Categorie
PrimoPiano Romagna Welfare

Ucraina, emendamenti Marco Di Maio: “semplificazioni su permessi soggiorno profughi ucraini”

Comunicato stampa

Il deputato romagnolo, Marco Di Maio a seguito di un incontro con le Acli nazionali e con altri operatori del Terzo settore, ha presentato alla legge di riforma della cittadinanza una serie di emendamenti per facilitare l’accoglienza dei profughi di guerra ucraini. “Gli emendamenti proposti per sbloccare l’ottenimento da parte dei cittadini ucraini dei permessi di soggiorno temporaneo, vanno nella direzione già tracciata dal governo e che intendiamo rafforzare”, spiega il parlamentare a margine del deposito degli emendamenti, nella sua veste di capogruppo in Commissione Affari costituzionali alla Camera

“Raccogliamo così – spiega – le proposte presentate dalle Acli e da tante associazioni in prima linea sul fronte dell’accoglienza e dell’accompagnamento a processi di integrazione. Considerato il fatto che le tensioni in Ucraina sono cominciate prima dell’inizio della guerra, le modifiche di Italia Viva prevedono innanzitutto la possibilità di rilasciare un permesso di soggiorno di protezione temporanea, anche ai cittadini ucraini arrivati in Italia tra il primo gennaio e il 24 febbraio. Allo stesso modo, gli emendamenti prevedono che i cittadini ucraini in possesso di un permesso di soggiorno valido, di qualunque tipo, alla scadenza possano chiedere di trasformarlo in un permesso di soggiorno di protezione temporanea. Infine, viene facilitato il ricongiungimento familiare per i cittadini ucraini in possesso di un permesso di soggiorno in Italia”.

“La logica a cui gli emendamenti è quella di adottare misure più tempestive per fronteggiare emergenze umanitarie di questo tipo, e di conseguenza consentire l’avvio immediato di percorsi mirati di inclusione attraverso la scuola, l’inserimento lavorativo e l’accoglienza nelle nostre comunità”, conclude.

Categorie
Giustizia Immigrazione PrimoPiano

Decreto sicurezza: più umanità e legalità. Cancellati i decreti Salvini

Abbiamo approvato alla Camera, dopo una lunga maratona parlamentare con sedute diurne e notturne in commissione e quasi 10 giorno di blocco dell’Aula da parte delle opposizioni con tutte le tecniche ostruzionistiche possibili, il nuovo decreto sicurezza. Ora la palla passa al Senato, che lo approverà definitivamente nei prossimi giorni. Questa legge manda definitivamente in archivio la stagione dei decreti Salvini, che hanno prodotto più illegalità (con migliaia di persone che stavano seguendo percorsi di inserimento, sbattute fuori da essi dalla sera alla mattina – tra l’altro senza rimpatri) e meno sicurezza.

Una legge che ha imposto al Movimento 5 stelle una clamorosa retromarcia, visto che quel partito aveva voluto, votato e festeggiato assieme alla Lega i decreti Salvini e oggi si trova costretto a votarne la loro dismissione. Questa non è la maggioranza e il Governo dei miei sogni, ma nelle condizioni date stiamo riuscendo a spostare l’asse dell’Italia su molti temi rilevanti: Europa, sicurezza, politiche economiche e sociali.
Certo, non basta, ma senza il nostro lavoro saremmo in una condizione diversa.

Di seguito le principali novità contenute nel decreto Migranti:

STOP A MULTE MILIONARIE PER ONG E CONFISCA NAVI: si allenta la stretta sulle Ong. Il decreto infatti cancella le multe salate alle navi che violano il divieto di ingresso, transito o sosta nelle acque territoriali italiane e viene eliminata la confisca ed eventuale distruzione dell’imbarcazione. Il “divieto di navigazione” non opera nel caso in cui si svolgano attivita’ di soccorso, immediatamente comunicate alle autorita’ italiane e dello Stato di bandiera. L’inosservanza del divieto o del limite di navigazione comporta una sanzione da 10 mila a 50 mila euro. Il decreto Sicurezza del governo gialloverde prevedeva che in caso di violazione del divieto di ingresso, transito o sosta in acque territoriali italiane si applicasse al comandante della nave la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da 150.000 a 1.000.000 euro (con estensione della responsabilita’ solidale all’armatore della nave). Inoltre, prevedeva che fosse sempre disposta la confisca della nave utilizzata per commettere la violazione, procedendosi immediatamente a sequestro cautelare.

STOP A TETTO MASSIMO QUOTE: il decreto interviene sulle previsioni del Testo unico immigrazione sui flussi di ingresso di stranieri non appartenenti all’Unione europea per motivi di lavoro, subordinato o autonomo. Le nuove norme dispongono che in caso di mancata pubblicazione del decreto di programmazione annuale, il presidente del Consiglio possa provvedere in via transitoria, con proprio decreto. Sono quindi soppressi il termine del 30 novembre di ciascun anno e il limite delle quote stabilite nell’ultimo decreto emanato, attualmente previsti.

PERMESSO DI SOGGIORNO: una delle novita’ introdotte dal decreto Migranti riguarda il rifiuto o la revoca del permesso di soggiorno. Con le nuove norme viene meno l’ambito di discrezionalita’ nella valutazione dei “seri motivi”, attribuita al Questore. Viene fatto salvo il rispetto degli obblighi costituzionali o internazionali dello Stato italiano.

AMPLIATA LA CONVERSIONE DEI PERMESSI DI SOGGIORNO IN PERMESSI DI LAVORO: e’ prevista la conversione in permesso per motivi di lavoro, dei permessi di soggiorno per protezione speciale; per calamita’; per residenza elettiva; per acquisto della cittadinanza o dello stato di apolide; per attivita’ sportiva; per lavoro di tipo artistico; per motivi religiosi; per assistenza minori; per cure mediche dovute a gravi condizioni psico-fisiche o gravi patologie.

MENO POTERI A MINISTRO INTERNO: viene eliminata l’attribuzione in capo al ministro dell’Interno della competenza a limitare o vietare l’ingresso, il transito, la sosta di navi nel mare territoriale per motivi di sicurezza pubblica o di contrasto di violazioni delle leggi sull’immigrazione. La disposizione prevedeva che il titolare del Viminale potesse limitare o vietare l’ingresso, il transito o la sosta di navi nel mare territoriale (salvo che si trattasse di naviglio militare o di navi in servizio governativo non commerciale), per motivi di ordine e sicurezza pubblica.

