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Romagna Sanità

“Ricordiamo le vittime del Covid, ma servono soldi per coprire i buchi lasciati dal Covid e investire nella sanità del futuro”

Comunicato stampa

“Oggi ricordiamo con commozione tutte le persone che sono morte durante la pandemia. Il nostro pensiero va a loro, alle famiglie funestate dal virus, a chi ancora oggi soffre le conseguenze peggiori del contagio. Tanti, purtroppo, anche nella rete di conoscenze e amicizie di ciascuno di noi. E l’impegno delle istituzioni, adesso, deve essere quello di non abbassare la guardia sulla sanità, continuare a investire, intervenire per coprire i buchi di bilancio lasciati nel sistema dalle enormi spese sostenute per fronteggiare il Covid”. Lo afferma il deputato romagnolo Marco Di Maio, nella Giornata in memoria delle vittime dell’epidemia di Coronavirus. 

“Quando abbiamo istituito per legge questa giornata – segnala il parlamentare -, lo abbiamo fatto non solo per creare un momento in cui celebrare il ricordo di chi non c’è più; ma anche come monito a continuare a investire nella scienza, nella sanità, in particolare in quella pubblica e universale. Perché senza questo – senza la medicina, la scienza e un sistema pubblico e universale di assistenza sanitaria – il COVID avrebbe avuto conseguenze ancora peggiori. Non avremmo avuto il vaccino, avremmo pianto altre vittime, non saremmo nelle condizioni di programmare un pieno ritorno alla normalità”. 

“Le oltre 157mila persone che sono morte per il COVID in Italia non sono numeri – conclude -: sono storie, passioni, esperienze. Dietro a ciascuno di essi ci sono famiglie e affetti. A tutti loro la nostra vicinanza più profonda. E ad ogni livello occorre rilanciare l’impegno a investire le risorse necessarie per riparare i danni economici causati nei bilanci delle Ausl per via della pandemia e al contempo continuare a investire sull’assistenza alle persone, prossimità dei servizi, nuovo personale”.  

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PrimoPiano Sanità Speciale Coronavirus

Green pass: le decisioni del Governo, modalità, tempi

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente Mario Draghi e del Ministro della salute Roberto Speranza, ha deliberato di prorogare fino al 31 dicembre 2021 lo stato di emergenza nazionale e ha deciso le modalità di utilizzo del Green Pass e nuovi criteri per la “colorazione” delle Regioni.

Green Pass

Sarà possibile svolgere alcune attività solo se si è in possesso di:

  1. certificazioni verdi Covid-19 (Green Pass), comprovanti l’inoculamento almeno della prima dose vaccinale Sars-CoV-2 o la guarigione dall’infezione da Sars-CoV-2 (validità 6 mesi)
  2. effettuazione di un test molecolare o antigenico rapido con risultato negativo al virus Sars-CoV-2 (con validità 48 ore)

Questa documentazione sarà richiesta poter svolgere o accedere alle seguenti attività o ambiti a partire dall’6 agosto prossimo:

  • Servizi per la ristorazione svolti da qualsiasi esercizio per consumo al tavolo al chiuso
  • Spettacoli aperti al pubblico, eventi e competizioni sportivi
  • Musei, altri istituti e luoghi della cultura e mostre;
  • Piscine, centri natatori, palestre, sport di squadra, centri benessere, anche all’interno di strutture ricettive, limitatamente alle attività al chiuso;
  • Sagre e fiere, convegni e congressi;
  • Centri termali, parchi tematici e di divertimento;
  • Centri culturali, centri sociali e ricreativi, limitatamente alle attività al chiuso e con esclusione dei centri educativi per l’infanzia, i centri estivi e le relative attività di ristorazione;
  • Attività di sale gioco, sale scommesse, sale bingo e casinò;
  • Concorsi pubblici.

Zone a colori

L’incidenza dei contagi resta in vigore ma non sarà più il criterio guida per la scelta delle colorazioni (banca, gialla, arancione, rossa) delle Regioni. Dall’entrata in vigore del decreto i due parametri principali saranno:

  1. il tasso di occupazione dei posti letto in area medica per pazienti affetti da Covid-19, 
  2. il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva per pazienti affetti da Covid-19.

