Categorie
PrimoPiano Riforme costituzionali

L’anniversario della Costituzione che andrebbe celebrato ogni anno

Il 1° gennaio del 1948 l’Italia salutava l’entrata in vigore della nuova Costituzione. Quattro giorni prima quel testo fondamentale e nella sua Prima parte ancora attualissimo, venne firmato solennemente da Enrico De Nicola (Capo provvisorio dello Stato), Umberto Terracini (Presidente dell’Assemblea Costituente) e Alcide De Gasperi (capo del governo) dopo l’approvazione a Montecitorio.

Ed è proprio con le parole che pronunciò De Gasperi in occasione del varo della nostra Carta fondamentale, che sottolineiamo un anniversario storico e che ogni anno merita di essere ricordato.

“Il soffio dello spirito animatore della nostra storia e della nostra civiltà cristiana – disse – passi su questa nostra faticosa opera, debole perché umana, ma grande nelle sue aspirazioni ideali, e consacri nel cuore del popolo questa legge fondamentale di fraternità e di giustizia, sicché l’Europa e il mondo riconoscano nell’Italia nuova, nella nuova Repubblica, assisa sulla libertà e sulla democrazia, la degna erede e continuatrice della sua civiltà millenaria e universale”.

Categorie
PrimoPiano Riforme costituzionali

Riformare le istituzioni: non servono piccoli correttivi, ma una visione per il futuro

La pandemia sta imponendo grandi cambiamenti ad ogni livello. Le nostre istituzioni democratiche non sono esenti dalla necessità di modificare se stesse nel profondo. Anzi, nel progetto per l’Italia post-COVID occorre immaginare un profondo rinnovamento anche delle nostre istituzioni.

Non possiamo accontentarci del taglio dei parlamentari e di qualche piccolo correttivo (tra cui una nuova legge elettorale tutta proporzionale) di fronte ai cambiamenti epocali che il COVID sta imponendo anche alle istituzioni. Sarebbe imperdonabile non sfruttare l’occasione per provare a fare di più e meglio.

Serve una visione organica e di prospettiva su come cambiare le istituzioni e non semplicemente concentrarsi sulla la formula elettorale migliore per garantire il proprio futuro politico. Se era sbagliato prima, dopo questa pandemia è ancor più insensato questo tipo di approccio.

Rivediamo il bicameralismo, interveniamo sul rapporto tra Stato e Regioni, diamo ai cittadini la possibilità di scegliere i propri rappresentanti, assicuriamo il voto fuori sede per che si trova lontano da casa per lavoro o studio, ampliamo la possibilità di rappresentanza per i giovani, agiamo per rendere più equilibrato il rapporto tra Governo e parlamento. 

Insomma, non rinunciamo all’ambizione che deve essere propria della politica, cioè quella di pensare alle prossime generazioni e non solo ai prossimi 3 mesi (quando non ai prossimi 3 giorni).
È il momento del cambiamento e non della conservazione.

Categorie
PrimoPiano Riforme costituzionali

L’Italia non può trasformarsi in cliccocrazia

Lo dico subito a scanso di equivoci: non consentiremo mai la trasformazione della nostra Repubblica in una cliccocrazia. So che non è questo l’intento della ministra Lamorgese; ma so anche che c’è chi invece vede nel “click” da casa la massima essenza della partecipazione democratica. Noi no.

Il voto elettronico non garantisce indipendenza, unicità, correttezza e autenticità del voto; si presta a gravi rischi di manipolazioni e anche di infiltrazioni.

Pensiamo, piuttosto, a consentire il voto fuori sede per i tanti concittadini che si trovano lontani dalla propria città per ragioni di studio o di lavoro, ma per votare alle consultazioni nazionali devono spendere soldi e tempo per esercitare il proprio diritto obbligatoriamente nel Comune di residenza.

