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Decreto agosto, tutte le misure per il Lavoro

Si introducono importanti agevolazioni fiscali per le aree svantaggiate e ulteriori nuove indennità specifiche per alcuni settori. Vengono inoltre prolungate e rafforzate alcune delle misure a sostegno dei lavoratori varate con i precedenti provvedimenti.

In primo luogo viene introdotto uno sgravio del 30 % sui contributi pensionistici per le aziende situate nelle aree svantaggiate, con l’obiettivo di stimolare crescita e occupazione. Il decreto finanzia la misura per il periodo ottobre-dicembre 2020, in attesa che questa venga estesa sul lungo periodo con prossimi interventi. Prolungati per un massimo di diciotto settimane complessive i trattamenti di cassa integrazione ordinaria, assegno ordinario e cassa integrazione in deroga previsti per l’emergenza.

Per le aziende che non richiederanno l’estensione dei trattamenti di cassa integrazione verrà riconosciuto l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali per un massimo di quattro mesi, entro il 31 dicembre 2020. Fino a tale data, vengono inoltre escluse dal versamento dei contributi previdenziali, per un massimo di sei mesi dall’assunzione, le aziende che assumono lavoratori subordinati a tempo indeterminato, in presenza di un aumento dell’occupazione netta.

Per i datori di lavoro che non hanno integralmente fruito della cassa integrazione o dell’esonero dai contributi previdenziali resta precluso l’avvio delle procedure di licenziamento individuali e restano sospese quelle avviate dopo il 23 febbraio 2020. Inoltre, si conferma la sospensione delle procedure di licenziamento collettivo. Queste disposizioni non si applicano in caso di licenziamenti motivati dalla cessazione definitiva dell’attività dell’impresa.

È possibile rinnovare o prorogare, per un periodo massimo di 12 mesi (fermo restando il limite complessivo di 24 mesi) e per una sola volta, i contratti di lavoro subordinato a tempo determinato anche in assenza di causale.
Sono previsti ulteriori 400 euro per il reddito di emergenza per le famiglie più bisognose.
Vengono prorogate per ulteriori due mesi la Nuova assicurazione sociale per l’impiego (Naspi) e l’indennità di disoccupazione mensile “DIS-COLL” per i collaboratori coordinati e continuativi il cui periodo di fruizione termini nel periodo compreso tra il 1° maggio 2020 e il 30 giugno 2020.

Vengono introdotte nuove indennità per alcune categorie di lavoratori. Tra queste, 1.000 euro per gli stagionali del turismo, degli stabilimenti termali e dello spettacolo danneggiati dall’emergenza COVID-19 e per altre categorie di lavoratori (iscritti al Fondo pensioni lavoratori dello spettacolo in possesso di determinati requisiti, dipendenti stagionali appartenenti ad altri settori, gli intermittenti e gli incaricati di vendite a domicilio). Si prevede un’indennità di 600 euro per i lavoratori marittimi e gli stagionali sportivi.

Viene aumentata di 500 milioni di euro per il biennio 2020-21 la dotazione del Fondo nuove competenze introdotto dal “decreto rilancio” (decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34) per la formazione e per favorire percorsi di ricollocazione dei lavoratori.

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Il ministro Bellanova in diretta Facebook: “Tutelare il made in Italy e tutti i lavori della filiera agroalimentare. ‘Click day’ immorale”

“L’indicazione principale è quella di seguire i consigli che sono stati dati dal governo sulla base dei suggerimenti della comunità scientifica. Le persone che non hanno necessità di uscire e che non hanno obblighi lavorativi devono stare a casa in questo momento”. Lo ha affermato la ministra dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, nella diretta Facebook del 19 marzo con il deputato romagnolo di Italia Viva, Marco Di Maio.

Riguardo all’Europa e come possa essere tutelata la nostra filiera agroalimentare in un momento di crisi generato dalla diffusione mondiale del Coronavirus, Bellanova ha detto: “Dobbiamo fare in modo che l’Europa sia davvero una casa comune dove tutti i cittadini si sentano in una condizione di protezione. Sono contenta che la Commissione ha fatto un documento per dire che i prodotti agroalimentari sono un bene essenziale al pari dei prodotti sanitari e devono avere libera circolazione, e che alle frontiere non ci devono essere degli intoppi come è successo domenica sera con gli 80 chilometri di coda al Brennero”.

“Un altro impegno che i ministri europei devono assumersi – ha aggiunto la ministra – è il contrasto alle pratiche sleali, perché nessuno deve chiedere ai nostri produttori un certificato in più rispetto a quelli previsti per attestare la salubrità delle nostre merci. I prodotti che mettiamo nei nostri scaffali e che distribuiamo in giro per il mondo sono altamente di qualità e sono sottoposti a controlli eccezionali”.