Si resta in zona bianca 

Le Regioni restano in zona bianca se: 

a. l’incidenza settimanale dei contagi è inferiore a 50 casi ogni 100.000 abitanti per tre settimane consecutive

b. qualora si verifichi un’incidenza superiore a 50 casi per 100.000 abitanti, la Regione resta in zona bianca se si verifica una delle due condizioni successive:

  1. il tasso di occupazione dei posti letto in area medica per pazienti affetti da Covid-19 è uguale o inferiore al 15 per cento;
    oppure
  2. il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva per pazienti affetti da Covid-19 è uguale o inferiore al 10 per cento;

Da bianca a gialla

È necessario che si verifichino alcune condizioni perché una Regione passi alla colorazione gialla

a. l’incidenza settimanale dei contagi deve essere pari o superiore a 50 ogni 100.000 abitanti a condizione che il tasso di occupazione dei posti letto in area medica sia superiore al 15 per cento e il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva per pazienti affetti da Covid-19 sia superiore al 10 per cento;

b. qualora si verifichi un’incidenza pari o superiore a 150 casi per 100.000 abitanti, la Regione resta in zona gialla se si verificano una delle due condizioni successive

  1. il tasso di occupazione dei posti letto in area medica per pazienti affetti da Covid-19 è uguale o inferiore al 30 per cento;
    oppure
  2. il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva per pazienti affetti da Covid-19 è uguale o inferiore al 20 per cento;

Da giallo ad arancione

È necessario che si verifichi un’incidenza settimanale dei contagi pari o superiore a 150 ogni 100.000 abitanti e aver contestualmente superato i limiti di occupazione dei posti letto di area medica e terapia intensiva prevista per la zona gialla

Da arancione a rosso

Una Regione è in zona rossa in presenza di un’incidenza pari o superiore a 150 casi per 100.000 abitanti e se si verificano entrambe le condizioni successive

a. il tasso di occupazione dei posti letto in area medica per pazienti affetti da COVID-19 è superiore al 40 per cento;

b. il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva per pazienti affetti da COVID-19 è superiore 30 per cento.

Misure per lo svolgimento degli spettacoli culturali

In zona bianca e in zona gialla, gli spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche, locali di intrattenimento e musica dal vivo e in altri locali o spazi anche all’aperto, sono svolti esclusivamente con posti a sedere preassegnati e a condizione che sia assicurato il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro sia per gli spettatori che non siano abitualmente conviventi, sia per il personale, e l’accesso è consentito esclusivamente ai soggetti muniti di una delle certificazioni verdi Covid-19. 

In zona bianca, la capienza consentita non può essere superiore al 50 per cento di quella massima autorizzata all’aperto e al 25 per cento al chiuso nel caso di eventi con un numero di spettatori superiore rispettivamente a 5.000 all’aperto e 2.500 al chiuso. 

In zona gialla la capienza consentita non può essere superiore al 50 per cento di quella massima autorizzata e il numero massimo di spettatori non può comunque essere superiore a 2.500 per gli spettacoli all’aperto e a 1.000 per gli spettacoli in luoghi chiusi, per ogni singola sala. Le attività devono svolgersi nel rispetto di linee guida adottate.

Misure per gli eventi sportivi

Inoltre per la partecipazione del pubblico sia agli eventi e alle competizioni di livello agonistico riconosciuti di preminente interesse nazionale con provvedimento del Comitato olimpico nazionale italiano e del Comitato italiano paralimpico, riguardanti gli sport individuali e di squadra, organizzati dalle rispettive federazioni sportive nazionali, discipline sportive associate, enti di promozione sportiva ovvero da organismi sportivi internazionali sia agli eventi e le competizioni sportivi diversi da quelli citati si applicano le seguenti prescrizioni: 

In zona bianca, la capienza consentita non può essere superiore 50 per cento di quella massima autorizzata all’aperto e al 25 per cento al chiuso. 

In zona gialla la capienza consentita non può essere superiore al 25 per cento di quella massima autorizzata e, comunque, il numero massimo di spettatori non può essere superiore a 2.500 per gli impianti all’aperto e a 1.000 per gli impianti al chiuso. Le attività devono svolgersi nel rispetto delle linee guida adottate dalla Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento per lo sport, sentita la Federazione medico sportiva italiana, sulla base di criteri definiti dal Comitato tecnico-scientifico

Sanzioni

I titolari o i gestori dei servizi e delle attività autorizzati previa esibizione del Green pass sono tenuti a verificare che l’accesso a questi servizi e attività avvenga nel rispetto delle prescrizioni. 
In caso di violazione può essere elevata una sanzione pecuniaria da 400 a 1000 euro sia a carico dell’esercente sia dell’utente. Qualora la violazione fosse ripetuta per tre volte in tre giorni diversi, l’esercizio potrebbe essere chiuso da 1 a 10 giorni.

Fondo discoteche

È istituito un fondo per i ristori alle sale da ballo.

Tamponi a prezzo ridotto

Il Commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica Covid-19 definisce d’intesa con il Ministro della salute un protocollo d’intesa con le farmacie e con le altre strutture sanitarie al fine di assicurare fino al 30 settembre 2021 la somministrazione di test antigenici rapidi a prezzi contenuti che tengano conto dei costi di acquisto.