NO ESPULSIONE PER CHI RISCHIA PERSECUZIONI PER ORIENTAMENTO SESSUALE: l’orientamento sessuale e l’identita’ di genere rientrano tra i motivi per cui non puo’ essere disposta l’espulsione. La nuova norma estende quindi l’ambito di applicazione del divieto di respingimento e di espulsione. La disposizione del Testo unico prevede divieto di respingimento e di espulsione verso Paesi nei quali lo straniero corra un rischio di persecuzione per motivi di razza, di sesso, di lingua, di cittadinanza, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali o sociali, ovvero possa rischiare di essere rinviato verso un altro Stato nel quale non sia protetto dalla persecuzione. Durante l’esame in commissione, tra i motivi della persecuzione sono stati inseriti anche “l’orientamento sessuale” e “l’identita’ di genere”.

PROTEZIONE SPECIALE: passa da uno a due anni la durata del permesso di soggiorno per protezione speciale rilasciato, a determinate condizioni, a coloro cui e’ stata respinta la domanda di protezione internazionale, ma ricorrano le condizioni che vietano l’espulsione del richiedente (quali il rischio di persecuzione o di tortura).

ACCOGLIENZA, ARRIVA IL ‘SAI’: il decreto modifica nuovamente le norme sul sistema di accoglienza. Dopo l’eliminazione dello Sprar (Sistema di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati), attraverso i decreti Salvini, e l’istituzione del Siproimi (Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati), arriva ora il Sistema di accoglienza e integrazione-Sai. Due le novita’ principali: ampliamento della platea dei potenziali beneficiari delle prestazioni del sistema di accoglienza, che oltre ai titolari di protezione internazionale e ai minori non accompagnati, ricomprende anche i richiedenti la protezione internazionale; i titolari dei permessi di soggiorno per protezione speciale per i soggetti per i quali vige il divieto di respingimento o di espulsione; i titolari di permesso di soggiorno per cure mediche. In secondo luogo, i servizi prestati nell’ambito dei progetti degli enti locali finalizzati all’accoglienza vengono divisi in due tipologie: servizi di primo livello (tra cui assistenza sanitaria, mediazione linguistico-culturale, corsi di lingua italiana) e servizi di secondo livello (servizi aggiuntivi, finalizzati all’integrazione come l’orientamento al lavoro e la formazione professionale). Esaurito il periodo di accoglienza i soggetti vengono avviati ad ulteriori percorsi di integrazione.

CITTADINANZA: viene fissato in ventiquattro mesi, prorogabili fino a trentasei (in luogo degli attuali quarantotto mesi) il termine massimo per la conclusione dei procedimenti di riconoscimento della cittadinanza per matrimonio e per naturalizzazione.

ISCRIZIONE ANAGRAFICA: il richiedente protezione internazionale, a cui sia stato rilasciato il permesso di soggiorno per richiesta di asilo ovvero la ricevuta attestante la presentazione della richiesta di protezione internazionale, viene iscritto nell’anagrafe della popolazione residente, con il rilascio di una carta d’identita’, di validita’ limitata al territorio nazionale e della durata di tre anni.

DIVIETO CELLULARI IN CARCERE: il decreto contiene norme a contrasto dell’introduzione e utilizzo di dispositivi di comunicazione in carcere. Viene introdotto l’articolo 391-ter nel codice penale che punisce con la reclusione da 1 a 4 anni chiunque mette a disposizione di un detenuto un apparecchio telefonico. Specifiche aggravanti sono previste quando il reato e’ commesso da un pubblico ufficiale, un incaricato di pubblico servizio o un avvocato.

DASPO PER MOVIDA VIOLENTA E STRETTA SU SPACCIO, ANCHE SUL WEB: divieto di accesso a bar, pub e locali pubblici per chi vende droga, e inasprimento del carcere, anche nei confronti di chi ha preso parte a una rissa. Il decreto inasprisce il cosiddetto ‘Daspo urbano’: il Questore puo’ applicare il divieto di accesso ai locali pubblici, nonche’ a strutture scolastiche e universitarie, anche nei confronti dei soggetti che non abbiano ancora una condanna definitiva ma abbiano riportato una o piu’ denunce, negli ultimi tre anni, relativamente alla vendita o cessione di sostanze stupefacenti o psicotrope. In caso di violazione del divieto, c’e’ la reclusione da sei mesi a due anni e la multa da 8.000 a 20.000 euro. Quanto alla movida violenta, rispetto alla cosiddetta ‘norma Willy’ (cosi’ ribattezzata a seguito dell’uccisione del giovane Willy Duarte a Colleferro), si inaspriscono le pene per i soggetti coinvolti in risse, prevedendo che, qualora qualcuno resti ucciso o riporti lesioni personali, anche la sola partecipazione alla rissa viene punita con la reclusione da tre mesi a sei anni e viene aumentata la multa prevista per chi partecipa alla rissa da 309 a 2.000 euro. Stretta anche sul web: scatta l’oscuramento, gia’ previsto per il contrasto alla pedopornografia online, per quei siti che vengono utilizzati per la commissione di reati in materia di stupefacenti.

Categorie
Immigrazione PrimoPiano

SeaWatch, arma di distrazione di massa. Invertire la rotta per battere i populisti

Invidio tutti coloro che hanno certezze assolute sul caso Sea Watch 3 (come è stato definito giornalisticamente, quasi a profetizzare che ci saranno anche un quarto, un quinto, un sesto episodio e cosi via…). Le uniche due certezze che ho sono le seguenti: non c’è nessuna legge che impedisca di salvare vite umane, anzi, il diritto del mare lo impone; non c’è nessuna legge che consente a corpi dello Stato, come la Guardia di Finanza, di disobbedire agli ordini che vengono impartiti


Tutto quello che c’è in mezzo a questi due punti fermi, compresi l’idolatria del ministro Salvini da una parte e della capitana Carola Rackete dall’altra, non mi convincono e non mi interessano. 
Trovo disumano che si lascino 40 persone per una dozzina di giorni dentro ad una nave in mezzo al Mediterraneo, quando negli stessi giorni attraverso altri mezzi arrivano a Lampedusa e in Italia centinaia e centinaia di persone in maniera irregolare. 

