Categorie
Romagna

Campagna vaccinale, sì a presidi di vallata; ma no nei teatri e basta polemiche

Ecco la mia intervista al Resto del Carlino (edizione di Forlì) in cui cerchiamo di analizzare la situazione sui vaccini e sui tamponi nel territorio romagnolo. Grazie a Luca Bertaccini per il confronto.

Cominciamo dai vaccini: lei darebbe ai cittadini la possibilità di vaccinarsi direttamente a Rocca San Casciano, Modigliana, Predappio e Santa Sofia come nella prima fase della campagna?
”Questi punti vaccinali si trovavano all’interno di teatri: luoghi che erano chiusi per legge e che ora per fortuna hanno riaperto e sono tornati alla loro funzione originaria. Non utilizzerei quelli”.

Come fare, allora?
“Meglio prevedere giornate dedicate, dalle 8 alle 20, anche senza prenotazione, per dare modo ai cittadini di vaccinarsi. Eviterei però anche la modalità del camper, che l’Ausl ha utilizzato nei mercati e durante gli eventi, soprattutto in estate”.

Quindi andrebbe allestito un punto vaccinale in locali non utilizzati?
“Sì. Si può trovare una formula per vaccinare chi vive nelle vallate, senza farlo venire a Forlì, così da ridurre le file di questi giorni. Visto che da ieri è possibile vaccinarsi solo su prenotazione, ritengo che le code si ridurranno. Dovrebbero essere differenziati in maniera chiara i percorsi stradali di accesso alla zona vaccini e a quella per tamponi, così da aiutare anche chi si trova lungo via Punta di Ferro”.

E per i tamponi?
“In questo caso andrebbero creati dei punti fissi nelle vallate, coinvolgendo nelle operazioni anche i medici di base e valorizzando di più le farmacie e i soggetti privati”.

Quanto dice è frutto di sue idee personali o di colloqui con addetti ai lavori?
“Ovviamente mi sono confrontato con dirigenti dell’Ausl Romagna, così da avere un quadro complessivo. Non sono a conoscenza delle ipotesi alle quali stanno lavorando, queste non le conosco”.

Che idea si è fatto dei disagi?
“Si tratta di un fenomeno che si è manifestato in questi ultimi giorni. Non è sempre stato così. Di certo non ha aiutato la modifica della normativa sulle scuole, che ritiene di effettuare tanti tamponi. Ma questo non è di competenza dell’Ausl, ma del Governo. E il ministro Roberto Speranza non è intenzionato ad effettuare modifiche”.

I dipendenti Ausl che lavorano alla Fiera si sono sentiti messi nel mirino in questi giorni?
“Alcuni di loro mi hanno scritto, con altri ho parlato direttamente. Stanno facendo uno sforzo enorme e non è possibile, per fare un esempio, che a fare i vaccini sia il personale della Protezione civile. Le iniezioni vanno fatte dai sanitari”.

E c’è carenza di personale.
“Sì, anche se qualche risorsa aggiuntiva in questi mesi è arrivata. Di recente c’è stato un incontro al quale hanno partecipato i rappresentanti delle Regioni: da parte loro è arrivata la richiesta di avere più personale medico-sanitario. Però ora dobbiamo fare i conti con il personale e con le risorse che abbiamo. Quindi, ribadisco, presidi fissi per i tamponi delle vallate, e giornate dedicate per i vaccini”.

Lunedì 6 dicembre entrerà in vigore il super Green pass: condivide l’impostazione?
“Certamente sono d’accordo con questo provvedimento: non è giusto che chi è vaccinato o guarito abbia le stesse restrizioni di chi il vaccino non lo ha fatto. Aggiungo che un correttivo però serve, e riguarda quella minoranza che non è contro il vaccino, ma che non si può vaccinare per problemi di salute. Nel loro caso una soluzione va trovata”.

Categorie
Romagna

Covid, passa l’emendamento: sì alle visite giornaliere per gli ospiti delle RSA, RSD, hospice

Importante risultato ottenuto dal lavoro parlamentare svolto da Italia Viva nel decreto sul “green pass” in discussione alla Camera. “Grazie a un nostro emendamento – spiegano il parlamentare romagnolo Marco Di Maio, vice presidente dei Deputati di IV, e la deputat Lisa Noja -, si stabilisce per legge il diritto alle visite giornaliere agli ospiti delle strutture residenziali quali RSA, RSD, hospice, da parte dei familiari muniti di greenpass, specificando che deve essere loro consentito anche di prestare assistenza quotidiana nel caso in cui la persona ospitata sia non autosufficiente”.

