Tra qualche settimana, si svolgerà il congresso territoriale del Partito Democratico forlivese. Un appuntamento politico che non può rimanere confinato nelle sedi di partito o essere una questione tra pochi, ma deve essere un’occasione per discutere prima di tutto del futuro del territorio e poi del funzionamento del partito, della sua presenza nella società.

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Il testo che segue, dunque, non ha alcuna pretesa se non quella di fornire un contributo al congresso affinché sia un’occasione di dialogo, confronto e approfondimento su temi di interesse comune e non una lotta intestina combattuta con posizionamenti a favore o contro questa o quella persona.

C’è un’evidente e manifesta necessità di dibattito, una domanda di partecipazione e maggior coinvolgimento: questo documento – che volutamente non tocca tutti i temi di cui ci sarebbe bisogno di parlare e per questo è aperto ad integrazioni e commenti – vuole contribuire a colmare questa carenza e stimolare il dibattito. Ben sapendo che un partito politico non è un’Amministrazione pubblica o un ente con compiti di esecuzione, ma un soggetto che deve raccoglierne le istanze, offrire idee ed indirizzi. Lo spirito costruttivo con cui è stato scritto è lo stesso con cui si intende continuare a militare nel Partito Democratico, sentendo l’esigenza di rilanciarne l’azione a partire dal territorio forlivese. Un partito che sia luogo di partecipazione, di elaborazione, di confronto e se necessario anche di scontro; ma sempre e comunque di leale supporto al territorio, ai nostri amministratori, a chi riveste ruoli di responsabilità.

Un partito che torni ad essere comunità di persone, unite da valori e obiettivi comuni: ciò che più di tutto allontana la gente dalla politica è la continua polemica fine a se stessa, le lotte intestine, i personalismi esasperati. Il testo che segue, dunque, ha l’obiettivo di spingere il Pd in una direzione diversa, aperta al dialogo con tutti coloro che intendono riconoscerlo come un interlocutore, alle esperienze civiche presenti anche sul territorio, alle forze sociali, economiche, culturali, ai singoli cittadini.

Contributi, correzioni, integrazioni commenti o qualsiasi altra interazione sono gradite e possono essere inviate direttamente tramite le varie forme di comunicazione disponibili, tra cui la mail comunicazione@marcodimaio.info

 

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La Romagna

Pochi passi sono stati compiuti in questi anni verso una vera e propria integrazione romagnola. A livello istituzionale, così come in ambito politico e partitico, i fatti non sono riusciti a correre allo stesso ritmo delle parole, con la conseguenza di indebolire la percezione collettiva dell’idea e del progetto romagnolo. Eppure il quadro romagnolo è l’unico entro il quale si può costruire uno sviluppo armonico di tutto il territorio ed è quello entro il quale il Forlivese, con la necessaria compattezza di cui deve dotarsi, può e deve far valere le proprie ragioni. Va ripresa e data concretezza all’idea della Provincia Unica di Romagna, preparando il terreno sul piano politico e facendosi promotori di un coordinamento permanente del PD romagnolo. Coordinamento che deve essere legittimato politicamente da una fase costituente e da regole di funzionamento che assicurino alle quattro federazioni un peso paritetico, indipendentemente dal numero di abitanti, iscritti ed elettori. Il radicamento sul territorio sarà assicurata da un modello organizzativo di tipo federale, che dunque assicurerà ad ognuna delle attuali federazioni un certo grado di autonomia.

 

Il lavoro prima di tutto

Occorre stimolare le istituzioni locali affinché si attivino tutte le leve possibili per sostenere il nostro sistema produttivo, determinante per generare nuova occupazione. È necessario ipotizzare iniziative che rendano più conveniente insediare un’azienda sul territorio, che favoriscano l’incrocio tra domanda ed offerta e che permettano di costruire maggiori occasioni di relazione tra le imprese locali, elaborando protocolli d’intesa a tutela della qualità del lavoro (non solo, dunque, della quantità). Vanno promossi un maggior coordinamento e una più alta intensità nel contrasto alla concorrenza sleale, praticata attraverso forme di sfruttamento del lavoro (non senza fenomeni di caporalato), il mancato rispetto delle norme di sicurezza e l’elusione delle leggi e delle imposte. Non tutto può essere fatto a livello locale, ma un maggior coordinamento può produrre risultati più significativi.