E’ chiaro che tutto ciò, unito alla pazzesca proposta di alzare un muro al confine tra Friuli Venezia-Giulia e Slovenia, serva a distrarre l’opinione pubblica da altri temi e per accalappiare qualche consenso facendo leva sui sentimenti peggiori. 
Rientra nella strategia della tensione (comunicativa) tipica del ministro dell’Interno e alla quale bisognerebbe cercare di rispondere dettando l’agenda e non subendola ogni volta, col risultato di strumentalizzare sentimenti e valori che invece sono decisivi per la convivenza civile in un regime democratico. 


Si deve dire con chiarezza che difendere i confini nazionali è un dovere, senza il quale non esisterebbero gli Stati; ma che lo si debba fare mettendo a repentaglio vite umane per una guerra personale contro le Ong (Organizzazioni non governative) non è degno di uno dei 7 Paesi più importanti del mondo e socio fondatore dell’Unione europea. Un grande Paese che ha nel proprio Dna non il “buonismo”, ma l’umanità, l’accoglienza, l’integrazione. 


Lavoriamo piuttosto su un nuovo e più forte equilibrio tra diritti e doveri,l l’unica strada per una corretta integrazione, l’unica strada per una risposta al bisogno di protezione che ciascuno di noi avverte nella società, l’unica strada per costruire una alternativa credibile alle ricette dei nazionalpopulisti.

Categorie
Immigrazione PrimoPiano

Il ‘no’ dell’Italia al Global Compact ci isola nel mondo e aggrava i problemi

La decisione della maggioranza di non decidere sull’adesione al Global compact sulle migrazioni è un altro duro colpo assestato alla credibilità internazionale del nostro Paese. Tra ministri che dicono cose diametralmente opposte, partiti della maggioranza che evitano di entrare nel merito del documento avendo posizioni divergenti e il governo che ritira la penna della firma un attimo prima della conferenza di Marrakech dopo aver dato ampie assicurazioni, diventa davvero difficile trovare una linea chiara e comprensibile. E chi ci perde è l’Italia.

Con questa “non decisione” il nostro Paese rimane fuori, almeno per ora, da un meccanismo di accordi e alleanze per la cooperazione nella gestione dei flussi migratori che vede uniti oltre 160 stati del mondo. Difficile pensare che possano esserci benefici da un simile atteggiamento sul piano internazionale. Anche perchè i contenuti e gli obiettivi di questo accordo sancito davanti alle Nazioni Unite, sono di grande rilevanza sociale ed economica.

Gli obiettivi principali, infatti, sono la lotta alla xenofobia; la lotta allo sfruttamento; il contrasto del traffico di esseri umani; il potenziamento dei sistemi di integrazione; assistenza umanitaria; programmi di sviluppo; procedure di frontiera nel rispetto del diritto internazionale, a iniziare dalla Convenzione sui rifugiati del 1951. Argomenti sui quali l’Italia ha bisogno più di altri Paesi di stringere accordi ed essere parte di un sistema di alleanze teso a sgravare il peso che grava quasi esclusivamente sulle nostre spalle della prima accoglienza e della gestione delle emergenze, quando ci sono.

A ciò va aggiunto, poi, che il governo italiano ha scelto politicamente di avvicinarsi ed allearsi ai governi europei più sovranisti e di destra, secondo il punto di vista del ministro Salvini. In realtà, anche questo è un danno che si sta provocando all’Italia; sì, perchè proprio in ragione del sovranismo che ispira i governi di Austria, Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca ed altri, nessuno di questi ‘amici’ di Salvini e Di Maio è disposto a prendersi un solo migrante o darci una mano nelle questioni economiche. E per giunta, per effetto di un accordo siglato quest’estate, il ricollocamento sono passati da obbligatori (come era riuscito a imporre il precedente governo italiano) a volontari. Con il risultato che su base volontaria nessuno vuole più darci una mano.

Al di là delle appartenenze politiche, dunque, l’atteggiamento ostile a ogni collaborazione sul terreno delle migrazioni arrecherà un danno al nostro Paese. Certo, fa presa sull’opinione pubblica individuare il “diverso” come un nemico, ma alla lunga è un atteggiamento che ci presenterà un conto salato tutti noi.

Categorie
Immigrazione PrimoPiano

Migranti, in Europa non ha perso il Governo Conte: ha perso l’Italia. Serve un cambio di passo

L’Italia ha perso. No, ovviamente non sto parlando dei mondiali di calcio, ma di qualcosa di più importante. La nostra posizione al Consiglio europeo di giovedì e venerdì è stata travolta dai veti e dall’isolamento in cui ci ha cacciato il Governo. Non ci trovo nulla di positivo in questo e rifuggo dalle letture di chi (anche nel mio partito) esulta per l’esito del vertice.

Cosa è successo? Sostanzialmente si sono fatti solo passi indietro rispetto ai punti di partenza (qui il documento finale approvato al termine del vertice). E’ stata eliminata qualsiasi possibilità di modificare gli accordi di Dublino che obbligano i paesi di primo approdo a farsi carico da soli della gestione dei migranti; è stato cancellato l’obbligo del ricollocamento, che ora sarà attivo solo “su base volontaria”; i migranti che si trovano in uno stato diverso da quello di primo approdo, dovranno obbligatoriamente tornare non “a casa loro” ma nel primo stato europeo in cui hanno messo piede, cioè “a casa nostra”, in Italia. Non è un caso che gli unici ad esultare davvero per l’accordo siano paesi come l’Ungheria di Orban, che ormai è sempre più lontano dall’essere uno stato democratico.

L’Italia ha bisogno non solo di un governo, ma anche di persone che abbiano la forza di farsi rispettare. Battere i pugni sul tavolo è un’espressione che fa presa sui media, ma purtroppo non funziona quando devi trattare con altri 27 stati e le decisioni si prendono all’unanimità.

Al di là delle differenti opinioni politiche e delle differenze che rimangono, da italiano spero davvero che ingranino un’altra marcia, ne va dall’interesse e del futuro della nostra comunità nazionale. Perché si può, anzi si deve fare un’opposizione senza sconti al Governo; ma non saremo mai all’opposizione dell’Italia.