La ministra dell’Agricoltura ha invocato anche un sostegno al nostro made in Italy e ha lanciato una grande campagna di comunicazione: “Dobbiamo consumare i prodotti che le nostre imprese ogni giorno mettono nella nostra disponibilità. Questo però non significa che non possiamo fare a meno dei mercati esteri: presidiamo quelli dove eravamo già forti e conquistiamo quei mercati dove c’è la disponibilità di consumatori che possono permettersi il costo del made in Italy, più alto perché si porta dietro il valore del rispetto delle buone pratiche produttive, dei lavoratori, della salute”.

E sugli assalti ai supermercati il ministro ha affermato: “Non c’è bisogno di prendere d’assedio i supermercati perché l’approvvigionamento è garantito proprio grazie a quelle persone che in maniera encomiabile, pur con tutte le difficoltà, stanno continuando a garantire i corretti approvvigionamenti. Anche l’assembramento nei supermercati può essere una fonte di contagio e sicuramente fonte di stress ulteriore per le persone che stanno generosamente svolgendo il loro lavoro nelle catene commerciali”.

Infine un riferimento alle partite IVA e al “click day”: “Quello dei lavoratori autonomi e delle partite Iva è un tema che merita grandissima attenzione. In questi giorni mi hanno scritto tanti lavoratori e lavoratrici che erano per esempio impegnati nelle grandi fiere che sono state tutte rinviate. 600 euro sono un primo passo ma non sicuramente risolutivo. E io su questo voglio invitare tutti noi, da me al presidente dell’Inps e ogni altro che ha una funzione, di non affezionarsi a dei cliché. Il click day è immorale, non può essere quello lo strumento con il quale ci facciamo carico di queste persone” ha concluso.

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Coronavirus, dimezzare le rette di marzo per asili nido e scuole dell’infanzia

Dopo la seconda settimana di chiusura, è necessario che ogni istituzione faccia la propria parte per venire incontro alle esigenze delle famiglie. Per questo è opportuno che in tutte le scuole del territorio si prenda in considerazione il dimezzamento della retta mensile di marzo per le famiglie che hanno figli alla scuola dell’infanzia o negli asili nido comunali.

Oltre allo straordinario lavoro che stanno svolgendo i professionisti della sanità e tutti coloro che sono impegnati nella gestione dell’emergenza va detto che senza il contributo delle singole famiglie non sarebbe possibile gestire questa difficilissima fase. La riduzione della quota si può applicare in maniera automatica e valere sulla retta effettivamente versata in base ai parametri previsti nelle scuole comunali nei singoli comuni, senza ulteriori passaggi burocratici a carico dei genitori.

Non può certo pesare solo sui Comuni lo sforzo di queste settimane: è chiaro che il dimezzamento della retta di un mese comporta un peso importante per un bilancio comunale, ma è uno sforzo necessario per mandare un segnale di attenzione. Serve anche che la Regione e il Governo mettano in campo misure straordinarie di compensazione alle famiglie e di supporto ai Comuni che dovessero prendere decisioni come queste. A tal proposito, a livello nazionale abbiamo avanzato alcune proposte al Governo, tra cui l’ipotesi di estendere l’importo del “bonus asili” e di introdurre da subito l’assegno unico per le famiglie.

D’altra parte chiunque sia a contatto con le persone sa che la giusta scelta di chiusura delle scuole per contenere la diffusione del virus, ha provocato maggiori costi per le famiglie che hanno dovuto, ad esempio, pagare una baby sitter e la retta scolastica senza usufruire del servizio; o che hanno dovuto prendere giorni di ferie dal lavoro; o che hanno dovuto stravolgere i piani e la programmazione familiare.

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Plastic-tax, non è così che si promuove l’ecologia: la battaglia di Italia Viva per eliminarla

Ho partecipato alla manifestazione indetta a Roma da operatori e lavoratori delle imprese legate alla plastica e al settore alimentare che protestavano contro plastic e sugar tax.

E’ necessario promuovere una riconversione ecologica del nostro sistema produttivo, ma non lo si può fare con un approccio punitivo, con tasse che non condizionano le abitudini di consumo dei cittadini e, invece, rischiano di ridurre posti di lavoro e accrescere le spese per le famiglie. Serve un approccio premiale, che dia valori ai comportamenti virtuosi e incentivi le corrette abitudini. 

Queste due imposte sono già state notevolmente ridotte rispetto alle previsioni iniziali, ma restano pesanti per le imprese del settore e per l’indotto; rischierebbero di esserne colpite migliaia di lavoratori della filiera agroalimentare (e non solo ovviamente), oltre che esserci la certezza di un aumento della spesa per le famiglie e i consumatori. Non è ciò che serve in questo momento.