 

Il bisogno di protezione

Non va sottovalutata la percezione di insicurezza che tanti cittadini avvertono, pur in presenza di un numero calante di reati e di episodi di criminalità. Vanno stimolate le amministrazioni locali e l’Unione dei Comuni ad un impiego sempre maggiore del corpo di Polizia Municipale nell’ambito delle competenze ad esso assegnato. I decreti contro il degrado urbano recentemente approvati dal governo e dal Parlamento offrono alle amministrazioni locali strumenti aggiuntivi sul piano dell’ordine pubblico. È necessario, pertanto, promuovere, favorire e richiedere un maggior coordinamento tra le forze di polizia, per meglio utilizzare le centinaia di uomini e donne che (includendo tutti i corpi) sono allocati sul territorio, favorendone una presenza sempre maggiore. La videosorveglianza è uno strumento prezioso, da sostenere anche tra i privati che intendono installare sistemi analoghi presso le proprie abitazioni (approfittando degli incentivi previsti a livello nazionale). Sicurezza, però, non è solo ordine pubblico: è decoro urbano, è vitalità del centro storico come delle aree più periferiche; è vicinanza delle istituzioni, capacità di ascolto e comprensione dei problemi e delle legittime preoccupazioni; è dialogo, incontro, relazione. In un parola, sicurezza è anche comunità. Valori che il PD, a partire dal territorio forlivese, deve fare propri e promuovere ad ogni livello.

 

La salute

La sanità è da sempre uno dei fiori all’occhiello della nostra terra: vogliamo che rimanga tale e dobbiamo schierarci apertamente a sostegno dei nostri operatori, dei professionisti, dell’ospedale e dell’Irst. E del resto non può che far riflettere l’incremento di fatturato di tutte le strutture private (che pure non vanno demonizzate e sono parte fondamentale del sistema sanitario) operanti sul territorio, che fa da contraltare ad una sempre maggiore difficoltà del sistema pubblico. L’universalità dell’accesso alle cure e la risposta ai bisogni dei cittadini, devono essere un imperativo per le istituzioni locali. Va sostenuta la creazione di una rete diffusa su tutto il territorio che assicuri un presidio minimo di qualità delle strutture e delle prestazioni a tutti i cittadini del Forlivese, integrando sempre più tra loro i servizi di cura tradizionali con nuclei di cure primarie, case della salute e il complesso dei servizi socio – assistenziali.

Vanno promosse iniziative di ascolto rivolte a tutti gli operatori della sanità (non solo, dunque, ai primari) in cui raccogliere l’indubbio malessere che serpeggia in una larga parte degli operatori sanitari. Va presidiata l’attuazione degli impegni assunti con il Piano di riordino ospedaliero e con quello per lo sviluppo della rete oncologica. Serve un nuovo protagonismo della sanità forlivese su scala romagnola e regionale che non può essere solo questione gestita e discussa dai sindaci in seno alla conferenza socio sanitaria, ma deve coinvolgere il più ampio numero di persone possibili.

 

L’assistenza e le famiglie

La qualità dei servizi socio – assistenziali presenti sul nostro territorio, grazie anche all’apporto del privato e del volontariato sociale, è tra le più alte d’Italia e d’Europa. Sarebbe sbagliato ed illusorio, però, fermarsi qui. La sfida del futuro per le istituzioni e le famiglie è gestire al meglio l’assistenza alle persone, in un Paese in cui all’allungamento delle prospettive di vita si accompagnano bisogni diversificati, malattie croniche e necessità di assistenza diverse. La cura della persona, soprattutto in età avanzata, non può essere un fardello che le “generazioni di mezzo” devono portare da sole. Occorre puntare su un modello di assistenza che tenga insieme la sfida educativa dei figli con quella dell’assistenza ai non autosufficienti. Anche per questa ragione, tutte le scelte redistributive operate in ambito locale dovranno favorire prioritariamente le fasce di popolazione più disagiate e le famiglie più numerose.

 

Turismo è economia

Fino a pochi anni fa, parlare di turismo a Forlì e dintorni appariva una stravaganza. Oggi è una realtà, sebbene meno sviluppata di quanto potrebbe esserlo. Occorre andare oltre la sola promozione favorendo l’elaborazione di un progetto complessivo – quantomeno a livello di Unione dei Comuni – per la commercializzazione del “prodotto turistico” locale, ovviamente in connessione con le molte attrazioni che il resto della Romagna può offrire. La parcellizzazione degli interventi e delle azioni, non produce risultati. Il 2018 “anno del cibo” e i successivi anniversari, che culmineranno nel 2021 con quello dei 700 anni dalla morte di Dante (preceduto dai 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci nel ‘19 e di Raffaello Sanzio nel ‘20), devono essere l’occasione per riorganizzare l’intera offerta del comparto turistico romagnolo e “venderla” in maniera adeguata sui mercati facendo leva su tutti i suoi punti di forza, dal termalismo fino al nuovo magnete rappresentato dal riconoscimento Unesco alla riserva naturale di Sasso Fratino e al Parco delle Foreste Casentinesi. Un lavoro da svolgere in piena sintonia con gli operatori privati, che vanno stimolati ad investire sulla riqualificazione e l’ampliamento dell’offerta ricettiva e di servizi.

