In questi giorni qui a Montecitorio siamo impegnati nelle Commissioni su diversi provvedimenti (molti provengono ancora dal precedente Governo); il principale è il decreto Di Maio, che la maggioranza definisce “decreto dignità”. Penso sia un testo dannoso per il mondo del lavoro perchè riduce la flessibilità e non incentiva la stabilità, di fatto mettendo per strada da subito i lavoratori a tempo determinato, che non possono essere rinnovati per più di 24 mesi. Chi sta arrivando verso il 24esimo mese, infatti, in molti casi ha già avuto comunicazione del licenziamento. Si introducono vincoli, balzelli e complicazioni anche per le famiglie.
Ecco una serie di proposte alternative per migliorare il decreto e dare risposte al mondo del lavoro.
– Riduzione del costo del lavoro sul tempo indeterminato: il lavoro stabile vale di più, deve costare meno. Serve abbassare i contributi a carico dei lavoratori di 4 punti in 4 anni sui contratti a tempo indeterminato. Si può fare a costi sostenibili per il bilancio pubblico.
– Salvaguardare chi oggi ha un contratto a termine con un incentivo alla trasformazione: i nuovi esodati creati dal Decreto Di Maio devono avere l’opportunità di essere stabilizzati, con un incentivo per la trasformazione a tempo indeterminato dei loro contratti.
– Introdurre una buonuscita per i lavoratori temporanei non stabilizzati dalle imprese. Per favorire la trasformazione dei contratti a termine in contratti stabili, si propone il pagamento ai lavoratori temporanei di una buonuscita compensatoria in caso di mancata stabilizzazione, proporzionata alla durata del contratto, e aggiuntiva rispetto al Tfr.
– Sperimentare il salario minimo: il decreto non affronta in alcun modo il tema dei salari e di coloro che vengono pagati con salari fuori da ogni dignità retributiva. Si potrebbe partire subito con una sperimentazione, per poi affinare meglio lo strumento e arrivare in tempi ragionevoli a introdurre anche in Italia il salario minimo legale.
– Tutele crescenti: a mantenere il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, che anche il Decreto Di Maio di fatto non snatura, apportandovi modifiche del tutto marginali. È importante adeguare l’offerta di conciliazione all’aumento delle indennità di licenziamento e riflettere su come aumentarle evitando allo stesso tempo il rischio di scoraggiare le assunzioni a tempo indeterminato.
– Colf e badanti: ci opponiamo ad aumenti di costo per le famiglie. Le famiglie italiane, a causa dell’aumento del costo dei rinnovi, rischiano di spendere centinaia di euro in più all’anno per l’assunzione di colf e badanti. L’effetto reale di questo aumento sarà quello di spostare molti di questi lavoratori nel lavoro nero. Serve escludere i contratti di lavoro domestico da questa disciplina e portare avanti l’intera deducibilità dei costi per le famiglie italiane.