“E’ l’ultimo tassello di una battaglia che, insieme ai Comitati delle famiglie, combattiamo da mesi – aggiungono -, per il ripristino di quello che non solo è un diritto fondamentale, ovvero quello al mantenimento dei contatti con i propri affetti più cari, ma rappresenta anche un aiuto concreto nei processi riabilitativi e terapeutici”.

C’è un altro punto, però, su cui occorre continuare a battersi. “Purtroppo non è stato approvato un nostro emendamento con il quale si chiedeva di garantire il diritto di visita dei familiari anche ai pazienti non Covid nei reparti di degenza ospedalieri – spiegano ancora Di Maio e Noja -. Attualmente, infatti, è consentita solo la presenza dei parenti nelle sale di attesa o di accettazione delle strutture ospedaliere”.

“Non si comprende la ragione per cui, a fronte di tutti gli strumenti oggi a disposizione, dal green pass all’uso dei dispositivi di protezione, passando per i tamponi rapidi – aggiungono -, non si possa consentire, in estrema sicurezza, anche l’esercizio del diritto di visita ai congiunti ricoverati, con cadenza giornaliera e secondo regole prestabilite e adottate dalle direzioni sanitarie”.

“Questo andrebbe a beneficio non solo dei familiari, ma soprattutto dei pazienti – concludono Marco Di Maio e Lisa Noja -, per la cui guarigione è fondamentale e necessario un contatto umano quotidiano con gli affetti più cari. Speriamo davvero che su questo punto possa giungere al più presto un cambio di posizione da parte del governo”.

Categorie
Romagna Sanità

Obbligo vaccinale, prime sospensioni in Romagna: atto doveroso per tutelare la salute

Sono stati sospesi i primi sanitari, tra medici e infermieri, dell’Ausl Romagna che hanno rifiutato di vaccinarsi, non rispettando la legge che ne obbliga l’immunizzazione.

Un atto necessario per tutelare la salute di tutti i pazienti e a favorire la lotta contro il virus. Per fortuna i casi di personale sanitario “no-vax” nella nostra regione sono piuttosto rari (il 90% si è vaccinato, ma chi non l’ha ancora fatto spesso è perché ha motivazioni valide come l’essere incinta o essere da poco guarito dal covid); tuttavia è fondamentale essere irremovibili con chi, ostinatamente, rifiuta di vaccinarsi.

È inutile girarci attorno: il vaccino è l’unica arma che abbiamo per battere il virus e non possiamo permetterci che, proprio chi lo deve affrontare in prima linea, esponga se stesso e soprattutto gli altri al rischio di contagio e diffusione.

Categorie
PrimoPiano Romagna

Vaccini: “riaperture necessarie, ma emergenza non è finita. I vaccini proteggono più di quelli anti-influenzali”

Il peggio dell’emergenza sanitaria da covid-19 è alle spalle? “Verso l’estate andrà meglio rispetto all’inverno, ma bisogna vedere come arriveremo a settembre e ottobre. Il virus c’è ancora ed è molto presente ed è facile che possa riprendere nella sua corsa se gran parte della popolazione non è stata vaccinata e mantenere comportamenti consoni. Sarei quindi ancora molto prudente nel considerare finita l’emergenza”. Così il professore Venerino Poletti, direttore dell’Unità Operativa di Pneumologia dell’ospedale “Morgagni-Pierantoni” di Forlì, ospite dell’approfondimento di pubblica utilità su Facebook a cura del parlamentare Marco Di Maio e del professor Claudio Vicini. Al riguardo dei vaccini ha ricordato che “proteggono percentualmente molto di più, percentualmente, di quanto gli anti-influenzali proteggono dalle influenze stagionali. Vale per tutti, anche per AstraZeneca”. 

>>> RIGUARDA LA DIRETTA <<<

Poletti conferma un miglioramento della situazione negli ospedali, in allerta “arancione”: “La pressione è nettamente calata nell’ultima settimana e c’è stata una percezione netta. Metà del reparto di Pneumologia è tornato ad essere dedicato a pazienti non covid, cosa che non succedeva dallo scorso ottobre”. Un segnale che fa ben sperare per il futuro, auspicando in un ulteriore allentamento delle restrizioni. L’Emilia Romagna da due settimane è in “zona gialla”, con riaperture e maggior libertà negli spostamenti: “Era difficile procrastinare le aperture, per cui accettare un rischio ragionevole è un approccio molto pragmatico. L’estate sarà di grande aiuto in quanto il virus ridurrà la propria forza. Speriamo che in autunno gran parte della popolazione sia vaccinata, consentendoci di andare avanti senza problemi”.

