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L’economia italiana rallenta, ‘grazie’ a Putin: azioni più forti

La guerra ucraina stravolge il pil, ma tiene il deficit e cala il debito. Il Governo ha approvato il DEF, ovvero il Documento di economia e finanza, il più importante testo di programmazione economica previsto dal nostro ordinamento. Gli effetti della guerra di Putin contro l’Ucraina costringono il Consiglio dei ministri a tagliare la stima di crescita, per in un quadro in cui si conferma la previsione sul deficit e la riduzione del debito pubblico.

La crescita programmatica di quest’anno si ferma al 3,1% contro il 4,8% stimato a settembre. Per il prossimo anno il pil dovrebbe segnare +2,4% (2,6% la stima di settembre ), nel 2024 1,8% (confermando la stima di settembre) e nel 2025 1,5%. Nel quadro tendenziale il pil cala al 2,9% quest’anno (contro il 4,3% previsto a settembre); al 2,3% nel 2023 (contro il precedente 2,5%); poi 1,8% nel 2024 (2% la stima di settembre) e 1,5% nel 2025.

Dietro a questi numeri, però, ci sono persone e imprese: l’economia reale. Ed è innegabile che la guerra che Putin ha scatenato immotivatamente contro l’Ucraina, sta pesando notevolmente sull’andamento della nostra economia. I correttivi approntati finora dal Governo sono stati utili a limitare i danni, ma insufficienti a rispondere all’impatto gigantesco del caro-materiali, dell’incremento delle bollette, della carenza di materia prima, dei problemi di manodopera.

Alcuni di questi problemi possono, anzi, devono essere affrontati in modo più energico e ciò avverrà entro aprile con l’emanazione di un nuovo decreto con aiuti al settore economico e alle famiglie. Ma la prima misura in questo momento è promuovere in tutti i modi un dialogo che porti alla fine della guerra in Ucraina. Come?

Aiutando gli ucraini a difendersi dall’aggressione, ma mettendo lo stesso vigore, la stessa determinazione e la stessa convinzione anche nel cercare un dialogo che porti alla fine delle ostilità. Sembra impossibile in certi momenti, ma sono due gli errori da non commettere: sottovalutare l’avversario (chi pensa che Putin sia semplicemente un matto, sbaglia esattamente come chi lo difende) e rinunciare agli sforzi diplomatici per la Pace.

DEFICIT SOTTO CONTROLLO. Il quadro programmatico del Def conferma le stime di settembre: deficit al 5,6% quest’anno; in calo poi al 3,9% nel 2023; al 3,3 nel 2024. Nel 2025 prosegue il calo al 2,8%. In base al quadro tendenziale il disavanzo sarà pari al 5,1% nel 2022; al 3,7 nel 2023; al 3,2% e al 2,7 nei due anni successivi. CALO DEBITO. In base al nuovo quadro programmatico il debito scende al 147% quest’anno (contro il 149,4% indicato a settembre); al 145,2% nel 2023 (rispetto al 147,6% previsto in precedenza); al 143,4% nel 2024 (contro 146,1%). Infine dovrebbe segnare 141,4 nel 2025. Il debito/pil 2021 viene rivisto al ribasso al 150,8% (dal precedente 153,5) per effetto della revisione del Pil nominale comunicata dall’Istat lunedì scorso, segnando un calo più significativo dopo il picco del 155,3% del 2021. Nel nuovo quadro tendenziale il rapporto debito pil scende al 146,8 (dal 154,7 indicato a settembre); a 145% (contro il 153,1% di settembre) e a 143,2% contro 150,9 della Nadef. Nel 2025 prosegue il declino fino al 141,2%. 

DISOCCUPAZIONE. Il tasso di disoccupazione nel quadro programmatico segnerebbe 8,6% nel 2022 (contro la precedente stima del 9,2% ) per poi scendere all’8,1% nel 2023 (8,5% la previsione di settembre) e proseguire il calo all’8% (confermando stima settembre) e al 7,9% nel 2025.