Categorie
dichiarazioni interventi Politica PrimoPiano Riforme costituzionali

Riforme costituzionali, riprendiamo il percorso interrotto nel 2016

E’ stata approvata la legge che prevede il taglio dei parlamentari da 630 a 400 alla Camera e da 315 a 200 al Senato. Un taglio che se rimanesse fine a se stesso sarebbe irricevibile perché la legge non affronta nessuno dei problemi di funzionamento delle nostre istituzioni: ma accanto a questa legge, grazie ad uno scrupoloso lavoro fatto negli ultimi giorni a cui ho avuto il piacere di contribuire, si è sottoscritto un accordo tra tutti i gruppi di maggioranza per affrontare altri punti fondamentali.

L’accordo prevede che da subito si lavori per una serie di provvedimenti che realizzano una diversa struttura del rapporto di fiducia tra governo e parlamento; una modifica dei regolamenti parlamentari; una nuova legge elettorale (che tra l’altro assicuri esatta parità di genere); una legge che assicuri il diritto di voto per i fuori sede e semplifichi quello per i 6 milioni di connazionali che vivono all’estero.

Questo voto favorevole è un investimento sulla fiducia che si possano riprendere i temi per i quali ci siamo strenuamente battuti col referendum del 2016 e che si rivelano ogni giorno sempre più attuali.

Categorie
PrimoPiano Riforme costituzionali

Dieci motivi per dire ‘no’ alla riforma costituzionale sulla democrazia (etero) diretta

Sono almeno 10 i motivi per cui la legge costituzionale di riforma delle leggi di iniziativa popolare è per noi inaccettabile.

1° – Non ci sono chiari limiti di materia
Si potrà svolgere tramite referendum propositivo su argomenti che sarebbero preclusi tramite referendum abrogativo perchè i limiti sono diversi.
Ad esempio si potrà svolgere un referendum sull’introduzione di nuove tasse o sull’eliminazione di esse, proponendo come copertura semplicemente l’aumento di altre tasse o dell’IVA (come per la verità avete già fatto da soli con l’ultima legge di bilancio). Si potrà proporre un referendum per nuove norme in materia penale, che potrebbero essere fortemente condizionate dall’emotività della fase in cui si svolgerà e, paradossalmente, arrivando fino alla riproposizione della pena di morte.

2° – Una semplificazione impossibile
Si chiederà ai cittadini di esprimersi con un SI’ o con un NO su questioni molto complesse, dandole in pasto alla propaganda più spicciola e a campagne referendarie che avanzeranno a suon di slogan. Con quali strumenti di conoscenza si potranno valutare le coperture finanziarie per referendum propositivi in materia di bilancio? O magari su un referendum proposito inerenti una legge popolare di riforma delle pensioni?

3°- Un sistema che viola la segretezza del voto
Il referendum sulla proposta popolare ha un meccanismo di voto che è paradossale. L’elettore si troverebbe tre schede nella cabina elettorale: una per dire sì o no alla proposta del comitato referendario; una per dire sì o no sulla legge del parlamento; e una terza scheda per dire quale delle due leggi si preferirebbe se entrambe superassero il quorum di approvazione. Con una eccezione: potranno votare sulla terza scheda solo quelli che hanno votato sì nelle prime due schede.
E come si farà a sapere chi ha votato sì, se l’espressione del voto è libera, uguale e segreta? Non potete controllare il voto delle persone. Sarebbe una grossa violazione della Costituzione e di un diritto fondamentale.

4°- Si intacca la forma di governo
L’iniziativa popolare e il referendum propositivo così concepito inciderà sulla forma di governo. Perchè la maggioranza del parlamento potrebbe approvare una legge di iniziativa popolare modificandone il testo, ovviamente a maggioranza; a quel punto il comitato promotore ne potrebbe richiedere comunque un referendum; se il popolo boccierà la proposta avanzata dalla maggioranza parlamentare, essa sarà politicamente sfiduciata dai cittadini. Pensate che questo non abbia conseguenze? Pensate che questo strumento non possa diventare un’arma di battaglia politica e non solo uno strumento di partecipazione dei cittadini?

