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Caro benzina, il problema sono accise e tasse di scopo

Il caro carburanti ha una sola origine e cioé quelle tasse di scopo per interventi specifici che dovevano essere a durata limitata e che, invece, anno dopo anno si sono accatastate divenendo tasse permanenti, facendo balzare il prelievo fiscale sui carburanti, tra accise e IVA sulle accise, all’attuale 60% . Un prelievo che solo nel 2012 ha portato allo Stato introiti per oltre 27 miliardi di euro ma che ha messo in crisi tutto il sistema e impoverito gli italiani che a stento riescono a fare un pieno di benzina.

La misura è colma e lo dimostrano anche le azioni intraprese in questi giorni dalla categoria dei benzinai, pur essendo estrema e non condivisibile, può essere compresa da tanti punti di vista. Il vero problema non sono gli aumenti ciclici in vista del periodo estivo ma l’eccessivo peso dello Stato che porta i prezzi fuori mercato e ben oltre la media europea. A questo punto è necessario un cambio di rotta, che si può concretizzare nell’immediato rendendo operativo il progetto di sterilizzazione dell’IVA, di cui a fasi alterne si parla dal 2008 ma che è rimasto per il momento inattuato. E’ tempo di riprendere in mano questo piano di lavoro e siamo certi che il Presidente Letta saprà tener fede al programma politico  presentato in campagna elettorale che assicurava  questo specifico intervento.

Allo stesso modo siamo fiduciosi che il Governo, considerate le polemiche di questi giorni in merito allo sciopero annunciato dai distributori di carburanti sulla rete autostradale, possa prendere in considerazione le numerose richieste dei tanti deputati che hanno presentato diversi emendamenti al DL Fare per dare soluzione ai numerosi problemi di quella categoria, quantomeno dando loro un segnale positivo attraverso lo sblocco del bonus fiscale in loro favore, che peraltro non comporta oneri per il bilancio pubblico.

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Dometic, interessato il ministero dello sviluppo economico

La scelta di Dometic di chiudere tutte le produzioni in Italia per trasferirle con ogni probabilità in Cina, è fatto gravissimo. Lo è per l’economia locale, lo è per i lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro, lo è per la totale chiusura a qualsiasi tipo di accordo, non prendendo neppure in considerazione la disponibilità manifestata dai dipendenti dell’azienda di compiere sacrifici per mantenere la produzione in Italia. 

È un fatto grave. Le istituzioni locali sono al lavoro per cercare un’ultima possibilità di accordo e a loro, oltre che in primo luogo ai lavoratori, va assicurato tutto il sostegno possibile. Ho interessato il ministero dello sviluppo economico sulla vicenda, per verificare se è possibile un intervento diretto nei confronti della proprietà della multinazionale.
È un episodio che fa riflettere anche sul modello di sviluppo del nostro Paese e sulla sua competitività. Se è vero che non possiamo giocare la carta della competizione sulla riduzione dei diritti e degli stipendi dei lavoratori, è pur vero che molto si può ancora fare nella direzione della semplificazione burocratica, della riduzione carico fiscale, di un più facile accesso al credito e di una maggior attrattività del nostro Paese nei confronti degli investitori stranieri. Su questi temi l’impegno in parlamento sarà totale.
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Incontro con il sistema produttivo: impegno reciproco per sostenere le imprese

Lunedì pomeriggio alla Camera di commercio di Forlì-Cesena, ho partecipato ad un incontro con i rappresentanti di tutte le categorie economiche del territorio provinciale. Una occasione di confronto densa di contenuti, ispirata dalla comune preoccupazione per la situazione economica, in cui era palpabile l’esasperazione per il protrarsi della crisi (la più lunga nella storia d’Italia) da parte degli imprenditori presenti; ma era evidente anche la ferma volontà di non rassegnarsi al declino e di voler continuare a investire nella propria azienda e sul futuro del territorio forlivese.

Forte è arrivata verso i rappresentanti delle istituzioni come il sottoscritto, la richiesta da parte di tutte le associazioni di attivare al più presto azioni concrete per sostenere la piccola e media impresa, l’ossatura del sistema economico italiano senza cui non è possibile far ripartire l’occupazione.

Si chiedono misure concrete e urgenti per la semplificazione burocratica, gli incentivi a chi investe, il supporto del sistema bancario, sia direttamente allentando i vincoli che ne frenano lo sviluppo, sia indirettamente sostenendo i confidi. E poi una seria riforma delle istituzioni e della politica, a cominciare dalla legge elettorale (e qui non si può dire che non avessimo un’opportunità per dare un segnale vero di buona volontà).