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Approvato il Def: nel 2018 niente aumento dell’Iva e sostegno a giovani e famiglie

Via libera del parlamento al cosiddetto “Def” (Documento di economia e finanza), il testo su cui vengono fissati i pilastri della legge di bilancio per l’anno 2018. Si stabilisce – solo per citare alcune delle tante cose che vengono fissate – l’eliminazione dell’aumento dell’IVA, incentivi agli investimenti pubblici e privati, il potenziamento dei fondi per finanziare il reddito di inclusione, il rinnovo contrattuale del pubblico impiego, prorogare la riduzione al 10 per cento della cedolare secca sugli affitti abitativi, insistere sulle politiche a sostegno delle famiglie (in particolare quelle con più figli a carico) e della ripresa delle nascite, promuovere incentivi per le assunzioni di giovani.

I punti principali impegnano il Governo a provvedere con la prossima legge di bilancio:

a)    alla completa sterilizzazione delle clausole di salvaguardia sulle imposte indirette per l’anno 2018;

b)    al sostegno degli investimenti, incentivando gli investimenti privati in beni strumentali e immateriali, nonché allocando maggiori risorse per gli investimenti pubblici delle amministrazioni centrali e locali, anche attraverso, per questi ultimi, l’individuazione delle misure più idonee per consentire un maggiore utilizzo dell’avanzo di amministrazione di ciascun ente per la progettazione e la realizzazione di opere pubbliche;

c)     alla promozione dell’aumento dell’occupazione, in particolare a tempo indeterminato per i giovani, mediante nuovi interventi di decontribuzione del lavoro;

d)   al potenziamento degli strumenti di lotta alla povertà e all’esclusione sociale, incrementando le risorse destinate a finanziare il reddito di inclusione;

e)    al finanziamento delle politiche invariate, inclusive delle risorse per il rinnovo contrattuale del pubblico impiego;

a favorire, nella legge di bilancio 2018-2020, un complesso di interventi in materia sanitaria, volti a:

a)    incrementare nel tempo le risorse di conto capitale destinate ad investimenti nel settore della sanità;

b)    rivedere gradualmente il meccanismo del cosiddetto super ticket al fine di contenere i costi per gli assistiti che si rivolgono al sistema pubblico;

c)     a prorogare la riduzione al 10 per cento della cedolare secca sugli affitti abitativi ed eventualmente estendere il sistema della tassazione sostitutiva anche sui redditi derivanti dagli affitti di immobili ad uso non residenziale;

d)     a proseguire la politica di sostegno alle famiglie e di contrasto alla prolungata tendenza al calo demografico, valutando altresì la possibilità di potenziare il sistema degli assegni per i figli a carico, anche procedendo alla necessaria razionalizzazione degli attuali istituti.

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Via libera al DEF: interventi su pensioni, cuneo fiscale, famiglia, imprese

Flessibilità in uscita per le pensioni che preveda anche ‘ragionevoli penalizzazioni’, con possibili interventi selettivi in particolare per disoccupati e lavori usuranti. Esclusione dalla revisione delle tax expenditure delle detrazioni per lavoro, famiglia, edilizia e riqualificazione energetica (come gli ecobonus). Rafforzamento delle banche, degli enti locali, degli strumenti per il sud (come la decontribuzione soprattutto per le donne), della ricerca, degli incentivi fiscali per famiglia e natalità. E poi lotta all’evasione fiscale, taglio del cuneo fiscale strutturale, incentivi per la fatturazione elettronica e per la quotazione in Borsa delle imprese, oltre che sterilizzazione delle clausole di salvaguardia Iva per il 2017. Questi i punti principali inseriti nella risoluzione di maggioranza sul Def approvata dall’aula della Camera, che ha anche approvato la risoluzione che autorizza il governo a far slittare di un altro anno, al 2019, il pareggio di bilancio.

2017: PENSIONI E CONTRATTAZIONE Il governo dovrà ‘adottare ogni iniziativa utile a promuovere, nel rispetto degli obiettivi di finanza pubblica indicati nel Documento, interventi in materia previdenziale volti a introdurre elementi di flessibilità per quanto attiene all’età di accesso al pensionamento, anche con la previsione di ragionevoli penalizzazioni; nonché interventi, anche selettivi, in particolare nei casi di disoccupazione involontaria e di lavori usuranti’. La risoluzione impegna poi il governo ‘a promuovere la contrattazione collettiva aziendale/territoriale, tenendo conto delle intese maturate tra le parti sociali relativamente alla rappresentanza, alla consultazione dei lavoratori interessati e all’efficacia ed esigibilità dei contratti stessi, salvaguardando il ruolo dei contratti nazionali di lavoro’.