 

Cultura: identità e opportunità

La realtà si è ormai da tempo incaricata di smentire il famoso aforisma dell’ex ministro Tremonti, secondo il quale “con la cultura non si mangia”. L’affermazione di Forlì come città d’arte, grazie alle grandi mostre del San Domenico (che vanno confermate, senza esitazioni), alla vivacità del suo tessuto associativo, alla Settimana del Buon Vivere e ad altre manifestazioni che accendono i riflettori sulla città e sul territorio, ci dimostrano che investire in cultura rafforza non solo l’identità di una comunità, ma genera anche occasioni di lavoro e di crescita. È indispensabile rafforzare la collaborazione con tutti gli attori che operano in questo ambito, favorire ed incentivare le produzioni locali (dunque non solo le rappresentazioni), sostenere le nostre associazioni anche ipotizzando l’istituzione di un “bilancio di comunità della cultura” che unisca gli investimenti dei diversi soggetti (Comuni, Fondazione, enti e aziende pubbliche) per evitare la dispersione di risorse e i doppioni e favorire – al contrario – una sempre più equa distribuzione basata su qualità, merito, capacità di produzione, recupero e fruizione dei beni culturali.

 

Università

La felice intuizione che ha portato al decentramento universitario in Romagna, deve essere rafforzata e rilanciata, attivandosi per un salto di qualità ulteriore. Si è compiuto un ottimo lavoro in termini di edilizia con la realizzazione del Campus (e la sua imminente ultimazione grazie anche ai fondi stanziati dal Governo); la stessa energia e determinazione profuse dal territorio in quella direzione, vanno ora spostate verso il potenziamento della didattica e valorizzando, come merita, una struttura unica nel suo genere come il Ceub (Rocca di Bertinoro).

 

Istituzioni al passo coi tempi

Ribadendo tutta la bontà della battaglia politica condotta a favore della riforma costituzionale, benché il referendum del 4 dicembre 2016 abbia dato un esito differente (con la felice eccezione del territorio forlivese dove netta è stata l’affermazione del Sì), con lo stesso spirito, però, va ripreso quel percorso di riforma avviato in ambito forlivese con la costituzione dell’Unione dei Comuni. In primo luogo, va resa più efficiente questa nuova entità, rimettendo in capo alla politica (sindaci ed amministratori) il ruolo di governance. Inoltre va esaminata senza preclusioni di alcun tipo – favorevoli o contrarie – , la possibilità di avviare processi di fusione tra Comuni. La comprensibile diffidenza e preoccupazione di alcuni, non deve impedire che si studino numeri, progetti, impatti e prospettive derivanti dalla fusione di due o più entità amministrative. L’identità di un territorio non è data dai confini amministrativi, ma dalle le persone che ci abitano e ci vivono.

 

Lo sport

La capacità di innovazione di un partito politico sta anche nella sua abilità a ribaltare le gerarchie e a fissare nuovi temi nella propria agenda. Una delle principali azioni di politica sanitaria che si possano compiere è quella di promuovere sempre più la pratica sportiva (obiettivo lanciato per prima dalla Wellness Foundation e da Nerio Alessandri, ma che riguarda l’intero territorio romagnolo). Va sostenuta la realizzazione di un piano organico di promozione dell’attività fisica non competitiva che parta dalle scuole comunali e arrivi fino ai centri di aggregazione per anziani, che metta insieme le numerose iniziative già esistenti sul territorio e ne promuova di nuove, coinvolgendo gli enti di promozione sportiva, le squadre forlivesi e gli sportivi più rappresentativi della nostra provincia. Per troppi anni la politica ha trattato questo argomento in maniera marginale o del tutto insufficiente, sottovalutandone l’enorme potenziale.

