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Green pass: le decisioni del Governo, modalità, tempi

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente Mario Draghi e del Ministro della salute Roberto Speranza, ha deliberato di prorogare fino al 31 dicembre 2021 lo stato di emergenza nazionale e ha deciso le modalità di utilizzo del Green Pass e nuovi criteri per la “colorazione” delle Regioni.

Green Pass

Sarà possibile svolgere alcune attività solo se si è in possesso di:

  1. certificazioni verdi Covid-19 (Green Pass), comprovanti l’inoculamento almeno della prima dose vaccinale Sars-CoV-2 o la guarigione dall’infezione da Sars-CoV-2 (validità 6 mesi)
  2. effettuazione di un test molecolare o antigenico rapido con risultato negativo al virus Sars-CoV-2 (con validità 48 ore)

Questa documentazione sarà richiesta poter svolgere o accedere alle seguenti attività o ambiti a partire dall’6 agosto prossimo:

  • Servizi per la ristorazione svolti da qualsiasi esercizio per consumo al tavolo al chiuso
  • Spettacoli aperti al pubblico, eventi e competizioni sportivi
  • Musei, altri istituti e luoghi della cultura e mostre;
  • Piscine, centri natatori, palestre, sport di squadra, centri benessere, anche all’interno di strutture ricettive, limitatamente alle attività al chiuso;
  • Sagre e fiere, convegni e congressi;
  • Centri termali, parchi tematici e di divertimento;
  • Centri culturali, centri sociali e ricreativi, limitatamente alle attività al chiuso e con esclusione dei centri educativi per l’infanzia, i centri estivi e le relative attività di ristorazione;
  • Attività di sale gioco, sale scommesse, sale bingo e casinò;
  • Concorsi pubblici.

Zone a colori

L’incidenza dei contagi resta in vigore ma non sarà più il criterio guida per la scelta delle colorazioni (banca, gialla, arancione, rossa) delle Regioni. Dall’entrata in vigore del decreto i due parametri principali saranno:

  1. il tasso di occupazione dei posti letto in area medica per pazienti affetti da Covid-19, 
  2. il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva per pazienti affetti da Covid-19.

Si resta in zona bianca 

Le Regioni restano in zona bianca se: 

a. l’incidenza settimanale dei contagi è inferiore a 50 casi ogni 100.000 abitanti per tre settimane consecutive

b. qualora si verifichi un’incidenza superiore a 50 casi per 100.000 abitanti, la Regione resta in zona bianca se si verifica una delle due condizioni successive:

  1. il tasso di occupazione dei posti letto in area medica per pazienti affetti da Covid-19 è uguale o inferiore al 15 per cento;
    oppure
  2. il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva per pazienti affetti da Covid-19 è uguale o inferiore al 10 per cento;

Da bianca a gialla

È necessario che si verifichino alcune condizioni perché una Regione passi alla colorazione gialla

a. l’incidenza settimanale dei contagi deve essere pari o superiore a 50 ogni 100.000 abitanti a condizione che il tasso di occupazione dei posti letto in area medica sia superiore al 15 per cento e il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva per pazienti affetti da Covid-19 sia superiore al 10 per cento;

b. qualora si verifichi un’incidenza pari o superiore a 150 casi per 100.000 abitanti, la Regione resta in zona gialla se si verificano una delle due condizioni successive

  1. il tasso di occupazione dei posti letto in area medica per pazienti affetti da Covid-19 è uguale o inferiore al 30 per cento;
    oppure
  2. il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva per pazienti affetti da Covid-19 è uguale o inferiore al 20 per cento;

Da giallo ad arancione

È necessario che si verifichi un’incidenza settimanale dei contagi pari o superiore a 150 ogni 100.000 abitanti e aver contestualmente superato i limiti di occupazione dei posti letto di area medica e terapia intensiva prevista per la zona gialla

Da arancione a rosso

Una Regione è in zona rossa in presenza di un’incidenza pari o superiore a 150 casi per 100.000 abitanti e se si verificano entrambe le condizioni successive

a. il tasso di occupazione dei posti letto in area medica per pazienti affetti da COVID-19 è superiore al 40 per cento;

b. il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva per pazienti affetti da COVID-19 è superiore 30 per cento.

Misure per lo svolgimento degli spettacoli culturali

In zona bianca e in zona gialla, gli spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche, locali di intrattenimento e musica dal vivo e in altri locali o spazi anche all’aperto, sono svolti esclusivamente con posti a sedere preassegnati e a condizione che sia assicurato il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro sia per gli spettatori che non siano abitualmente conviventi, sia per il personale, e l’accesso è consentito esclusivamente ai soggetti muniti di una delle certificazioni verdi Covid-19. 

In zona bianca, la capienza consentita non può essere superiore al 50 per cento di quella massima autorizzata all’aperto e al 25 per cento al chiuso nel caso di eventi con un numero di spettatori superiore rispettivamente a 5.000 all’aperto e 2.500 al chiuso. 

In zona gialla la capienza consentita non può essere superiore al 50 per cento di quella massima autorizzata e il numero massimo di spettatori non può comunque essere superiore a 2.500 per gli spettacoli all’aperto e a 1.000 per gli spettacoli in luoghi chiusi, per ogni singola sala. Le attività devono svolgersi nel rispetto di linee guida adottate.

Misure per gli eventi sportivi

Inoltre per la partecipazione del pubblico sia agli eventi e alle competizioni di livello agonistico riconosciuti di preminente interesse nazionale con provvedimento del Comitato olimpico nazionale italiano e del Comitato italiano paralimpico, riguardanti gli sport individuali e di squadra, organizzati dalle rispettive federazioni sportive nazionali, discipline sportive associate, enti di promozione sportiva ovvero da organismi sportivi internazionali sia agli eventi e le competizioni sportivi diversi da quelli citati si applicano le seguenti prescrizioni: 

In zona bianca, la capienza consentita non può essere superiore 50 per cento di quella massima autorizzata all’aperto e al 25 per cento al chiuso. 

