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Parco Foreste Casentinesi: la conferma di Luca Santini farà bene a tutto il territorio

Una bella notizia per tutta la Romagna e soprattutto per i comuni appenninici. Dopo lettere, incontri, interrogazioni, insistenze e 15 mesi di vergognoso stallo per giochi politici interni, finalmente il ministro Sergio Costa ha nominato il presidente del Parco delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna: si tratta di Luca Santini.

Santini è reduce da 5 anni di ottimo lavoro alla guida dell’ente, con risultati oggettivi in termini di visitatori, fruibilità e crescita: un lavoro che ha portato tutto il territorio interessato tra Romagna e Toscana a unire ogni sindaco, associazione (persino i santuari di La Verna e Camaldoli), impresa e operatore a chiedere che venisse confermato. A dimostrazione che conservazione e sviluppo possono stare insieme. 

Ciò nonostante, per oltre un anno il Parco è rimasto senza guida, per molti mesi persino senza direttore (nominato solo poche settimane fa). Ora siamo riusciti a sbloccare questa nomina: manca il via libera della Commissione Ambiente, che arriverà a breve e martedì Santini è venuto a Montecitorio per illustrare il lavoro fatto e quello che intende fare. Siamo ad un passo per far ripartire una vera risorsa per tutto il territorio, sia quello montano che quello di pianura. Mi auguro che tutti i gruppi parlamentari, di maggioranza e opposizione, non vogliano far mancare il proprio sostegno.

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Le ragioni di una scelta

Da quando nel 2013 ho cominciato la mia esperienza in parlamento, non ho mai rinunciato allo strumento delle newsletter per informare e rendere conto delle scelte che faccio. Non so quanti altri lo facciano e con quale frequenza, ma considero questa attività di rendicontazione giusta e utile, pertanto non intendo sottrarmi anche in momenti in cui potrebbe apparire più comodo non farlo.
La newsletter di questa settimana apre doverosamente con la scelta che ho compiuto di aderire al gruppo parlamentare di Italia Viva e al nuovo movimento politico che verrà presentato a fine ottobre (dal 18 al 20, presso la stazione Leopolda a Firenze – a chi vuole partecipare consiglio di pre-registrarsi qui). Non esco dal centrosinistra, non passo con i nostri avversari, non cancello il legame con il territorio: rimarrà intatto il mio impegno per le questioni locali, cambierà quello sulla prospettiva nazionale. 

In una assemblea pubblica lunedì scorso a cui ho invitato tutti i destinatari delle mie comunicazioni, ho spiegato le motivazioni della decisione. In un confronto franco, schietto, a viso aperto come ho sempre fatto. 
Quello che stiamo costruendo è un movimento che nasce “per” e non “contro“: per allargare il perimetro delle forze democratiche e repubblicane, ad oggi non competitive per battere alle elezioni i sovranisti Salvini e Meloni. La democrazia liberale, che la stragrande parte di noi dà per scontata non avendo mai vissuto in altre epoche, è minacciata dai sovranismi nazionali che prosperano sulla mancanza di rappresentanza in una società più articolata della semplice suddivisione in due partiti principali. Ci sono bisogni, istanze, aspettative, che chiedono voce. Il Partito Democratico sta facendo un buon lavoro di recupero di una parte di queste; ma da solo non riesce ad essere l’Alternativa (la distanza dal centrodestra è di oltre 20 punti percentuali).
“Italia Viva” non nasce contro il PD: nasce per dare rappresentanza a persone che non si riconoscono nelle idee di Salvini e Meloni, ma non trovano rispondenza nell’azione del Pd. Dove troppo spesso ci si concentra più a fronteggiare l’avversario interno che quello che sta dall’altra parte del campo. Ciascuno deve potersi battere senza perdere tempo a guardarsi le spalle e poter concentrare tutti i propri sforzi sugli avversari, quelli veri. 

Dettaglieremo il nostro progetto a fine ottobre, ma intanto vogliamo partire dalle cose che abbiamo fatto fino al febbraio 2018 con i nostri governi (correggendo ciò che non ha funzionato appieno). Non solo quelle fatte a livello nazionale, ma anche dai tanti risultati ottenuti per il territorio. Nei 18 mesi passati dalle ultime elezioni politiche ad oggi, ogni investimento pubblico, ogni progetto, ogni iniziativa che dipendesse dal livello nazionale con ricadute locali, si è bloccata o è tornata indietro. L’elenco sarebbe infinito e non lo faccio, ma se ci pensate non vi verrà in mente una sola cosa fatta dal governo nazionale per le nostre zone. Prima non era così.
Serve mettere in campo un grande progetto per l’Italia dei prossimi 10 anni, che metta al centro le famiglie, i loro bisogni, le loro aspettative, la loro unicità l’una dall’altra. FamigliE (e non famigliA) significa servizi, educazione, lavoro, sanità, sostenibilità ambientale, innovazione, politiche europee, fisco: le famiglie devono essere e saranno il motore del nostro progetto politico. “Italia Viva” partirà da qui.