5°- Si toccano i poteri del Capo dello Stato
L’articolo 74 della Costituzione afferma: “Il Presidente della Repubblica, prima di promulgare la legge, può con messaggio motivato alle Camere chiedere una nuova deliberazione”. In caso di proposta popolare che prevale su quella del parlamento, a chi potrà rinviare il testo e chiederne una nuova deliberazione?

6°- Si incrina l’equilibro previsto dai Costituenti
La scelta della forma di democrazia rappresentativa scelto dalle madri e dai padri costituenti è inserita all’interno di un impianto perfettamente coerente dell’intero nostro ordinamento. Non solo per l’elezione da parte del popolo dei propri rappresentanti in parlamento; ma anche perchè tutti i principali organi costituzionali sono eletti con votazioni di secondo o addirittura terzo grado: vale per il Presidente della Repubblica, per la Corte Costituzionale, per il Consiglio superiore della Magistratura. Scardinare il sistema della rappresentanza significa modificare gli equilibri che stanno alla base del sistema di pesi e contrappesi previsti dalla nostra Carta.

7°- Si delegittimano istituzioni terze e di garanzia.
Con il referendum abrogativo, se il parlamento interviene sulla materia oggetto di referendum prima che si apra la campagna referendaria, la Corte di Cassazione valuta se le nuove norme introdotte dal parlamento siano sufficienti a rispondere al quesito referendario. E’ una procedura a garanzia di tutti e del corretto rapporto tra i poteri dello Stato. Non ho bisogno di elencare qui i criteri e le modalità con cui viene composta la Corte di Cassazione e l’alto profilo della gran parte dei suoi componenti. Con il referendum propositivo, la valutazione sulle norme approvato dal parlamento sarà affidata dal Comitato referendario: che anche qualora fosse composto dalle menti più illuminate del nostro Paese, non avrà mai gli strumenti di valutazione (ad esempio di impatto economico) che può avere un organo dello Stato. E questo è solo un esempio delle numerose delegittimazioni che si compiono con questa legge

8°- Il rischio di ingolfare parlamento e cittadini
Non c’è un limite al numero di consultazioni che si possono svolgere nell’arco di un anno o di una legislatura, al numero di proposte popolari che devono essere esaminate, a come l’iniziativa popolare deve intrecciarsi con quella legislativa, che spetta anche al parlamento e al Governo. Il risultato rischia di essere quello di svolgere molte votazioni nell’arco di pochi mesi con l’esito di svilire la validità dello strumento e il senso della partecipazione.

9°- I modelli di riferimento sono inadeguati
La maggioranza cita come casi di ispirazione la Svizzera e la California, stati nei quali non c’è un sistema di governo come il nostro, basato sul rapporto fiduciario con le Camere. Siamo in presenza di un sistema direttoriale e di un sistema presidenziale. La Svizzera, poi, prevede le iniziative popolari SOLO per le materie costituzionali e non per qualsiasi campo come fate voi.

10°- Consegnate il potere legislativo nelle mani di minoranze organizzate.
Con questa legge si porrà il potere legislativo anche nelle mani di minoranze ben organizzate che potranno imporre consultazioni pubbliche su argomenti di proprio specifico interesse.

Rendetevi conto di quello che state facendo, fermatevi e correggete questa legge. Fatelo assieme alle opposizioni, abbiate l’umiltà di voler riconoscere il parere della gran parte degli esperti di questi temi che si sono espressi contrariamente a questo impianto su molti dei punti che ho elencato. Fermatevi e correggete questa legge.