In zona gialla la capienza consentita non può essere superiore al 25 per cento di quella massima autorizzata e, comunque, il numero massimo di spettatori non può essere superiore a 2.500 per gli impianti all’aperto e a 1.000 per gli impianti al chiuso. Le attività devono svolgersi nel rispetto delle linee guida adottate dalla Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento per lo sport, sentita la Federazione medico sportiva italiana, sulla base di criteri definiti dal Comitato tecnico-scientifico

Sanzioni

I titolari o i gestori dei servizi e delle attività autorizzati previa esibizione del Green pass sono tenuti a verificare che l’accesso a questi servizi e attività avvenga nel rispetto delle prescrizioni. 
In caso di violazione può essere elevata una sanzione pecuniaria da 400 a 1000 euro sia a carico dell’esercente sia dell’utente. Qualora la violazione fosse ripetuta per tre volte in tre giorni diversi, l’esercizio potrebbe essere chiuso da 1 a 10 giorni.

Fondo discoteche

È istituito un fondo per i ristori alle sale da ballo.

Tamponi a prezzo ridotto

Il Commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica Covid-19 definisce d’intesa con il Ministro della salute un protocollo d’intesa con le farmacie e con le altre strutture sanitarie al fine di assicurare fino al 30 settembre 2021 la somministrazione di test antigenici rapidi a prezzi contenuti che tengano conto dei costi di acquisto.

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Carradori nella nostra diretta: “Vaccini anche in Romagna entro l’anno. L’emergenza non è finita”

Anche sul nostro territorio le prime dosi di vaccino saranno somministrate entro il 2020. E’ una delle notizie emerse sabato pomeriggio dalla diretta Facebook organizzata dal deputato romagnolo Marco Di Maio assieme al prof. Claudio Vicini, a cui ha partecipato il direttore generale di Ausl Romagna, Tiziano Carradori. Come nel resto del Paese, anche da noi le prime dosi saranno somministrate a medici, operatori sanitari e ospiti delle strutture residenziali.

“L’Ema, l’agenzia europea che deve autorizzare l’uso del vaccino – ha spiegato Carradori conversando Marco Di Maio e Claudio Vicini nell’ultimo appuntamento in diretta social per il 2020 – approverà il 21 dicembre l’emissione del vaccino e già il 27 dicembre dovremmo iniziare con la somministrazione delle prime dosi in tutta l’Emilia Romagna. Il condizionale è d’obbligo, perchè stiamo correndo contro il tempo. Dieci giorni fa pensavamo di iniziare nella seconda metà di gennaio, mentre siamo arrivati a subito dopo Natale”.

>>> IL VIDEO DEL COLLOQUIO CON CARRADORI <<<

CHI SARA’ VACCINATO
Carradori, da pochi mesi al timone dell’azienda sanitaria romagnola, ha risposto a molte domande anche inerenti le modalità operative e logistiche con cui sarà avviata la campagna di vaccinazione: “La Regione, con la collaborazione delle Ausl, ha determinato la popolazione da vaccinare in prima istanza, partendo da operatori sanitari pubblici e privati e dagli ospiti delle strutture residenziali. Contestualmente abbiamo definito gli aspetti di carattere operatore-logistico all’interno delle aziende sanitarie, individuando i luoghi in cui saranno fatte materialmente le vaccinazioni”.

ORGANIZZAZIONE
In Romagna, al momento, ne sono stati stabiliti uno per provincia: per Ravenna al Pala De Andrè, per Forlì-Cesena alla Fiera di Cesena e per Rimini alla Fiera. “In questo modo  – ha detto Carradori – partiremo con tre punti che sono piuttosto vicini ai luoghi di stoccaggio dei vaccini”. Nelle aree individuate saranno posizionati i frigoriferi necessari per conservare il vaccino alla temperatura di circa -80°C. “Gli ultimi arriveranno poco prima di Natale”, ha annunciato il direttore dell’Ausl Romagna.

LE “SQUADRE”
“Abbiamo definito le “squadre vaccinali”, che avranno più postazioni di vaccinazioni, perchè la quantità di persone sarà considerevole – ha spiegato ancora Carradori -. I primi a vaccinarsi saranno i vaccinatori stessi, che saranno i sogetti esposti alle condizioni di maggior rischio. Ugualmente ci siamo attivati per una campagna di sensibilizzazione interna, con ospite ad inizio anno l’immunologo Alberto Mantovani”. Per quanto concerne le strutture residenziali pubbliche e private, “ci saranno dei “team mobili”, con quattro-cinque persone che vanno nelle strutture di grandi dimensione, oppure le Usca, con medico-infermiere, laddove le strutture sono di piccole dimensioni. Nei primi 18 giorni saranno coinvolte circa 23-24mila persone tra medici, operatori socio-sanitari ed ospiti delle cra”. Si conta di “terminare il primo ciclo tra il 15  il 20 gennaio. Poi ci sarà una seconda tornata per il richiamo”.

CAMPAGNA DI VACCINAZIONE
L’Ausl, per accelerare i tempi, sta portando avanti, sulla base anche delle indicazioni regionali, un’organizzazione parallela che guarda anche al resto della popolazione, che dovrebbe vedere l’inizio della campagna di vaccinazione dalla prossima primavera alla fine dell’estate. Secondo anche processi di prioritazzione “che allo stato attuale non sono stati definiti”. E per questa nuova fase “se tutto andrà come dovrà andare saranno aumentati i punti per le vaccinazioni, anche per limitare la mobilità. Sviluppare altri punti erogativi è una cosa auspicabile. L’obiettivo è quello di raggiungere la massima copertura”. “Una sfida senza precedenti”, ha evidenziato Di Maio.

