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Il mio 25 aprile: a Casola Valsenio, Forlì e San Lorenzo

Tanti impegni per celebrare come merita il 25 aprile, Festa della Liberazione. Terrò il discorso ufficiale alle celebrazioni del 25 aprile nel Comune di Casola Valsenio. Invitato dal sindaco Nicola Iseppi, il mio sarà l’intervento conclusivo della mattinata. Prima di me interverranno il sindaco Iseppi,  Laura Montefiori, Sindaco del Consiglio Comunale dei ragazzi, Jean-Jacques Duprat, vice presidente dell’ A.G.D. e Sindaco di Chamboret (Francia).

Nel pomeriggio parteciperò agli eventi organizzati dall’Anpi al Parco Urbano di Forlì, quindi a seguire a San Lorenzo in Noceto per una festa in onore della Liberazione.

 

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Fondazione CariFO: parliamone

In queste settimane a Forlì e nel territorio si fa un gran parlare, giustamente, di ciò che avverrà alla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì con il rinnovo dei suoi organi. Lo si fa nei corridoi, nelle riunioni riservate, negli incontri a tu per tu, nelle telefonate. Mi sono permesso di dire in una intervista al ‘Carlino’ di Forlì (che puoi scaricare qui) che si tratta di un argomento sul quale la città (non il deputato Marco Di Maio: io sono già stato consultato riservatamente e ho espresso in via riservata le stesse tesi che ho espresso pubblicamente) deve essere coinvolta. Punto.
L’ho fatto interpretando il sentimento di tantissime persone che hanno a cuore la Fondazione e il territorio.

Io poi ho le mie idee: ma non spetta a me decidere chi deve fare il presidente (giustamente) ne mi permetterei di contrastare pubblicamente o internamente una persona solo per uno scontro fine a se stesso. E ho anche detto che come esponente del PD, non mi interessa mettere qualcuno del PD alla guida della Fondazione. Ho detto che, visto il sentimento popolare diffuso anche nel nostro territorio, bisogna fare attenzione a non dare l’idea che non si interpreta l’esigenza di cambiamento. Cambiamento che non significa mettere da parte chi ha più esperienza, anzi: al contrario immagino e vorrei (vorremmo) un cambiamento in cui chi ha più esperienza affianchi e sostenga un rinnovamento basato sulla qualità.
Non solo il solo a pensarlo, mi faccio però portavoce di un pensiero diffuso e sottaciuto, al quale penso sia giusto dar voce.

Non ce l’ho con nessuno e rispetterò la scelta dei soci della Fondazione, con i riti e le regole che quell’ente ha. Rispetterò e collaborerò con qualsiasi nome sarà scelto per la presidenza, compreso quello molto autorevole dell’avvocato Roberto Pinza, citato dal presidente della Provincia, Massimo Bulbi. Il quale mi attribuisce in un suo intervento frasi, pensieri e giudizi mai pronunciati. Lo dico senza polemica, ma solo per amore di verità. Ho solo detto che il metodo deve, a mio parere, essere diverso. Non è una ingerenza. Lo sarebbe stato se avessi fatto un nome: prendo atto, invece, che è il presidente Bulbi a fare un nome e auspicare una candidatura. Sono certo che la sua non vuole essere una ingerenza.

Ho dato voce a ciò che tantissimi pensano in città e nel territorio forlivese; un pensiero diffuso tra cittadini, sindaci, amministratori, dirigenti di associazioni di categoria, sindacati, ordini professionali; pensiero che lo stesso presidente attuale della Fondazione, Piergiuseppe Dolcini, ha scritto nella presentazione dell’ultimo “Documento programmatico previsionale 2013” (pag. 7). Lo cito testualmente:

“Il tema è […] quello della rappresentatività e dei criteri per la composizione degli Organi. In particolare ci sembra opportuno che vengano riviste e riesaminate le modalità per diventare Soci dell’Assemblea. E’ la regola della cooptazione che a nostro avviso deve essere superata. Se la Fondazione ha finalità di carattere pubblico e collettivo […] ci sembra non rispondente a questi obiettivi di interesse generale il criterio della cooptazione, in forza del quale entrano coloro che sono di gradimento ai Soci dell’Assemblea, che non sempre possono essere rappresentativi degli interessi e delle esigenze di sviluppo della comunità di riferimento. Una riforma, questa, che riteniamo opportuna e che a cominciare da subito dovremmo considerare fra le cose da fare”.

Allora se così stanno le cose, ed è la stessa Fondazione a sottolinearlo; se è vero che la Fondazione è un ente di diritto privato ma interviene vigorosamente (e con merito) nelle politiche pubbliche con risorse fresche e vitali; se è vero che ci sono cose da cambiare; se è vero che i bisogni del territorio sono in continuo mutamento; se è vero tutto questo, la nostra richiesta è solo una: discutiamo insieme a chi è interessato a farlo NON DI CHI farà il presidente, MA DI COSA dovranno fare il nuovo presidente e i nuovi organi della Fondazione. Altrimenti sì, il rischio è solo quello di parlare di persone e non di cose concrete.

Marco

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Cultura dichiarazioni

Ripartire dalla Cultura: tocca a noi

Ho sottoscritto con convinzione al manifesto “Ripartire dalla cultura” promosso da Federculture, MAB Musei Archivi Biblioteche, AIB – Associazione Italiana Biblioteche, ANAI – Associazione Nazionale Archivistica Italiana, ICOM Italia- International Council of Museums, Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli, FAI – Fondo Ambientale Italiano, Italia Nostra, Legambiente.

Campagna che ha come proposte cardine:

• Puntare sulla centralità delle competenze
• Promuovere e riconoscere il lavoro giovanile nella cultura
• Investire sugli istituti culturali, sulla creatività e sull’innovazione
• Modernizzare la gestione dei beni culturali
• Avviare politiche fiscali a sostegno dell’attività culturale

La cultura è prima di tutto un diritto fondamentale dei cittadini, un bene comune ben scolpito nell’art.9 della nostra Costituzione: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.

Per troppo tempo ci si è limitati a slogan usati solo a scopo promozionale per il nostro patrimonio storico-culturale e mentre si consumavano discorsi pieni di frasi, le nostre città, i nostri territori, le nostre istituzioni culturali e dello spettacolo iniziavano a mostrare i segni dell’abbandono e dell’incuria, di devastazione del paesaggio, di assenza di politiche sistemiche ed economiche (negli ultimi anni lo Stato ha investito per la cultura solo lo 0,11% del Pil).

Il sapere, la cultura, la creatività rendono più forte la democrazia e più giusta la società e rappresentano per l’Italia una via d’uscita dalla crisi. Credo fermamente che il futuro dell’Italia dipenda anche dalla centralità accordata all’investimento culturale (oltre che alla scuola e all’educazione), da concretizzare attraverso strategie di ampio respiro accompagnate da interventi di modernizzazione e semplificazione burocratica. La nostra identità nazionale si fonda indissolubilmente su un’eredità storica culturale unica al mondo; elemento essenziale per vivere il presente e preparare un futuro di prosperità economica e sociale, fondato sulla capacità di produrre nuova conoscenza e innovazione.

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Cultura interventi

Novecento italiano

Molto interessante e da vedere la mostra sul Novecento italiano che fino al 16 giugno sarà visibile al San Domenico a Forlì. Operazione culturale importante che però non deve minimizzare ciò che è stato il Ventennio: una fase buia della storia, che non può trovare alcuna attenuante e che non vogliamo più rivivere.