Categorie
PrimoPiano Riforme costituzionali

La nuova legge elettorale: la sintesi per punti

Abbiamo approvato alla Camera il testo della nuova legge elettorale. Una legge che non corrisponde a quello che per me (per noi) è il modello ideale; ma certamente è migliore rispetto al proporzionale puro, diverso tra Camera e Senato, che avremmo se si andasse a votare domani con le leggi della Consulta. L’obiettivo che ci siamo dati, nell’intenso lavoro svolto in commissione in queste settimane (a proposito: chi dice che il parlamento non ha avuto possibilità di discutere, dice una falsità perchè è da gennaio che stiamo discutendo di questo tema) è quello di accompagnare l’Italia alle elezioni di primavera con un sistema ordinato, chiaro e che restituisca la possibilità di scelta ai cittadini. Ci saranno piccoli collegi territoriali uninominali (chi prende un voto in più, vince), liste corte con nomi visibili tutti stampati sulla scheda, possibilità di coalizioni, soglie di sbarramento per le coalizioni (10%) e per le singole liste (3%). Un netto miglioramento rispetto alla condizioni di oggi.Dalla prossima settimana provvedimento in discussione al Senato per l’ok definitivo.

> Dossier di approfondimento

Ecco in sintesi i capisaldi del Rosatellum bis: 

Sistema misto. Mix di proporzionale e maggioritario: il testo della legge elettorale prevede una quota del 64% di collegi plurinominali proporzionali e del 36% di collegi uninominali maggioritari.

Le circoscrizioni: sono 20 le circoscrizioni per il Senato, una per ogni regione, mentre sono 28 quelle della Camera.

I collegi: al Senato i collegi uninominali sono 109, alla Camera 231. Il Rosatellum bis assegna al governo la delega per ridisegnare i collegi. Durante l’esame in commissione è stato deciso di ampliare l’ampiezza dei collegi plurinominali diminuendone il numero, che scende da circa 70-75 previsti inizialmente a circa 65. Il governo ha 30 giorni di tempo.

Soglie di sbarramento: i partiti e le singole liste che vogliono accedere in Parlamento devono ottenere almeno il 3% dei voti validi su base nazionale, sia alla Camera che al Senato. Per le coalizioni la soglia di sbarramento sale al 10%, sempre su base nazionale. C’è poi la soglia dell’1% valida per i partiti in coalizione che consente di ripartire i voti ottenuti dalla lista alla coalizione stessa. Sotto questa soglia i voti vanno dispersi.

Pluricandidature: sono consentite fino a un massimo di 5 pluricandidature nei listini proporzionali, non sono invece consentite pluricandidature nei collegi uninominali. E’ invece consentita la candidatura dello stesso candidato in un collegio uninominale e nei collegi plurinominali, anche in questo caso fino a un massimo di cinque. Senza questa legge, le pluricandidature possibili sarebbero ben 10.

Liste proporzionali: le liste per il proporzionale sono molto corte: non possono contenere un numero di candidati inferiori a 2 e superiori a 4, come previsto dalle sentenze della Corte costituzionale. I nomi saranno comunque stampati sulla scheda.

Come sarà la scheda elettorale 

L’elettore avrà un’unica scheda per il maggioritario e il proprozionale, una per la Camera e una per il Senato, che conterranno le ‘istruzioni per l’uso’ sul frontespizio, ovvero verrà spiegato come si vota e come saranno redistribuiti i voti. Non è consentito il voto disgiunto. Ogni elettore dispone di un voto da esprimere sulla scheda che reca il nome del candidato nel collegio uninominale ed il contrassegno della lista o delle liste collegate, corredate dei nomi dei candidati (listino) nel collegio plurinominale.