FINE DELL’EMERGENZA?
Il fatto che cominceranno ad essere vaccinate le prime persone non significa affatto che siamo fuori dal tunnel. “Ci vorrà del tempo per togliere le mascherine in modo definitivo – ha richiamato Carradori – anche in relazione al grado di copertura e circolazione del virus. Allo stato attuale abbiamo costantemente circa 2500 nuovi contagiati alla settimana in Romagna, nonostante il trend sia in lento calo dopo l’apice raggiunto a novembre. Serviranno comportamenti sempre più sani, come ad esempio il lavarsi le mani, cose che possiamo che possiamo considerare pochi rilevanti, ma che dal punto di vista delle malattie trasmissive sono fondamentali”. “Non è il tema da pensare in questo momento – ha sottolineato Vicini -. La mascherina verrà rimossa quando sarà l’Istituto Superiore di Sanità a dircelo. Ma passerà molto tempo”.

IL PUNTO SULL’EPIDEMIA
Dopo una settimana di luci ed ombre “il virus si rimpicciolisce, ma non di tanto”, ha fotografato Vicini. “A fronte di un numero minore di tamponi, si mantiene alta la percentuale di positività”, ha proseguito il professore, ricordando anche l’aumento del numero di operatori sanitari contagiati. La situazione è delicata, ma la pressione negli ospedali è gestibile. La stanchezza affiora, ma stiamo tutti vivendo questa seconda sfida nella normalità e nell’anormalità. La contrazione dell’attività chirurgica è stata dell’1%. Ed è’ merito di un’organizzazione che ha dato il meglio”.

LA SANITA’ POST-COVID
Ma come cambierà la sanità dopo l’epidemia? “E’ una riflessione che ci impegnerà tutti quanti, in campo professionale e non solo – ha evidenziato Carradori -. Dobbiamo mettere in memoria per il futuro quello che abbiamo toccato con mano con questa emergenza-tragedia. Dobbiamo pensare per il futuro ad un sistema che non si può permettere di interrompere l’attività ordinaria per rispondere ad un’emergenza. Il territorio va potenziato e lo diciamo dagli ’70. Vanno resi disponibili gli strumenti per valorizzare tutte le risorse del territorio stesso e trovare condivisione su come solidare la sanità, che qui in Emilia Romagna ha un sistema di alta qualità”.
A tal proposito il deputato romagnolo Marco Di Maio, ha ribadito che “l’occasione unica che abbiamo di fronte è quella che ci è offerta dai fondi europei: non dobbiamo limitarci a usare le risorse del ‘Recovery plan’, ma prendere anche i 36 miliardi di euro del Mes, che sono fondamentali e vincolati in modo preciso ad investimenti diretti e indiretti in sanità. Servono per realizzare un nuovo progetto di sanità, più vicina al territorio e ai bisogni delle persone”. 

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PrimoPiano Romagna Sanità

Visita all’IRST: l’istituto diventi gestore unico dell’oncologia in Romagna

Sono tornato all’Irst a Meldola, per un incontro voluto dal presidente Renato Balduzzi con il consiglio d’amministrazione, i direttori, i soci e alcuni lavoratori della struttura. Una realtà che conosco da tempo, ma che ogni volta stupisce per la qualità del lavoro che viene svolto, l’attenzione alla persone, all’evoluzione tecnologica, alla ricerca. Come ad esempio l’uso della medicina nucleare per colpire e distruggere le cellule tumorali, come ci ha mostrato il dott. Giovanni Paganelli.

L’Irst è un patrimonio immenso per la tutela della salute, la cura, la ricerca contro i tumori e visitarlo accompagnati dal suo ‘padre’, il prof. Dino Amadori, è stato un privilegio che ha reso possibile apprezzarne ancor più in profondità l’importanza. Che è data dalla passione con cui ci lavorano le oltre 400 persone impiegate e la straordinaria rete di volontariato che ruota attorno all’Istituto, rappresentata in primis dallo IOR e da tante altre realtà.

La Romagna ha un potenziale gigantesco, a una condizione di cui sono ulteriormente convinto dopo questa visita: si devono mettere da parte una volta per tutte i campanili territoriali e dar vita ad una rete oncologica compiuta, che affidi ad Irst la gestione di tutto ciò che riguarda l’oncologia romagnola integrandola sul territorio con le specializzazioni di maggior eccellenza che ogni ospedale è in grado di offrire. L’interesse dei cittadini-pazienti viene prima degli equilibrismi territoriali.

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Economia e Finanza Sanità

Legge di bilancio 2018: gli interventi in ambito sanitario

Meno vincoli per assunzioni personale sanitario (co. 270-bis)
Si prevede, per le Regioni virtuose, la riduzione del vincolo della spesa per il personale sanitario dello 0,1 per cento annuo.

Superticket sanitario (co. 449-450)
È istituito un Fondo per la riduzione della quota fissa di compartecipazione per le prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale (cosiddetto superticket), con una dotazione annua di 60 milioni di euro. Nel riparto del Fondo dovranno essere privilegiate le Regioni in cui siano state adottate iniziative intese ad ampliare il numero dei soggetti esentati dal pagamento della quota fissa di 10 euro ovvero in cui siano state introdotte misure alternative regionali di partecipazione al costo delle prestazioni sanitarie.

Nuove norme per payback (co. 249 e co. 251-bis-251-ter e co. 251-decies)
Si prevede che per i farmaci per la prima volta in ripiano1 si pagherà il 10% della variazione positiva fatturato. Si modificano inoltre le modalità per la detrazione dell’Iva da parte delle aziende farmaceutiche oggetto di provvedimenti di ripiano della spesa farmaceutica 2016.

Sperimentazione nuovi servizi farmacie (co. 251-bis – 251-quinquies)
Si avvia una sperimentazione in nove Regioni, per il triennio 2018-2020, per la remunerazione delle prestazioni e delle funzioni assistenziali delle farmacie pubbliche e private operanti in convenzione con il Servizio sanitario nazionale, nei limiti di 6 milioni per il 2018, di 12 milioni per il 2019 e di 18 milioni per il 2020. Si tratta di servizi quali, ad esempio, la prenotazione di prestazioni ambulatoriali in ospedali pubblici o l’erogazione di servizi di secondo livello rivolti ai singoli assistiti, esclusi i prelievi di sangue. Un decreto del Ministero della salute individuerà le nove Regioni, che saranno scelte tra quelle con popolazione residente superiore ai due milioni di abitanti e in modo da garantire una rappresentatività delle macro-aree geografiche Nord, Centro e Sud.