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Romagna Sanità

Obbligo vaccinale, prime sospensioni in Romagna: atto doveroso per tutelare la salute

Sono stati sospesi i primi sanitari, tra medici e infermieri, dell’Ausl Romagna che hanno rifiutato di vaccinarsi, non rispettando la legge che ne obbliga l’immunizzazione.

Un atto necessario per tutelare la salute di tutti i pazienti e a favorire la lotta contro il virus. Per fortuna i casi di personale sanitario “no-vax” nella nostra regione sono piuttosto rari (il 90% si è vaccinato, ma chi non l’ha ancora fatto spesso è perché ha motivazioni valide come l’essere incinta o essere da poco guarito dal covid); tuttavia è fondamentale essere irremovibili con chi, ostinatamente, rifiuta di vaccinarsi.

È inutile girarci attorno: il vaccino è l’unica arma che abbiamo per battere il virus e non possiamo permetterci che, proprio chi lo deve affrontare in prima linea, esponga se stesso e soprattutto gli altri al rischio di contagio e diffusione.

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PrimoPiano Sanità Turismo

Green pass, la certificazione per viaggiare questa estate

L’Unione Europea ha dettato le linee guida sul Green pass, per il quale c’è da dire che l’Italia già più di un mese fa aveva programmato con il decreto del 22 aprile 2021. Ma vediamo cosa è e a cosa serve. Il Green pass, per noi “certificazione verde”, è un documento che dimostra di essere stati vaccinati o di essere guariti dal Covid-19 o di essersi sottoposti a tampone con esito negativo.

Solo con esso ci si potrà spostare in Italia tra le regioni rosse ed arancioni (colori che speriamo di non rivedere più), ma anche per visitare gli anziani nelle case di riposo (Rsa) e servirà per partecipare a feste e banchetti di nozze dal 15 giugno nelle regioni in zona gialla e già dal 31 maggio in quelle in fascia bianca, mentre si sta valutando la sua applicazione anche per altri eventi.

Per quanto riguarda invece l’applicazione europea, è stato ideato un certificato analogo al green pass, l’Eu Digital Covid Certificate o Digital Green Certificate. Esso servirà per certificare che il cittadino europeo è stato vaccinato contro il coronavirus, si è sottoposto a tampone con esito negativo o è guarito dal Covid, sviluppando gli anticorpi necessari. Entrerà in vigore dal 1° luglio e servirà per spostarsi all’interno della UE.

L’Italia e l’Europa ripartono insieme.

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PrimoPiano Sanità Speciale Coronavirus

Terapie intensive scese a un terzo. Agnoletti: “riaperture sostenibili”. Di Maio: “Volontariato fondamentale per vincere la battaglia”

Comunicato stampa sulla diretta Facebook di sabato 1 maggio

“Noi che lavoriamo nelle terapie intensive siamo gli ultimi a toccare con mano il calo della curva, ma in questo momento il carico sui reparti si è ridotto e le riaperture che si sono registrate sono sostenibili”. Lo ha detto Vanni Agnoletti, direttore dell’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione dell’ospedale “Bufalini” di Cesena e coordinatore dei posti letto intensivi di Ausl Romagna.

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Nel corso del consueto appuntamento settimanale sulla pagina facebook del deputato romagnolo Marco Di Maio, assieme al prof. Claudio Vicini sono stati numerosi i temi affrontati.

“Attualmente sono 32 i posti letti occupati in terapia intensiva – ha detto Agnoletti – mentre al picco della pandemia eravamo arrivati a 110-114. Tutto il sistema sta ripartendo e la crisi sta rientrando. Ora occorre un cambio di mentalità, perchè non saremo più gli stessi. L’organizzazione sanitaria andrà modificata in conseguenza con le novità apportate da questa pandemia”.

Numerose le domande giunte in tempo reale durante la diretta, alle quali è stata data risposta in tempo reale; ma anche molte segnalazioni sull’organizzazione della campagna vaccinale sul territorio. “Se gli approvvigionamenti di vaccini saranno costanti, l’efficienza organizzativa seguirà di pari passo e i risultati saranno molto significativi – ha detto il prof. Claudio Vicini -. Inizialmente qualche rallentamento era fisiologico, anche perchè bisogna considerare che il personale sanitario è sempre quello. Ora, però, la macchina è oliata e gira perfettamente. Il punto è garantire la continuità delle dosi”. 

Fondamentale per il funzionamento della campagna di vaccinazione anche l’apporto del sistema del volontariato, a cui Marco Di Maio ha voluto indirizzare la propria attenzione. “Non dimentichiamo mai che questa battaglia la vinceremo anche grazie alla straordinaria partecipazione della società civile – ha detto il parlamentare – che attraverso la fitta e generosa rete del volontariato offre un apporto decisivo dal punto di vista logistico, organizzativo e operativo. Ancora una volta il tessuto sociale del nostro territorio si dimostra capace di fare la differenza”. 

