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Crisi idrica, interrogazione al ministro dell’agricoltura: “Stato d’emergenza e un piano per fronteggiare la siccità”

Comunicato stampa

Riconoscimento immediato dello stato di emergenza e un piano di iniziative organico per far fronte alla crisi idrica, che sta colpendo soprattutto l’agricoltura. E’ il senso della interrogazione urgente presentata in Commissione agricoltura dal parlamentare romagnolo Marco Di Maio, raccogliendo l’allarme che proviene da tutto il comparto economico più duramente colpito dal rischio siccità e dagli amministratori locali.

“Non c’è tempo da perdere – afferma il deputato – non solo per assicurare al più presto lo stato di emergenza alle regioni interessante, come ha chiesto il presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini; ma anche per definire un piano di contrasto ad una situazione che ad oggi non ha precedenti negli ultimi 70 anni”.

Nella sua interrogazione, che avrà risposta già nella giornata di mercoledì, il parlamentare ricorda che “secondo alcune stime si prevede una riduzione della produzione ortofrutticola dovuta alla siccità tra il 30% e il 40%. Un danno enorme per un comparto fondamentale per l’economia della nostra regione e non solo. Si temono anche danni alle centrali idroelettriche a causa della mancanza di acqua e della difficoltà di raffreddamento causata dalle alte temperature”.

“Siamo in un contesto in cui le temperature ben sopra la media, piogge scarse o assenti, neve esaurita sui crinali – sottolinea il deputato – sono fenomeni che non hanno precedenti nella storia repubblicana e che si vanno ad aggiungere al già pesante impatto prodotto dalla carenza di manodopera e dagli effetti della guerra di Putin contro l’Ucraina. Per questo sollecitiamo non solo il riconoscimento al più presto dello stato di emergenza per consentire ai territori di prendere misure adeguate, ma anche un insieme di interventi che possano alleviare i danni di questa condizioni e prevenirla per il futuro”. 

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Agricoltura Romagna

Ucraina e agroalimentare, Marco Di Maio incalza il ministro: “Azioni per garantire la continuità dei beni e contenimento dei prezzi”

Intervenire al più presto per garantire la continuità degli approvvigionamenti alimentari e contenere i pezzi dei beni di largo consumo. E’ la sintesi dell’interrogazione a risposta urgente presentato al ministro dell’agricoltura Stefano Patuanelli dal deputato romagnolo Marco Di Maio. Assieme ai colleghi del gruppo di Italia Viva, l’atto parlamentare chiede al ministro  “come intenda intervenire per garantire la continuità della filiera agricola, della pesca e della trasformazione agroalimentare, e contenere conseguentemente ripercussioni su prezzi e disponibilità al consumo, con misure di carattere nazionale e iniziative a livello comunitario, con particolare riferimento alla PAC e alle regole sugli aiuti di Stato”. L’interrogazione troverà risposta domani, mercoledì, dalle 15 in aula a Montecitorio.

In una condizione in cui “oltre il 45% del fabbisogno italiano di mais e il 23% di frumento tenero provengono da Ungheria e Ucraina, e la sola Ucraina fornisce il 48% di olio di girasole, non si può non porsi il problema e capire quali soluzioni possono essere adottate”, afferma il parlamentare. “Il settore attualmente più colpito risulta quello della alimentazione animale, ma le ripercussioni sono ormai trasversali ai comparti; il governo è intervenuto a sostegno della continuità economica e produttiva delle imprese cosiddette “energivore””, aggiunge. 
Il comparto agricolo, della pesca e della trasformazione agroalimentare sta affrontando una grave crisi, determinata dal combinato disposto di varie situazioni emergenziali che ne stanno minando la sostenibilità economica e sociale, e in prospettiva la capacità di soddisfare la domanda interna.
“Agli eventi atmosferici avversi e alle emergenze sanitarie che hanno colpito nei mesi scorsi il settore avicolo e suinicolo – scrive Marco Di Maio assieme alla collega Maria Chiara Gadda, capogruppo in commissione agricoltura e agli atri deputati firmatari dell’atto -, si uniscono gli effetti diretti e indiretti della pandemia da covid-19, del conflitto in Ucraina e il conseguente blocco logistico delle merci provenienti dall’area ex-sovietica e di parte del Medio Oriente”. 
“Questa situazione impatta su costi di produzione e trasporti, sulla disponibilità di materie prime, mezzi tecnici, mangimi, fertilizzanti, sementi e imballaggi – afferma -; la filiera agricola e agroalimentare è strategica per la competitività del nostro sistema economico e per l’approvvigionamento alimentare della popolazione”. 
“L’aumento dei costi della filiera agricola si ripercuote inevitabilmente sui prezzi al consumo, con incrementi anche del 30 per cento in un contesto di già elevata inflazione – concludono i parlamentari -; occorrono misure urgenti e straordinarie, a livello nazionale e comunitario, volte a sostenere la sopravvivenza stessa delle imprese agricole e garantire la diversificazione presso ulteriori mercati di approvvigionamento con particolare riferimento a cereali, fertilizzanti, e mangimi; risulta contestualmente urgente intervenire con una strategia di lungo termine, al fine di raggiungere maggiore autonomia energetica e nelle filiere agroalimentari di sussistenza”. 