Partecipazione in start-up dell’Inail (co. 259-bis)
L’Inail, per quanto riguarda le proprie iniziative imprenditoriali, relativamente alle aree della protesica e della riabilitazione, dovrà valutare prioritariamente i progetti e le attività dei distretti produttivi e di ricerca correlati alle funzioni e competenze dei propri centri, protesici e riabilitativi, con particolare riferimento alle esigenze di sviluppo del polo integrato Inail Regione Calabria di Lamezia Terme.

Istituzione del Registro delle Dichiarazioni anticipate di trattamento (DAT) (co. 259-bis e 259-ter)
A seguito dell’approvazione della legge sul cosiddetto biotestamento, si istituisce, presso il Ministero della salute, una banca dati destinata alla registrazione delle DAT. Per l’attuazione della banca dati è autorizzata, per il 2018, la spesa di 2 milioni. Entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di bilancio, le modalità di registrazione delle DAT saranno definite da un decreto del Ministro della salute, previa intesa in sede di Conferenza Stato-regioni, acquisito il parere del Garante per la protezione dei dati personali.

Retribuzione dirigenza medica, sanitaria e veterinaria SSN (co. 261-bis)
Si stanziano risorse finalizzate ad aumentare, dal 2019, la retribuzione individuale di anzianità del personale della dirigenza medica, sanitaria e veterinaria del Servizio sanitario nazionale (30 milioni nel 2019, 35 milioni nel 2020, 40 milioni nel 2021, 43 milioni nel 2022, 55 milioni nel 2023, 68 milioni nel 2024, 80 milioni nel 2025 e 86 milioni a decorrere dal 2026).

Stabilizzazione ricercatori IRCCS e IZS (co. 261-bis – 261-quaterdecies)
La nuova norma prevede la creazione di un ruolo speciale nel quale vengono inseriti circa 3 mila persone tra ricercatori sanitari e personale di supporto presso gli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico pubblici (IRCCS) e gli Istituti Zooprofilattici Sperimentali (IZA). Per la stabilizzazione si prevede un percorso a tappe: un contratto a tempo determinato per i ricercatori e per le figure professionali di supporto della ricerca della durata di 5 anni, rinnovabili per altri 5 una sola volta, e successivo, possibile, passaggio a tempo indeterminato nel servizio sanitario. Nel frattempo sono prorogati i contratti in essere. Sono stanziate 19 milioni per 2018 , 50 milioni per il 2019 e 70 milioni per il 2020 e 90 milioni per 2021.

Istituzione del Fondo di assistenza ai bambini affetti da malattia oncologica (co. 207-bis)
Si istituisce il Fondo di assistenza ai bambini affetti da malattia oncologica per il triennio 2018-2020 con una dotazione annua di 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2018 e 2019, e di 5 milioni per il 2020. Possono avere accesso al Fondo le associazioni che svolgono attività di assistenza psicologica, psico-sociologica, sanitaria per il bambino interessato e per la sua famiglia.

Centro nazionale sangue (co. 264-bis – 264-quater )
Al fine di garantire una maggiore sicurezza delle trasfusioni a livello nazionale il Centro nazionale sangue avrà il compito di verificare e controllare i processi produttivi attinenti le attività trasfusionali. A tal fine sono assegnati al Centro nazionale sangue (CSN) 1,5 milioni di euro annui a decorrere dal 1° gennaio 2018.

Equa riparazione per i danneggiati da trasfusioni (co. 264-bis)
Fra i beneficiari dell’equa riparazione prevista per i soggetti danneggiati da trasfusione con sangue infetto, da somministrazione di emoderivati infetti o da vaccinazioni obbligatorie, sono inclusi anche i familiari dei deceduti danneggiati, anche se agiscono iure proprio, purché abbiano presentato, entro il 19 gennaio 2010, domanda per accedere alle procedure di transazione disciplinate dall’articolo 33 del D.L. n. 159/2007 e dall’articolo 2, comma 363 della legge n. 244/2007. Quest’ultimo contempla tra i destinatari delle disposizioni anche i soggetti affetti da sindrome da talidomide, determinata dalla somministrazione dell’omonimo farmaco, nelle forme dell’amelia, dell’emimelia, della focomelia e della macromelia.

Contributo Enpam dello 0,5% del fatturato per le società odontoiatriche (co. 265-bis)
Si prevede che le società operanti nel settore odontoiatrico versino un contributo pari allo 0,5 per cento del fatturato annuo alla gestione “Quota B” del Fondo di previdenza generale dell’Ente nazionale di previdenza ed assistenza dei medici e degli odontoiatri (Enpam), entro il 30 settembre dell’anno successivo a quello della chiusura dell’esercizio.

Assistenza sordi, Lega del filo d’oro, malattie del Pancreas (co.197, 197-bis e 207)
Un contributo di 1 milione di euro è previsto sia per l’Ente nazionale per la protezione e l’assistenza dei sordi (ENS) che per la Lega del filo d’oro; un ulteriore contributo 0,5 milioni è previsto a favore della Fondazione italiana per la ricerca sulle malattie del Pancreas-Onlus. Si incrementa, inoltre, di 250mila euro dal 2018 il contributo annuo riconosciuto alla sezione italiana dell’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità.

Federazione nazionale delle Istituzioni Pro Ciechi (co. 215-bis e 215-ter)
Si prevede un contributo straordinario di 2,5 milioni per il 2019 alla Federazione nazionale delle Istituzioni Pro Ciechi finalizzato alla realizzazione di un centro polifunzionale sperimentale di alta specializzazione per la ricerca volto all’integrazione sociale e scolastica dei ciechi con minorazioni plurime, e un contributo straordinario di 300.000 euro per il 2018 all’istituto nazionale di valutazione degli ausili e delle tecnologie al fine di realizzare idonee valutazioni dei dispositivi e dei ritrovati tecnologici destinati a ciechi e ipovedenti, con conseguente rilascio di “bollino di qualità”.