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Romagna Sanità Speciale Coronavirus

“Dobbiamo vaccinarci perchè amiamo la libertà: e farlo è un dovere sociale”

Articolo pubblicato da ForlìToday

“Il vaccino non è una cura contro il covid, ma è stato realizzato per far sì che la malattia infettiva e diffusiva scompaia. Per cui bisogna cercare i punti dove questa malattia è più diffusibile, come ad esempio le comunità chiuse, e chi è più esposto e quindi a sua volta contribuire al contagio. E’ questo il principio che muove la vaccinazione, soprattutto in una fase di pandemia”. Lo ha rimarcato il Venerino Poletti, direttore del dipartimento toracico, pneumologo di fama mondiale, nell’approfondimento di pubblica utilità su Facebook a cura del parlamentare Marco Di Maio, con ospiti Giorgio Ercolani (direttore del dipartimento di Chirurgia) e Claudio Vicini (direttore del dipartimento testa-collo, otorino conosciuto e apprezzato a livello internazionale).

Domenica scorsa Ercolani, Poletti e Vicini hanno partecipato al v-day, con la prima somministrazione della dose di vaccino anti-covid. Nessuno ha manifestato problemi. “Sono tutti sollevati nel sapere che non è successo nulla – ammette Vicini -. Spero che questo abbia un impulso alla convinzione nel farlo”. “C’erano timori che potesse dare degli effetti importanti e per questo motivo avevo ricevuto diversi messaggi, ma devo ammettere che non c’è stato alcun effetto negativo e abbiamo continuato a lavorare come prima”.

L’avvio della campagna vaccinale è un’ottima notizia, ma la pressione nel sistema sanitario continua ad essere forte, come ha confermato il professor Poletti: “A livello regionale siamo al 29% delle occupazioni delle terapie intensive, ma basta poco per superare la soglia del 30% e mettere in difficoltà l’ospedale. Ora cominciamo a vedere gli effetti del Natale, con una crescita dei nuovi contagiati. La diffusione del virus è soprattutto nei clusters familiari. Ma dobbiamo ricordarci che il virus non guarda in faccia ai vincoli familiari o amicali”.

Tante le curiosità sui tempi e la somministrazione del vaccino, che vede nella prima parte coinvolti gli operatori sanitari del settore pubblico e privato, gli ospiti e gli operatori delle case di riposo e quindi in seguito gli ultraottantenni e il resto della popolazione. “Il vaccino non può essere somministrato alle donne in gravidanza e ai bambini fino ai 16 anni e l’unica controindicazione è la presenza nella storia clinica di una anafilassi, cioè una reazione acuta ad altri vaccini e farmaci”, chiarisce Poletti. Per i pazienti che hanno subito recentemente un trapianto, illustra invece Ercolani, “è consigliato farlo dopo i primi sei mesi di terapia immunosoppressiva a dosi alte, perché in questa fascia di periodo la probabilità che sia efficace è bassa, discorso che vale anche per l’antinfluenzale”.

Molti interrogativi sul vaccino anti-covid della Pfizer, tra cui come sia stato possibile realizzarlo in meno di un anno. “E’ una tecnologia completamente nuova – evidenzia Poletti -, che utilizza un codice genetico scritto secondo le basi dell’Rna e non del Dna, avvolto in nano particelle, che entrano nel citoplasma. Vengono quindi catturati dei ribosomi, copiano il codice e gli stessi ribosomi producono una proteina, che viene ributtata nella cellula e l’organismo la riconosce come anomala, dando così vita ad una reazione immunitaria. E’ stato fatto in poco tempo perché questa tecnologia fa sì che sia il nostro organismo a produrre il virus. Noi sappiamo che il vaccino funziona per poco tempo. Ma l’importante è che funzioni”.

Il vaccino avrà una funzione determinante nella lotta contro al covid-19. “Il 2020 sarà ricordato per la pandemia da covid-19 e per le abitudini stravolte, quindi se vogliamo evitare che succeda di nuovo occorre vaccinarsi, perché solo raggiungendo una copertura intorno al 90% della popolazione possiamo ridurre al minimo la possibilità che il virus continui a circolare”, è l’appello di Ercolani.

“Non c’è una motivazione razionale per non farlo, se non per la paura istintiva di avere danni, magari sostenuta anche da fake – afferma Vicini -. Dobbiamo avere la forza e l’amore di vaccinarci, perché come la mascherina è un dovere sociale. Il vaccino funziona e non fa male”. “La nostra vita è stata stravolta, dobbiamo vaccinarci perchè amiamo la libertà, quella anche di vivere una vita normale – evidenzia Poletti -. Inoltre il covid ha stravolto la funzione degli ospedali, facendo del male anche verso chi non si è malato di covid, ma aveva altre malattie. Abbiamo bisogno di avere un sistema sanitario in grado di curare agevolmente tutti i malati”.