CUNEO FISCALE E FAMIGLIA Si dovranno quindi ‘individuare forme di riduzione della pressione contributiva che aumentino strutturalmente la convenienza del contratto a tempo indeterminato rispetto ad altre forme contrattuali’ e ‘promuovere politiche fiscali orientate alla famiglia e misure di sostegno alla natalità’.

BANCHE E DISMISSIONE CREDITI La maggioranza impegna il governo ‘a proseguire nell’azione di rafforzamento del sistema bancario, reso più resiliente, moderno e competitivo grazie alle misure approvate e in fase di attuazione, promuovendo ulteriori e rapidi interventi, anche in materia di giustizia civile, che accelerino la dismissione dei crediti in sofferenza da parte delle banche’.

FISCO E CATASTO La risoluzione impegna anche il governo ‘a procedere nell’azione di riforma del sistema tributario, anche completando la revisione dei valori catastali con finalità perequative tra i contribuenti, di riduzione della pressione fiscale che dovrà procedere di pari passo con il proseguimento e il rafforzamento dell’attività di contrasto all’evasione e all’elusione fiscale, che ha consentito nel 2015 di recuperare maggior gettito per 14,9 miliardi di euro, nonché con il miglioramento della fedeltà fiscale, aumentando il gettito a parità di aliquote’.

NO REVISIONE TAX PER FAMIGLIA E LAVORO Il governo viene impegnato ‘a sterilizzare con la prossima manovra di bilancio le clausole di salvaguardia per un ammontare pari a circa lo 0,9 per cento del Pil, da compensare mediante l’utilizzo degli spazi di flessibilità e attraverso un mix di interventi di revisione della spesa pubblica, ivi incluse le spese fiscali, con esclusione di quelle riguardanti il lavoro e la famiglia, nonché di quelle relative alle ristrutturazioni edilizie e alle riqualificazioni energetiche, che vanno invece rafforzate, e di strumenti che accrescano la fedeltà fiscale e riducano i margini di evasione ed elusione a partire da quella relativa all’Iva anche attraverso forti incentivi alla fatturazione elettronica tra privati’.

STIME PIL E OUTPUT GAP ‘Al fine di orientare più efficacemente la governance della finanza pubblica dell’Unione’ il governo è impegnato ‘ad aprire un confronto con la commissione europea finalizzato a rivedere la metodologia di stima e l’orizzonte temporale degli scenari previsionali del Pil potenziale e dell’output gap che allo stato attuale produce risultati inadeguati a cogliere il contesto economico europeo con implicazioni di politica di bilancio eccessivamente restrittive per l’Italia così come per l’Eurozona nel suo complesso’. La risoluzione, inoltre, impegna il governo, come anticipato ieri, ‘a predisporre gli interventi necessari a far risalire il rapporto tra investimenti e Pil, a partire dalla piena realizzazione dei programmi connessi al Piano Juncker, le cui risorse, considerando la leva finanziaria, potranno attivare nel nostro Paese investimenti fino a 12 miliardi di euro’. Nella risoluzione di maggioranza c’è inoltre l’impegno ‘a conseguire i saldi programmatici di finanza pubblica in termini di indebitamento netto rispetto al Pil, nonché il rapporto programmatico debito/Pil, nei termini e nel periodo di riferimento indicati nel Documento di economia e finanza’ e ‘a dare piena attuazione ai contenuti del Programma nazionale di riforma al fine di conseguire gli obiettivi nazionali di crescita, produttività, occupazione e sostenibilità’.

