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Giovani Memoria PrimoPiano

La lezione della “Rosa bianca” parla ai giovani di oggi

Cento anni fa in Germania nasceva Sophie Scholl, giustiziata dai nazisti insieme al fratello Hans a soli 22 anni. La sua colpa? Non essersi mai arresa alla barbarie nazista conducendo, con il collettivo della “Rosa Bianca”, una resistenza passiva e non violenta ispirata ai valori del cattolicesimo.

Nell’agosto dello scorso anno, alla scuola di formazione “Meritare l’Europa” che abbiamo organizzato a Castrocaro terme e Terra del sole, con Matteo Renzi e gli amici di Italia Viva – regalando simbolicamente una rosa bianca a ciascuno dei 250 ragazzi presenti – abbiamo ricordato la loro storia e il loro coraggio.

Perché, come diceva Primo Levi, l’Olocausto è una pagina del libro dell’Umanità da cui non dovremo mai togliere il segnalibro della memoria.

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Memoria PrimoPiano Romagna

18 agosto, una data-simbolo per Forlì e la Romagna

Spesso ci si domanda perché piazza Saffi a Forlì abbia un valore così forte per molti forlivesi (e non solo). Per capirlo non bisogna solo risalire alla grandezza risorgimentale di Aurelio o al valore religioso e laico della abbazia di San Mercuriale; ma anche agli eventi che quella piazza ha visto. Uno dei più tragici, sicuramente il più macabro, fu quello del 18 agosto del 1944, quando quattro corpi vennero appesi ai lampioni della piazza. 

Gli stessi lampioni che sono ancora lì oggi, a ornare il centro cittadino, con la stessa effige dei fasci di combattimento (giustamente, perché la storia non si cancella) che durante il Ventennio venne incisa sul basamento di ogni punto luce installato nella piazza. E che quel giorno che oggi ricordiamo funsero da patibolo della libertà. 

I corpi erano quelli dei partigiani Iris Versari, Silvio Corbari, Adriano Casadei, Arturo Spazzoli. Cui si aggiunge idealmente (capirete il perché più sotto) quello di Tonino Spazzoli. 

Fu la soffiata di una spia, di un amico corrotto o di un prigioniero costretto a parlare dalle torture subite, a fare di quel giorno di 75 anni fa una data-simbolo. Ai nazifascisti arrivò la notizia che la “Banda Corbari”, autrice di numerose azioni di resistenza e contrasto alle truppe nemiche, si trovava tra Modigiliana e Tredozio; per la precisione a Ca’ Cornio, sull’Appennino tosco-romagnolo. 

Una squadraccia prepara l’agguato e il 18 agosto fa irruzione nell’edificio dove avevano trovato rifugio i partigiani. Ne nasce un conflitto nel quale Iris Versari, tenace donna della Resistenza, dopo aver ucciso uno degli assalitori si toglie la vita pur di evitare l’umiliazione di finire nelle mani nemiche.

Fuori, Silvio Corbari, Adriano Casadei, Arturo Spazzoli, vengono sopraffati dalla superiorità numerica dei nazifascisti e fatti prigionieri. Corbari e Casadei vengono impiccati ed esibiti alla popolazione a Castrocaro, nei pressi della loggia. Spazzoli viene ucciso lungo la strada verso Forlì, per motivi riconducibili forse ai lamenti dovuti alle ferite riportate durante il conflitto di Ca’ Cornio. 

I fascisti si danno appuntamento in piazza Saffi e decidono di appendere ai lampioni, in tempi diversi, i cadaveri dei quattro partigiani uccisi quel giorno: Iris Versari, Silvio Corbari, Adriano Casadei, Arturo Spazzoli. Come se fosse un bottino di caccia. 

La scena doveva servire da avvertimento alla popolazione civile; ma viene usata anche come ulteriore tortura e sevizia nei confronti di Antonio “Tonino” Spazzoli, fratello di Arturo, finito nelle mani dei fascisti qualcun giorno prima. Dopo l’orribile scena, Tonino fu portato a Coccolia (nella campagna tra Forlì e Ravenna) e trucidato davanti alla gente del posto. 
Era colpevole di non aver rivelato, nonostante le tortura, nessuna notizia sul gruppo di cui faceva parte: addirittura pare avesse ingerito un foglio pieno di nomi e informazioni sulla “banda Corbari”.