Assieme ai colleghi di Italia Viva stiamo lavorando in maniera leale e costruttiva con il Governo, nella convinzione che insieme al ministro Gualtieri e alla maggioranza si riuscirà a trovare una soluzione. Non possiamo dimenticare che questo Governo è nato proprio per evitare l’aumento della tassazione e infatti si eviterà l’incremento di 23 miliardi di tasse lasciato da Salvini che aveva previsto l’aumento Iva al 25,2% dal primo gennaio 2020. Con l’Iva, i telefonini, le auto aziendali, la cedolare secca e altri temi, ci siamo riusciti: ora il nostro impegno è impedire che le cittadine e i cittadini siano sottoposti a nuovi balzelli.

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Ambiente dichiarazioni Economia e Finanza Lavoro Politica PrimoPiano

Il caso Ilva e la tutela dei lavoratori e dell’ambiente

Tiene banco in questi giorni, giustamente, la vicenda Ilva. Partiamo subito da quello che da parlamentare della Repubblica ho fatto. Ho immediatamente sottoscritto un emendamento al decreto fiscale che su iniziativa della collega Raffaella Paita, abbiamo presentato come gruppo parlamentare di Italia Viva. Il testo, se approvato, consentirà di introdurre lo scudo penale per chi deciderà di investire su Ilva. Un’azione concreta per togliere ogni alibi ad Arcelor Mittal e mettere al riparo da rischi connessi alla precedente gestione chiunque (compreso Mittal) deciderà di investire su Taranto. Il destino di Ilva è un tema troppo importante per l’Italia per non tentare ogni strada che eviti di bloccare l’industria italiana dell’acciaio. Lasciando da parte polemiche di ogni genere. 

A rischio ci sono, oltre agli 8.200 lavoratori di Taranto, anche i circa 3.500 impiegati nelle aziende dell’indotto, alle quali l’azienda ha già ridotto i contratti di fornitura e servizi. Secondo l’istituto di ricerca Svimez, chiudere l’Ilva provocherebbe una perdita pari all’1,4 per cento del prodotto interno lordo in Italia.Ci si può anche soffermare sul voto in commissione Industria al Senato per fare una strumentale polemica politica che non serve assolutamente a nulla. Tuttavia, la verità è una sola: con il primo decreto del 2015, all’articolo 2, l’allora governo Renzi introdusse l’immunità penale per i fatti pregressi. Con il “decreto crescita” varato dal Governo Lega-M5S e approvato definitivamente a giugno 2019 (articolo 46), quella immunità è stata tolta. Il tentativo di reinserirla c’è stato e non è andato in porto, ma nel frattempo l’azienda aveva già preso le sue decisioni. Come dimostrano le dichiarazioni della multinazionale e come dimostrano documenti precedenti.
Il problema ora è evitare il tracollo dell’azienda che trascinerebbe con sé anche il blocco del piano di risanamento ambientale connesso al rilancio del sito produttivo: un piano necessario per affrontare gli enormi problemi con cui la città di Taranto deve fare i conti.
Il futuro industriale dell’Italia dipende anche da questo polo produttivo, oltre che dalla necessità di mettere in campo un piano di interventi che rilancino il nostro sistema produttivo anche accompagnandolo verso una riconversione energetica. Lo sviluppo e la crescita non possono in alcun modo prescindere dalla sostenibilità ambientale.

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L’approdo di Medicina a Forlì e l’obiettivo del Policlinico della Romagna

L’approdo del corso di laurea di Medicina a Forlì e Ravenna (cui fanno il paio i nuovi insediamenti su Cesena e Rimini), sono per la nostra terra una pietra miliare, che ora apre nuovi scenari per l’università e la sanità romagnole. E’ il modo migliore per celebrare i 30 anni della presenza universitaria in Romagna, gettando le basi per progetti lungimiranti che guardino ai prossimi decenni, come quello di un Policlinico della Romagna.

Servono obiettivi ambiziosi e dunque la prospettiva di realizzare un Policlinico della Romagna, anche in ragione degli importanti insediamenti che si stabiliranno a Cesena con l’investimento su ingegneria biomedicale e a Rimini sul fronte dei servizi innovativi e della prevenzione, deve essere un obiettivo attorno al quale tutti si sentano impegnati concretamente e senza inutili gelosie territoriali. 

L’approdo massiccio di Medicina in Romagna è il frutto di un lavoro di squadra, talvolta anche faticoso, ma la cui positiva conclusione apre opportunità nuove per tutti i cittadini. Ora si lavori per attuare questo progetto nei tempi prefissati, puntando ad attrarre i migliori professionisti delle diverse discipline e rafforzando la capacità di collaborare dei diversi territori romagnoli.