Talassemia (co. 263-264),
Si prevede l’istituzione, con decreto, della rete nazionale della talassemia e delle emoglobinopatie di cui fanno parte i centri di cura e le reti regionali già esistenti, e la definizione di linee guida specifiche per la corretta applicazione dei protocolli terapeutici e dei percorsi di assistenza. A tal fine sono stanziati 100.000 euro per ciascuno degli anni 2018-2020.

Amianto (co. 105 e 106).
Si prevede l’erogazione, anche per gli anni 2018, 2019 e 2020, della prestazione una tantum a favore dei malati di mesotelioma, già prevista fino al 2017, che ha determinato la somma da erogare in 5.600 euro per ciascun malato. La prestazione è prevista anche in favore degli eredi. Si incrementa, inoltre, il Fondo per le vittime dell’amianto di 27 milioni di euro, per ciascuno degli anni 2018, 2019, 2020 e si prevede che per il triennio considerato, non si applichi l’addizionale sui premi assicurativi a carico delle imprese relativamente ai settori delle attività lavorative che comportano l’esposizione all’amianto.

Autismo (co. 271-bis)
Si incrementa lo stanziamento del Fondo per la cura dei soggetti con disturbo dello spettro autistico di 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019 e 2020.

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#fatticoncreti

#fatticoncreti | Per il futuro e la salute dei nostri figli. Approvata la legge sui vaccini obbligatori.

In questi mesi, sul tema dei vaccini, c’è stato un forte interesse dell’opinione pubblica. Purtroppo sono state diffuse anche molte notizie false, prive di qualunque fondamento scientifico, che hanno descritto i vaccini come pericolosi per la salute. Ripetiamo, notizie false. Noi però vogliamo farci carico di tutte le preoccupazioni, senza sottovalutarne nessuna, per questo le nostre scelte recepiscono le indicazioni di tutta la comunità scientifica, nazionale e internazionale. E con questa legge – grazie alla quale vengono resi obbligatori e gratuiti 10 vaccini, prima erano 4 – vogliamo proteggere per prima cosa la salute dei nostri figli. Perché è così importante vaccinarsi? Perché al contrario di un normale farmaco che tutela la salute del singolo, i vaccini oltre al singolo tutelano anche l’intera comunità, la c.d. immunità di gregge, e rappresentano una prevenzione di sanità pubblica.

COSA PREVEDE LA LEGGE
I vaccini obbligatori e gratuiti diventano 10 (prima erano 4) e ne vengono individuati altri quattro consigliati e raccomandati. Nel dettaglio i vaccini obbligatori sono: l’antipoliomielitica, l’anti-difterica, l’anti-tetanica, l’antiepatite B, l’anti-pertosse, l’anti-Haemophilus influenzae di tipo b. Quelli obbligatori “a tempo”, cioè solo fino al 2020, sono: l’anti-morbillo; l’anti-rosolia; l’anti-parotite; l’anti-varicella. Quelli consigliati sono: l’anti-meningococcica B e C; l’anti-pneumococcica; l’anti-rotavirus. Queste dieci vaccinazioni saranno realizzate attraverso due sole somministrazioni, una esavalente e una quadrivalente. “Mono” Vaccini: Le persone potranno ricevere somministrazioni singole se già immuni da alcune malattie. Viene creata un’anagrafe nazionale dei vaccini, che raccoglie dati sui soggetti che hanno effettuato la vaccinazione, su chi non può fare la vaccinazione e su eventuali effetti indesiderati. Viene potenziato il sistema di vaccino-vigilanza attravero l’Aifa.

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> Coperture vaccinali in Italia

CHI RIGUARDA
L’obbligatorietà riguarda i bambini da 0 a 16 anni L’obbligo di vaccinazione è esteso anche ai minori stranieri non accompagnati.

SANZIONI
I bambini da 0 a 6 anni, se non in regola con le vaccinazioni, non possono accedere all’asilo nido, alla scuola d’infanzia e alla scuola materna. I bambini dai 7 ai 16 anni che non abbiano fatto tutte le vaccinazioni possono essere iscritti a scuola e vaccinati successivamente, nei termini previsti dal calendario vaccinale. La mancata presentazione della documentazione fa scattare a carico dei genitori una sanzione economica da un minimo di 100 euro a un massimo di 500 euro. Le Asl si faranno cura di segnalare le vaccinazioni mancanti. Dall’anno scolastico 2019/2020 tra Asl e scuole ci sarà uno scambio di dati sui bambini e ragazzi, da zero a sedici anni, che non sono in regola con il nuovo obbligo vaccinale. Si dispone che, a partire dall’anno scolastico 2019/2020, i dirigenti scolastici delle scuole, i centri di formazione professionale regionale e delle scuole private non paritarie trasmettano alle Asl, entro il 1° marzo, l’elenco degli iscritti per l’anno scolastico successivo di età compresa da zero e sedici anni. A loro volta, le Asl dovranno inviare entro il 1° giugno gli elenchi completandoli con l’indicazione dei bambini e ragazzi che risultano “non in regola” con gli obblighi vaccinali. Per i servizi educativi dell’infanzia e le scuole dell’infanzia, incluse quelle private non paritarie, la mancata presentazione della documentazione comporta la decadenza dall’iscrizione.

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Una legge per la rete nazionale dei registri e sistemi di sorveglianza

Abbiamo dato il via libera alla legge che istituisce la Rete nazionale dei registri dei tumori e dei sistemi di sorveglianza e dei registri di mortalità, di tumori e di altre patologie. Un provvedimento che lo scopo di creare un unico sistema di dati tra i 43 registri regionali e i 31 sistemi di sorveglianza attualmente esistenti, con l’obiettivo di aumentare e rafforzare il monitoraggio e la prevenzione dei tumori – e non solo – sul territorio italiano.