Categorie
Diritti Immigrazione PrimoPiano

Immigrazione e sbarchi come strumento di propaganda; ma non basta dire no, serve un’alternativa basata sui doveri

Finalmente la nave-spot Aquarius è approdata a Valencia, per fortuna senza portare con sé alcuna vittima. Questa vicenda è stata utilizzata come un enorme spot elettorale (e sì, le elezioni ci sono state quasi 4 mesi fa, ma faceva comodo usarla per le campagne elettorali di molti comuni che stanno andando al voto) dal nostro nuovo ministro dell’Interno, quel Matteo Salvini che evidentemente non ha smesso i panni da comizio per indossare quelli più consoni al suo ruolo di membro del governo e vice presidente del Consiglio.

Oltre ad essere uno spot, la vicenda della nave Aquarius è risultata essere anche un grande bluff dato che, mentre Salvini sparava bordate a destra e a manca contro Francia e ONG, oltre 2000 persone venivano (fortunatamente) salvate in mare dalle nostre navi e sbarcate nei porti italiani. La prima domanda che ci è sorta è stata chiaramente sull’eticità, oltre che la regolarità, di lasciare praticamente alla deriva oltre 600 persone, donne e bambini inclusi, per poter lanciare qualche slogan e qualche tweet in rete; ma subito dopo ci siamo chiesti come mai si è giunti a questo punto e quale possa essere un’alternativa a simili “politiche” che, bisogna ammetterlo, in questo periodo fanno presa su buona parte dell’opinione pubblica.

Intanto iniziamo con il sottolineare come, nell’ultimo anno, gli arrivi di immigrati in Italia siano diminuiti del ben 82%, la rotta libica si è ridotta enormemente lasciando spazio a nuove e vecchie rotte, come quella che passa dal Senegal, attraverso la Mauritania per arrivare in Marocco e da lì, in Spagna. Un’inversione di tendenza che non ha certo origine nei 15 giorni di governo lega-5stelle, ma che è iniziata con le politiche dell’ex ministro dell’Interno Minniti e con il governo Gentiloni.
Quindi Salvini, oltre ad utilizzare la questione immigrazione per non parlare delle promesse elettorali che interessano veramente gli italiani, come la famosa flat tax, il reddito di cittadinanza, e l’abolizione della legge Fornero (sulle quali non hanno probabilmente idea di come attuarle), mente quando dice che “abbiamo fatto più noi in 15 giorni di governo che il Pd in 6 anni”.

La questione immigrazione è comunque molto complessa e ovviamente non bastano azioni simboliche e slogan per risolverla. Il lavoro che aveva iniziato a fare il governo Gentiloni sta dando i suoi frutti, gli arrivi stanno diminuendo perché diminuiscono le partenze. L’obiettivo quindi deve essere duplice: da una parte lavorare in stretta cooperazione con le autorità dei Paesi di partenza, tra cui ovviamente la Libia, in modo tale da garantire maggiori controlli sulle reti dei trafficanti e una migliore gestione dei flussi migratori; dall’altra, per coloro che arrivano nel nostro territorio, sviluppare un progetto funzionante di integrazione, responsabilizzazione e formazione che miri ad affiancare ai giusti diritti delle persone in fuga da guerre e miseria, i doveri che l’essere accolti comporta.

Coniugare diritti e doveri, rafforzando questi ultimi, è utile e importante non solo per chi accoglie; ma anche per chi arriva. Perchè l’obbligo di apprendere la lingua, imparare i rudimenti del nostro diritto e della convivenza civile, poter essere impiegati nella propria comunità con lavori e progetti di pubblica utilità, sono solo alcune delle molte ragioni che renderebbero più sostenibile e meno ‘pesante’ la gestione dei flussi. Significa favorire l’integrazione, non mortificare l’impegno degli immigrati che ci provano e si rimboccano le maniche, trasmettere messaggi positivi.

Certo è più facile lanciare la campagna #chiudiamoiporti che risolvere i problemi; anzi, questo atteggiamento rischia ancora una volta di far cadere il nostro Paese in un isolamento internazionale che non aiuterà di certo ad affrontare questioni così delicate.

Categorie
#fatticoncreti

#fatticoncreti | Governare l’immigrazione. Lotta al traffico dei migranti, accoglienza e rimpatri più efficaci.

RIDUZIONE DEI FLUSSI
Grazie alle nuove norme sull’immigrazione il numero degli sbarchi si è ridotto del 33%: i migranti sbarcati sulle nostre coste sono passati da 175.323 nei primi 11 mesi del 2016 a 117.395 negli stessi mesi del 2017. Questo “impressionante crollo dei flussi migratori”, come lo ha definito il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, rappresenta un successo eccezionale per il nostro Paese non solo perché garantisce a chi ne ha diritto un trattamento dignitoso, ma anche perché delinea l’indebolimento dei trafficanti di esseri umani e un minor rischio dei migranti di morire in mare.

L’ONU NEI CAMPI LIBICI
In Libia, in particolare, l’Italia sta lavorando su tre assi fondamentali: contrasto ai trafficanti, miglioramento degli standard di accoglienza e sostegno alle comunità locali nei paesi interessati dai flussi migratori. È proprio in seguito al forte pressing del Governo italiano che le agenzie delle Nazioni Unite sono intervenute nella gestione dei campi di detenzione libici dove è assolutamente urgente e prioritario garantire il rispetto dei diritti umani. È prevista per inizio 2018, infatti, l’apertura del primo centro di transito per richiedenti protezione internazionale dell’UNHCR a Tripoli. È il passo decisivo che attendevamo.

PROCEDURE PIU’ RAPIDE
Prima della legge l’iter per ottenere l’asilo politico poteva richiedere attese di mesi o addirittura anni: un limbo esistenziale e giuridico non solo inaccettabile da un punto di vista della dignità umana, ma che poteva veder crescere il rischio di comportamenti illegali. Con questa legge sono state completamente riviste le procedure per le richieste di asilo e per i rimpatri: nuove modalità di identificazione, scambio di dati, disciplina delle visite, rito abbreviato. Sono stati realizzati nuovi centri di permanenza per il rimpatrio, più piccoli e distribuiti in tutte le regioni, potenziate le Commissioni territoriali e i Tribunali competenti che si occupano di immigrazione e protezione internazionale, istituite 26 sezioni specializzate in materia di immigrazione nei Tribunali sedi di Corte d’Appello con magistrati dotati di specifiche competenze.