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Romagna Sanità Speciale Coronavirus

Al via le vaccinazioni anti-Covid anche in Romagna

Domenica inizieranno le vaccinazioni. I primi ad essere vaccinati saranno gli stessi operatori vaccinatori, seguiti da medici, infermieri e operatori socio-sanitari.?? Lo avevamo anticipato anche nella diretta Facebook di sabato scorso col direttore generale di Ausl Romagna, Tiziano Carradori.
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In tutta la regione si stanno organizzando i punti in cui verranno effettuate le somministrazioni, per ora saranno uno per provincia per semplificare le operazioni e renderle più veloci:??
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A Piacenza il Laboratorio analisi dell’ospedale;?
A Parma presso l’Ospedale Maggiore;??
A Reggio Emilia nell’ex ospedale Spallanzani;??
A Modena presso l’aera di riabilitazione dell’ospedale di Baggiovara;??
A Bologna presso l’Autostazione e alla Casa di Residenza Cardinal Giacomo Lercaro;??
A Ferrara all’Ospedale Sant’Anna di Cona;??
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Per la Romagna i centri sono:??
??A Ravenna il Pala De Andrè;??
A Rimini il Quartiere Fieristico;??
A Cesena la zona Fiera;??
??A Imola nel Medical Centre dell’Autodromo.


In queste feste molto diverse dal solito, l’arrivo del vaccino e la sua distribuzione possono essere il regalo di Natale che, speriamo, ci porterà presto fuori da questo incubo.

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Vaccino, finalmente ci siamo: via libera delle istituzioni europee a Pfizer-Biontech

Finalmente è arrivato il via libera dall’Ema, l’Agenzia Europea del Farmaco, alla distribuzione del vaccino di Pfizer/Biontech. Questo significa che ora è davvero questione di giorni prima che vengano somministrate le prime dosi anche qui in Italia. Ora si proceda speditamente, si vaccinino subito le fasce più deboli e si predispongano i passi per le prossime settimane. La strada è ancora lunga, ma è quella giusta. Percorriamola con determinazione, presto e bene.

Il comitato per i medicinali per l’uomo (CHMP ) dell’EMA ha completato la sua rigorosa valutazione di Comirnaty, concludendo “per consenso che sono ora disponibili dati sufficientemente solidi sulla qualità, la sicurezza e l’ efficacia del vaccino per raccomandare un’autorizzazione all’immissione in commercio condizionale formale . Ciò fornirà un quadro controllato e solido per sostenere le campagne di vaccinazione a livello dell’UE e proteggere i cittadini dell’UE”.

“Le notizie positive di oggi sono un importante passo avanti nella nostra lotta contro questa pandemia, che ha causato sofferenza e disagio a così tanti”, ha affermato Emer Cooke, Direttore esecutivo dell’EMA. “Abbiamo raggiunto questo traguardo grazie alla dedizione di scienziati, medici, sviluppatori e volontari della sperimentazione, nonché a molti esperti di tutti gli Stati membri dell’UE.

“La nostra valutazione approfondita significa che possiamo garantire con sicurezza ai cittadini dell’UE la sicurezza e l’ efficacia di questo vaccino e che soddisfa gli standard di qualità necessari. Tuttavia, il nostro lavoro non si ferma qui. Continueremo a raccogliere e analizzare i dati sulla sicurezza e l’efficacia di questo vaccino per proteggere le persone che assumono il vaccino nell’UE “.

Uno studio clinico molto ampio ha dimostrato che Comirnaty era efficace nel prevenire COVID-19 nelle persone a partire dai 16 anni di età.
La sperimentazione ha coinvolto circa 44.000 persone in totale. Metà ha ricevuto il vaccino e metà ha ricevuto un’iniezione fittizia. Le persone non sapevano se avevano ricevuto il vaccino o l’iniezione fittizia.

L’efficacia è stata calcolata in oltre 36.000 persone a partire dai 16 anni di età (comprese le persone di età superiore a 75 anni) che non avevano alcun segno di precedente infezione. Lo studio ha mostrato una riduzione del 95% del numero di casi COVID-19 sintomatici nelle persone che hanno ricevuto il vaccino (8 casi su 18.198 hanno avuto sintomi COVID-19) rispetto alle persone che hanno ricevuto un’iniezione fittizia (162 casi su 18.325 hanno ricevuto Sintomi del covid19). Ciò significa che il vaccino ha dimostrato un’efficacia del 95% nella sperimentazione clinica.

Lo studio ha anche mostrato un’efficacia di circa il 95% nei partecipanti a rischio di COVID-19 grave, inclusi quelli con asma, malattia polmonare cronica, diabete, ipertensione o indice di massa corporea ? 30 kg / m2. L’elevata efficacia è stata mantenuta per generi, gruppi razziali ed etnici.

