Un dato negativo delle elezioni regionali di domenica è indipendente dalla responsabilità dei politici in carica e colpisce tutti trasversalmente. La legge elettorale regionale, per via un complesso meccanismo di calcolo degli eletti che tiene conto dei ‘quozienti’, tende a premiare le province con un maggior numero di abitanti a scapito delle piccole. Succede, dunque, che solo 9 romagnoli su 50 entrino in Consiglio regionale e che ci siano province grandi (come Bologna) dove una lista che ha ottenuto l’1,9% a livello regionale elegge un consigliere (peraltro con pochissime preferenze) a scapito di territori dove ci sono partiti che hanno avuto percentuali ben più ampie. Col duplice effetto di ‘stimolare’ le piccole formazioni politiche.

Una distorsione che va subito corretta, come propongono in tanti. Il punto è capire come. Provo a spiegare con le parole più semplici che riesco a trovare, cosa intendo.

La mia idea è che si debba introdurre una soglia di sbarramento regionale (almeno del 3%), che impedisca di entrare in Consiglio a chi non la supera. E che venga assicurato che i seggi spettanti ad ogni territorio (a Forlì-Cesena, ad esempio, ne spettavano 5, ma per effetto di queste alchimie ne elegge solo 3) vengano assegnati sulla base dei voti presi in quel territorio. Quindi con un riparto provinciale e non circoscrizionale, dando precedenza nei seggi spettanti alle singole liste, ai territori in cui hanno ottenuto le percentuali (e non i voti assoluti) più elevate.

L’esempio più eclatante è quello di Claudio Vicini. La nostra lista Bonaccini Presidente che lo ha candidato, a Forlì-Cesena ha ottenuto il 6,4%: è il secondo miglior risultato dietro a Modena e davanti a Bologna e Reggio Emilia. Vicini è addirittura il secondo più votato (4419 preferenze) in termini assoluti a livello provinciale tra tutti i candidati di tutte le liste; e ha registrato in termini assoluti il secondo miglior risultato della Regione tra i candidati della lista Bonaccini Presidente (dietro a Mauro Felicori, che a Bologna ha incassato oltre 5mila preferenze, ma su una provincia con il triplo di abitanti rispetto a Forlì-Cesena).

Ebbene, il sistema elettorale ha eletto i candidati della lista Bonaccini Presidente a Bologna, Modena e Reggio, per via del maggior numero di voti assoluti ottenuti dalla lista, ma prescindendo dalla consistenza percentuale e dai voti di preferenza ai candidati. E’ giusto? Per me no. E’ legittimo? Assolutamente sì, la legge è perfettamente rispettata e peraltro è lo stesso meccanismo vigente in molte regioni italiane.

I correttivi vanno apportati fissando una soglia e premiando chi prende più voti nel proprio territorio. Altrimenti lo squilibrio tra province rende difficile spiegare alle persone il perchè di un deficit di rappresentanza così vistoso. Non serve fare un’unica circoscrizione romagnola, che rischierebbe di generare altri squilibri, ma serve assicurare ad ogni territorio che i propri rappresentanti saranno eletti sulla base dei voti presi nella propria zona. Se ciò non avverrà, il rischio che riemerga con forza il movimento autonomista romagnolo è più forte che mai.