Il voto: l’elettore vota il contrassegno della lista prescelta ed il voto è attribuito anche al candidato nel collegio uninominale. Nei collegi uninominali il seggio è assegnato al candidato che consegue il maggior numero dei voti. Per i seggi da assegnare alle liste nei collegi plurinominali, il riparto avviene a livello nazionale, con metodo proporzionale, tra le coalizioni di liste e le liste che abbiano superato le soglie di sbarramento. Per le coalizioni non vengono comunque computati i voti dei partiti che non hanno superato la soglia dell’1 per cento. Nel caso il candidato nel collegio uninominale venga eletto sia nel maggioritario che nel proporzionale, prevale il collegio uninominale. Al candidato in più collegi plurinominali che dovesse essere eletto in diversi listini, sarà assegnato il collegio plurinominale in cui la lista a lui collegata ha ottenuto il minor numero di voti. In caso di pareggio tra due candidati, sarà eletto il candidato più giovane.

La quota di genere: il testo del Rosatellum bis riconosce una quota di genere nella proporzione di 60-40%. Dispone infatti che nei collegi uninominali e in quelli plurinominali nessuno dei due generi può essere rappresentato in misura superiore al 60%. Le future senatrici avranno più chance: il testo dispone infatti che la ripartizione della quota di genere per il Senato, sia nell’uninominale che nel proprozionale, venga rispettata a livello regionale e non più nazionale.

Il tagliando anti frode: Ogni scheda ha un tagliando removibile, dotato di codice alfanumerico progressivo che sarà rimosso e conservato dall’ufficio elettorale prima dell’inserimento della scheda nell’urna. L’obiettivo è evitare possibili brogli elettorali e la circolazione di schede prestampate.

Le firme: sono state approvate in commissione due modifiche, ribattezzate ‘salva-Mdp’ e ‘soccorso ai nuovi partitì. Si prevede infatti che i gruppi parlamentari che si sono costituiti prima del 15 aprile 2017 (come appunto Mdp) non dovranno raccogliere le firme. Si dispone, inoltre, che solo per le prossime elezioni politiche il numero di firme venga dimezzato (da circa 1.500 a circa 750) per le nuove formazioni politiche e per chi non ha un gruppo autonomo in Parlamento. Sempre una tantum gli avvocati cassazionisti potranno autenticare le firme a supporto delle liste elettorali.

Categorie
dichiarazioni Politica Riforme costituzionali

Legge elettorale, placare gli entusiasmi e ragionare nel merito

Con spirito costruttivo, senza polemiche o difese d’ufficio, voglio proporre alcuni spunti per interpretare la decisione di oggi della Corte costituzionale senza cadere nelle semplificazioni che spesso rendono ancor più incomprensibili temi che già appassionano poco i non addetti ai lavori. Diciamo subito che chi sostiene che l’Italicum è stato bocciato o demolito, commette un errore. Tant’è che la stessa Corte nel suo comunicato ufficiale (lo si può leggere qui https://goo.gl/0AVMV4) spiega che “all’esito della sentenza la legge elettorale è suscettibile di immediata applicazione. Vediamo perchè.

La Corte costituzionale con la sentenza di oggi – le cui motivazioni dettagliate saranno pubblicate tra un mese – ha bocciato il ballottaggio. Scelta di buon senso visto che il secondo turno era stato pensato per un sistema parlamentare mono-camerale o a camera prevalente, come si direbbe in gergo. Il referendum del 4 dicembre ha sancito il mantenimento del bicameralismo “perfetto” e dunque il ballottaggio per la sola Camera non avrebbe potuto esistere.
E’ stata eliminata la discrezionalità per coloro che sono candidati in più collegi di decidere autonomamente in quale collegio essere eletti (ripristinando il sorteggio, come prevede la legge).

Tutto il resto dell’impianto dalla legge approvata dal parlamento, viene confermato. Rimangono i capilista di collegio, rimangono le preferenze, rimane il premio di maggioranza per chi ottiene il 40%, rimane il disegno dei collegi che era stato formulato (e che avevo seguito personalmente come relatore del provvedimento). Rimangono persino le pluri-candidature, ovvero la possibilità di essere candidati come capilista in più collegi fino ad un massimo di 10 (l’aspetto che ho digerito meno quando ho votato questa legge).