Moltissime persone mi hanno scritto e telefonato per esprimermi la propria opinione. Comprendo le critiche (più sotto risponderò a quelle più frequenti) e ringrazio chi mi incoraggia. In ogni caso, nella mia decisione – personale e non vincolante per nessuno (non ho mai costruito “correnti” interne e non inizio certo ora a farlo) – non ci sono rancore, risentimento, rabbia. No. C’è la volontà di costruire una casa più grande, di battersi con uno strumento aggiuntivo e dunque capace di aggregare altre persone (i partiti sono strumenti, non il fine) per difendere e promuovere i valori che ci stanno a cuore. L’avversario è e sarà sempre, per me, dall’altra metà del campo.

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PER CHI NON CONDIVIDE
Risposte alle critiche più frequenti
1. Hai tradito il voto degli elettori.
Sono stato eletto il 4 marzo 2018 vincendo il collegio uninominale maggioritario. La nostra legge elettorale attuale prevede che due terzi dei parlamentari siano eletti con sistema proporzionale in liste bloccate e un terzo in collegi maggioritari, in cui vince il candidato che prende un voto in più. Io ho vinto sul mio collegio ribaltando il trend nazionale (il centrosinistra ha perso l’89% dei 232 collegi alla Camera) come candidato di una coalizione di 4 partiti apportando un contributo determinante di oltre 2mila voti dati alla persona (croci solo sul nome e non sui simboli) che hanno fatto la differenza per la vittoria. Non esco dal centrosinistra, non tradisco alcun mandato.

2. Volete indebolire il governo
Al contrario, Italia Viva nasce per rafforzarlo. Non solo e non tanto in parlamento (al Senato, senza senatori a vita, il governo avrebbe una maggioranza risicatissima), ma nel Paese. Dando rappresentanza e voce a persone che oggi non si riconoscono nelle forze di governo.

3. Lo fai (lo fate) per le poltrone
Se fosse così, a livello personale mi sarebbe convenuto rimanere nel Pd. Dove all’ultimo congresso ho sostenuto la mozione Giachetti-Ascani che col 12% avrebbe avuto diritto (nella logica perversa delle correnti interne) ad una equivalente percentuali di posti in parlamento alle prossime elezioni. Considerato che solo 6 parlamentari hanno sostenuto quella mozione, se avessi ragionato per “il posto” sarei rimasto nel Pd. Con Italia Viva, nessuno mi garantisce alcunché, il risultato finale alle future elezioni è tutt’altro che scontato, si parte da zero. Esistono anche politici che prendono decisioni per idee in cui credono, non solo per convenienza personale.

4. Perché farlo adesso, dopo la nascita del Governo?
Istituire nuovi gruppi parlamentari nel giorno in cui giura il Governo, è un modo per garantire che nessuno metterà in discussione l’appoggio all’Esecutivo. Un Governo, tra l’altro, profondamente voluto perché ritenuto necessario per affrontare emergenze immediate e di prospettive che l’Italia ha di fronte.

5. Perché non fare una battaglia interna al Pd?
Di battaglie interne al Pd ne abbiamo fatte tante; con la periodica accusa a chi osa dire qualcosa di voler indebolire il Pd. Oggi a guidare il partito ci sono alle Riforme un deputato che ha ispirato e promosso il ‘No’ al referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 (la più importante battaglia riformatrice fatta dal Pd) e al Lavoro un dirigente (oggi ministro per il Sud) che vuole abolire il Jobs Act. Senza citare altri. E’ tutto legittimo, sia chiaro, ma è anche evidente che le differenze politiche su argomenti di fondo come questi non si colmano con generici appelli all’unità (peraltro non praticata). Rispetto chi ritiene che si possa cambiare dall’interno, ma per quello che ho visto a livello nazionale penso sinceramente no. Sarò felice di esser smentito, perché il Pd non sarà il nostro avversario. 

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PER CHI CONDIVIDE O E’ INTERESSATO
Indicazioni per contribuire, partecipare, restare informati
Italia Viva sarà un movimento diverso da quelli tradizionali. Forme di consultazione periodica, nessuna corrente (l’iscrizione sarà possibile solo on-line, per evitare storture già viste troppo spesso), microdonazioni, diarchia uomo-donna a capo di ogni articolazione e altro. Il tutto sarà presentato dal 18 al 20 ottobre alla Stazione Leopolda a Firenze.
Qui si trova il link per pre-registrarsi alla Leopolda a Firenze https://www.comitatiazionecivile.it/stazione_leopolda

Qui il link per aderire all’appello per Italia Viva: http://bit.ly/italiavivaappello