PIANO PER L’INTEGRAZIONE
Infine, la legge ha affrontato anche il tema sostanziale dell’integrazione dei migranti nel tessuto sociale e culturale promuovendo, per esempio, la partecipazione dei richiedenti protezione internazionale in attività socialmente utili per favorire la conoscenza del contesto sociale in cui sono ospitati. Il Piano nazionale integrazione per i beneficiari di protezione internazionale, presentato ad ottobre 2017 e frutto di un lavoro di squadra che ha coinvolto Ministeri, Enti Locali, terzo settore, organizzazioni internazionali e gli stessi migranti attraverso l’Unhcr, ha dato attuazione proprio a questo aspetto e rappresenta un riferimento importante per tutti i soggetti che operano concretamente per l’inclusione sociale dei rifugiati. Il Piano, dedicato ai 75.000 titolari di protezione internazionale, rappresenta evidentemente la prima tappa di una strategia destinata a coinvolgere l’intera platea dei migranti presenti nel Paese.

> Scarica il Dossier

Categorie
Immigrazione PrimoPiano

Immigrazione e sicurezza: diritti e doveri più chiari per accoglienza e integrazione

Abbiamo approvato alla Camera un decreto importante in materia di immigrazione: si potenziano gli strumenti in essere e si mette in campo una strategia organica per affrontare il fenomeno della gestione dei flussi. L’obiettivo è garantire l’accoglienza e l’asilo a chi ne ha effettivo diritto e rendere efficaci le espulsioni e i rimpatri di chi non ne ha i requisiti. Evitando le lunghe attese che spesso finiscono col mortificare la dignità umana delle persone e aumentare il rischio di favorire comportamenti criminosi.

NUOVE SEZIONI SPECIALIZZATE NEI TRIBUNALI Sezioni specializzate nei tribunali, competenti a decidere sulle richieste di protezione internazionale e sulle controversie relative all’impugnazione dei provvedimenti adottati dall’autorità che individua lo Stato competente all’esame delle domande di protezione internazionale. Più in dettaglio, le sezioni vengono istituite nei tribunali ordinari del luogo in cui ha sede la Corte d’appello e saranno 26 in tutto. Quanto alla copertura finanziaria, invece, si specifica che per attuare le disposizioni dell’articolo 1 si provvede nell’ambito delle “risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili” e senza nuovi e maggiori oneri per lo Stato. Spetta al Csm, poi, provvedere con delibera all’organizzazione delle sezioni specializzate, entro 180 giorni dall’entrata in vigore del decreto. Il dl chiarisce anche che la competenza a decidere va alla sezione specializzata nella cui circoscrizione ha sede l’autorità che ha adottato il provvedimento impugnato. Mentre sotto il profilo delle conoscenze richieste ai magistrati si prevede una formazione specifica, fornita dalla Scuola superiore della magistratura in collaborazione con l’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo (Easo). Va detto, peraltro, che i restanti ambiti relativi al diritto dell’immigrazione, fuori dal terreno della protezione internazionale, restano divisi tra giudice di pace, giudice amministrativo e giudice ordinario.

PROCEDIMENTO PIÙ RAPIDO, NESSUN APPELLO, UDIENZA IN CASI CIRCOSCRITTI Resta il procedimento davanti alla Commissione territoriale la prima tappa per l’ottenimento di una protezione internazionale da parte del migrante. Si tratta di una fase di tipo amministrativo che include l’audizione del richiedente asilo e, salvo che il richiedente opponga ragioni di privacy, prevede la videoregistrazione del colloquio svolto, con mezzi audiovisivi e con trascrizione in lingua italiana. Dopo la decisione della Commissione territoriale, come del resto già previsto, il migrante può rivolgersi al giudice. Sull’iter che si avvia a questo punto in sede giurisdizionale, però, il dl Migranti interviene in misura consistente per rendere la procedura più rapida che in passato. In particolare, la videoregistrazione già realizzata e il relativo verbale di trascrizione vengono resi disponibili all’autorità giudiziaria. La Commissione territoriale è, inoltre, tenuta a trasmettere l’intera documentazione acquisita, comprese le informazioni raccolte sulla situazione socio-politico-economica del Paese di provenienza del migrante che chiede protezione in Italia. Si stabilisce, poi, che il procedimento, un tempo trattato con rito sommario di cognizione, sia trattato in camera di consiglio.

Il testo originario del dl prevedeva casi tassativi, di fatto molto limitati, per l’udienza e dunque per il contraddittorio. La versione approvata stabilisce che il giudice disponga l’udienza anche quando la videoregistrazione fatta nella fase precedente non è disponibile, oppure su motivata richiesta del migrante nel ricorso introduttivo, se il migrante stesso ritiene la trattazione del procedimento in udienza essenziale ai fini della decisione. Una revisione che di fatto allarga gli spazi per il contraddittorio e, quindi, per l’esercizio del diritto di difesa, ma secondo alcune forze politiche opera in modo insoddisfacente, perché poco chiaro o soltanto parziale. Molto discussa, del resto, è stata anche l’eliminazione del grado d’appello nelle controversie in questione. Un punto, questo, contestato in alcuni interventi nel ciclo di audizioni svolto al Senato, ma che non è stato ritoccato. Il testo approvato esclude, dunque, per il richiedente asilo un reclamo dopo la decisione del giudice. Resta salvo, invece, il ricorso per Cassazione. Novità anche nella composizione dell’organo giudicante. Un emendamento approvato al Senato ha aperto in parte alla competenza collegiale, specificando che per la trattazione della controversia “è designato dal presidente della sezione specializzata un componente del collegio”. Il collegio stesso decide in camera di consiglio “quando ritiene che non sia necessaria ulteriore istruzione”, per controversie sulla protezione internazionale e per l’impugnazione dei provvedimenti emessi per la determinazione dello Stato competente all’esame della domanda di protezione internazionale.

NOTIFICHE DI ATTI AL MIGRANTE. IL RUOLO DEL RESPONSABILE DEI CENTRI Tra gli aspetti trattati dal decreto, anche il regime delle notificazioni di atti al migrante che ha chiesto protezione internazionale. Se quest’ultimo si trova in un centro o in una struttura di accoglienza, le notificazioni sono dirette al centro o alla struttura. Spetta, poi, al responsabile del centro consegnare al destinatario il documento informatico, sottoscritto con firma digitale, e dare comunicazione dell’avvenuta notificazione alla Commissione territoriale. Diverso il caso del migrante che si trova fuori dai centri, per cui la notificazione ha luogo nell’ultimo domicilio comunicato, a meno che non sia irreperibile, nel qual caso si provvede in questura. In quest’ultima ipotesi, decorsi venti giorni dalla trasmissione dell’atto alla questura da parte della Commissione territoriale – mediante messaggio di posta elettronica certificata – la notificazione si intende fatta.