Insomma, chi “festeggia” dicendo che l’Italicum è stato bocciato, sbaglia. Chi dice che l’Italicum ha fatto la stessa fine del “Porcellum”, dice una cosa errata. Chi afferma che la Corte costituzionale ha “demolito” l’Italicum, prende in giro le persone. Poi capisco la logica della dialettica tra i partiti, la necessità della polemica politica (è davvero così necessaria) e il bisogno di stare sui media sparandola grossa: ma stando a quanto deciso dalla Corte costituzionale, la verità è questa.

Categorie
dichiarazioni Riforme costituzionali Romagna

ReferendumAgenda: i miei appuntamenti in vista del 4 dicembre

Il calendario degli incontri pubblici dedicati alla campagna sulla riforma costituzionale. Non sono compresi, ovviamente, tutti gli altri che non riguardano questo tema.

Venerdì 11 novembre
19.30 Castrocaro, inaugurazione comitato per il Sì
20.30 Villa Rotta (Forlì) con Debora Serracchiani

Sabato 12 novembre 

17.30 Castiglion Fibocchi (Arezzo)Domenica 13 novembre 

10.30 San Martino in Strada (Forlì)
17.30 Marradi (Firenze)Lunedì 14 novembre 
17.30 confronto organizzato da AMI Forlì
20.30 #OpenCamera a RoncadelloGiovedì 17 novembre 
18.00 Forlì dialogo assieme a GenerazioneSì e Gd con Filippo Taddei
21.00 a Cesena con Filippo TaddeiVenerdì 18 novembre 

18.30 Rimini, con Roberta PinottiSabato 19 novembre 

10.30 Forlì con Gianfranco Brunelli e Francesco Clementi
Rimini con Carlo Fusaro
16.30 Castrocaro con Ettore Rosato
20.00 San Savino di PredappioLunedì 21 novembre 
11.00 Cesenatico, confronto con gli studenti
20.30 Fratta Terme (Bertinoro)Mercoedì 23 novembre 

20.30 Coriano di RiminiGiovedì 24 novembre 

20.30 Santa Maria Nuova (Bertinoro)Lunedì 28 novembre 

20.30 Fiumana (Predappio)Mercoledì 30 novembre 

18.00 Forlì, con il sottosegretario Vito De Filippo
20.45 Bagnolo (Forlì)
Categorie
dichiarazioni Riforme costituzionali

Riforma costituzionale, via libera definitivo del parlamento: ora la parola a chi vuole cambiare davvero

L’ultimo voto del parlamento alla riforma della costituzione rappresenta un passaggio storico. Un testo che comporta cambiamenti epocali per il nostro Paese introducento tempi certi per l’approvazione delle leggi, riduce il numero dei parlamentari, potenzia gli strumenti di partecipazione, mette ordine alle competenze dello Stato e delle Regioni e soprattutto cancella per sempre il bicameralismo paritario. Dai prossimi giorni prenderà il via su tutto il territorio una campagna di informazione, mobilitazione e impegno rivolta a tutti: coloro che vogliono cambiare pagina e fare dell’Italia un paese con istituzioni moderne e in grado di decidere in tempi certi, si facciano avanti, senza distinzioni di parte.

La riforma non tocca, non sfiora e non si avvicina nemmeno alla parte fondamentale della nostra Carta costituzionale ovvero quella dei principi fondamentali. Ci si concentra, invece, sulla seconda, quella che riguarda il funzionamento degli organi dello Stato e il procedimento legislativo. Affrontando nodi, come quello del superamento del bicameralismo paritario, che sono sui tavoli della politica da decenni, senza essere risolti. Il bicameralismo come ce l’abbiamo in Italia ormai non esiste più in alcuno stato europeo, eccezion fatta per la Romania (che pure ha differenziato i poteri delle due camere).