La lotta al virus passa dai comportamenti responsabili e dalla campagna vaccinale: “I vaccini proteggono in modo significativo contro le varianti inglese e sudafricana come appurato negli ultimi studi, sia per quanto riguarda i vaccini mRna che Astrazeneca – evidenzia Poletti -. La variante indiana è una combinazione di quella inglese e sudafricana, quindi lo scenario non dovrebbe cambiare. E’ chiaro che è un virus che tende a mutare e quindi serviranno richiami, per incentivare la risposta immunitaria”.

Categorie
PrimoPiano Romagna

Isole Covid-free? No, grazie. Vaccinare in fretta tutto il Paese, senza privilegi territoriali

Più che a Isole COVID free per attrarre turisti (esperimento già provato dalla Sardegna con risultati fallimentari, purtroppo, come dimostra il passaggio dalla zona bianca a quella rossa) dobbiamo puntare alla penisola COVID-free. L’Italia è una sola e dobbiamo puntare a immunizzare ogni cittadino, dalle Dolomiti al mare, dagli Appennini all’isola più remota.

“Però per quelle isole il turismo è importante”, si dice per giustificare la richiesta di privilegio. Bene, ma allora cosa dovremmo dire noi in Romagna sull’importanza del turismo per la nostra economia? No, non può e non deve essere questo l’approccio e dispiace che a proporlo sia stato il ministro del turismo, Massimo Garavaglia, da cui ci si aspetterebbe un’altra visione.  

Tutta Italia deve procedere in maniera omogenea e senza privilegi per alcune regioni o alcune isole, al solo scopo di richiamare visitatori. L’industria turistica in Italia vale circa il 13% del Pil: o riparte tutta insieme o non riparte.

Anziché immaginare degli escamotage per qualcuno, pensiamo a vaccinare tutti e in fretta.

Categorie
Romagna Speciale Coronavirus

Poletti e Vicini: “Serve ancora prudenza: misure più restrittive nelle micro-aree con molti contagi”

Comunicato stampa sulla diretta Facebook di sabato 10 aprile assieme ai prof. Claudio Vicini e Venerino Poletti

“Da lunedì entriamo in zona arancione; ma questo il momento più critico, non lasciarci andare adesso è fondamentale”. E’ il messaggio che i prof. Venerino Poletti (pneumologo, direttore del dipartimento Malattie dell’apparato respiratorio e torace dell’Ausl Romagna) e Claudio Vicini (direttore del Dipartimento Testa – Collo di Ausl Romagna e otorino di fama internazionale),lanciano attraverso la pagina Facebook di Marco Di Maio, nel corso della consueta diretta social del sabato organizzata dal parlamentare romagnolo arricchita da decine di domande e risposte in tempo reale. 

>>> RIGUARDA QUI LA DIRETTA INTEGRALE <<<


“I numeri ci dicono che la situazione è migliore, ma sarei molto prudente nelle riaperture – afferma Poletti -, perchè nei precedenti casi abbiamo visto una ripresa della malattia dopo una quindicina di giorni”. A tal proposito il deputato Marco Di Maio sottolinea la necessità “di programmare le riaperture” con prudenza per non ripetere “quello che è successo in Sardegna, dove con l’illusione che il peggio fosse alle spalle si è dichiarata la ‘zona bianca’; salvo poi riportare tutti in zona rossa e colpevolizzare le persone perchè era tornata a fare la vita di prima. Ma se questo è il messaggio che viene dato dalle autorità, non ci può sorprendere che le persone lo seguano”. 

SITUAZIONE ANCORA CRITICA NELLE TERAPIE INTENSIVETornando alla Romagna, Poletti ha un osservatorio di chi sta davvero in prima linea nella battaglia contro il Covid gestendo l’Unità Operativa di Pneumologia che affronta i casi più gravi di covid-19: “Nell’area critica di Terapia Intensiva su 69 posti ne sono occupati 48, mentre in quella Semi-Intensiva 105 su 121. La situazione è decisamente migliore rispetto a due settimane fa, ma bisogna essere molto prudenti. Basti pensare che alla fine di gennaio la Semi-Intensiva era quasi vuota e nel giro di una decina di giorni si è riempita. E la Pneumologia è l’ultima a vedere la riduzione degli ammalati”.