Senza fare promesse irrealizzabili, mi sono limitato ad assicurare il massimo impegno possibile nel lavorare in sinergia con le associazioni e le imprese del territorio, nel rispondere alle loro sollecitazioni; ma ho chiesto anche alla Camera di commercio e alle associazioni di categoria un impegno, ossia quello di incontrarci periodicamente per mettere a punto proposte mirate di cui possa farmi portavoce in Commissione Finanze (di cui faccio parte), dove si trattano tutte le questioni legate al fisco, alle banche, assicurazioni, agevolazioni. Un impegno reciproco ad affiancare all’analisi (spesso anche critica) anche la proposta.

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“Impegni concreti per l’occupazione giovanile”

Un impegno concreto del Governo italiano in sede europea per sostenere l’occupazione giovanile. E’ quanto contenuto nella mozione presentata alla Camera dal deputato forlivese Marco Di Maio assieme a molti altri giovani parlamentari di tutti gli schieramenti (nessuno escluso, dal M5S al Pdl) in vista del prossimo Consiglio europeo del 27-28 giugno.

“L’obiettivo di questa mozione – afferma il 29enne deputato forlivese – è sostenere con forza l’impegno che il presidente del consiglio Enrico Letta si è più volte solennemente assunto di voler puntare i piedi sul sostegno europeo alle misure di contrasto alla disoccupazione giovanile, ormai una piaga non solo per l’Italia ma per tutto il continente. L’Europa non può essere solo rigore, deve essere anche opportunità. Per questo nel testo chiediamo vengano assunti impegni concreti per incentivare le assunzioni di giovani lavoratori, che si punti sulla formazione, sulle risorse che servono per finanziare la ripresa economica e occupazione di cui l’Italia ha disperato bisogno”.

La mozione chiede “ulteriori risorse nell’ambito del Fondo sociale europeo contro la disoccupazione giovanile nonchè per i fondi Eures e Erasmus e la possibilità di utilizzare già nel 2014 la quota parte per l’Italia dei complessivi 6 miliardi della Youth employment iniative”. “Soldi freschi che, se stanziati, avrebbero ricadute su tutti i territori, anche sul nostro”, conclude Marco Di Maio.

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Web Economy Forum, il futuro dell’economia passa da qui

Ho partecipato con grande entusiasmo al lancio del “Web Economy Forum”, progetto di dimensione romagnola (sostenuto da Camere di Commercio di Forli-Cesena, Rimini e Ravenna e dal Gruppo Sole 24 ore, nonchè umilmente anche dal sottoscritto) con lo scopo di tradurre in opportunità reali le potenzialità della Rete per lo sviluppo locale. L’idea, che unisce idealmente 114 mila imprese delle tre province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini durerà dieci mesi e sarà importante non solo perché aiuterà le imprese manifatturiere a collaborare tra loro ma avrà l’obiettivo di rilanciare in maniera coordinata l’economia dell’area vasta di Romagna, sfruttando le immense potenzialità della Rete.

Le piccole e medie imprese italiane che hanno utilizzato il web hanno avuto risultati migliori intermini di opportunità , nuove relazioni e innovazione. Numerose ricerche dimostrano che le aziende su internet fatturano, assumono ed esportano di più di quelle che non vantano questa presenza. Internet serve a potenziare l’export e ad assumere nuovi dipendenti, specialmente giovani e specializzati.
La web economy richiede delle specializzazioni che non tutte le imprese hanno, specialmente quelle di piccole dimensioni. Offrire l’opportunità di confrontarsi e aumentare il grado di collaborazione interna in un’ottica di area vasta, significa risparmiare, ma anche avvalersi di strutture, percorsi e figure professionali che un’ impresa singola non potrebbe permettersi.

C’è molto da lavorare su questo punto a livello nazionale, dove il Governo Letta sta riprendendo in mano il tema dell’agenda digitale. Tuttavia la questione di una agenda digitale romagnola è da assumere come una priorità per costruire un modello di sviluppo basato sull’innovazione e sulla qualità dell’occupazione.