Cosa prevede la riforma costituzionale.
Eliminato il rapporto di fiducia tra il Governo e il Senato: sarà la sola Camera ad accordare o revocare la fiducia al Governo.

Differenziate le funzioni delle Camere: alla Camera dei deputati è attribuita la rappresentanza della Nazione e al Senato la rappresentanza delle Istituzioni territoriali, nonché il raccordo tra lo Stato, l’Unione europea e gli enti territoriali.

Semplificato il procedimento legislativo: la partecipazione paritaria delle due Camere sarà limitata a un numero definito di leggi bicamerali (leggi costituzionali e leggi in materia di elezione del Senato, referendum popolare e ordinamento degli enti territoriali). Per tutte le altre leggi, il Senato potrà solo proporre modifiche sulle quali la Camera si pronuncia in via definitiva.

Introdotto nell’ambito dei regolamenti parlamentari lo Statuto delle opposizioni, a garanzia dei diritti delle minoranze.

Previsto il dovere di partecipazione dei parlamentari alle sedute dell’Assemblea e a lavori della Commissione.

Rafforzato il principio della parità di genere nell’accesso alla rappresentanza politica, con riferimento sia al parlamento nazionale che agli organi elettivi regionali.

La composizione e l’elezione del nuovo Senato.
Ridotto il numero complessivo dei senatori a 100 (rispetto agli attuali 315 senatori elettivi), ma saranno tutti già eletti nelle proprie istituzioni (saranno sindaci e consiglieri regionali) e dunque non percepiranno alcuna indennità in quanto senatori.

Il riequilibrio del sistema e degli organi costituzionali di garanzia
Introdotto il giudizio preventivo di costituzionalità sulle leggi elettorali: a rafforzamento delle prerogative del Parlamento, è riconosciuta la possibilità di rinviare alla Corte Costituzionale le leggi elettorali, su ricorso di un terzo dei senatori o di un quarto dei deputati.

Riformato il sistema di elezione del Presidente della Repubblica: in conseguenza del nuovo assetto istituzionale, per l’elezione del Presidente da parte del Parlamento in seduta comune (630 deputati+ 100 senatori) è previsto un nuovo sistema di soglie di maggioranza:
–  2/3 dell’assemblea dal primo al terzo scrutinio;
–  3/5 dell’assemblea dal quarto al sesto scrutinio;
–  3/5 dei votanti dal settimo scrutinio.

Riformato, in coerenza con la fine del bicameralismo perfetto, anche il sistema di nomina dei giudici costituzionali: dei cinque giudici di espressione parlamentare, tre saranno nominati dalla Camera e due dal Senato.

Abolito il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (CNEL).

Vincoli e prerogative dell’azione del Governo.
Ammessa la possibilità per il Governo di chiedere alle Camere la votazione prioritaria dei disegni di legge dichiarati essenziali per l’attuazione del programma di governo.

Introdotti più stringenti vincoli costituzionali alla decretazione d’urgenza: la possibilità di ricorso al decreto-legge è espressamente esclusa per le leggi in materia costituzionale ed elettorale, le deleghe al Governo, l’autorizzazione alla ratifica di trattati internazionali, l’approvazione di bilanci e il ripristino di norme che la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittime.

Più vincoli e responsabilità per gli amministratori locali: il nuovo titolo V prevede che le funzioni amministrative siano esercitate in modo da assicurare la semplificazione e la trasparenza dell’azione amministrativa, secondo criteri di efficienza e di responsabilità degli amministratori.

In generale, introdotto in Costituzione il vincolo della trasparenza della pubblica amministrazione, alla stregua del buon andamento e dell’imparzialità della stessa.

Il rapporto tra lo Stato e i territori: la nuova riforma del Titolo V.
Abolite le Province quali organi costituzionali dotati di funzioni e poteri propri.

Abolita la legislazione concorrente tra Stato e Regioni, per come delineata dalla riforma del titolo V del 2001, e rivisto conseguentemente il perimetro delle materie di competenza esclusiva, rispettivamente, statale e regionale.

