E’ successo qualcosa di importante giovedì scorso a Bologna. Almeno 10mila persone si sono presentate in piazza Maggiore, unite dalla volontà di riaffermare un principio molto sempre: la nostra terra, l’Emilia-Romagna, non ha bisogno di essere “liberata” da nulla e da nessuno. Negli stessi minuti, al PalaDozza, riempito con decine di pullman organizzati da mezza Italia, la Lega di Salvini lanciava slogan distruttivi, dipingendo una realtà allo sfascio che non esiste nei fatti.
Segno evidente che c’è un’Italia che non si piega a una politica basata sulla cattiveria, sull’odio e sulla denigrazione dell’avversario; che c’è un’Italia che vuole una politica che sappia giocare la partita in positivo, all’attacco e non sulla difensiva, con l’orgoglio della propria appartenenza e delle proprie radici, ma anche con la voglia di costruire futuro, generare idee, opportunità, abbracciare il cambiamento e l’innovazione. E’ una fetta di popolazione a cui vogliamo e dobbiamo dare rappresentanza, non solo nei momenti elettorali, ma anche dopo.
Così come non possiamo limitarci a pensare che tutti coloro che oggi trovano una risposta alle proprie aspettative nelle sparate di Salvini e della Meloni, siano dei pericolosi estremisti; no, c’è un disagio, una delusione, un bisogno di protezione a cui va data una risposta convincente. La politica deve trovare la capacità di declinare risposte che viaggino sul doppio binario dei diritti e dei doveri, di cui troppo poco si è parlato negli ultimi anni. Da questo binomio, che vale per tutti gli ambiti della politica (inclusa quella fiscale, dove non ha senso perseverare con una strategia basata su nuove tasse, piccole e grandi) passa l’efficacia delle risposte e la possibilità di sgonfiare le teorie sovraniste che in questo momento sembrano andare per la maggiore.
La “bestia” può essere domata; ma per farlo servono visione, strategia, concretezza e determinazione. Noi ci siamo.