RISCHIO ECCESSI DI CONTROVERSIE, NOVITÀ SULLA PROCURA ALLE LITI Tra le norme approvate, rientra anche la previsione secondo cui la procura alle liti per la proposizione del ricorso per Cassazione deve essere conferita, a pena di inammissibilità del ricorso, dopo la comunicazione del decreto che si intende impugnare. L’intento è, in questo caso, quello di arginare il rischio di un eccessivo aumento dei ricorsi per Cassazione, a seguito dell’eliminazione dell’appello. Un intervento che si spiega a partire dal fatto che spesso, una volta conferita la procura, questa è mantenuta per tutti i gradi di giudizio. Il che potrebbe, questo il timore alla base dell’approvazione della norma, spingere a ricorsi meramente dilatori.

 IMPUGNAZIONI DEI PROVVEDIMENTI DELL’UNITÀ DUBLINO Per quanto riguarda i provvedimenti adottati dall’Unità Dublino, che fa capo al Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’interno e ha competenza per la determinazione dello Stato che deve esaminare la domanda di protezione internazionale, il dl Migranti stabilisce che contro le decisioni di trasferimento è ammesso il ricorso al tribunale sede della sezione specializzata in materia di immigrazione che decide, se non diversamente disposto, secondo il rito camerale. Il ricorso deve essere proposto, a pena di inammissibilità, entro trenta giorni dalla notificazione della decisione di trasferimento. Viene disciplinata, inoltre, la sospensione degli effetti della decisione di trasferimento.

IMPIEGO DI MIGRANTI PER ATTIVITÀ DI PUBBLICA UTILITÀ SU BASE VOLONTARIA Via libera all’impiego del migrante in attività di pubblica utilità per le collettività locali, purché su base volontaria. Una possibilità che si realizza con il coinvolgimento di prefetti, comuni e organizzazioni del terzo settore.

ISCRIZIONE ALL’ANAGRAFE DEL MIGRANTE Il testo approvato include l’obbligatoria iscrizione nell’anagrafe della popolazione residente del richiedente protezione internazionale che non vi risulti già iscritto individualmente. La disposizione introdotta pone anche l’obbligo del responsabile della convivenza di comunicare entro venti giorni all’ufficio dell’anagrafe la variazione della convivenza.

INTERVENTI SUL PERSONALE, DA MAGISTRATURA A ESPERTI DI PEDAGOGIA E MEDIATORI Diverse le norme che intervengono sul personale a vario titolo coinvolto nell’iter della protezione internazionale. Al Consiglio superiore della magistratura spetta il compito di predisporre un piano straordinario di mobilità extradistrettuale per la destinazione di un maggior numero di magistrati alle sezioni specializzate. Da realizzare anche il potenziamento degli organismi amministrativi con l’assunzione di personale qualificato da impiegare nelle commissioni territoriali e in quella nazionale. E saranno assunti funzionari della professionalità giuridico-pedagogica, di servizio sociale e di mediatore culturale per sostenere interventi educativi e programmi di inserimento lavorativo. Inclusa nel testo anche una disposizione che incrementa il contingente di personale locale delle sedi diplomatiche e consolari nel continente africano.

DAI VECCHIE CIE AI NUOVI CENTRI DI PERMANENZA PER I RIMPATRI Addio ai Centri di identificazione ed espulsione e via libera, invece, ai Centri di permanenza per i rimpatri. Un nuovo modello, per strutture più piccole rispetto alle precedenti, più numerose sul territorio nazionale e localizzata vicino agli aeroporti. In questo modo, il testo intende superare i vecchi e discussi centri e affrontare il problema del sovrannumero dei migranti lì presenti e delle limitate garanzie sul piano dei diritti fondamentali.

TRATTENIMENTO DEL MIGRANTE PER IL RESPINGIMENTO Non solo in caso di espulsione, come già previsto, ma anche in caso di provvedimento di respingimento il migrante che ha presentato domanda di protezione internazionale viene trattenuto nel centro dove è ospitato, quando vi siano fondati motivi di ritenere che la domanda sia stata presentata solo per ritardare o impedire l’esecuzione del respingimento stesso. La norma, come spiegato nella relazione tecnica, va intesa come logica conseguenza della vicinanza tra espulsioni e respingimenti, che mostrano “omogeneità contenutistica e funzionale”. L’obiettivo dichiarato è, in entrambi i casi, quello di evitare il rischio di fuga di persone che possano aver presentato richieste “pretestuose e strumentali”.

Proprio in tema di trattenimenti, il testo approvato stabilisce anche la partecipazione del richiedente ai procedimenti di convalida mediante collegamento audiovisivo. Un aspetto, questo, criticato da una parte delle opposizioni, per le quali la disposizione impedirebbe al giudice di esaminare il richiedente nel luogo in cui si trova e, quindi, di verificarne le condizioni di accoglienza. Non solo, ma costringerebbe il difensore – questo il timore – a scegliere tra due ipotesi solo in parte soddisfacenti: presenziare alla convalida con il migrante assistito oppure, invece, con il giudice che deve decidere.

RITO ABBREVIATO A ESPULSIONI PER ORDINE PUBBLICO, SICUREZZA NAZIONALE E TERRORISMO Il testo approvato include la previsione del rito abbreviato per la definizione dei ricorsi contro i provvedimenti di espulsione per motivi di ordine pubblico e sicurezza nazionale e per motivi di prevenzione del terrorismo.

IDENTIFICAZIONE DEGLI STRANIERI IRREGOLARI, PUNTI DI CRISI E RISCHIO DI FUGA In base al dl i migranti irregolari rintracciati sul territorio nazionale o soccorsi nel corso di operazioni di salvataggio in mare vengono condotti in appositi punti di crisi nei centri di prima accoglienza e lì identificati, attraverso il rilevamento fotodattiloscopico e segnaletico. Gli stessi migranti devono poter ottenere informazioni sulle procedure di protezione internazionale, sul programma di ricollocazione in altri Stati membri dell’Ue e sulla possibilità di ricorso al rimpatrio volontario assistito.