Sono passati 75 anni da quegli eventi; ma meritano di essere ricordati e bisogna continuare a farlo per sempre. Non solo per un esercizio mnemonico, ma anche per contrastare il negazionismo che qualcuno di tanto in tanto sfoggia con spavalda disinvoltura (affermando, ad esempio, che fu giusto uccidere e impiccare quei corpi). E come antidoto affinché quel che è avvenuto possa davvero non accadere mai più. 

Primo Levi, di cui da poco si sono celebrati i 100 anni dalla nascita, ha scritto parole definitive sul valore della memoria. Che voglio riportare qui: “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre. Per questo, meditare su quanto è avvenuto è un dovere di tutti”.
Proprio così, tutti.

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Giovani Giustizia Legalità Memoria PrimoPiano

La strage di Capaci 26 anni dopo: “Continuiamo a coltivare la speranza”

Il 23 maggio di ventisei anni fa, l’Italia viveva una delle pagine più tristi e dolorose della sua storia recente. Una infame esplosione portava via la vita del magistrato Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e dei tre ragazzi della loro scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Il 19 luglio di quell’anno poi stessa sorte toccava a Paolo Borsellino. Chi ideò e preparò l’attentato, però, non poteva immaginare che la loro battaglia contro Cosa Nostra, le idee di giustizia e legalità che hanno rappresentato con il loro lavoro e il loro sacrificio non sarebbero morte quel giorno. Continuano, infatti, a camminare sulle gambe di migliaia di persone, studenti, magistrati, poliziotti. Di generazione in generazione e noi non lo dimenticheremo mai.

Come non lo dimenticano le centinaia di studenti di tutta Italia che partecipano alla “Nave della Legalità”, che da Civitavecchia ogni anno parte alla volta di Palermo per commemorare la strage di Capaci.
Ieri la sorella di Giovanni Falcone, Maria, da sempre in prima linea per portare avanti gli insegnamenti del magistrato ucciso dalla mafia, ha detto che la lotta contro Cosa Nostra è lungi dall’essere terminata: “Non abbiamo ancora vinto”, ha affermato, “gli insegnanti ci permettono di far camminare le idee di Giovanni sulle gambe di tanti giovani e ci danno la speranza che ce la possiamo fare. Non abbiamo ancora vinto le mafie. E le notizie degli ultimi giorni ci danno la consapevolezza che esiste una mafia silente. Vogliamo continuare a coltivare la speranza”.
Coltivare la speranza ed instillare nelle giovani generazioni il seme della legalità, per impedire che il sacrificio di tutte le vittime di mafia sia stato vano.

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Memoria Politica

Una legge contro il negazionismo

Approvata la legge che disciplina le sanzioni penali relative al c.d. negazionismo.

Il provvedimento, che interviene su un tema importantissimo e sensibile (è, ad esempio, proprio  di questi giorni l’approvazione di una risoluzione da parte del Bundestag  che riconosce come “genocidio” il massacro degli armeni ad opera dell’Impero Ottomano) non punisce il negazionismo secondo il paradigma dei reati di opinione, la cui  dubbia costituzionalità è a tutti nota, bensì interviene sull’istigazione a delinquere e a commettere gravi delitti che si fondi sul negazionismo e non la manifestazione di un proprio pensiero.

Se manca dunque l’istigazione a delinquere fatta con il concreto pericolo della sua diffusione, la negazione di un determinato genocidio non può essere punita.

Non si vogliono colpire le opinioni, ma coloro che, in nome anche di teorie negazioniste, istigano alla violenza o commettono e conducono degli atti di violenza. Insomma, si sanziona un comportamento, una condotta, non un’intenzione, un giudizio o un parere, per quanto ignobile e per quanto menzognero o falso esso possa essere.