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Agricoltura PrimoPiano

Peste suina, il decreto del Governo per contrastare il virus

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente Mario Draghi e del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, ha approvato un decreto-legge che introduce misure urgenti per arrestare la diffusione della peste suina africana (PSA).

L’intervento mira alla eradicazione della peste suina africana nei cinghiali presenti sul territorio nazionale e a prevenirne la diffusione tra i suini d’allevamento, per assicurare la salvaguardia della sanità animale, del sistema produttivo nazionale e delle esportazioni.

Il testo attribuisce alle regioni il compito di predisporre, entro trenta giorni, il Piano regionale di interventi urgenti per la gestione, il controllo e l’eradicazione nella specie cinghiale e nei suini da allevamento della PSA, previo parere dell’ISPRA e del Centro di referenza nazionale per la peste suina, elaborato, in conformità al Piano nazionale. Al fine di assicurare il corretto e tempestivo svolgimento delle attività previste dai piani approvati, è prevista la nomina di un Commissario straordinario, il cui incarico è svolto a titolo gratuito, con il compito di coordinare le azioni di prevenzione poste in essere.

Il Commissario straordinario, in particolare, coordina i servizi veterinari delle aziende sanitarie locali competenti per territorio e verifica la regolarità dell’abbattimento e distruzione degli animali infetti e dello smaltimento delle carcasse di suini, nonché le procedure di disinfezione svolte sotto il controllo della ASL competente.

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Agricoltura PrimoPiano

Nuova legge sul biologico, l’Italia punta sul bio e sulla qualità

L’Italia punta sul bio. Sta infatti per compiere l’ultimo miglio la legge che prevede nuove disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitivita’ della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico. Approvato in prima lettura da Montecitorio, poi licenziato con modifiche dal Senato, il testo unificato delle proposte di legge sulla produzione biologica e’ stato nuovamente approvato dalla Camera con ulteriori modifiche e ora torna a palazzo Madama per il via libera definitivo. L’Aula della Camera ha accolto le perplessità espresse dagli scienziati, dubbi e critiche che avevano trovato ascolto da parte del capo dello Stato.

E così dal testo e’ stata eliminata la tutela dell’agricoltura biodinamica, che veniva inizialmente equiparata a quella biologica. Tra le principali novità la definizione di produzione biologica quale attività di interesse nazionale, con il riconoscimento di una funzione sociale e ambientale. Viene poi istituito il Tavolo tecnico per la produzione biologica e nasce il marchio biologico italiano per quei prodotti biologici ottenuti da materia prima italiana. Inoltre, si prevede un Piano d’azione nazionale per la produzione biologica e i prodotti biologici e un Piano nazionale delle sementi biologiche.

Infine, viene istituito il Fondo per lo sviluppo della produzione biologica, alimentato dal contributo annuale, nella misura del 2 per cento del fatturato dell’anno precedente, dalle imprese titolari dell’autorizzazione all’immissione in commercio di determinati prodotti fitosanitari considerati nocivi per l’ambiente.

Il testo amplia il novero dei prodotti soggetti al contributo, includendo quelli il cui codice indica un pericolo di inquinamento per l’ambiente acquatico. Innovativa risulta l’introduzione di sanzioni in caso di mancato pagamento del contributo. E’ vietato l’uso di organismi geneticamente modificati nella produzione biologica nonché il ricorso ai termini “biologico ” o “bio” per i prodotti accidentalmente contaminati da organismi geneticamente modificati.