Comirnaty viene somministrato mediante due iniezioni nel braccio, a distanza di almeno 21 giorni. Gli effetti indesiderati più comuni di Comirnaty sono stati generalmente lievi o moderati e sono migliorati entro pochi giorni dalla vaccinazione. Includevano dolore e gonfiore al sito di iniezione, stanchezza, mal di testa, dolori muscolari e articolari, brividi e febbre. La sicurezza e l’efficacia del vaccino continueranno a essere monitorate poiché viene utilizzato negli Stati membri, attraverso il sistema di farmacovigilanza dell’UE e ulteriori studi da parte dell’azienda e delle autorità europee.

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PrimoPiano Sanità Speciale Coronavirus

Carradori nella nostra diretta: “Vaccini anche in Romagna entro l’anno. L’emergenza non è finita”

Anche sul nostro territorio le prime dosi di vaccino saranno somministrate entro il 2020. E’ una delle notizie emerse sabato pomeriggio dalla diretta Facebook organizzata dal deputato romagnolo Marco Di Maio assieme al prof. Claudio Vicini, a cui ha partecipato il direttore generale di Ausl Romagna, Tiziano Carradori. Come nel resto del Paese, anche da noi le prime dosi saranno somministrate a medici, operatori sanitari e ospiti delle strutture residenziali.

“L’Ema, l’agenzia europea che deve autorizzare l’uso del vaccino – ha spiegato Carradori conversando Marco Di Maio e Claudio Vicini nell’ultimo appuntamento in diretta social per il 2020 – approverà il 21 dicembre l’emissione del vaccino e già il 27 dicembre dovremmo iniziare con la somministrazione delle prime dosi in tutta l’Emilia Romagna. Il condizionale è d’obbligo, perchè stiamo correndo contro il tempo. Dieci giorni fa pensavamo di iniziare nella seconda metà di gennaio, mentre siamo arrivati a subito dopo Natale”.

>>> IL VIDEO DEL COLLOQUIO CON CARRADORI <<<

CHI SARA’ VACCINATO
Carradori, da pochi mesi al timone dell’azienda sanitaria romagnola, ha risposto a molte domande anche inerenti le modalità operative e logistiche con cui sarà avviata la campagna di vaccinazione: “La Regione, con la collaborazione delle Ausl, ha determinato la popolazione da vaccinare in prima istanza, partendo da operatori sanitari pubblici e privati e dagli ospiti delle strutture residenziali. Contestualmente abbiamo definito gli aspetti di carattere operatore-logistico all’interno delle aziende sanitarie, individuando i luoghi in cui saranno fatte materialmente le vaccinazioni”.

ORGANIZZAZIONE
In Romagna, al momento, ne sono stati stabiliti uno per provincia: per Ravenna al Pala De Andrè, per Forlì-Cesena alla Fiera di Cesena e per Rimini alla Fiera. “In questo modo  – ha detto Carradori – partiremo con tre punti che sono piuttosto vicini ai luoghi di stoccaggio dei vaccini”. Nelle aree individuate saranno posizionati i frigoriferi necessari per conservare il vaccino alla temperatura di circa -80°C. “Gli ultimi arriveranno poco prima di Natale”, ha annunciato il direttore dell’Ausl Romagna.

LE “SQUADRE”
“Abbiamo definito le “squadre vaccinali”, che avranno più postazioni di vaccinazioni, perchè la quantità di persone sarà considerevole – ha spiegato ancora Carradori -. I primi a vaccinarsi saranno i vaccinatori stessi, che saranno i sogetti esposti alle condizioni di maggior rischio. Ugualmente ci siamo attivati per una campagna di sensibilizzazione interna, con ospite ad inizio anno l’immunologo Alberto Mantovani”. Per quanto concerne le strutture residenziali pubbliche e private, “ci saranno dei “team mobili”, con quattro-cinque persone che vanno nelle strutture di grandi dimensione, oppure le Usca, con medico-infermiere, laddove le strutture sono di piccole dimensioni. Nei primi 18 giorni saranno coinvolte circa 23-24mila persone tra medici, operatori socio-sanitari ed ospiti delle cra”. Si conta di “terminare il primo ciclo tra il 15  il 20 gennaio. Poi ci sarà una seconda tornata per il richiamo”.

CAMPAGNA DI VACCINAZIONE
L’Ausl, per accelerare i tempi, sta portando avanti, sulla base anche delle indicazioni regionali, un’organizzazione parallela che guarda anche al resto della popolazione, che dovrebbe vedere l’inizio della campagna di vaccinazione dalla prossima primavera alla fine dell’estate. Secondo anche processi di prioritazzione “che allo stato attuale non sono stati definiti”. E per questa nuova fase “se tutto andrà come dovrà andare saranno aumentati i punti per le vaccinazioni, anche per limitare la mobilità. Sviluppare altri punti erogativi è una cosa auspicabile. L’obiettivo è quello di raggiungere la massima copertura”. “Una sfida senza precedenti”, ha evidenziato Di Maio.