 ENTI LOCALI Il Parlamento impegna inoltre il governo ‘a mettere a sistema in maniera razionale e coerente tutti i recenti interventi legislativi in ambito istituzionale e finanziario degli enti locali, anche attraverso la revisione della legge n. 243 del 2012 e delle relative norme di attuazione, al fine di rendere coerente la disciplina del pareggio di bilancio per consentire anche per i prossimi anni l’effettiva possibilità di programmazione virtuosa della spesa per investimenti, a tal fine stabilizzando l’equilibrio di bilancio di competenza come unico vincolo e inserendo il Fondo pluriennale vincolato come aggregato utile ai fini del calcolo del saldo compatibilmente con gli obiettivi di finanza pubblica’. La risoluzione chiede inoltre l’impegno del governo per garantire la ‘reale autonomia e responsabilità finanziaria, creando le condizioni per il superamento del sistema di finanza derivata, definendo un assetto complessivo della finanza locale caratterizzato da semplicità, sfoltimento dei vincoli contabili, ordinamentali e della spesa per il personale superati dal nuovo assetto delle regole finanziarie, trasparenza nei meccanismi redistributivi e certezza sulle risorse’ e per ‘garantire l’effettivo esercizio delle funzioni fondamentali da parte delle aree vaste, anche mediante l’attribuzione di adeguate risorse finanziarie, valutando l’alleggerimento del sistema sanzionatorio per province e città metropolitane alla luce del superamento del patto di stabilità interno’. Inoltre si chiede di ‘prevedere, nell’ambito di un processo finalizzato alla fusione e unione del sistema della autonomie locali, forme di sostegno e tutela delle peculiarità delle realtà dei piccoli comuni previste anche da iniziative legislative in corso di approvazione’.

SPENDING REVIEW Con la risoluzione approvata il governo si impegna ‘a proseguire nel percorso di revisione della spesa, accentuandone l’azione selettiva, dando priorità agli interventi sui beni e servizi intermedi e sulle società partecipate, come occasione di sviluppo di processi aggregativi e di crescita industriale del settore dei servizi pubblici locali, anche al fine di reperire risorse aggiuntive per sostenere la domanda aggregata e la competitività del Paese’. La risoluzione impegna anche il governo ‘ad assicurare che l’azione di spending review in ambito sanitario sia condotta attraverso recuperi di efficienza senza riduzione dei servizi’.

SUD Il governo viene poi impegnato ‘a proseguire l’azione di rilancio delle aree sottoutilizzate, segnatamente per il Mezzogiorno, assicurando la rapida implementazione e attuazione del Masterplan’ e a dare ‘impulso ai progetti infrastrutturali in grado di connettere il Mezzogiorno con il resto del Paese, anche mediante ricorso al partenariato pubblico-privato’. La maggioranza chiede anche di ‘prorogare l’esonero contributivo per le assunzioni a tempo indeterminato nelle regioni del Mezzogiorno, assicurando una maggiorazione della decontribuzione in caso di assunzione di donne’.

RICERCA, ATENEI, SPETTACOLO Il governo si dovrà impegnare ‘a rafforzare le misure in favore della ricerca, al fine di conseguire, e possibilmente superare, gli obiettivi qualitativi e dei livelli di spesa già fissati e la piena attuazione dei Programmi fondamentali del Piano nazionale di ricerca 2015-2020’. La risoluzione impegna inoltre il governo ‘a promuovere l’eccellenza e il merito, sostenendo gli atenei e i programmi di ricerca innovativi in grado di attrarre un sempre maggior numero di ricercatori italiani e stranieri di qualità’ e a ‘collegare alla manovra di finanza pubblica un disegno di legge in materia di spettacolo dal vivo anche derivante dall’iter procedurale dell’atto Senato 2287 in materia di cinema e audiovisivo, ferma restando la qualifica di collegato di quest’ultimo’.
IMPRESE Il Parlamento chiede poi di ‘promuovere ulteriori interventi per la crescita, la concorrenza e la competitività delle imprese, con particolare riguardo al settore manifatturiero, mediante la rimozione degli ostacoli all’investimento, il miglioramento del business climate, la promozione di imprenditorialità innovativa, la facilitazione all’accesso ai mercati finanziari anche attraverso la quotazione, il contrasto e la prevenzione della criminalità economica e una lotta più forte e coordinata alla contraffazione e allo sfruttamento del lavoro come fattori di distorsione dei mercati, freno della crescita, riduzione delle entrate fiscali’.
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ECONOMIA E FINANZA