SOTTO STRESS ANCHE GLI ALTRI REPARTI
“La pressione dei presidi è differenziata, perchè ciascuno ha logiche diverse – spiega il prof. Claudio Vicini -. Ci sono alcune unità operativa chirurgiche in sofferenza, ad esempio la chirurgia toracica e l’ortopedia e la traumatologia che sono confluite in uno stesso contenitore con conseguente drastica riduzione dei posti letto e degli accessi in sala, un po’ meno per la chirurgia generale e l’urologia. Quando riapriremo avremo storico inevaso non indifferente e non sarà facile ripristinare le liste d’attesa e ne bisogna essere consapevoli”.

IL ‘CASO’ DELLA VAL BIDENTE
Se da un lato i numeri quotidiano dicono che è rallentata la diffusività del virus, dall’altra preoccupa l’alto numero dei contagi nella Alta Val Bidente: “C’è un’incidenza che è uguale a quella di tutta la popolazione di Forlì – riflette Poletti -. Ci sono alcune aziende dove sono stati presenti dei focolai d’infezione. E a mio avviso andrebbero applicate misure restrittive in microaree e servirebbe l’applicazione di regole stringenti quando l’incidenza è molto alta”. 
Con la prevalenza della variante inglese, “dal punto di vista medico l’ideale sarebbe non vedere nessuno per circa due mesi, risolvendo in questo modo il problema dell’infezione. Il virus viaggia solo all’interno delle cellule umane”.

TERAPIE DOMICILIARI
Ai contagiati che si trovano in isolamento domiciliare l’infezione viene controllata con aspirina e cortisone. “Non è la cura – precisa Poletti -, ma un controllo della reazione infiammatoria. Chi è allergico all’aspirina difficilmente può fare un altro fans e l’alternativa, ma non è dimostrato che valga, è lo steroide a bassissime dosi. La tachipirina non serve”. Poletti e Vicini approvano anche “protocolli e le linee guida per la presa in carico domiciliare dei pazienti Covid-19 tenuto conto degli studi e delle sperimentazioni già disponibili che ne dimostrano una buona efficacia nel contenimento dell’infezione”. 
Attenzione anche per chi ha già avuto la malattia, perchè è possibile contrarla nuovamente anche a distanza di mesi dal contagio: “La re-infezione da covid teoricamente si ha in chi non sviluppa un’immunità, quindi in chi è particolarmente immunodepresso o chi in incontra un ceppo del tutto nuovo. Sono eventi molti rari nelle nostre esperienze. Con l’infezione del ceppo inglese si acquisisce una certa immunità nei confronti degli altri ceppi. Forse ne abbiamo visto un caso non ha avuto una malattia più grave rispetto alla precedente”.

ASTRAZENECA E GLI ALTRI VACCINI
Tante le curiosità sui vaccini, a cominciare dai tempi di copertura: “Teoricamente il virus da covid-19 muta molto meno rispetto all’influenza e non è detto teoricamente che una persona debba fare il vaccino ogni anno. Rispetto ai virus influenzale le capacità mutanti sono molto inferiori”, illustra Poletti. Quanto all’immunità, “è una misura del tutto imprecisa. L’immunità cellulo mediata ha un ruolo fondamentale nel controllo delle infezioni ed è capace di combattere tutte le varianti studiate”.

Il problema sono appunto le varianti: “Johnson&Johnson ha un’efficacia su quella inglese del 75% (quello influenzale ha un’efficacia del 60% ed è ritenuto un ottimo vaccino). Buoni i dati di Pfizer e Moderna”. 
Tante le domande sul vaccino Astrazeneca nel corso della diretta. “In Inghilterra, dove era prevalente la variante inglese, i risultati sono stati ottimi”, è la puntualizzazione di Poletti. Secondo lo pneumologo di fama internazionale, “chi fa uso della pillola anticoncezionale dovrà sospendere la somministrazione per circa un mese, anche quando viene effettuate la seconda dose di vaccino, che avviene a tre mesi”. 
“Dopo la prima dose la copertura è del 70-80% rispetto a quella che si raggiunge con la seconda”, tranquillizza il professore. Poletti e Vicini si dicono concordi che per combattere il covid e ampliare la campagna vaccinale “bisognerebbe imporre la sospensione dei brevetti dei vaccini e sarebbe un atto di grande civiltà”.

Categorie
PrimoPiano Romagna

Sui vaccini il “fai di te” di Coriano e San Leo non fa bene a nessuno

La campagna vaccinale sta procedendo, con alcune difficoltà, ma anche con buoni risultati. E, come detto ieri dal premier Draghi, ad Aprile sono in arrivo milioni di dosi di vaccino.