Qui lo spazio per proporre idee: http://bit.ly/italiavivaproponi

Qui le modalità per sostenere economicamente: http://bit.ly/italiavivasostieni

La scelta che ho fatto non nasce dal nulla: è una decisione che non ho preso a cuor leggero. Ha motivazioni in larghissima parte nazionali, poco o nulla trae origine dalle vicende territoriali. Una decisione che sapevo sarebbe andata incontro a critiche e delusioni: per me significa prendere le distanze da relazioni personali profonde e amicizie che, se sono tali, sono sicuro rimarranno anche di fronte a posizioni politiche diverse. Rispetto chi non la condivide, chi la critica anche ferocemente, chi si sente deluso. Ringrazio sentitamente tutti gli altri che a centinaia mi stanno facendo sentire la loro vicinanza. Spero di riuscire a rispondere a tutti.
Lascio un porto sicuro per andare in navigazione in mare aperto verso una meta tutta da conquistare e ricca di incognite.
Chi vorrà unirsi da subito o sceglierà di farlo lungo il percorso, sarà il benvenuto; a chi rimane su sentieri già battuti o intraprenderà altre strade, auguro buona fortuna. Abbiamo lo stesso obiettivo di migliorare la qualità della vita delle persone e se ci arriveremo da percorsi diversi non sarà un problema purché si giunga al risultato.
 
L’entusiasmo, la determinazione, il lavoro su e per il territorio così come il rispetto dei miei doveri in parlamento, non cambieranno. Anzi, se possibile verrà rilanciato con altre iniziative e strumenti. Guardiamo al futuro e non al passato, lavoriamo insieme per renderlo migliore di come oggi ci appare.

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Perché ho votato la fiducia al governo Conte 2

Lunedì ho votato la fiducia al nuovo Governo (che ha giurato al Quirinale, qui la composizione). Una scelta non semplice ma necessaria per mettere in sicurezza l’Italia da aumento dell’Iva e delle accise, blocco degli investimenti, isolamento internazionale e una tempesta finanziaria che era alle porte. E che appare per ora allontanata, come hanno dimostrato tutti gli indicatori di mercato (spread e tassi di interesse sul debito, mai così bassi: sostanzialmente significa che per vendere i nostri titoli di Stato, paghiamo molto meno rispetto a prima).

Votare la fiducia a questo governo è una scelta che comporta anche qualche rospo da ingoiare, ma che ci serve anche per non perdere ruolo e peso in Europa, dove eravamo totalmente isolati. Nemmeno un mese fa, l’Italia avrebbe nominato come proprio rappresentante nella Commissione Europea un sovranista e anti-Euro. Oggi, invece, abbiamo scelto un grande europeista apprezzato a livello internazionale come Paolo Gentiloni. Una bella notizia per l’Italia, che finalmente torna a sedersi ai tavoli con credibilità e rispetto.

Ho votato la fiducia anche per difendere un principio cardine della Repubblica e di ogni stato liberale: la democrazia rappresentativa e parlamentare. Che è l’antidoto migliore (per quanto imperfetto) ai colpi di testa di qualche leader di turno che si fa prendere la mano dalla tentazione di usare le istituzioni solo per i propri calcoli, magari chiedendo a gran voce pieni poteri. E’ successo in Italia con Matteo Salvini (campione di incapacità politica, come hanno dimostrato i fatti, al di là dei comizi da spiaggia) ed è successo nel Regno Unito, dove il premier Boris Johnson ha provato a esautorare il parlamento e fare come se non ci fossero altri poteri; ma è stato costretto a fermarsi, grazie ai pesi e contrappesi previsti dal ruolo centrale dei rappresentanti eletti dai cittadini.

So che è una scelta che non trova piena condivisione tra le persone che mi seguono; ma quando si ha un ruolo di rappresentanza non ci si può lavare le mani nelle situazioni scomode, nascondersi o lasciare che decidano gli altri e poi “commentare” come se si fosse altrove. Ecco perché ho voluto affrontare questi temi in occasioni pubbliche, confrontandomi con le persone, da solo o assieme a miei autorevoli colleghi. Non è il momento di chiudersi, magari dentro ai palazzi, ma di affrontare la situazione a viso aperto, con dignità e con la forza delle proprie idee. Ne approfitto per ringraziare le tantissime persone che hanno partecipato agli eventi di Villagrappa e di Forlimpopoli con Marco Minniti, oltre che tutti i volontari che faticano per organizzare feste e occasioni pubbliche di incontro. 

Provarci, dunque, è un dovere morale per chi ha a cuore l’Italia e anche il proprio territorio. Proviamo solo a pensare ai tantissimi nodi irrisolti o addirittura peggiorati dal precedente Governo, ne cito alcuni: dall’aeroporto di Forlì alla E45, dagli investimenti deliberati e bloccati al nuovo carcere di Forlì nuovamente impantanato (ed è incredibile pensando che avevamo un sottosegretario dedicato a questo), dalle Foreste Casentinesi da un anno e mezzo senza risposte a tante altre situazioni piccole e grandi che sono ferme o abbandonate.

Non sarà semplice, ma come sempre sarò in prima linea e sarà fondamentale la vostra presenza: per criticare, suggerire o applaudire a seconda delle situazione.