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Confermare le detrazioni per riqualificazione energetica ed edilizia

Ho presentato un’interrogazione al ministro dell’Economia e delle Finanze, Fabrizio Saccomanni, per chiedere al Governo  di prorogare la maggiorazione della detrazione in materia di ristrutturazione edilizia e di riqualificazione energetica attualmente in vigore, “data l’importanza vitale che questi provvedimenti hanno sul fronte di un corretto sostegno al settore dell’edilizia e della promozione di una migliore qualità ambientale”.
Di seguito il testo integrale.

* * *

Al Ministro dell’economia e delle finanze – Per sapere – premesso che:

la detrazione fiscale del 36 per cento delle spese sostenute per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio è stata introdotta dall’articolo 1, comma 5, della legge 27 dicembre 1997, n. 449;
la norma è stata successivamente modificata e prorogata e, infine, resa stabile con il nuovo articolo 16-bis nel D.P.R. n. 917 del 1986 (TUIR), introdotto dall’articolo 4 del decreto legge n. 201 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214;
la detrazione del 55 per cento delle spese per interventi di riqualificazione energetica degli edifici è contenuta nei commi da 344 a 349 dell’articolo unico della legge finanziaria 2007 (legge n. 296 del 2006);
successivamente, tale normativa è stata più volte prorogata e modificata, in particolare per quanto riguarda le procedure da seguire per avvalersi correttamente delle agevolazioni;
il decreto legge n. 201 del 2011, all’articolo 4, oltre a prorogare al 31 dicembre 2012 le agevolazioni fiscali in materia di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio, ha messo a regime tali detrazioni riducendone tuttavia l’aliquota, poiché era prevista l’applicazione della detrazione del 36 per cento come modificata dal nuovo articolo 16-bis del TUIR a decorrere dal 1° gennaio 2013;
per effetto delle norme contenute nell’articolo 11 del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, convertito con modificazioni dalla legge 7 agosto 2012, n. 134, in relazione alle spese per le ristrutturazioni edilizie sostenute dal 26 giugno 2012 fino al 30 giugno 2013, è previsto un innalzamento della detrazione a fini Irpef dal 36 al 50 per cento e del limite dell’ammontare complessivo da 48.000 a 96.000 euro. Inoltre, per le spese di riqualificazione energetica degli edifici sostenute dal 1° gennaio al 30 giugno 2013 spetta una detrazione del 55 per cento delle stesse spese;
dal 1° luglio 2013, di conseguenza, tornerà operativa la predetta disciplina a regime che consente la detrazione del 36 per cento per entrambi i tipi di spesa, con un limite dell’ammontare complessivo di 48.000 euro per la detrazione per le ristrutturazioni edilizie -:

se il Governo sia intenzionato a prorogare la maggiorazione della detrazione in materia di ristrutturazione edilizia e di riqualificazione energetica attualmente in vigore, data l’importanza vitale che questi provvedimenti hanno sul fronte di un corretto sostegno al settore dell’edilizia e della promozione di una migliore qualità ambientale.

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Pagamento dei debiti dello Stato, benefici anche locali

La politica deve rispondere con concretezza ai tanti problemi irrisolti che attanagliano il nostro Paese: il voto alla Camera di oggi è un grande passo in questa direzione. L’approvazione del decreto che sancisce il pagamento di parte del debito che lo Stato ha nei confronti delle imprese italiane, è un atto importante e che finalmente rende giustizia ad un settore produttivo che ha pagato le inadempienze e il lassismo di questi anni.

Peraltro è un toccasana anche per lo stato difficile dei Comuni italiani, specie quelli più piccoli, poiché la misura che abbiamo approvato, rappresenta un allentamento (seppur parziale) dei vincoli imposti dal patto di stabilità, che in questi anni/mesi ha finito con lo ‘strangolare’ la possibilità di azione degli enti locali. Anche per il sistema delle Autonomie locali, è un primo passo importante.

Lo dimostrano le cifre diffuse dalla Provincia di Forlì-Cesena e dal Comune di Forlì, che confermano che anche là dove le amministrazioni locali sono ben amministrate, è doveroso consentire un alleggerimento dei vincoli fissati dal patto di stabilità. In questo senso in Parlamento stiamo lavorando affinché si possa arrivare almeno ad un parziale avanzamento di questo faticoso processo, comunque vincolato ad un cambio di linea da parte delle politiche europee: dalla sola austerità, ad una maggior flessibilità che consenta all’economia di riprendere fiato.