FINE DELL’EMERGENZA?
Il fatto che cominceranno ad essere vaccinate le prime persone non significa affatto che siamo fuori dal tunnel. “Ci vorrà del tempo per togliere le mascherine in modo definitivo – ha richiamato Carradori – anche in relazione al grado di copertura e circolazione del virus. Allo stato attuale abbiamo costantemente circa 2500 nuovi contagiati alla settimana in Romagna, nonostante il trend sia in lento calo dopo l’apice raggiunto a novembre. Serviranno comportamenti sempre più sani, come ad esempio il lavarsi le mani, cose che possiamo che possiamo considerare pochi rilevanti, ma che dal punto di vista delle malattie trasmissive sono fondamentali”. “Non è il tema da pensare in questo momento – ha sottolineato Vicini -. La mascherina verrà rimossa quando sarà l’Istituto Superiore di Sanità a dircelo. Ma passerà molto tempo”.

IL PUNTO SULL’EPIDEMIA
Dopo una settimana di luci ed ombre “il virus si rimpicciolisce, ma non di tanto”, ha fotografato Vicini. “A fronte di un numero minore di tamponi, si mantiene alta la percentuale di positività”, ha proseguito il professore, ricordando anche l’aumento del numero di operatori sanitari contagiati. La situazione è delicata, ma la pressione negli ospedali è gestibile. La stanchezza affiora, ma stiamo tutti vivendo questa seconda sfida nella normalità e nell’anormalità. La contrazione dell’attività chirurgica è stata dell’1%. Ed è’ merito di un’organizzazione che ha dato il meglio”.

LA SANITA’ POST-COVID
Ma come cambierà la sanità dopo l’epidemia? “E’ una riflessione che ci impegnerà tutti quanti, in campo professionale e non solo – ha evidenziato Carradori -. Dobbiamo mettere in memoria per il futuro quello che abbiamo toccato con mano con questa emergenza-tragedia. Dobbiamo pensare per il futuro ad un sistema che non si può permettere di interrompere l’attività ordinaria per rispondere ad un’emergenza. Il territorio va potenziato e lo diciamo dagli ’70. Vanno resi disponibili gli strumenti per valorizzare tutte le risorse del territorio stesso e trovare condivisione su come solidare la sanità, che qui in Emilia Romagna ha un sistema di alta qualità”.
A tal proposito il deputato romagnolo Marco Di Maio, ha ribadito che “l’occasione unica che abbiamo di fronte è quella che ci è offerta dai fondi europei: non dobbiamo limitarci a usare le risorse del ‘Recovery plan’, ma prendere anche i 36 miliardi di euro del Mes, che sono fondamentali e vincolati in modo preciso ad investimenti diretti e indiretti in sanità. Servono per realizzare un nuovo progetto di sanità, più vicina al territorio e ai bisogni delle persone”. 

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Romagna Sanità

Covid, Angelini (Ausl): “Gli ospedali romagnoli stanno reggendo, ma ora rigore nei comportamenti individuali”

COMUNICATO STAMPA

La direttrice del servizio di sanità pubblica di Ausl Romagna durante la diretta Facebook con Marco Di Maio e Claudio Vicini: “non possiamo permetterci di fermare le attività ordinarie”

“Il passaggio da fascia “arancione” a quella “gialla” non è un liberi tutti o un’assenza di rischio, ma un messaggio che ci dice che le rigide misure che abbiamo seguito ci hanno consentito faticosamente di scendere di un gradino. Il richiamo alla responsabilità deve diventare più forte, prestando una maggiore attenzione rispetto alla fase precedente”. E’ l’invito che arriva da Raffaella Angelini, direttore dell’Igiene Pubblica di Ausl Romagna, intervenuta sabato pomeriggio nel consueto appuntamento social di pubblica utilità con il parlamentare Marco Di Maio e il professor Claudio Vicini, direttore di Dipartimento dell’Ausl Romagna e otorino di fama internazionale.

LA RESPONSABILITA’ INDIVIDUALE
“Ognuno di noi è artefice del suo destino”, ha sottolineato il professor Vicini, rimarcando come “il richiamo alla responsabilità individuale, rispetto e prossimo è d’obbligo in questo momento”. E proprio in vista delle festività natalizie, “il buon senso deve regnare al di la delle norme”. Concetto ribadito da Angelini: “Dobbiamo fidarci delle tre regole basilari (distanziamento di almeno un metro, indossare la mascherina ed igienizzarsi le mani, ndr), che ne se sottovalutiamo l’importanza perchè sono banali”.