La strategia vincente è quella della collaborazione tra istituzioni locali, regionali e nazionali; un cambio di passo che sta prendendo sempre più forma grazie alle iniziative del commissario straordinario Figliuolo. Andare in ordine sparso porta solo disguidi, ritardi e ulteriori problemi.

Per questo non credo che l’ultimatum lanciato dai sindaci di San Leo e Coriano in provincia di Rimini vada nella direzione giusta. Comprare autonomamente alcune dosi del vaccino russo e pensare di organizzarne la somministrazione solo agli abitanti dei due piccoli comuni porterebbe ulteriore caos, con il risultato di rallentare l’uscita dall’emergenza.

La loro è probabilmente solo una provocazione, che pone l’attenzione su alcune lacune avute fino adesso, ma che, con la collaborazione di tutti, si stanno risolvendo.

Ognuno faccia la sua parte, i vaccini stanno arrivando e i punti di vaccinazione si stanno moltiplicando. Ieri abbiamo sfiorato le 300mila somministrazioni giornaliere e tutto fa sperare che a breve si arrivi alle 500mila. Presto ne usciremo, insieme.

Categorie
Romagna Speciale Coronavirus

“La fase crescente dei contagi è alle spalle. Vaccinazioni fino a mezzanotte e rispetto delle regole per sconfiggere il Covid”

Comunicato stampa sulla diretta Facebook assiema al prof. Claudio Vicini e a Carlo Biagetti (della task force regionale anti-Covid)

Quanto manca alla fine della terza d’ondata? “I numeri ci dicono che la fase crescente dei contagi sul territorio è alle spalle, il picco è passato e siamo in riduzione. Abbiamo raggiunto dei numeri molto alti e stiamo iniziando a vedere la riduzione delle necessità di posti letto negli ospedali. Siamo quindi in una fase di discesa, che, associata anche alla buona stagione e ai corretti comportamenti, ci auguriamo possa essere la più rapida possibile”. A fare il punto sull’evoluzione della pandemia da covid-19 in Romagna è Carlo Biagetti, infettivologo e responsabile del rischio infettivo per l’Ausl Romagna, ed ospite della consueta diretta del sabato pomeriggio organizzata dal deputato romagnolo Marco Di Maio assieme al professor Claudio Vicini, direttore del dipartimento Testa-Collo dell’Ausl Romagna e otorino di fama internazionale.

>>> GUARDA LA DIRETTA INTEGRALE <<<

L’ANALISI DEI CONTAGI – E’ la seconda Pasqua in regime di restrizioni anti-covid, parzialmente attenuate rispetto a quelle dello scorso anno quando si era nel clou della prima ondata e soprattutto davanti ad un nemico invisibile ancora sconosciuto: “Spero che siamo prossimi nel passare oltre e che possiamo finalmente uscire dal guscio”, ha evidenziato Vicini, facendo l’etimologia della parola Pasqua, analizzando l’indice di trasmissibilità del virus in Emilia Romagna, sceso attorno all’1 dopo il picco di 1.4 ad inizio marzo.

La terza ondata, ha analizzato Biagetti, “ha avuto caratteristiche differenti rispetto alle precedenti ed è stata molto forte in Emilia Romagna rispetto ad altre regioni d’Italia e la Romagna è stato il territorio con l’incidenza massima insieme a Bologna. E anche questa volta abbiamo saputo tenere bene all’interno degli ospedali. Da due settimane i casi si stanno riducendo, ma la montagna era molto alta”. Altissimo il numero di tamponi effettuati, circa 50mila tamponi a settimana, affiancati dall’attività di contact tracing. “Si sta riducendo la percentuale di positivi”, è la lettura di Biagetti.

“A marzo l’incidenza era sopra il limite dei 250, che ha fatto scattare la zona rossa; le cose vanno meglio, ma siamo ancora su valori alti”. Nel distretto di Forlì il tasso di incidenza di nuovi casi per 100mila abitanti più alto nelle ultime due settimane (dal 20 marzo al 2 aprile), con 862, mentre la soglia critica è di 500. Caratteristiche della terza ondata: “La fascia 0-13 ha avuto un’impennata molto importante, mentre la popolazione anziana, sottoposta alla vaccinazione soprattutto nelle case di riposo, è stata protetta abbastanza bene. I focolai all’interno delle residenze per anziani sono stati quasi nulli, mentre nelle scuole purtroppo sono stati elevatissimi ed ora sono in netta riduzione”.