La produzione biologica viene definita attività di interesse nazionale con funzione sociale e ambientale. L’Autorità nazionale in materia e’ il ministro delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, chiamato a svolgere attività di indirizzo e di coordinamento a livello nazionale per l’attuazione della normativa europea. Vengono poi individuate come autorità locali competenti le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, le quali sono chiamate a svolgere le attività tecnico-scientifiche ed amministrative di settore.

Il testo istituisce il Tavolo tecnico per la produzione biologica, al quale viene affidato il compito di delineare indirizzi e definire le priorità per il Piano d’azione nazionale per l’agricoltura biologica; esprimere pareri sui provvedimenti di carattere nazionale ed europeo; proporre attività di promozione; nonché individuare strategie per favorire l’ingresso e la conversione delle aziende convenzionali al biologico. Nasce il marchio biologico italiano per quei prodotti biologici ottenuti da materia prima italiana.

Tra gli interventi del Piano d’azione nazionale per la produzione biologica e i prodotti biologici si prevede l’agevolazione della conversione al biologico, con particolare riferimento alle piccole imprese agricole; sostenere la costituzione di forme associative e contrattuali per rafforzare la filiera del biologico; incentivare il biologico attraverso iniziative di informazione ed educazione al consumo; monitorare l’andamento del settore; favorire l’insediamento di nuove aziende biologiche nelle aree rurali montane; migliorare il sistema di controllo e di certificazione; prevedere il consumo di prodotti biologici nelle mense pubbliche e in quelle private in regime di convenzione; incentivare la ricerca.

Si prevede che, anche nell’ambito della filiera biologica, possano essere stipulati contratti di rete e costituite cooperative tra produttori del biologico. Viene prevista la promozione di specifici percorsi formativi nelle universita’ pubbliche, la destinazione di quota parte delle risorse dell’attivita’ del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) alla ricerca in campo biologico, la previsione di specifiche azioni di ricerca nel piano triennale del Consiglio per la ricerca in agricoltura (Crea) nonche’ la destinazione del 30 per cento delle risorse del Fondo per lo sviluppo dell’agricoltura biologica alla ricerca nel settore.

Si punta inoltre sulla promuozione della formazione professionale nel settore e si consente la creazione di distretti biologici, nei quali sia significativa la produzione con metodo biologico (tra le possibilita’ la craezione di forme di certificazione di gruppo, organizzazioni interprofessionali, organizzazioni di produttori biologici).

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Agricoltura Romagna

Agricoltura, il Governo risponde a Marco Di Maio sulle gelate. “Ora accelerare risarcimenti per aziende colpite nel 2020 e 2021”

“Grazie all’interrogazione che ho presentato nelle scorse settimane, oggi il Governo ha dato risposte agli agricoltori colpiti dalle gelate che hanno profondamente danneggiato i raccolti. Ora, però, servono tempi rapidi di erogazione degli aiuti a sostegno degli agricoltori e potenziare gli strumenti già in essere. L’agricoltura è un settore fondamentale per l’economia italiana e in particolare per quella romagnola”. Lo ha detto il deputato romagnolo Marco Di Maio, intervenendo martedì mattina in aula alla Camera in replica al sottosegretario alle Politiche agricole, Gianmarco Centinaio, che ha risposto all’interrogazione presentata dal deputato per dare voce agli agricoltori del territorio. 

“Le stime dei danni subiti dicono che in Emilia-Romagna siamo oltre i 200 milioni di euro – ha detto Marco Di Maio – e a differenza di altre volte, questa volte le gelate hanno colpito non solo l’ortofrutta, ma anche i vigneti. E’ doveroso intervenire al più presto per accelerare le procedure di liquidazione delle somme che gli agricoltori ancora aspettano per il 2020 e adottare un meccanismo più rapido per il risarcimento dei danni 2021”. 
Nella sua risposta il sottosegretario Centinaio ha detto che “il ministero si è fatto promotore della necessaria norma di deroga per consentire l’attivazione degli interventi compensativi del Fondo di solidarietà nazionale a favore delle imprese agricole che, al momento dell’evento, non risultavano coperte da polizze assicurative per il rischio gelo”. 