Il testo include, poi, la previsione secondo cui il reiterato rifiuto di sottoporsi al rilevamento costituisce rischio di fuga e può giustificare l’adozione della misura di trattenimento presso un Cpr. Un’indicazione, questa, criticata da chi ha ritenuto il rischio di fuga soltanto presunto.

BANCHE DATI E SCAMBIO DI INFORMAZIONI Quanto alle informazioni disponibili su ingressi, soggiorni irregolari e procedimenti per la protezione internazionale, il provvedimento include l’interconnessione del sistema informativo automatizzato del Dipartimento della pubblica sicurezza con le banche dati delle forze di polizia e con il sistema per la gestione dell’accoglienza, istituiti presso il Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del ministero dell’Interno.

Categorie
Economia e Finanza

Legge di bilancio 2017, le misure previste per immigrazione e cooperazione internazionale

La sintesi degli interventi sulla base del testo approvato alla Camera. La legge è ora all’esame del Senato che potrebbe apportare modifiche

Finanziamenti per il trattenimento e l’accoglienza degli immigrati
Stanziati 320 milioni di euro per il 2017 per le attività di trattenimento ed accoglienza degli immigrati.

Destinazione dei Fondi europei all’immigrazione
Introdotta la possibilità di destinare fino a 280 milioni dei programmi operativi cofinanziati dai fondi strutturali e di investimento europei per il periodo 2014-2020 alle attività di trattenimento, accoglienza, inclusione e integrazione degli immigrati.

Istituito un Fondo per l’Africa
Istituito un Fondo per l’Africa di 200 milioni di euro per il 2017 al fine di avviare un vero e proprio “Migration Compact”, un piano straordinario di cooperazione con alcuni paesi chiave dell’Africa per il transito o l’origine dei migranti via mare, con risorse per investimenti a fronte di impegni sulla gestione dei flussi.

Vendita delle sedi diplomatiche all’estero e dei diritti consolari
Più di 16 milioni di euro per ciascun anno del triennio 2017-2019 arriveranno dalla vendita di immobili all’estero facenti capo alla rete diplomatico-consolare. È inoltre resa permanente la maggiore entrata al bilancio, pari a 6 milioni annui, derivanti dall’aumento della tariffa dei diritti consolari. Grazie ad un emendamento del PD, a decorrere dal 2017, il 30 per cento dei versamenti effettuati per la domanda di di cittadinanza italiana (pari a 300 euro) sarà riassegnata ai consolati per il miglioramento dei servizi offerti ai cittadini italiani residenti all’estero, con priorità allo smaltimento dell’arretrato riguardante le pratiche di cittadinanza.

Incremento anticipazioni del Fondo per l’attuazione delle politiche comunitarie
Passa da 500 milioni ad 1 miliardo il limite annuale di anticipazioni di cassa a carico del Fondo di rotazione per l’attuazione delle politiche comunitarie, per interventi nel quadro dei Fondi strutturali. Solo per il 2017 e nel limite di 40 milioni i contributi destinati alle azioni di cooperazione allo sviluppo realizzate dal Ministero degli esteri sono poste a carico del Fondo di rotazione per le politiche comunitarie.

Concorso per assunzioni all’Agenzia per la Cooperazione allo Sviluppo
Grazie ad un emendamento del Pd, sbloccate le risorse per indire il concorso per l’Agenzia Italiana per la cooperazione allo sviluppo. In particolare, attraverso un incremento del Fondo per il pubblico impiego di 800 mila euro nel 2017 e di 3 milioni di euro nel 2018 potranno essere assunti 60 esperti che coordineranno e concretizzeranno i progetti della cooperazione italiana nel mondo.

Rafforzamento della cooperazione internazionale allo sviluppo
Stanziati 50 milioni di euro per l’istituzione di un fondo di garanzia per i prestiti concessi dalla Cassa depositi e prestiti per il rafforzamento della cooperazione internazionale per lo sviluppo.

Categorie
dichiarazioni Immigrazione

Legge sulla cittadinanza: chi nasce e cresce in Italia deve essere italiano

Abbiamo finalmente approvato la legge sulla cittadinanza: la si attende da oltre vent’anni. E’ un grande passo nella modernità, che finalmente introduce il principio dello ‘ius soli’ anche nel nostro ordinamento: una legge per le bambine e bambini nati e cresciuti in Italia, italiani a tutti gli effetti tranne che per il diritto.

Nella sostanza la legge (che ora passa al Senato per l’ok definitivo) prevede che potranno richiedere la cittadinanza italiana i minori figli di genitori stranieri di cui almeno uno sia in possesso di permesso di suggiorno Ue di lungo periodo ed il minore che abbia fatto ingresso in Italia entro i 12 anni – o vi sia nato – e abbia concluso almeno un ciclo scolastico nel nostro Paese. Ad oggi è prevista l’acquisizione della cittadinanza per jure sanguinis (per i nati nel nostro Paese da almeno un genitore italiano) e, in alcuni casi molto limitati, per ius soli. È il caso, per esempio, per i nati da genitori ignoti o apolidi.

Altra possibilità oggi percorribile è quella riservata agli stranieri nati in Italia che vi abbiano risieduto legalmente e ininterrottamente fino al raggiungimento della maggiore età e dichiari, entro un anno dal compimento dei diciotto anni, divoler acquistare la cittadinanza italiana. L’esame della I commissione della Camera, con l’accoglimento di diverse proposte di modifica dei centristi ha reso più stringenti le condizioni per l’acquisizione della cittadinanza italiana. Se prima la pdl predeva la condizione – per ius soli – della residenza in Italia di uno dei due genitori da almeno 5 anni, una modifica Ap l’ha sostituita con il permesso di soggiorno Ue di lungo periodo (molto più difficile da ottenere). Un’altra modifica Ap-Sc – con riferimento allo ius culturae – ha invece specificato che per ottenere la cittadinanza, il ciclo di scuola elementare non solo debba essere frequentato ma anche portato a termine con successo. Cancellato anche il percorso preferenziale per le cosiddette terze generazioni (i minori stranieri nati da genitori stranieri a loro volta nati in Italia). Via anche tutti i riferimenti alla cittadinanza per gli adulti. Un’altra modifica importante ha riguardato l’inserimento di una norma transitoria per permettere di ottenere la cittadinanza anche a chi, all’entrata in vigore della legge, ha già tutti i requisiti ma ha superato il limite di età di venti anni.

