La decisione della maggioranza di non decidere sull’adesione al Global compact sulle migrazioni è un altro duro colpo assestato alla credibilità internazionale del nostro Paese. Tra ministri che dicono cose diametralmente opposte, partiti della maggioranza che evitano di entrare nel merito del documento avendo posizioni divergenti e il governo che ritira la penna della firma un attimo prima della conferenza di Marrakech dopo aver dato ampie assicurazioni, diventa davvero difficile trovare una linea chiara e comprensibile. E chi ci perde è l’Italia.
Con questa “non decisione” il nostro Paese rimane fuori, almeno per ora, da un meccanismo di accordi e alleanze per la cooperazione nella gestione dei flussi migratori che vede uniti oltre 160 stati del mondo. Difficile pensare che possano esserci benefici da un simile atteggiamento sul piano internazionale. Anche perchè i contenuti e gli obiettivi di questo accordo sancito davanti alle Nazioni Unite, sono di grande rilevanza sociale ed economica.
Gli obiettivi principali, infatti, sono la lotta alla xenofobia; la lotta allo sfruttamento; il contrasto del traffico di esseri umani; il potenziamento dei sistemi di integrazione; assistenza umanitaria; programmi di sviluppo; procedure di frontiera nel rispetto del diritto internazionale, a iniziare dalla Convenzione sui rifugiati del 1951. Argomenti sui quali l’Italia ha bisogno più di altri Paesi di stringere accordi ed essere parte di un sistema di alleanze teso a sgravare il peso che grava quasi esclusivamente sulle nostre spalle della prima accoglienza e della gestione delle emergenze, quando ci sono.
A ciò va aggiunto, poi, che il governo italiano ha scelto politicamente di avvicinarsi ed allearsi ai governi europei più sovranisti e di destra, secondo il punto di vista del ministro Salvini. In realtà, anche questo è un danno che si sta provocando all’Italia; sì, perchè proprio in ragione del sovranismo che ispira i governi di Austria, Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca ed altri, nessuno di questi ‘amici’ di Salvini e Di Maio è disposto a prendersi un solo migrante o darci una mano nelle questioni economiche. E per giunta, per effetto di un accordo siglato quest’estate, il ricollocamento sono passati da obbligatori (come era riuscito a imporre il precedente governo italiano) a volontari. Con il risultato che su base volontaria nessuno vuole più darci una mano.
Al di là delle appartenenze politiche, dunque, l’atteggiamento ostile a ogni collaborazione sul terreno delle migrazioni arrecherà un danno al nostro Paese. Certo, fa presa sull’opinione pubblica individuare il “diverso” come un nemico, ma alla lunga è un atteggiamento che ci presenterà un conto salato tutti noi.