Abbiamo approvato la Nota di aggiornamento al Def, ovvero l’aggiornamento del Documento di Economia e Finanza che costituisce il testo base per la programmazione economica del nostro Paese. Un voto solo tecnico e formale in apparenza, ma che dice anche delle cose di sostanza: con il voto favorevole, infatti, si impegna il governo a inserire in legge di Stabilità diverse misure, dalla flessibilità sulle pensioni al rinnovo degli ecobonus, e a utilizzare tutte le clausole di flessibilità europee, compresa quella sugli immigrati dello 0,2%. Positivo anche l’impegno assunto dal Governo, per bocca della sottosegretaria all’Economia, Paola De Micheli, per disattivare le ‘clausole di salvaguardia’ che risalgono ai tempi dei Governi Monti-Letta e avrebbe un effetto molto negativo sulla nostra economia.
> Cosa prevede la mozione approvata: il testo

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DEF, MIGLIORANO LE PROSPETTIVE DELL’ITALIA

Il Consiglio dei Ministri ha approvato la nota di aggiornamento del Def, il Documento di economia e finanza che sostanzialmente rappresenta il documento di programmazione e previsione degli andamenti dell’economia per i prossimi mesi e anni. Il fatto più rilevante è che vengono riviste al rialzo, per la prima volta dal 2010, le stime di crescita del prodotto interno lordo: in aumento dello 0,9% nel 2015 e dell’1,6% nel 2016 (rispettivamente contro lo 0,7% e 1,4% stimato ad aprile). Per il 2016 è confermato l’inizio della riduzione del rapporto debito pubblico/PIL, per la prima volta dopo 8 anni di crescita costante. Siamo sulla strada giusta, ora bisogna consolidare questa tendenza e continuare a lavorare per stimolare la ripresa economica e sostenere i più bisognosi.
> Il contenuto in sintesi delle previsioni del Governo
> Il comunicato del Ministero dell’Economia

> Il testo completo della nota di aggiornamento del Def

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Migliorano le prospettive: crescita del Pil meglio delle previsioni

Il Consiglio dei Ministri ha approvato la nota di aggiornamento del Def, il Documento di economia e finanza che sostanzialmente rappresenta il documento di programmazione e previsione degli andamenti dell’economia per i prossimi mesi e anni. Il fatto più rilevante è che vengono riviste al rialzo, per la prima volta dal 2010, le stime di crescita del prodotto interno lordo: in aumento dello 0,9% nel 2015 e dell’1,6% nel 2016 (rispettivamente contro lo 0,7% e 1,4% stimato ad aprile).

La Nota di Aggiornamento al Def modifica il quadro di finanza pubblica rispetto a quello del documento programmatico presentato ad aprile scorso, e costituisce un passaggio propedeutico alla definizione della legge di Stabilità e quindi del Draft Budgetary Plan da presentare alle istituzioni europee entro il prossimo 15 ottobre.
I nuovi obiettivi di finanza pubblica sono coerenti con la volontà del governo di rafforzare e accelerare la crescita economica, favorire la creazione di posti di lavoro, promuovere gli investimenti, ridurre il carico fiscale sulle famiglie e sulle imprese, secondo un piano pluriennale avviato nel 2014 (con gli 80 euro in busta paga ai lavoratori dipendenti a reddito medio basso), continuato nel 2015 (con la cancellazione della componente lavoro dell’Irap) e che proseguirà fino al 2018.
Data la necessità di assicurare contestualmente il controllo della finanza pubblica e quindi la diminuzione dell’indebitamento delle pubbliche amministrazioni (pari al 3,0% del PIL nel 2014, stimato in calo al 2,6% nel 2015 e al 2,2% nel 2016),  le misure di stimolo all’economia saranno in parte finanziate da risparmi di spesa attraverso una operazione selettiva che dovrà essere finalizzata ad una più efficace allocazione delle risorse nel settore pubblico.