Il governo ha poi fatto presente che “l’articolo 71 del decreto legge 73-2021, il ‘sostegni bis’, oltre a consentire l’attivazione degli interventi compensativi del Fondo di solidarietà nazionale per le imprese danneggiate, prevede uno stanziamento di 105 milioni di euro da destinare a questa misura”. A questo proposito “entro il prossimo 24 luglio le Regioni territorialmente competenti sui territori danneggiati potranno presentare la proposta di declaratoria che consentirà di attivare, qualora ricorrano le necessarie condizioni, le misure compensative a favore delle imprese agricole”.

In questo ambito, il ministero ha chiarito che rientrano “contributo in conto capitale fino all’80% del danno sulla produzione lorda vendibile ordinaria; prestiti ad ammortamento quinquennale per le maggiori esigenze di conduzione aziendale nell’anno in cui si è verificato l’evento ed in quello successivo; proroga delle rate delle operazioni di credito in scadenza nell’anno in cui si è verificato l’evento calamitoso; esonero parziale (fino al 50%) dal pagamento dei contributi previdenziali ed assistenziali propri e dei propri dipendenti; contributi in conto capitale per il ripristino delle strutture aziendale danneggiate”. 

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Agricoltura Romagna

Salviamo la pesca: al fianco delle nostre imprese e dei lavoratori

“La pesca è in sofferenza. Il numero dei pescherecci e dei lavoratori sta drammaticamente diminuendo. Non si può pensare che la riduzione dello sforzo di pesca possa essere l’unica misura per preservare lo stock ittico”. Lo afferma il deputato Marco Di Maio, comunicando la sua adesione alla manifestazione indetta in tutta Italia e anche in Romagna per il 12 giugno denominata “Salviamo la pesca”.

“Siamo a fianco delle imprese e dei lavoratori della pesca – spiega -, che rischiano di essere ingiustamente penalizzati da una decisione europea che ha stabilito, entro il 2023, la riduzione delle giornate di pesca del 40%. È un comparto fondamentale per la nostra economia nazionale e in particolare per quella romagnola”.

“Stiamo parlando di un settore in grande sofferenza. Vanno considerati molti fattori – aggiunge Marco Di Maio – come ad esempio i cambiamenti climatici o le altre forme di alterazione dell’eco sistema marino. La pandemia ha messo a nudo le fragilità del comparto della pesca, rispetto soprattutto alla mancanza di un sistema efficace e stabile di ammortizzatori sociali e misure di sostegno al reddito”.  

“Con la ministra dell’agricoltura Teresa Bellanova si era avviato un percorso – prosegue il deputato – che ora chiediamo al ministro Patuanelli di proseguire. Occorre fare un passo avanti verso misure strutturali, approfittando anche dell’opportunità che abbiamo reso possibile di avere un uomo come Mario Draghi alla guida del Paese. La questione va posta in modo determinato in Europa: i nostri mari non hanno le caratteristiche, lo stock ittico e le modalità di pesca dei mari del Nord”.

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Agricoltura Romagna

Vino senza alcol? Un danno per i nostri produttori, anche in Romagna

L’Italia è il Paese con la maggiore produzione di vino al mondo.
I vini rappresentano le culture locali, le tradizioni, le storie di intere comunità, molte delle quali basano buona parte della loro economia sulla produzione di questo prodotto.

In questi giorni si sta discutendo nelle sedi europee, nell’ambito della ridefinizione della PAC (la Politica Agricola Comune), la possibilità di mantenere le denominazioni dei vini anche a seguito di processi di dealcolazione, se non addirittura di annacquamento (anche se sembra che questa seconda ipotesi non compaia tra le proposte in esame).

Partendo dal presupposto che la discussione è ancora aperta e che l’Italia, proprio in virtù della sua posizione dominante in questo settore, mi auguro sappia avere un peso determinante nella decisione finale, penso sia difficile per chiunque immaginare – ad esempio – una bottiglia di Sangiovese DOC senza gradazione alcolica che ne determina il sapore, i profumi e il gusto. Stesso discorso vale per le tantissime eccellenze italiane, come il Barolo, il Montepulciano, il Pinot, il Chianti ecc. E lo dico da astemio (mio malgrado).