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dichiarazioni Memoria Romagna

A Predappio no un museo del fascismo, ma un centro sul Novecento

predappio-palazzo-fascioCostruire un luogo che ricostruisca la storia del Novecento italiano, che faccia i conti con il nostro passato, che esamini e spieghi come e perchè è stato possibile che un intero popolo si sia consegnato nelle mani di regimi totalitari. E’ questo ciò che vogliamo costruire a Predappio ed è ciò di cui si sta discutendo assieme al Governo, all’Anpi nazionale, regionale e provinciale, alla Regione, al Comune, alla Fondazione cassa dei risparmi di Forlì: l’esatto contrario di un museo dedicato al fascismo, come in maniera errata viene riportato in queste ore.

> Una mia intervista ad Huffington Post

Il progetto ha lo scopo di recuperare un edificio che versa in stato di totale degrado per realizzare un luogo in cui si rappresenti, con la ricchezza delle tecnologie multimediali, le vicende di un epoca tragica nella quale un popolo intero fu coinvolto. La memoria ha bisogno della storia, perché la rimozione di ciò che è stato il nostro passato non ha mai giovato a nessuno e soprattutto ai giovani ai quali di quella storia mancano oggi e mancheranno in futuro testimoni e riferimenti di ciò che è stato.

La comprensione di ciò che è avvenuto è la condizione perché non avvenga più; perché la conoscenza storica degli eventi e delle loro ragioni aiuti le nuove generazioni a capire “come è potuto succedere”. Per dare concretezza a quel “mai più” tante volte pronunciato durante convegni e commemorazioni, che altrimenti rischia di rimanere una frase scritta sulla sabbia.

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BRIGATA EBRAICA

A Piangipane (Ravenna) ho partecipato alla cerimonia in ricordo della Brigata Ebraica, alla presenza di uno dei reduci di quel gruppo di combattenti che concorsero alla Liberazione del Paese e della Romagna. In parlamento ho presentato assieme ad alcuni colleghi una proposta di legge per conferire la medaglia d’oro al valor militare alla Brigata ebraica, che Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI), ha citato nel suo intervento. La medaglia sarebbe un riconoscimento doveroso per i 5mila uomini che parteciparono allo sfondamento della linea gotica e dettero un contributo determinante in molte zone della Romagna.
> La proposta di legge
> Un articolo sulla commemorazione

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NEGAZIONISMO

Approvata la proposta che punisce con pene esemplari coloro che commettono istigazione all’odio razziale, etnico, religioso e lo fanno in nome del negazionismo di crimini contro l’umanità. È atteso ora il via libera definitivo del Senato.
> Il dossier di approfondimento 

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dichiarazioni Memoria

Memoria e Responsabilità per festeggiare il 25 aprile

Riscoprire i valori che sono alla base della nostra democrazia, comprendere la sofferenza e il sacrificio di quell’epoca, contrastare ogni forma di revisionismo e negazionismo, trasmettere la memoria di ciò che fu e che vogliamo non torni mai ad essere; ma soprattutto festeggiare. Questo deve essere il 25 aprile. Una giornata di festa perchè l’anniversario della Liberazione è, dal mio punto di vista, la più importante tra le feste laiche nel nostro calendario. Una festa che riguarda tutti, perchè grazie alle battaglie delle donne e degli uomini della Resistenza, assieme all’impegno delle truppe alleate, oggi godiamo di libertà fondamentali che erano state violate e che ancora oggi in alcune parti del mondo sono lontane dall’essere conquistate.

Ciò che deve impegnarci più di ogni altra cosa è l’impegno per trasmettere la memoria, per trasmettere i valori che diedero via alla Resistenza, che la resero eroica e vincente sul male. Raccontare i fatti, trasmettere le sensazioni dei testimoni oculari di allora e che sono ancora oggi tra noi, visitare i luoghi simbolici, far cogliere tutta la profondità di quella stagione è decisivo affinchè i valori per cui si è combattutto rimangano attuali.