Vengono riviste al rialzo, per la prima volta dal 2010, le stime di crescita del prodotto interno lordo: in aumento dello 0,9% nel 2015 e dell’1,6% nel 2016 (rispettivamente contro lo 0,7% e 1,4% stimato ad aprile).
Per il 2016 è confermato l’inizio della traiettoria di riduzione del rapporto debito pubblico/PIL, per la prima volta dopo 8 anni di crescita. Rispetto al quadro tendenziale (che si definisce a legislazione vigente) il rapporto deficit/PIL programmatico mostra una traiettoria in discesa più graduale perché il governo intende rafforzare la crescita al fine di accelerare l’aumento dell’occupazione e per evitare che l’indebolimento dell’economia internazionale abbia conseguenze sul nostro Paese.
La maggiore gradualità del consolidamento di bilancio è consentita dai trattati europei, come specificato dalla Commissione europea con la propria comunicazione sulla flessibilità del 13 gennaio scorso. Il  Governo utilizzerà al meglio sia la clausola per le riforme sia la clausola per gli investimenti.
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Ecco il DEF: il testo integrale e tutti gli allegati

Il DEF, Documento di Economia e Finanza, è un testo corposo e composto da tre differenti sezioni, allegati e appendici. Di seguito i link utili per scaricare tutti i testi. Per gli appassionati e gli interessati è la possibilità di approfondire il contenuto delle riforme che il Governo Renzi e noi che lo sosteniamo intendiamo attuare nei prossimi mesi. Buona lettura!

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Ecco il DEF: quali riforme e con quali soldi

Il DEF (Documento di economia e finanza) è un testo importante e pieno di contenuti su cui vale la pena soffermarsi. Sono tanti gli spunti che offre, soprattutto perchè delinea le modalità attraverso le quali il Governo intenderà tener fede agli impegni assunti con cittadini e imprese e provare a far ripartire l’economia. Ci sono misure molto significative come l’annunciato taglio dell’Irpef per i redditi dei lavoratori più bassi e soprattutto sono indicate quali coperture finanziarie verranno utilizzate per rendere sostenibili queste misure.

Di seguito una sintesi dei principali contenuti del DEF

SPENDING REVIEW: TAGLI A SPRECHI SANITÀ Dalla speding review, da cui verranno prese la maggior parte delle risorse per coprire gli sgravi Irpef che porteranno i famosi 80 euro in busta paga ai dipendenti al di sotto dei 25mila euro annui, dovrebbero arrivare circa 5,5 miliardi di euro nel 2014, 17 miliardi nel 2015 e 32 nel 2016. Si preannunciano tagli ai trasferimenti alle imprese; le retribuzioni della dirigenza pubblica; gli sprechi nella sanità; i cosiddetti “costi della politica”; le auto di servizio ed i costi dei gabinetti dei ministri e degli altri uffici di diretta collaborazione; gli stanziamenti per beni e servizi con la riduzione delle stazioni appaltanti; la gestione degli immobili pubblici; la riduzione delle commissioni bancarie pagate dallo Stato per la riscossione dei tributi; il migliore coordinamento delle forze di polizia; la razionalizzazione degli enti pubblici, e procedure di fatturazione e pagamento telematici e la concentrazione dei centri di elaborazione dati delle pubbliche amministrazioni. E ancora, sforbiciate alle numerose partecipate degli enti locali; alle spese per la difesa; una mirata revisione dei costi di Autorità indipendenti e Camere di Commercio; revisione delle tariffe del servizio ferroviario.

TAGLIO IRPEF 6,6 MLD IN 2014, 10 MLD A REGIME Il Def prevede il taglio dell’Irpef nel 2014 di 6,6 miliardi nel 2014 e 10 miliardi “a regime” dal 2015 per i lavoratori dipendenti sotto i 25 mila euro di reddito lordi (circa 10 milioni di persone), coperti “con la revisione della spesa”. In più ci sarà anche “taglio Irap per le aziende di almeno il 10% attraverso il contemporaneo aumento della tassazione sulle attività finanziarie”.

