalità e comfort, archiviando progetti vecchi e non finanziati.

Saranno adeguate anche le dotazioni impiantistiche e di illuminazione, sicurezza e infomobilità, puntando a trasformare la nuova A2 nella prima smart road del Paese. Si è passati quindi da un costo di tre miliardi di euro a un piano pluriennale (2016-2020) di manutenzione straordinaria “profonda” da 1,1 miliardi di euro, già interamente finanziato, senza cantieri fissi e a basso impatto sulla viabilità.

La nuova A2, Autostrada del Mediterraneo, è la naturale prosecuzione della A1 da Milano e avvicina Sud e Nord del Paese. E’ accompagnata da una campagna di valorizzazione che evidenzia 10 itinerari turistici per promuovere il turismo di Campania, Basilicata e Calabria grazie a dieci percorsi diversi che fanno scoprire l’immensa offerta archeologica, culturale, artistica, religiosa ed enogastronomica dei centri vicino ai 52 caselli autostradali. Oltre alla nuova cartellonistica è stata creata anche un’app per smartphone e tablet e un sito internet dedicato.

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#fatticoncreti | Con la sfida digitale, l’Italia corre veloce. La fibra nelle case e nelle imprese.

Una corsa contro il tempo che l’Italia, a dispetto dei pronostici, “rischia” di vincere. Una scommessa, quella del digitale, che è premessa di crescita per il Paese e solida base per creare nuovi posti di lavoro e ritrovare la produttività perduta. Il piano banda ultralarga (Bul), presentato con il governo Renzi e proseguito con quello Gentiloni, ha messo fine a interventi insufficienti, non spalmati su tutto il territorio e ha fatto convergere le risorse dello Stato e delle Regioni a sostegno di un’unica strategia nazionale. Fino al 2014 l’Italia arrancava in tema di connettività, rassegnata a potenziare con finanziamenti a fondo perduto la rete in rame dell’incumbent e disposta a gettare la spugna prima ancora di provare a raggiungere gli obiettivi dell’Agenda europea 2020. Prevaleva la convinzione che gli investimenti privati insufficienti fossero dettati non già dalla mancanza di concorrenza ma dall’assenza di domanda.

Con il piano Bul, approvato il 3 marzo 2015 dal Consiglio dei ministri, si fissano obiettivi sfidanti per portare la fibra direttamente nelle case (velocità di connessione a 30 Mbps a tutta la popolazione e oltre 100 Mbps ad almeno l’85% del territorio entro il 2020), si indicano tappe e strumenti da utilizzare per raggiungerli.

> Il Piano Banda Ultra Larga

Con la delibera Cipe del 3 agosto, si individuano anche le risorse che raggiungono nel complesso 7 miliardi di euro. Si decide di investire risorse pubbliche per creare una rete pubblica là dove gli investitori privati non sono disposti ad investire. Con consultazioni pubbliche si individuano le aree a fallimento di mercato in oltre 7.300 comuni per un totale di 13 milioni di cittadini interessati e 8,2 milioni di unità immobiliari da connettere. Successivamente si predispongono bandi pubblici affinché si crei una infrastruttura abilitante i servizi in banda ultralarga, premessa necessaria per la sperimentazione del 5G ovvero della tecnologia mobile di nuova generazione. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: torna la concorrenza in un mercato dove prima non c’era, si risparmiano soldi pubblici, oltre 1 miliardo di euro, nei primi due bandi rispetto alle previsioni e si inizia un recupero sui principali partner europei.

Nel complesso, queste le risorse per l’insieme degli interventi: 5 miliardi di euro di fondi pubblici nazionali. 3,5 miliardi provenienti dal Fondo sviluppo e coesione (FSC 2014-2020), di cui 2,2 miliardi già assegnati da delibera CIPE del 3 agosto 2015 per l’intervento nelle aree bianche a fallimento di mercato. 1,8 miliardi di € da programmi operativi (Regionali e Nazionali) 2014-2020 tra cui 230 milioni di € dal Programma Operativo Nazionale Imprese e Competitività (2014-2020).

Oggi, finalmente, l’indice Desi 2007, redatto dalla Commissione europea, fotografa un’Italia che dal punto di vista della connettività cresce più della media europea.

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#fatticoncreti | Addio Imu e Tasi. Niente più tasse sulla prima casa.

#fatticoncreti | Risparmi per 20 milioni di famiglie

Il 16 giugno di ogni anno per gli italiani significa l’appuntamento con il pagamento delle tasse. Nel 2016, in quel giorno, c’è stata però un’importante novità, una netta inversione di tendenza rispetto al passato: 20 milioni di famiglie infatti non hanno dovuto più pagare la Tasi sulla prima casa. Anche l’Imu sugli imbullonati che colpisce le imprese, l’Irap e l’Imu agricola sono state abolite. Un vero e proprio shock fiscale, una misura senza precedenti per qualità e intensità decisa con la legge di Stabilità 2016.

TASSE GIÙ PER 3,5 MILIARDI
Proprietari e inquilini non dovranno quindi mai più versare imposte per l’abitazione principale. Non tutti, però: gli immobili di lusso non sono esentati. Lo sono, invece, gli edifici appartenenti alle cooperative edilizie destinate agli studentati universitari, gli alloggi sociali, la casa assegnata al coniuge in seguito a divorzio o separazione, gli immobili di appartenenti alle Forze armate trasferiti per motivi di lavoro. Ridotta anche del 50 per cento l’Imu sulle case date in comodato d’uso a figli o genitori. Grazie all’abolizione di queste tasse, il peso fiscale sui nuclei familiari si è alleggerito di 3,5 miliardi. Questo vuol dire, in media, 191 euro in meno all’anno a famiglia, che salgono a 203 se l’immobile non più tassato si trova in una grande città.

UNA SPINTA ALLA CRESCITA
Bisogna ricordare inoltre che il 74,3 per cento dei cittadini che non pagano più la Tasi sulla prima casa guadagna meno di 28.000 euro lordi. Quindi quelle non più utilizzate per pagare Imu e Tasi sono risorse liberate, che le famiglie hanno potuto destinare ai consumi. A beneficiarne sono stati soprattutto i nuclei familiari meno abbienti che, grazie allo sgravio fiscale e alla sua stabilità, hanno potuto spendere più soldi. Questo ha contribuito, attraverso il sostegno della domanda, a incrementare i consumi e quindi i posti di lavoro. Ma anche ridato fiducia e solidità a un settore, come quello immobiliare, tra i più colpiti dalla crisi.