Credo allora che questa eventualità, al limite, possa essere concessa solo per i vini “da tavola”, quelli industriali non protetti da etichette DOC e IGP che ne garantiscono la qualità e il valore in tutto il mondo. Solo così proteggeremo i nostri piccoli e medi produttori locali, tuteleremmo i nostri marchi e manterremmo alta la qualità e l’indotto economico che ne deriva.

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Coronavirus, ammessa la vendita di semi, piante e fiori ornamentali

Un piccolo risultato, che però consente di dare risposte concrete a un settore che anche sul territorio impegna importanti aziende con diverse centinaia di dipendenti. La ministra delle Politiche agricole, Teresa Bellanova, ha dato il via libera alla vendita anche al dettaglio – ad esempio attraverso consegne a domicilio – di semi, piante e fiori ornamentali, piante in vaso, fertilizzanti. Un segnale fondamentale per consentire a queste attività di sopravvivere e di garantire anche la continuità delle produzioni e del ciclo vitale agricolo e alimentare. 

E’ un fatto positivo che le istanze raccolte in questi giorni da aziende del territorio e riportate all’attenzione delle istituzioni nazionali abbia dato i suoi frutti, evitando di gettare nella spazzatura tonnellate di produzioni già pronte e nel picco della stagione produttiva per il settore. Mi auguro che questo approccio pragmatico, che tiene insieme il doveroso rispetto di tutte le disposizioni di sicurezza con la possibilità di far lavorare chi è nelle condizioni di farlo senza rischi e senza danni per nessuno, venga applicato anche ad altri settori. Non possiamo rischiare di ammalarci di Coronavirus e vanno assicurate tutte le precauzioni necessarie, ma non possiamo nemmeno rischiare la fame. 

A questo proposito anche la Presidenza del Consiglio ha fatto chiarezza con una interpretazione ufficiale pubblicata sul sito www.governo.it, precisando che la vendita di semi, piante e fiori ornamentali, piante in vaso, fertilizzanti, ammendanti e di altri prodotti simili è consentita “in quanto l’art. 1, comma 1, lettera f), del Dpcm del 22 marzo 2020 ammette espressamente l’attività di produzione, trasporto e commercializzazione di “prodotti agricoli”, consentendo quindi la vendita anche al dettaglio di semi, piante e fiori ornamentali, piante in vaso, fertilizzanti etc. Peraltro tale attività rientra fra quelle produttive e commerciali specificamente comprese nell’allegato 1 dello stesso Dpcm “coltivazioni agricole e produzione di prodotti animali”, con codice ATECO “0.1.”, per le quali è ammessa sia la produzione sia la commercializzazione. Deve conseguentemente considerarsi ammessa l’apertura dei punti di vendita di tali prodotti, ma in ogni caso essa dovrà essere organizzata in modo da assicurare il puntuale rispetto delle norme sanitarie in vigore.

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Il ministro Bellanova in diretta Facebook: “Tutelare il made in Italy e tutti i lavori della filiera agroalimentare. ‘Click day’ immorale”

“L’indicazione principale è quella di seguire i consigli che sono stati dati dal governo sulla base dei suggerimenti della comunità scientifica. Le persone che non hanno necessità di uscire e che non hanno obblighi lavorativi devono stare a casa in questo momento”. Lo ha affermato la ministra dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, nella diretta Facebook del 19 marzo con il deputato romagnolo di Italia Viva, Marco Di Maio.

Riguardo all’Europa e come possa essere tutelata la nostra filiera agroalimentare in un momento di crisi generato dalla diffusione mondiale del Coronavirus, Bellanova ha detto: “Dobbiamo fare in modo che l’Europa sia davvero una casa comune dove tutti i cittadini si sentano in una condizione di protezione. Sono contenta che la Commissione ha fatto un documento per dire che i prodotti agroalimentari sono un bene essenziale al pari dei prodotti sanitari e devono avere libera circolazione, e che alle frontiere non ci devono essere degli intoppi come è successo domenica sera con gli 80 chilometri di coda al Brennero”.

“Un altro impegno che i ministri europei devono assumersi – ha aggiunto la ministra – è il contrasto alle pratiche sleali, perché nessuno deve chiedere ai nostri produttori un certificato in più rispetto a quelli previsti per attestare la salubrità delle nostre merci. I prodotti che mettiamo nei nostri scaffali e che distribuiamo in giro per il mondo sono altamente di qualità e sono sottoposti a controlli eccezionali”.