NASCE REGISTRO NAZIONALE TUMORI Nasce la Rete nazionale dei registri dei tumori e dei sistemi di sorveglianza e dei registri di mortalità. Obiettivi principali: prevenzione, diagnosi, cura, riabilitazione, programmazione sanitaria, verifica della qualità delle cure, valutazione dell’assistenza sanitaria; promozione della ricerca scientifica in ambito oncologico, anche nel campo dei tumori rari; semplificazione delle procedure di scambio dati, facilitazione della loro trasmissione e della loro tutela; studio di morbosità e mortalità per malattie oncologiche e infettive; studio e monitoraggio dei fattori di rischio delle malattie sorvegliate.

I dettagli, rispetto al funzionamento del Registro (tipologie di dati immessi, trattamento, soggetti che possono accedervi, sicurezza), saranno individuati con un successivo decreto del ministero della Salute. I dati dovranno contribuire, tra le altre cose, “alla rilevazione di eventuali differenze nell’accesso alle cure erogate al paziente oncologico in relazione alle condizioni socio-economiche e all’area geografica di provenienza, anche in riferimento a cause di malattia derivanti da inquinamento ambientale”. L’invio dei dati annuale, da parte dei soggetti preposti, nella Rete nazionale dei registri dei tumori e dei sistemi di sorveglianza, dovrà avvenire entro il 30 giugno di ogni anno. Per Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano l’invio dei dati sarà un adempimento necessario per la verifica della erogazione dei Livelli essenziali di assistenza (Lea).

PIÙ FACILE AGGIORNARE ATTUALI SISTEMI SORVEGLIANZA Gli attuali elenchi dei sistemi di sorveglianza e dei registri di mortalità, di tumori e di altre patologie saranno aggiornati periodicamente con un decreto del ministero della Salute, anziché con un decreto del presidente del Consiglio, sentita la Conferenza Stato-Regioni acquisito il parere del Garante per la protezione dei dati personali.

NASCE REFERTO EPIDEMIOLOGICO. PUBBLICAZIONE ANNUALE DATI AGGREGATI Viene istituito un referto epidemiologico per disciplinare il trattamento, l’elaborazione, il monitoraggio continuo e l’aggiornamento periodico dei dati. A procedere entro un anno dall’entrata in vigore della legge sarà il ministero della Salute, previa intesa con la Conferenza Stato-Regioni e dopo un parere del Garante della privacy. Il decreto del ministero della Salute che dovrà istituire il referto epidemiologico individuerà anche i soggetti preposti alla raccolta e alla elaborazione dei dati e disciplinare la pubblicazione, con cadenza annuale, dei dati aggregati costituenti il referto epidemiologico, in particolare per quanto riguarda l’incidenza e la prevalenza delle patologie che costituiscono più frequentemente causa di morte. Per referto epidemiologico, si legge nel testo, “si intende il dato aggregato o macrodato corrispondente alla valutazione dello stato di salute complessivo di una comunità che si ottiene da un esame epidemiologico delle principali informazioni relative a tutti i malati e a tutti gli eventi sanitari di una popolazione in uno specifico ambito temporale e in un ambito territoriale circoscritto o a livello nazionale, attraverso la valutazione di incidenza sulle malattie, del numero e delle cause dei decessi, come rilevabili dalle schede di dimissione ospedaliera e dalle cartelle cliniche, al fine di individuare la diffusione e l’andamento di specifiche patologie e identificare eventuali criticità di origine ambientale, professionale o socio-sanitaria”.

POSSIBILE FARE ACCORDI CON ASSOCIAZIONI VOLONTARIATO Per l’attuazione della legge potranno essere stipulati accordi, a titolo gratuito, di collaborazione con le organizzazioni di volontariato e le associazioni di promozione sociale più rappresentative e attive nella tutela della salute umana e della prevenzione oncologica; con le associazioni attive nel campo dell’assistenza sociosanitaria (purché dotate di codici etici e di condotta che prevedano la risoluzione di ogni conflitto d’interesse e che improntino la loro attività alla massima trasparenza); con enti e associazioni attivi nella valutazione dell’impatto della patologia oncologica, della quantificazione dei bisogni assistenziali e nella comunicazione dei rischi per la popolazione; con enti e associazioni scientifiche “che da almeno dieci anni operino, senza scopo di lucro, nell’ambito dell’accreditamento dei sistemi di rilevazione dei tumori secondo standard nazionali e internazionali, della formazione degli operatori, della valutazione della qualità dei dati, della definizione dei criteri di realizzazione e sviluppo di banche dati nazionali e dell’analisi e interpretazione dei dati”.

RELAZIONE ANNUALE AL PARLAMENTO Prevista una relazione annuale del Governo al Parlamento sull’attuazione della legge.

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PrimoPiano Sanità

Vaccini, decreto del Governo: obblighi per tutelare la salute di tutti

Ha fatto bene il Governo ad approvare un decreto legge (che ora verrà in parlamento per l’ok definitivo) che estende i vaccini obbligatori. Saranno tassativi per la frequentazione di nidi e materne e obbligatori per il resto del ciclo della scuola dell’obbligo, fino ai 16 anni, con potenziali sanzioni pecuniarie piuttosto elevate per i genitori dei ragazzi non vaccinati.

Dodici sono le vaccinazioni obbligatorie (prima erano 4): anti-poliomelitica; anti-difterica; anti-tetanica; anti-epatitica B; anti-pertossica; anti Haemophilus influenzae tipo B; anti-meningoccocica B; anti-meningoccocica C; anti-morbillosa; anti-rosolia; anti-parotite; anti-varicella.

Un decreto era necessario per uniformare la copertura vaccinale su tutto il territorio nazionale; e per ampliarla, visto che l’Italia è per tutti e 12 i vaccini citati sotto la soglia del 95% di copertura (fissata dall’Organizzazione mondiale di sanità come quella sotto la quale gli agenti patogeni continuano a circolare, con potenziale rischio per la salute di tutti).