SARÀ MANTENUTO IL DISAVANZO SOTTO IL 3% Nel Def si ribadisce che “sarà mantenuto il disavanzo sotto il 3%” presumibilmente al 2,6%. Inoltre si valuterà con l’Unione Europea “la migliore strategia compatibile con le riforme per garantire la regola del debito e del pareggio strutturale di bilancio”.

PIANO PRIVATIZZAZIONI: 10-12 MLD L’ANNO Nel Programma nazionale di riforma 2014 sono anche essere previsti piani di privatizzazioni annuali per tutti gli anni dal 2014 al 2017 con “dismissioni di partecipazioni in società controllate direttamente o indirettamente dallo Stato” e “un efficace processo di dismissione a livello locale” tale da realizzare privatizzazioni delle società pubbliche che porteranno nelle casse dello Stato 12 miliardi nel 2014 e circa 10-12 miliardi per ciascuno degli anni dal 2015 al 2017.

20MLD PER DEBITI PA Nel Documento di economia e finanza entra anche la partita del pagamento dei restanti debiti Pa ancora non pagati, che dovrebbero essere 20 miliardi, garantiti dalla Cdp. Dall’Iva prodotta da questi pagamenti dovrebbe arrivare parte della copertura necessaria per il taglio dell’Irpef.

ENTRO SETTEMBRE MISURE RIENTRO CAPITALI Anche la ‘voluntary disclosure’, ovvero la collaborazione volontaria dei capitali indebitamente detenuti all’estero entra nel Def: le misure per il rientro dei capitali vengono elencate come uno degli obiettivi da mettere a punto entro settembre 2014. Da queste misure dovrebbero arrivare circa 2 miliardi di euro.

DICHIARAZIONE REDDITI PRECOMPILATA A DOMICILIO Nel Def entrerà anche tutta la partita della riforma fiscale, che il governo dovrà fare seguendo le linee guida della Delega fiscale. Tra le priorità spicca la “semplificazione degli adempimenti sulla dichiarazione annuale fino a prevedere per il 2015 l’invio a domicilio di una parte delle dichiarazioni dei redditi delle persone fisiche precompilate, come avviene già in alcuni Paesi”.

SETTEMBRE: +500 MLN GARANZIA PMI Quindi ci sarà tutta la partita per incentivare gli investimenti e rafforzare le imprese. Si prevederà il rafforzamento di 500 milioni del Fondo Centrale di Garanzia per il credito alle piccole e medie imprese; rifinanziamento del Fondo per il regime agevolato delle Reti d’Impresa per 200 milioni; incentivi all’investimento nelle Pmi; riduzione di almeno il 10% del costo dell’energia delle imprese.

ENTRO GIUGNO RIFORMA GIUSTIZIA AMMINISTRATIVA Nel Programma nazionale di riforma dovrebbe entrare anche l’obiettivo, entro giugno 2014, di mettere a punto una riforma della giustizia amministrativa con l’obiettivo di semplificare le procedure. Tra gli obiettivi in materia di giustizia dovrebbero entrare nel Def anche quello a incentivare la diffusione del processo telematico e la revisione della disciplina del processo penale con particolare riferimento all’istituto della prescrizione.

ENTRO 2014 ‘NUOVA’ SOCIAL CARD IN TUTTO IL TERRITORIO All’interno del Def il governo dovrebbe anche provvedere a fissare come obiettivo, per dicembre 2014, di estendere a tutto il territorio nazionale la sperimentazione della ‘nuova’ social card.

PER PA PIANO NAZIONALE MOBILITÀ, PREMI PER RISULTATI Atteso anche il piano di riforma della Pubblica amministrazione con un progressivo abbassamento dell’età dei lavoratori pubblici, attraverso un “ricambio generazionale” che consenta di acquisire nuove competenze, innalzando le professionalità e riducendo la spesa. In una bozza del Pnr, tra gli obiattivi del governo ci sono anche un “nuovo sistema per la dirigenza pubblica che consenta anche una virtuosa osmosi con il settore privato”, un “piano nazionale di mobilità per una più razionale distribuzione delle risorse umane nelle diverse amministrazioni” e un “contenimento degli stipendi apicali e introduzione di premi legati ai risultati ottenuti, basati su sistemi affidabili”.