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Fondi per combattere la cimice asiatica in legge di bilancio, al lavoro per incrementarli

Martedì mattina ho incontrato a Roma il ministro dell’Agricoltura, Teresa Bellanova. Tra i molti temi che riguardano l’agricoltura in Romagna, abbiamo ovviamente parlato dell’emergenza principale legata ai danni provocati dalla cimice asiatica, che ha flagellato le nostre colture. Forte delle sollecitazioni giunte da molte aziende agricole del territorio, ho assicurato sostegno e impegno a chiedere un incremento del fondo da 80 milioni di euro per tre anni destinato alle aziende colpite dall’insetto malefico. Proveremo a farlo durante l’iter parlamentare, pur conoscendo le difficoltà a far tornare i conti vista l’esigenza di destinare la gran parte delle risorse (23 miliardi di euro) ad evitare l’aumento dell’Iva dal 1° gennaio 2020 varato con la precedente legge di bilancio.

E’ una cifra importante, sicuramente superiore a ciò che si era ereditato, ma ancora non sufficiente a rispondere a tutte le esigenze, che purtroppo sono stimate in oltre 350 milioni di euro. Lavoreremo di concerto con le categorie produttive e con la Regione Emilia-Romagna, che è impegnata per sostenere gli sforzi degli agricoltori per far fronte al flagello della cimice-killer.

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Aeroporto di Forlì, passi in avanti per la riapertura

Sull’aeroporto di Forlì, purtroppo quanto dichiarato da esponenti del precedente governo (“è conclusa l’istruttoria tecnica che consentirà all’aeroporto di Forlì di rientrare nella tabella A”) non corrisponde al vero. Ad una mia interrogazione urgente ha risposto direttamente il Ministero dell’Interno smentendo l’affermazione.

La buona notizia, invece, è che con il cambio di governo e il lavoro che si sta svolgendo in maniera informale con i vertici del ministero, ci si sta finalmente impegnando concretamente per reperire i soldi necessari a pagare i Vigili del Fuoco (circa 3 milioni di euro, da “coprire” con riduzioni di spesa su altri capitoli del Bilancio dello Stato) necessari per riaprire l’aeroporto: questione fondamentale per poter procedere in parallelo alla emanazione del decreto per l’inserimento del “Ridolfi” nella tabella A dell’apposito decreto legislativo. 

Continuiamo a lavorare per contribuire al raggiungimento del risultato senza amor di polemica e senza inutili fughe in avanti, in stretta relazione con la società concessionaria, con l’amministrazione comunale e con coloro che hanno il desiderio di collaborare fattivamente. Ora l’unica cosa che conta è questa.

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E45, il governo emani il decreto di ripartizione delle risorse

Dopo l’accordo sottoscritto tra i sindacati e la Regione sugli aiuti per i lavoratori che hanno subito un danno a seguito della chiusura del viadotto Puleto, adesso è il Governo che deve fare il passo successivo, emanando il decreto di ripartizione delle risorse fra le Regioni interessate. Una cifra pari a 10 milioni di euro che verranno suddivisi tra Emilia-Romagna, Toscana e Umbria.

Non si deve perdere tempo. Ce n’è già voluto troppo per stanziare quei soldi: ho presentato una interrogazione al premier Conte per sollecitarlo, con spirito collaborativo, a fare presto. Ulteriori esitazioni o lungaggini non farebbero altro che ricadere ulteriormente su cittadini e imprese che hanno già subito gravissime ripercussioni sul piano economico e lavorativo.

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Con il dl crescita il governo costringe le imprese a fare da banca

Dopo l’approvazione lo scorso 27 giugno al Senato, il dl crescita del governo Conte è legge. Alcune norme contenute nel provvedimento tuttavia sono dannose per alcuni comparti della nostra economia. In particolare, nel decreto legge sono state introdotte delle novità sul versante degli ecobonus e dei sismabonus: l’articolo 10, infatti, permette ai cittadini che eseguono lavori di efficientamento energetico o di messa in sicurezza sismica del proprio immobile, di chiedere al fornitore, in alternativa alla detrazione fiscale dal 50% all’85% in 10 anni, uno sconto immediato sulla fattura pari all’importo della detrazione stessa. 
Con questa norme le imprese del settore edile sono chiamare a fare da banca: non è così che si sostiene il mondo produttivo. Per questo avevo promosso anche una proposta di legge alternativa in proposito. In questo modo si rischia di mettere in crisi ulteriore un settore che negli ultimi anni ha già dovuto affrontare serie difficoltà che hanno inciso molto negativamente sui ricavi.

A parole tutti vogliono aiutare gli artigiani e le piccole e medie imprese, ma queste normative vanno nella direzione opposta, avvantaggiando le imprese più redditizie e di grandi dimensioni, provocando una distorsione della concorrenza che penalizza le imprese di dimensioni ridotte.

Il governo non lasci cadere nel vuoto anche questo appello e corregga una normativa che rischia seriamente di danneggiare le PMI. Faremo proposte per modificare questo intervento inutile e dannoso, ma anche per offrire una alternativa per rendere più fruibili gli ecobonus.