Il calo dei vaccini negli ultimi anni – favorito da campagne mirate di alcune forze politiche e correnti di pensiero – ha prodotto risultati negativi: non va creato allarmismo, ma sono dati che bisogna tener monitorati. Ad esempio: i primi mesi del 2017 hanno fatto registrare un forte incremento dei casi di morbillo (+230%), con 818 episodi registrati nel solo mese di marzo. Non credo sia utile rimanere a guardare o gridare al complotto, ma penso sia più giusto agire.

Al fine di assicurare l’adempimento dell’obbligo di vaccinazione, il decreto dispone le seguenti misure:

  • in caso di violazione dell’obbligo vaccinale ai genitori esercenti la responsabilità genitoriale e ai tutori è comminata la sanzione amministrativa pecuniaria da euro 500,00 a euro 7.500,00. Le sanzioni vengono irrogate dalle Aziende Sanitarie
  • anche nella scuola dell’obbligo, il dirigente scolastico è tenuto a segnalare alla ASL competente la presenza a scuola di minori non vaccinati. La mancata segnalazione può integrare il reato di omissione di atti d’ufficio punito dall’art. 328 c.p.
  • il genitore o l’esercente la potestà genitoriale sul minore che violi l’obbligo di vaccinazione è segnalato dalla ASL al Tribunale dei Minorenni per la sospensione della potestà genitoriale
  • non possono essere iscritti agli asili nido ed alle scuole dell’infanzia, pubbliche e private, i minori che non abbiano fatto le vaccinazioni obbligatorie. In tal caso, il dirigente scolastico segnala, entro 5 giorni, alla Azienda sanitaria competente il nominativo del bambino affinché si adempia all’obbligo vaccinale
  • anche nella scuola dell’obbligo, i minori che non sono vaccinabili per ragioni di salute sono di norma inseriti dal dirigente scolastico in classi nelle quali non sono presenti altri minori non vaccinati o non immunizzati
  • se un bambino ha già avuto le patologie indicate deve farsi attestare tale circostanza dal medico curante che potrà anche disporre le analisi del sangue per accertare che abbia sviluppato gli anticorpi
  • a decorrere dal 1° giugno 2017 il Ministero della salute avvia una campagna straordinaria di sensibilizzazione per la popolazione sull’importanza delle vaccinazioni per la tutela della salute. Nell’ambito della campagna, il Ministero della salute e il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca promuovono, dall’anno scolastico 2017/2018, iniziative di formazione del personale docente ed educativo e di educazione delle alunne e degli alunni, delle studentesse e degli studenti sui temi della prevenzione sanitaria e in particolare delle vaccinazioni, anche con il coinvolgimento delle associazioni dei genitori
  • le misure del decreto entrano in vigore dal prossimo anno scolastico.
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Sanità

Il nostro impegno contro la Sindrome Fibromialgica

Nella giornata Mondiale della Sindrome Fibromialgica, assieme ad una delegazione di miei colleghi parlamentari (guidata da Paola Boldrini, deputata ferrarese) abbiamo incontrato abbiamo incontrato il Vice Presidente Egidio Riva e molti rappresentanti  dell’Associazione Italiana  Sindrome Fibromialgica, prima in Piazza Montecitorio, dove è stato allestito un punto informativo sulla malattia e successivamente presso la Camera dei Deputati a Roma.

Dopo un intenso colloquio ci siamo assunti l’impegno di incontrare direttamente la Ministra Lorenzin per sottoporle i seguenti impegni,  che derivano anche dalle tante sollecitazioni già inviate all’attenzione del Ministero della Salute da parte  dell’associazione  e dagli atti parlamentari presentati:

  • chiediamo al Ministro della Sanità, in ottemperanza a quanto è stato risposto nella interrogazione parlamentare n.5-07313 a prima firma Boldrini ed altri, di sollecitare ed iniziare quanto prima gli studi idonei  necessari per definire i cut-off, studi che potrebbero essere svolti dal gruppo di lavoro sulla fibromialgia del Consiglio Superiore di Sanità, ma anche dall’Istituto Superiore di Sanità, in sinergia con esperti delle principali Associazioni di pazienti, finalizzati a dare un Codice identificativo di malattia che consentirebbe un’incisiva riduzione di consulenza, esami e prestazioni inappropriate da parte di altre figure professionali, nonché  per prospettare  il riconoscimento di un’esenzione minima di almeno 24 mesi, con il conseguente inserimento della fibromialgia nell’elenco delle malattie croniche;
  • chiediamo inoltre al Ministro di promuovere l’integrazione dei centri di riferimento italiani esistenti nelle reti europee della malattia fibromialgica, con l’obiettivo di consentire la crescita delle conoscenze e delle capacità diagnostiche e terapeutiche specifiche;
  • chiediamo altresì al Ministero di attivarsi, per quanto di propria competenza e ferme restando le attribuzioni esclusive delle regioni in materia sanitaria, per promuovere azioni di monitoraggio sull’effettiva operatività dei centri regionali esistenti ed incentivarne la nascita di nuovi, al fine di superare le note disomogeneità regionali che portano ad avere trattamenti diversi nei confronti degli ammalati di sindrome fibromialgica.

 

Sono già in corso le richieste di appuntamento con la Ministra e con i funzionari del Ministero della salute per sottoporre il documento con le istanze sopra esposte.

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dichiarazioni Sanità

Approvata la legge sull’autismo, più sostegno alle famiglie

Abbiamo approvato una legge importante sulla diagnosi e cura delle persone con disturbi dello spettro autistico e assistenza alle famiglie. Il provvedimento prevede interventi per garantire la tutela della salute, il miglioramento delle condizioni di vita e l’inserimento nella vita sociale delle persone affette da autismo. Ora il testo va al Senato, che mi auguro la approvi definitivamente in tempi brevi.