CONTATTI MINIMI
Dal direttore dell’Igiene Pubblica un’ulteriore consiglio: “Dobbiamo consentire a poche persone di entrare nella “bolla” personale. Non è un invito alla solitudine, ma ad avere rapporti sociali differente”. L’uso della mascherina è invece “un sacrificio minimale, che ci è richiesto, usandola correttamente in tutte le condizioni. Siamo in una situazione in cui le persone si sono un po’ assuefatte delle regole, ma non possiamo permetterci distrazioni. Difendendo se stessi si difende la comunità”.

IL CONFRONTO CON LA PRIMA ONDATA
Spesso si mettono a confronto i numeri dei contagiati della prima e della seconda ondata dell’epidemia, ma Angelini ha puntualizzato che è possibile confrontare le due fasi “misurando la differenza che c’è nei tassi di ospedalizzazione e nel ricorso alle terapie intensive. Usando questo parametro l’incidenza è più bassa. Nella prima ondata abbiamo visto la punta dell’iceberg. Nella seconda oltre la metà dei nuovi casi sono persone asintomatiche, che cerchiamo attraverso il tracciamento dei contatti che non avremmo visto nella prima ondata, quando i tamponi erano riservati a chi aveva sintomi”.

I TAMPONI
Quanto appunto alla “macchina” dei tamponi, ha chiarito Angelini, “sta procedendo nonostante le difficoltà derivanti dall’elevato numero dei casi. Abbiamo avuto un intoppo a metà novembre in coincidenza del picco più alto che abbiamo osservato negli ultimi due mesi, perchè il numero di tamponi superava la capacità di laboratorio di gestirli. Quelli molecolari richiedono analisi complesse, che necessitano di reagenti specifici che poche ditte vendono. E a metà novembre abbiamo avuto un intoppo, con un allungamento dei tempi di risposto”.

TEST RAPIDI
Da qui il cambio di strategia, con l’uso di test antigenici “che danno lo stesso tipo di risposta, ma che in caso di positività richiedono la conferma con un test molecolare”. Questa tipologia di tamponi “consentono ai reparti ospedalieri e al pronto soccorso di avere risposte in 15 minuti”. Angelini ha inoltre evidenziato che “l’indicatore tamponi-positivi su tamponi effettuati è stato il più basso della media regionale, che a sua volta è più basso della media nazionale”.

LA SITUAZIONE NEGLI OSPEDALI
C’è pressione sugli ospedali, ma, ha evidenziato il direttore dell’Igiene Pubblica, “stanno funzionando grazie al lavoro e alla dedizione di chi ci lavora, fattore chiave del successo. Non siamo in una situazione critica, ma ci sta impegnando massicciamente, tentando di mantenere con fatica anche le attività non covid. E a differenza della prima ondata non possiamo permetterci di sospendere la gran parte delle attività sanitarie che non sono covid”.

LE FASCE D’ETA’
Tornando ad un’analisi della seconda ondata dell’epidemia, Angelini ha spiegato che “la fascia d’età più rappresentata è quella tra i 40 ed i 60 anni, che rappresenta la porzione di popolazione più numerosa. L’incidenza più bassa è tra i bimbi, mentre è in calo nei ragazzi tra i 14 ed i 19 anni. Può essere attribuibile al fatto che gli studenti sono alle prese con la didattica a distanza, ma anche al fatto che, al di fa degli screening che si fanno scuola, non hanno necessità di sottoporsi a tamponi.

La fase più pericolosa è quella che riguarda gli over 85, dove si concentra il maggior numero di decessi”.

LE DIFFERENZE IN ROMAGNA
Quanto ai dati disomogenei in Romagna, “i numeri bisogna parametrarli con la popolazione. Il comprensorio di Forlì ha un numero di abitanti inferiore a quello di Ravenna. Nel numero molto alto di Ravenna incidono i focolai in case di riposo, che non erano state toccate nella prima ondata. I territori in cui le case di riposo sono state colpite nella prima ondata tendono ad avere in queste comunità una diffusione di anticorpi maggiore che in territori dove non ci sono stati i casi. E questo potrebbe spiegare il maggior numero di situazioni nel ravennate. Altre ipotesi si potranno fare. Le differenze nella prima ondata legate al momento in cui è circolato il virus. Rimini interessa forse molto prima dell’esistenza del virus e quando scoperto ha progredito in modo diverso”.

MESSAGGIO AI NEGAZIONISTI
Infine un messaggio a chi nega la pericolosità del virus: “Fare un giro nelle terapia intensive o sub-intensivi,sarebbe meglio di ogni parola”. Concetto ribadito anche dal professor Vicini: “Li inviterei a parlare con i familiari, collettivamente coinvolti nel dramma”.