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Sbloccato lo pagamento dei debiti dello Stato: aiutiamo le imprese con la concretezza

La politica deve rispondere con concretezza ai tanti problemi irrisolti che attanagliano il nostro Paese: il voto alla Camera di oggi è un grande passo in questa direzione. L’approvazione del decreto che sancisce il pagamento di parte del debito che lo Stato ha nei confronti delle imprese italiane, è un atto importante e che finalmente rende giustizia ad un settore produttivo che ha pagato le inadempienze e il lassismo di questi anni. Peraltro è un toccasana anche per lo stato difficile dei Comuni italiani, specie quelli più piccoli, poiché la misura che abbiamo approvato, rappresenta un allentamento (seppur parziale) dei vincoli imposti dal patto di stabilità, che in questi anni/mesi hanno finito con lo ‘strangolare’ la possibilità di azione degli enti locali. Anche per il sistema delle Autonomie locali, è un primo passo importante.

Una boccata d’aria buona, che ripara allo sgarbo che le aziende italiane hanno subito e che rappresenta una iniezione di liquidità con pochi precedenti negli ultimi anni. Una manovra di stimolo importante e che non rappresenta certo l’esaurimento di ciò di cui c’è bisogno per sostenere le imprese; si tratta, però, di un buon inizio per questa legislatura, che avrà un senso solo se si occuperà concretamente di economia.

Ora bisogna proseguire con interventi che possano alleggerire o quanto meno rendere più equo il carico fiscale sulle imprese, in particolare sul lavoro; intervenire sull’Imu senza propaganda post-elettorale, ma con giudizio e avendo a cuore la centralità del sistema produttivo per uscire dalla crisi. Dare attuazione ad un grande piano per far ripartire l’occupazione giovanile, con sgravi e incentivi. A questo proposito, bisogna al più presto assicurare il mantenimento delle detrazioni previste per le ristrutturazioni edilizi e per la riqualificazione energetica, due filoni che sono l’asse portante per il sostegno al settore delle costruzioni, che assieme al suo indotto rimane trainante per l’economia italiana. Attendiamo in Commissione Finanze l’analisi e la discussione su questi e molti altri temi che ci stanno a cuore.

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I miei appuntamenti per il Primo Maggio

Primo maggio sul territorio forlivese. In mattinata sarò impegnato in diverse iniziative e incontri pubblici, tra cui alle 10 una assemblea pubblica presso il circolo “Musicisti” di via Dragoni, 57 a Forlì (di fronte al parco di via Dragoni). Alle 12 interverrò ad un evento pubblico a Villa Rotta, mentre nel pomeriggio alle 16 sarò in piazza Saffi per presenziare alla manifestazione unitaria organizzata da Cgil, Cisl e Uil.

Ora che c’è un Governo (per quanto lontano dalle nostre-mie aspettative) bisogna dare risposte immediate ai problemi enormi che riguardano il mondo del lavoro. E in primo luogo occorre finanziare la cassa integrazione in deroga, sbloccare il patto di stabilità per dare fiato agli investimenti e risolvere il dramma degli esodati. Cose da fare subito e su cui si misurerà la cifra della volontà di cambiamento con cui il premier Enrico Letta si è presentato al parlamento.

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Finanziare subito gli ammortizzatori sociali in deroga

Ci sono delle emergenze che non aspettano che si formi un Governo. Il nostro Paese è innegabilmente in un vortice di recessione che, se non adeguatamente aggredita, rischia di portarci ad una deriva irreversibile. Tra queste emergenza c’è quella di rifinanziare la cassa integrazione in deroga, che in assenza di provvedimenti rischia di essere a secco a partire da maggio. Il che significa provocare enormi conseguenze sul piano sociale.

Per questo assieme al capogruppo Roberto Speranza e a molti altri colleghi deputati del Partito Democratico, ho sottoscritto una mozione nella quale si chiede al Governo di “ad assumere ogni iniziativa utile, anche con carattere d’urgenza, per assicurare la copertura finanziaria per il ricorso agli ammortizzatori sociali in deroga necessari per tutto l’anno 2013, indispensabili per attenuare le drammatiche conseguenze sull’occupazione provocate dal protrarsi della crisi economica”.