Il testo approvato a Montecitorio comprende una serie di interventi finalizzati a garantire la tutela della salute, il miglioramento delle condizioni di vita e l’inserimento nella vita sociale delle persone con disturbi dello spettro autistico, in conformita’ a quanto previsto dalla risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite A/RES/67/82 del 12 dicembre 2012 sui bisogni delle persone con autismo.

L’autismo e’ un disordine neuropsichico infantile, che puo’ comportare gravi problemi nella capacita’ di comunicare, di entrare in relazione con le persone e di adattarsi all’ambiente. Esso rientra in quelli che vengono definiti “disturbi pervasivi dello sviluppo”, che dipendono da un alterato sviluppo del cervello. Chi ne e’ affetto presenta problemi di interazioni sociali, di comunicazione (verbale e non) e comportamenti ripetitivi. Possono essere inoltre presenti disabilita’ intellettiva, alterazioni della coordinazione motoria, disturbi gastro-intestinali. I problemi compaiono gia’ nella prima infanzia, cioe’ intorno al 2 -3 anno di vita e persistono per tutta la vita. Fondamentale appare la presa in carico tempestiva del soggetto, intervenendo ad esempio con qualche forma di terapia comportamentale. Non esistono cure definitive, ma sono disponibili trattamenti che possono essere d’aiuto.

Il testo prevede che l’Istituto Superiore di Sanita’ aggiorni le Linee guida sul trattamento dei disturbi dello spettro autistico in tutte le eta’ della vita sulla base dell’evoluzione delle conoscenze fisiopatologiche e terapeutiche derivanti dalla letteratura scientifica e dalle buone pratiche nazionali e internazionali. Viene disposto l’aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza con l’inserimento, per quanto attiene ai disturbi dello spettro autistico, delle prestazioni della diagnosi precoce, della cura e del trattamento individualizzato, mediante l’impiego di strumenti basati sulle piu’ avanzate evidenze scientifiche.

Viene poi previsto, in base a norme inserite nel testo durante l’esame in commissione alla Camera, che il ministero della Salute, entro centottanta giorni dall’entrata in vigore della legge, provveda, in applicazione dei LEA, all’aggiornamento delle linee di indirizzo per la promozione ed il miglioramento della qualita’ e dell’appropriatezza degli interventi assistenziali nei disturbi dello spettro autistico. Le linee di indirizzo sono aggiornate con cadenza almeno triennale e l’attuazione di esse costituisce adempimento ai fini della verifica del Comitato permanente per la verifica dei livelli essenziali di assistenza. Il ministero dovra’, infine, promuovere lo sviluppo di progetti di ricerca relativi alla conoscenza del disturbo dello spettro autistico e alle buone pratiche terapeutiche ed educative.

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dichiarazioni Sanità

Ospedali psichiatrici giudiziari, approvato il decreto: svolta nelle politiche per la salute mentale

Abbiamo approvato mercoledì alla Camera il decreto per la proroga della chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari al 31 marzo 2015 (invece che il 1° aprile, come previsto). Il testo, già licenziato dal Senato, è stato approvato da Montecitorio senza apportare modifiche e dunque pronto per diventare definitivamente legge. Un passo decisivo per la definitiva chiusura e cancellazione di queste strutture, comunemente definite gli “ergastoli bianchi”: un appellativo che da solo definisce la non sostenibilità di questo modello.

Si tratta della terza proroga agli Opg, dopo quelle del 2012 e del 2013 (votata dal Parlamento) che spostava il termine per la loro chiusura dal 31 marzo 2013 al 1° aprile 2014. Il termine stabilito il 1° aprile non risultava “congruo per completare definitivamente il superamento degli Opg,soprattutto in ragione della complessità della procedura per la realizzazione delle strutture destinate ad accogliere le persone cui sono applicate le misure di sicurezza”. Costo totale della proroga: 5,84 milioni di euro.

Ecco cosa prevede il testo

LE ESIGENZE DELLE REGIONI E L’URGENZA DELLA CHIUSURA “Le motivazioni d’urgenza che inducono a proporre la proroga – si legge nella relazione illustrativa – nascono dalla necessità di contemperare, da un lato, le esigenze rappresentate dalle regioni di avere a disposizione un maggior lasso di tempo per concludere i lavori per la realizzazione e la riconversione di strutture sanitarie destinate ad accogliere i soggetti oggi internati negli Opg, e, dall’altro, l’esigenza di dar corso in tempi rapidi al definitivo superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari”.

LE PERSONE NON SOCIALMENTE PERICOLOSE Nonostante la proroga, si precisa, “resta l’obbligo di dimettere e prendere in carico nei Dipartimenti di salute mentale sul territorio le persone che hanno cessato di essere socialmente pericolose”.

IL RUOLO DEI GIUDICI Inoltre, è previsto “il dovere del giudice di verificare” se al posto del ricovero in Opg, “può essere adottata nei confronti dell’infermo di mente una diversa misura di sicurezza”, idonea ad assicurargli “cure adeguate e a far fronte alla sua pericolosità sociale”.

I COMPITI DELLE REGIONI Nel dl è previsto inoltre che “entro l’ultimo giorno del semestre successivo alla data di entrata in vigore del decreto”, le Regioni “diano conto al ministero della Salute, a quello della Giustizia e al comitato paritetico istituzionale” dello stato di avanzamento dei lavori di “realizzazione e riconversione delle strutture destinate all’accoglienza dei soggetti oggi internati negli Opg. Se risulteranno ritardi nei lavori delle Regioni, “sarà il governo a provvedere in via sostitutiva, al fine di dare piena esecuzione al processo di superamento degli Opg entro il termine ultimo della proroga”.

DI QUANTE PERSONE STIAMO PARLANDO Sono 866 gli internati nei 5 Opg italiani attualmente esistenti, interessati dalla proroga: Reggio Emilia, Montelupo Fiorentino, Aversa, Napoli, Barcellona Pozzo di Gotto. C’è poi l’Opg di Castiglione delle Stiviere, ma i costi della struttura non ricadono nei 5,84 mln previsti in quanto la gestione è passata alla Regione Lombardia.