La ministra dell’Agricoltura ha invocato anche un sostegno al nostro made in Italy e ha lanciato una grande campagna di comunicazione: “Dobbiamo consumare i prodotti che le nostre imprese ogni giorno mettono nella nostra disponibilità. Questo però non significa che non possiamo fare a meno dei mercati esteri: presidiamo quelli dove eravamo già forti e conquistiamo quei mercati dove c’è la disponibilità di consumatori che possono permettersi il costo del made in Italy, più alto perché si porta dietro il valore del rispetto delle buone pratiche produttive, dei lavoratori, della salute”.

E sugli assalti ai supermercati il ministro ha affermato: “Non c’è bisogno di prendere d’assedio i supermercati perché l’approvvigionamento è garantito proprio grazie a quelle persone che in maniera encomiabile, pur con tutte le difficoltà, stanno continuando a garantire i corretti approvvigionamenti. Anche l’assembramento nei supermercati può essere una fonte di contagio e sicuramente fonte di stress ulteriore per le persone che stanno generosamente svolgendo il loro lavoro nelle catene commerciali”.

Infine un riferimento alle partite IVA e al “click day”: “Quello dei lavoratori autonomi e delle partite Iva è un tema che merita grandissima attenzione. In questi giorni mi hanno scritto tanti lavoratori e lavoratrici che erano per esempio impegnati nelle grandi fiere che sono state tutte rinviate. 600 euro sono un primo passo ma non sicuramente risolutivo. E io su questo voglio invitare tutti noi, da me al presidente dell’Inps e ogni altro che ha una funzione, di non affezionarsi a dei cliché. Il click day è immorale, non può essere quello lo strumento con il quale ci facciamo carico di queste persone” ha concluso.

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Aree interne, rurali, montane: un fondo contro il dissesto, meno tasse sulle imprese e piena attuazione della legge esistente

Le aree interne, i comuni collinari e montani, i piccoli borghi sono una risorsa vera per l’Italia: un potenziale di crescita, di opportunità e di attrazione di investimenti che non va disperso. Ciò richiede, però, un sostegno più forte da parte dello Stato, a partire dal dare attuazione alla legge sui piccoli comuni approvata nella scorsa legislatura, istituire un fondo specifico contro il dissesto idrogeologico e prendere esempio dall’Emilia-Romagna dimezzando l’Irap per le imprese che operano in montagna. Sono queste le richieste che ho fatto alla Camera durante la discussione della mozione di cui ero co-firmatario approvata a Montecitorio che riguardava iniziative per la salvaguardia, la valorizzazione e lo sviluppo delle aree interne, rurali e montane.

Le Aree interne interessano 4.216 Comuni, pari a circa il 52% del totale, e in essi vive circa il 22% della popolazione totale su una superficie pari al 60% del territorio nazionale. Non bastano le parole, ma serve un cambio di passo nelle politiche di sostegno. Gli strumenti ci sono: bisogna dare attuazione alla legge n. 158 del 2017 sui piccoli comuni, emanando rapidamente i decreti attuativi, sbloccando le risorse previste, incrementando il fondo previsto dalla medesima legge.

Sono zone fondamentali per tutto il territorio anche le aree di pianura; ecco perché è necessario sostenere le popolazioni di quelle zone anche investendo in uno specifico fondo per il contrasto al dissesto idrogeologico, solo per le aree collinari e montane, solo per le aree lontane dai centri urbani, che abbia una programmazione pluriennale per permettere di pianificare interventi di lungo periodo, che vadano oltre la gestione dell’emergenza.

Si copino, poi, le misurano che funzionano prendendo esempio dall’Emilia-Romagna, dove il presidente Bonaccini ha dimezzato l’Irap per aziende, commercianti, artigiani, professionisti e lavoratori autonomi delle aree montane, per sostenere chi fa impresa o esercita una attività nell’Appennino emiliano-romagnolo. Non potendolo fare direttamente, essendo l’Irap un’imposta statale, è intervenuto sotto forma di rimborsi; ma si potrebbe immaginare una norma nazionale analoga per le aree interne più svantaggiate e in maggiore difficoltà.