Ricondotte alla competenza esclusiva dello Stato alcune materie, già concorrenti, inerenti ad interessi di rilevanza nazionale, tra cui: grandi reti di trasporto e navigazione; ordinamento della comunicazione; produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia; coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; politiche sociali e dell’istruzione e formazione professionale, promozione della concorrenza.

Estese le materie ammesse a forme di federalismo differenziato: forme e condizioni particolari di autonomia potranno essere attribuite alle Regioni che abbiano i bilanci in equilibrio in alcune materie di competenza esclusiva dello Stato, tra le quali il governo del territorio, le politiche attive del lavoro, l’ordinamento scolastico, la tutela dei beni culturali, l’ambiente, il turismo, il commercio con l’estero.

Introdotta la cosiddetta “clausola di supremazia statale”: ai fini della tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica o dell’interesse nazionale, si è previsto che su proposta del Governo – che se ne assume pertanto la responsabilità – la legge statale possa intervenire anche in materie di competenza esclusiva delle Regioni.

Rafforzato il principio della corrispondenza tra le risorse spettanti agli enti territoriali e le funzioni pubbliche loro attribuite Il nuovo titolo V prevede che l’insieme delle risorse derivanti dall’autonomia finanziaria regionale e locale (cioè tributi ed entrate proprie, compartecipazioni al gettito di tributi erariali, ecc.) debba assicurare il finanziamento integrale delle funzioni pubbliche attribuite ai rispettivi livelli di governo (comuni, città metropolitane e regioni).

Limitati gli emolumenti spettanti al Presidente della giunta e agli altri componenti degli organi regionali: l’importo delle loro indennità non potrà superare quello spettante ai sindaci dei comuni capoluogo di regione.

Abolito il finanziamento dei gruppi nei Consigli regionali.

Il rafforzamento degli strumenti della democrazia diretta.
Previsti tempi certi di esame e votazione finale in Parlamento per i disegni dilegge d’iniziativa popolare. Di contro, è innalzato fino a 150mila (attualmente 50mila) il numero delle sottoscrizioni richieste per la loro presentazione alle Camere.

Introdotta una nuova tipologia di consultazione – il referendum propositivo e d’indirizzo – alla quale si potranno affiancare ulteriori forme di consultazione popolare, aperte alle formazioni sociali (sul modello del débat public francese).

Aggiornato l’istituto del referendum abrogativo, con l’introduzione di un doppio quorum:
• in caso di sottoscrizione della proposta da parte di 500mila elettori, per la validità della consultazione sarà necessaria la partecipazione al referendum della maggioranza degli aventi diritto al voto;
• in caso di sottoscrizione della proposta da parte di 800mila elettori, sarà sufficiente la partecipazione della maggioranza dei votanti all’ultima elezione della Camera dei deputati.

Categorie
Newsletter Articoli Riforme costituzionali

FINE DEL BICAMERALISMO PIU’ VICINA

Per la prima volta dopo decenni, l’Italia è ad un passo dalla fine del bicameralismo “perfetto”. Oggi finalmente è arrivato il voto definitivo del Senato. Siamo alla terza lettura, ma è quella più importante, in cui si sono fatte le modifiche al testo che confermeremo alla Camera e nei due passaggi successivi. Tra poco tempo il rimpallo delle leggi sarà solo un ricordo, si ridurrà il numero dei parlamentari, si velocizzerà il processo di formazione delle leggi, saranno più chiare le competenze dello Stato e quelle delle Regioni, saranno definitivamente cancellate le Province, si porrà un limite uguale per tutti agli stipendi dei consiglieri regionali e si azzereranno i rimborsi dei gruppi. E’ la volta buona.
> La sintesi della riforma
> Come sarà il nuovo Senato | Il nuovo Titolo V: Stato e Regioni
> Infografica