 

L’acqua è parte del nostro futuro

La sfida ambientale è la più impegnativa, anche perché la meno prevedibile. I cambiamenti climatici di cui fino a poco tempo fa avevamo solo sentito parlare nei convegni o nelle trasmissioni televisive, hanno recentemente mostrato il loro impatto anche sul territorio romagnolo. La straordinaria realizzazione della Diga di Ridracoli e dell’Acquedotto della Romagna va rivendicata e sviluppata. In primo luogo, bisogna completare il disegno originario allacciando in maniera adeguata anche i comuni non serviti direttamente dalla Diga (necessità mostrata dalla crisi idrica che in estate ha colpito la vallata del Tramazzo). Serve poi mettere in campo un piano pluriennale che persegua, attraverso le soluzioni tecniche più sostenibili dal punto di vista dei costi e dell’impatto ambientale, l’obiettivo di aumentare la capacità di raccogliere e trattenere la risorsa idrica, in un’epoca in cui le precipitazioni sono meno frequenti e molto più intense.

 

Riprendiamoci l’ambiente e il territorio

Va posta come priorità la realizzazione di un piano organico e pluriennale per rispondere e prevenire gli effetti dei cambiamenti climatici, che preveda, ad esempio, investimenti contro il dissesto idrogeologico. Ci sono anche azioni culturali da compiere, coinvolgendo le scuole e tutta la cittadinanza sulla necessità di ridurre i consumi, la produzione di rifiuti e degli sprechi alimentari. Oltre alla ricerca di fondi europei e nazionali (ne sono arrivati in questi anni, ne arriveranno ancora), si parta da ciò che abbiamo e che possiamo decidere in ambito locale e regionale: per questo va verificata la possibilità di mettere insieme le risorse di tutti, costruendo un bilancio complessivo che faccia capo, a livello di coordinamento, all’Unione dei Comuni, e coinvolga anche altri soggetti strategici su cui i Comuni possono avere voce in capitolo (come il Consorzio di Bonifica) o di cui sono addirittura soci (come Romagna Acque e Hera). Partiamo da quello che si può fare “in casa” e che, tra l’altro, può anche offrire nuove opportunità occupazionali e di crescita economica.

 

Il partito

Un partito politico è un’organizzazione complessa e delicata, che va gestita con capacità di inclusione, apertura ai contributi esterni, disponibilità ad accogliere persone nuove, accettare le diversità, ascoltare le critiche costruttive e farle proprie. Una responsabilità che spetta, in primo luogo, al segretario pro-tempore, ma che coinvolge anche tutti i componenti degli organismi dirigenti. Anche per questo non bisogna rinunciare a promuovere occasioni di formazione politica, eventualmente mutuando la positiva esperienza della scuola “Pier Paolo Pasolini” e collegandosi ad essa.

Occorre un’organizzazione che faccia leva su una segreteria a supporto del segretario, rappresentativa dei territori e capace di tener conto anche delle espressioni emerse dal congresso più recente, quello nazionale svoltosi in aprile. Allo stesso modo, andrà istituita una Direzione inclusiva di tutti i Comuni del comprensorio, affiancata da appositi forum tematici funzionali a coinvolgere energie interne ed esterne al partito. La sede centrale va ripensata e organizzata come una ‘casa della partecipazione politica’, stimolando il volontariato nella sua gestione e ripensandone gli spazi in funzione della necessità di favorire sempre più le occasioni di incontro. I circoli devono avere protagonismo non solo nelle fasi elettorali e congressuali, ma essere essi ricettori e antenne di bisogni e istanze da riportare ai nostri rappresentanti istituzionali. Per questo vanno creati momenti a cadenza periodica di confronto tra  eletti e circoli territoriali. Occorre impostare una politica mirata di raccolta fondi, trasparente e basata su donazioni numerose e di importo ridotto; un’attività che non può essere svolta solo in occasione di appuntamenti elettorali, ma deve vedere impegnato il partito per tutto l’anno. Le tecnologie contemporanee, poi, permettono di pensare di realizzare una pubblicazione periodica in cui trovino spazio opinioni, commenti, informazione su ciò che viene organizzato, fatto, prodotto dal Partito e dai suoi eletti nelle istituzioni.  Serve un maggior raccordo tra gli amministratori locali del Pd e a tal fine si propone di istituire una Conferenza degli amministratori che periodicamente veda confrontarsi sui temi di più stretta attualità locale (e se necessario nazionale) i nostri rappresentanti nelle istituzioni; al fine di evitare il più possibile posizioni differenti su temi comuni, spesso dettate da carenza di dialogo e informazione.