Troppo spesso, anche recentemente, sentiamo utilizzare nel dibattito pubblico italiano termini impegnativi con una disinvoltura preoccupante. Per muovere delle critiche (per quanto del tutto legittime e talvolta persino condivisibili) si afferma di essere di fronte alla violazione di diritti fondamentali, a una deriva autoritaria, a un indebolimento della democrazia a delle “deportazioni”. Attenzione: il linguaggio è materiale delicato, da maneggiare con cura, specie quando si fa ricorso a termini che hanno un significato così importante, che hanno trovato purtroppo piena cittadinanza in quei drammatici anni ’30 e ’40, dove le privazioni e le violenze erano reali, dolorose, drammatiche, quotidiane. La disinvoltura con cui si fa ricorso a quei termini, rischia di indebolire e offuscare la memoria di ciò che è successo oltre 70 anni fa nel nostro Paese e in larga parte dell’Europa tramite i soprusi, l’autoritarismo, la violenza e la cancellazione di ogni istituto democratico imposti dai regimi totalitari dell’epoca.

Josè Saramago ha scritto:

“Noi siamo la memoria che abbiamo e la responsabilità che ci assumiamo. Senza memoria non esistiamo e senza responsabilità forse non meritiamo di esistere”.

La memoria di ciò che è successo e al responsabilità di conservare e promuovere ciò che è stato ottenuto deve essere l’impegno quotidiano di ciascuno di noi, senza distinzioni. W la Liberazione, W la Resistenza e buon 25 aprile!

Marco

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Memoria

Il caso-Moro a Forlì: la sensazione di una verità ancora incompiuta

Un vortice di informazioni e di emozioni quello che sabato mattina ha avvolto l’incontro che abbiamo organizzato a Forlì assieme al Gruppo PD della Camera per tornare a discutere anche dalle nostre parti del rapimento e dell’uccisione di Aldo Moro. Una pagina buia della storia repubblicana, su cui aleggiano ancora dubbi, incongruenze e mancanze che fanno della ‘verità ufficiale’ una verità parziale. E’ impossibile trascrivere con la dovuta precisione tutto ciò che il mio collega Gero Grassi (promotore della Commissione parlamentare d’inchiesta su Moro) ha detto nell’ora e mezza di intervento che ha fatto, ricostruendo attravreso la lettura di atti processuali e testimonianze diretta l’intera vicenda. Prima di lui è intervenuta Valentina Ravaioli, neo consigliera regionale dell’Emilia-Romagna, che ha tratteggiato il profilo di Roberto Ruffilli, un forlivese illustre barbaramente ucciso nel 1988 dalle ‘brigate rosse’ e che ho ritenuto fosse giusto ricordare in una circostanza come quella di una iniziativa pubblica dedicata ad Aldo Moro a Forlì, la città di Roberto Ruffilli.

Per chi vuole approfondire ciò che è stato detto, consiglio di consultare il sito www.gerograssi.it; mentre qui puoi scaricare la versione pdf di un prezioso volume curato dal Gruppo PD della Camera. Buona lettura.

Marco

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dichiarazioni Memoria

Silver Sirotti, un eroe forlivese

Lunedì mattina ho partecipato al ricordo di Silver Sirotti, il forlivese eroe dell’Italicus, il treno che il gruppo terroristico “Ordine nero” il 4 agosto del 1974 fece esplodere provocando la morte di 12 persone e il grave ferimento di 44 persone. Tra le 12 vittime c’era anche Silver, 25enne, giovane controllore che rimase illeso nell’esplosione; ma nonostante questo imbracciò l’estintore e imbracciando il coraggio a piene mani si gettò nelle carrozze roventi per cercare di trarre in salvo i passeggeri.

Per questo atto in cui immolò la propria esistenza, è stato insignito della medaglia d’oro al valore civile. A 40 anni di distanza, come ogni anno, Forlì ne ha ricodato il sacrificio. In autunno verrà celebrato con gli onori e la risonanza che merita e con iniziative di maggiore risonanza. Silver è un esempio ancora attuale, nonchè la vittima di una stagione buia del nostro Paese su cui ancora si fatica a far luce. Per questo approveremo il reato di despitaggio, per tutte le vittime, per tutti i famigliari e per amore della verità.

Nell’immagine una foto del relitto dell’Italicus, scattata dopo la drammatica esplosione