Il testo completo della mozione
La Camera,
premesso che:
il drammatico contesto socio-economico che caratterizza da diversi anni il nostro Paese non mostra segnali di miglioramento; i dati Istat relativi al gennaio 2013, rilevano l’aggravarsi di una condizione già di estrema difficoltà: gli occupati sono 22 milioni 688 mila, in calo dello 0,4 per cento (-97 mila unità) rispetto a dicembre 2012; su base annua si registra una diminuzione dell’1,3 per cento, (-310 mila unità) che riguarda sia gli uomini sia le donne; il tasso di occupazione è pari al 56,3 per cento, in calo di 0,3 punti percentuali nel confronto congiunturale e di 0,7 punti rispetto a dodici mesi prima; il numero di disoccupati, pari a 2 milioni 999 mila, aumenta del 3,8 per cento rispetto a dicembre (+110 mila unità). Su base annua si registra una crescita del 22,7 per cento (+554 mila unità) e anche in questo caso riguarda sia la componente maschile sia quella femminile; il tasso di disoccupazione si attesta all’11,7 per cento, in aumento di 0,4 punti percentuali rispetto a dicembre e di 2,1 punti nei dodici mesi; tra i 15 e i 24 anni le persone in cerca di lavoro sono 655 mila e rappresentano il 10,9 per cento della popolazione in questa fascia d’età. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, ovvero l’incidenza dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca, è pari al 38,7 per cento, in aumento di 1,6 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 6,4 punti nel confronto tendenziale;
la crisi economica ha fortemente indebolito il sistema produttivo italiano, reso più fragile ed esposto a una crisi di competitività che si ripercuote sui lavoratori e sul loro posto di lavoro, sempre più a rischio; per far fronte a quella che si va delineando come una vera e propria emergenza sociale occorre sfruttare tutti gli strumenti a disposizione dello Stato al fine di attenuare gli effetti della grave recessione sulle famiglie italiane;
nel corso della scorsa legislatura, l’allora Ministro del lavoro e delle politiche sociali si è mostrato consapevole della drammaticità del momento e dell’urgenza di operare al fine di scongiurare un ulteriore e pericoloso deterioramento della situazione, impegnandosi a tale scopo e dichiarando – nel corso della seduta d’Assemblea del Senato del 20 settembre 2012 – che sarebbero state reperite le risorse per soddisfare le richieste delle regioni in ordine agli ammortizzatori sociali sia per il 2012 che per il 2013;
successivamente a tali dichiarazioni, alla Camera dei deputati, per iniziativa del Partito democratico, furono approvati in occasione dell’esame della legge di stabilità l’ordine del giorno 9/5534-bis-A/46 e successivamente la risoluzione in Commissione 7-01048 volti ad assicurare le risorse finanziarie destinate agli ammortizzatori sociali in deroga;
le stime dell’Unione europea sulla crescita in Italia indicano un ulteriore calo del Pil nel 2013 nell’ordine del 1 per cento, con un netto peggioramento rispetto al –0,5 per cento previsto a novembre. Tale tendenza negativa è dovuta al calo degli investimenti dovuto anche per le stretta creditizia nel settore privato e al calo dei consumi per gli stipendi sempre più bassi. Una timida ripresa dello 0,8 per cento, non arriverà prima del 2014, quando «l’incertezza sarà ridotta»;
a quattro anni dall’accordo tra Stato, regioni e province autonome sugli ammortizzatori sociali in deroga e le politiche attive, sottoscritto nel febbraio del 2009 e rinnovato nell’aprile del 2011, con validità fino alla fine del 2012 si può disporre di dati attendibili e utili a verificare l’efficacia di tali strumenti e l’entità delle risorse realmente necessarie per non trovarsi impreparati di fronte al protrarsi della congiuntura negativa;
nel febbraio scorso, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, sulla base delle risorse messe a disposizione dalla legge di stabilità per l’anno 2013, ha firmato i primi tredici accordi per ammortizzatori in deroga relativi al 2013 con le regioni Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Piemonte, Puglia, Sardegna, Toscana, Umbria, nonché alla provincia autonoma di Trento, mentre ancora non risultano conclusi gli accordi con le rimanenti regioni;
tuttavia, proprio dal fronte regionale, così come da quello sindacale si denuncia che le risorse finanziarie attualmente disponibili non potranno affrontare le richieste di proroga per i periodi da maggio in poi, prospettando il rischio di una vera e propria emergenza sociale,

impegna il Governo
ad assumere ogni iniziativa utile, anche con carattere d’urgenza, per assicurare la copertura finanziaria per il ricorso agli ammortizzatori sociali in deroga necessari per tutto l’anno 2013, indispensabili per attenuare le drammatiche conseguenze sull’occupazione provocate dal protrarsi della crisi economica.