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Dignità per tutti i lavori: la proposta del salario minimo legale

Abbiamo presentato una proposta di legge che cerca di dare risposta a oltre due milioni e mezzo di lavoratori italiani che non hanno un contratto collettivo di riferimento, soggetti meno tutelati e meno pagati di altri, che persino il reddito di cittadinanza escluderebbe da qualsiasi tipo di aiuto pubblico. Spesso ricevono salari al di sotto dei minimi stabiliti dalla contrattazione. A questi si rivolge la nostra proposta di legge che ha lo scopo di fissare un livello minimo di retribuzione al di sotto della quale nessun lavoro può essere retribuito.

E’ una proposta di buon senso, che va incontro ad una vasta platea di persone che rischiano di finire ai margini della società e che, peraltro, si inserisce nel solco di quanto sta già avvenendo in molti stati dell’Unione europea a partire da Francia e Germania. Tra i 28, sono solo 5 gli Stati, oltre all’Italia, dove non è presente alcuna forma di salario minimo legale.

Con questa proposta di legge ci proponiamo di istituire il salario minimo orario per garantire ad ogni lavoratore un trattamento economico equo e, come sancisce l’articolo 36 della Costituzione, “una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”.
La proposta di legge prevede quindi l’istituzione del salario minimo orario e lo definisce come la retribuzione oraria minima che il datore di lavoro privato è tenuto a corrispondere al lavoratore, pari a nove euro all’ora al netto dei contributi previdenziali e assistenziali, nei settori non regolati da contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale .

La proposta di legge prevede anche l’istituzione di un’apposita Commissione, formata da esperti e da rappresentanti delle parti sociali, che dovrà dare indicazioni al ministro del Lavoro e delle politiche sociali per l’aggiornamento periodico del salario minimo orario.
Per il datore di lavoro che corrisponda ai lavoratori una retribuzione inferiore a quella stabilita dalla legge è prevista una sanzione fino a 20 mila euro e il pagamento della mancata retribuzione al lavoratore.
Le disposizioni della legge si applicherebbero ai contratti di lavoro stipulati o rinnovati successivamente alla data della sua entrata in vigore.

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Cosa succede a Roma? Il punto della situazione

Marco, cosa succede a Roma?“. E’ la domanda che con maggior frequenza mi sento rivolgere in queste settimane dalle tante persone che incontro, che sento, che mi scrivono. Impossibile dare una risposta definitiva e completa vista la situazione di stallo e incertezza che regna sovrana tra le istituzioni romane.

Cominceranno nelle prossime ore nuove consultazioni davanti al Presidente della Repubblica, che potrebbero concludersi con un nulla di fatto (e quindi altro spazio per i contatti tra i partiti e successivamente di nuovo consultazioni al Quirinale) o con un incarico “esplorativo” ad una personalità che provi, con la propria autorevolezza, a costruire le condizioni per formare un governo.

Circa il posizionamento del PD e del sottoscritto, invece, ho colto l’occasione della riunione congiunta dei gruppi parlamentari di Camera e Senato per esprimere le mie considerazioni, alla luce del fatto che non faccio parte di alcun organo decisionale del partito a livello nazionale.

Alla riunione sono intervenuto anche con la forza delle considerazioni, opinioni, osservazioni, critiche e interventi emerse durante i molti incontri fatti sul territorio dopo le elezioni del quattro marzo. Ecco in sintesi quanto ho detto.

Contrarietà ad appoggiare un governo politico che veda insieme Partito Democratico, Movimento 5 stelle e Lega e mia personale indisponibilità, anche qualora maturasse questa decisione, ad accordare il mio voto di fiducia ad un esecutivo siffatto.

Sono molto favorevole e lo riterrei opportuno, invece, ad aprire un confronto serrato con chi sarà incaricato presidente del consiglio da parte del Capo dello Stato. Un confronto che, pur ribadendo la ferrea collocazione all’opposizione, un atteggiamento costruttivo e collaborativo su alcune priorità da noi ritenute particolarmente rilevanti, ad esempio in ambito sociale (estensione del reddito di inclusione, della platea di beneficiari degli 80 euro, introduzione del salario minimo legale) o di riforma dello Stato (eliminazione del bicameralismo, riduzione del numero dei parlamentari, abolizione del Cnel, revisione del Titolo V sulla suddivisione di competenze tra Stato e Regioni).

Sul piano interno, ho posto l’accento sulla necessità che l’Assemblea nazionale del 21 aprile non sia la chiusura di un ciclo, ma l’apertura di una fase congressuale da concludersi in autunno che sappia coinvolgere migliaia di persone non tanto per scegliere con chi stare, ma per cosa (di questo, come di molto altro, ovviamente riparleremo).

Infine una nota metodologica: stop a continui distinguo pubblici da parte di ‘leaders’ o pseudo tali, desiderosi di distinguersi rispetto alla linea decisa dal partito. Perchè non c’è nulla di più dannoso e delegittimante che questo stillicidio quotidiano di precisazioni, prese di distanza, puntualizzazioni. Un appello che cadrà nel vuoto tra i vertici, ma che nella base è molto sentito.