IUS SOLI TEMPERATO Acquista la cittadinanza per nascita chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri, di cui almeno uno sia in possesso del permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo. Stringenti le condizioni per ottenere il permesso Ue per soggiornanti di lungo periodo riservato ai non appartenenti all’Unione europea: titolarità, da almeno cinque anni, di un permesso di soggiorno in corso di validità; reddito non inferiore all’importo annuo dell’assegno sociale; disponibilità di alloggio che risponda ai requisiti di idoneità previsti dalla legge; superamento di un test di conoscenza della lingua italiana. Per i cittadini comunitari sarà sufficiente il possesso – sempre da parte di uno dei due genitori – del diritto di soggiorno permanente riservato ai cittadini comunitari, ottenibile dopo cinque anni di residenza nel nostro Paese.

IUS CULTURAE Acquista la cittadinanza il minore straniero, che sia nato in Italia o vi abbia fatto ingresso entro il compimento del dodicesimo anno di età, che abbia frequentato regolarmente, ai sensi della normativa vigente, per almeno cinque anni nel territorio nazionale uno o più cicli presso istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione o percorsi di istruzione e formazione professionale triennali o quadriennali idonei al conseguimento di una qualifica professionale. Nel caso in cui la frequenza riguardi il corso di istruzione primaria, è necessaria la conclusione positiva di tale corso.

CITTADINANZA PER NATURALIZZAZIONE La proposta introduce un ulteriore caso di concessione della cittadinanza (la cosiddetta naturalizzazione), che ha carattere discrezionale, per lo straniero che ha fatto ingresso nel territorio nazionale prima del compimento della maggiore età, legalmente residente da almeno sei anni, che ha frequentato regolarmente, ai sensi della normativa vigente, nel medesimo territorio, un ciclo scolastico, con il conseguimento del titolo conclusivo,presso gli istituti scolastici appartenenti al sistema nazionale di istruzione ovvero un percorso di istruzione e formazione professionale con il conseguimento di una qualifica professionale. Questa fattispecie dovrebbe riguardare soprattutto il minore straniero che ha fatto ingresso nel territorio italiano tra il dodicesimo ed il diciottesimo anno di età.

MODALITÀ PER ACQUISIRE LA CITTADINANZA La cittadinanza si acquista, per i nuovi casi introdotti con questa proposta di legge mediante dichiarazione di volontà espressa da un genitore o da chi esercita la responsabilità genitoriale all’ufficiale dello stato civile del Comune di residenza del minore, entro il compimento della maggiore età dell’interessato. Quest’ultimo può comunque rinunciare alla cittadinanza acquisita entro due anni dal raggiungimento della maggiore età, purchè in possesso di altra cittadinanza. Ove il genitore non abbia reso la dichiarazione di volontà, l’interessato può fare richiesta di acquisto della cittadinanza all’ufficiale di stato civile entro due anni dal raggiungimento della maggiore età. I richiedenti saranno esonerati dal contributo di 200 euro previsto dalla normativa vigente per le istanze o dichiarazioni riguardanti la cittadinanza.Nel caso di persona interdetta giudiziale gli atti finalizzati all’esercizio dei diritti previsti dalla presente legge, inclusa la dichiarazione di volontà di acquisto della cittadinanza, sono compiuti, nell’interesse della persona dal tutore, previa autorizzazione del giudice tutelare.

OBBLIGO DI COMUNICARE POSSIBILITÀ CITTADINANZA È previsto l’obbligo per gli ufficiali di anagrafe di comunicare, nei sei mesi precedenti il compimento della maggiore età, ai residenti di cittadinanza straniera la facoltà di acquisto del diritto di cittadinanza per ius soli o ius culturae, con indicazione dei relativi presupposti e delle modalità di acquisto. In caso di inadempimento di tale obbligo, è sospeso il termine di decadenza per la dichiarazione di elezione della cittadinanza.

NORMA TRANSITORIA PER CHI HA SUPERATO LIMITI ETÀ Prevista una norma transitoria per consentire di poter richiedere la cittadinanza anche a chi, alla data di entrata in vigore della legge, possiede i nuovi requisiti ma ha superato il limite di età di venti anni. La norma dovrebbe riguardare circa 127mila persone. Sarà possibile esercitare il diritto purché la persona interessata ‘abbia risieduto legalmente e ininterrottamente negli ultimi cinque anni nel territorio nazionale’. Gli interessati avranno tempo dodici mesi dall’entrata in vigore della legge per inoltrare la richiesta e dovranno pagare il contributo di 200 euro previsto per legge. La richiesta dovrà passare al vaglio del Viminale per la verifica dell’esistenza di eventuali precedenti dinieghi per motivi di sicurezza, di espulsione o di allontanamento. Il nulla osta dovrà comunque essere rilasciato entro 6 mesi (altrimenti, come previsto per questi atti della Pubblica amministrazione, scatterà il meccanismo del silenzio assenso).

EDUCAZIONE ALLA CITTADINANZA IN SCUOLE E COMUNI È attribuita ai Comuni, in collaborazione con gli istituti scolastici, la promozione in favoredi tutti i minori di iniziative di educazione alla conoscenza e alla consapevolezza dei diritti edei doveri legati alla cittadinanza e di una giornata dedicata alla ufficializzazione dei nuovicittadini.

PIÙ TEMPO PER IUS SOLI GIÀ IN VIGORE Con riferimento alla fattispecie di acquisto della cittadinanza per ius soli già prevista dalla normativa attuale – relativa allo straniero nato in Italia che vi abbia risieduto legalmente senza interruzioni fino alla maggiore età – il termine per la dichiarazione diacquisto della cittadinanza viene aumentato da uno a due anni dal raggiungimento dei diciotto anni.

NECESSARIA NON DECADENZA RESPONSABILITÀ GENITORI Modificata la disciplina dell’acquisto della cittadinanza da parte dei figli minori di chi acquista o riacquista la cittadinanza italiana, che attualmente subordina l’acquisto da parte dei minori al requisito della convivenza con il genitore. Il requisito dellaconvivenza viene eliminato ed è richiesta unicamente la non decadenza dalla responsabilità genitoriale.