Lunedì ho votato la fiducia al nuovo Governo (che ha giurato al Quirinale, qui la composizione). Una scelta non semplice ma necessaria per mettere in sicurezza l’Italia da aumento dell’Iva e delle accise, blocco degli investimenti, isolamento internazionale e una tempesta finanziaria che era alle porte. E che appare per ora allontanata, come hanno dimostrato tutti gli indicatori di mercato (spread e tassi di interesse sul debito, mai così bassi: sostanzialmente significa che per vendere i nostri titoli di Stato, paghiamo molto meno rispetto a prima).

Votare la fiducia a questo governo è una scelta che comporta anche qualche rospo da ingoiare, ma che ci serve anche per non perdere ruolo e peso in Europa, dove eravamo totalmente isolati. Nemmeno un mese fa, l’Italia avrebbe nominato come proprio rappresentante nella Commissione Europea un sovranista e anti-Euro. Oggi, invece, abbiamo scelto un grande europeista apprezzato a livello internazionale come Paolo Gentiloni. Una bella notizia per l’Italia, che finalmente torna a sedersi ai tavoli con credibilità e rispetto.

Ho votato la fiducia anche per difendere un principio cardine della Repubblica e di ogni stato liberale: la democrazia rappresentativa e parlamentare. Che è l’antidoto migliore (per quanto imperfetto) ai colpi di testa di qualche leader di turno che si fa prendere la mano dalla tentazione di usare le istituzioni solo per i propri calcoli, magari chiedendo a gran voce pieni poteri. E’ successo in Italia con Matteo Salvini (campione di incapacità politica, come hanno dimostrato i fatti, al di là dei comizi da spiaggia) ed è successo nel Regno Unito, dove il premier Boris Johnson ha provato a esautorare il parlamento e fare come se non ci fossero altri poteri; ma è stato costretto a fermarsi, grazie ai pesi e contrappesi previsti dal ruolo centrale dei rappresentanti eletti dai cittadini.

So che è una scelta che non trova piena condivisione tra le persone che mi seguono; ma quando si ha un ruolo di rappresentanza non ci si può lavare le mani nelle situazioni scomode, nascondersi o lasciare che decidano gli altri e poi “commentare” come se si fosse altrove. Ecco perché ho voluto affrontare questi temi in occasioni pubbliche, confrontandomi con le persone, da solo o assieme a miei autorevoli colleghi. Non è il momento di chiudersi, magari dentro ai palazzi, ma di affrontare la situazione a viso aperto, con dignità e con la forza delle proprie idee. Ne approfitto per ringraziare le tantissime persone che hanno partecipato agli eventi di Villagrappa e di Forlimpopoli con Marco Minniti, oltre che tutti i volontari che faticano per organizzare feste e occasioni pubbliche di incontro. 

Provarci, dunque, è un dovere morale per chi ha a cuore l’Italia e anche il proprio territorio. Proviamo solo a pensare ai tantissimi nodi irrisolti o addirittura peggiorati dal precedente Governo, ne cito alcuni: dall’aeroporto di Forlì alla E45, dagli investimenti deliberati e bloccati al nuovo carcere di Forlì nuovamente impantanato (ed è incredibile pensando che avevamo un sottosegretario dedicato a questo), dalle Foreste Casentinesi da un anno e mezzo senza risposte a tante altre situazioni piccole e grandi che sono ferme o abbandonate.

Non sarà semplice, ma come sempre sarò in prima linea e sarà fondamentale la vostra presenza: per criticare, suggerire o applaudire a seconda delle situazione.