LA VARIANTE INGLESE – La variante inglese è predominante in questa terza ondata: “A differenza della sudafricana e brasiliana, ha una capacità di trasmissione molto maggiore, ha una letalità maggiore, ma per fortuna l’immunità acquisita col vaccino o da precedenti positività c’è, cosa che potrebbe perdersi con le altre due varianti. Aumentando quindi la contagiosità bisogna incrementare le distanze fisiche, frequentare meno persone possibili anche nelle scuole”. Su 100 persone, il 94-95% è stato in isolamento domiciliare, il 5-6% ospedale e lo 0.5% terapia intensiva.

“Il picco è stato più alto delle precedenti due ondate – ha ribadito Biagetti -, con livelli alti di posti letto e fascia d’età più bassa rispetto alle precedenti ondati, sia per le caratteristiche variante e sia perchè la prevalenza di popolazione anziana è stata messa in sicurezza. L’area di Forlì-Cesena ha toccato picchi molto alti come non aveva mai avuto dall’inizio dell’epidemia, ma le curve si stanno riducendo. Sono circa 650 le persone ricoverate. Il 5% sono gli anziani, persone con persone con problemi cardiovascolari, le persone obese, diabetiche ed immunodepresse”.

LA CAMPAGNA VACCINALE – Nel frattempo va avanti la campagna vaccinale, che prevede dalla prossima settimana nei 4 punti provinciali vaccinali di Ausl Romagna (a Ravenna al Pala de Andrè e Rimini, Cesena e Forlì nella Fiera) la programmazione di alcune aperture serali, dalle 19 fino alle 24, (con l’ultimo appuntamento alle 23,30 (Ravenna 8, 9 e 10 aprile; Rimini 8, 9 e 12 aprile; Forlì 8 e 9 aprile; Cesena 8 e 9 aprile). Negli ultimi giorni chi ha lamentato delle code ai punti vaccini: “Si creano perchè vengono fatte domande alle persone alle quali dovranno essere somministrate le dosi per intercettare problema e quindi procedere in sicurezza”, ha spiegato Biagetti, illustrando il modus operandi: “Il medico vaccinatore effettua cinue domande per grado di reazione allergica; ad un alert si rimanda a visita specifica, affinchè si proceda ad una vaccinazione in ambito protetto”. Dal 12 aprile presumibilmente partirà anche la vaccinazione ai caregiver, ma si attendono le disposizioni della Regione Emilia Romagna.

L’EFFICACIA DEI VACCINI – “Il vaccino ha tre obiettivi diversi e tutti importanti – ha rimarcato Biagetti -: prevenire la malattia grave, cioè che un contagiato possa finire ricoverato in ospedale; un secondo obiettivo possa prevenire la malattia lieve, ovvero avere sintomi che non necessitano di ricovero; ed un terzo che non si diventi positivo al tampone e contagiosi, quindi che il contagiato da sintomatico non riesca a trasmettere la malattia anche da sintomatico. Quindi si può dire che questi vaccini siano straordinari dal punto di vista della performance”.

Astrazeneca, ad esempio, “ha il 100% di evitare la malattia grave. Avere un vaccino con questa efficacia in un anno era impensabile fino a qualche tempo fa”. Gli ultimi studi informano che “anche i pazienti asintomatici che risultano positivi nonostante la doppia vaccinazione hanno delle cariche virali così basse che probabilmente non sono contagiosi. Inoltre chi ha avuto la malattia necessita di una solo dose vaccino, che ha lo stesso grado di immunità. Copertura: per il vaccino mRna l’immunità completa si ha ad un mese dalla prima dose.

GLI ANTICORPI MONOCLONALI 
– Alla lotta al covid si è aggiunta la terapia con gli anticorpi monoclonali, studiati e creati in laboratorio. “L’autorizzazione è temporanea, perchè i numeri in supporto sono bassi, al contrario dei vaccini”, ha spiegato Biagetti. Devono essere infusi in via endovenosa nei primissimi giorni in cui una persona acquisisce la malattia, in modo tale da essere rapidi in una risposta immunitaria che nel caso normale arriverebbe alcuni giorni più tardi. L’obiettivo di questi anticorpi monoclonali è quello di bloccare nelle fasi precoci della malattia. “La macchina organizzativa è complessa e gli effetti collaterali possono essere importanti, quindi il tutto va eseguito in modo protetto”, ha chiarito Biagetti. Destinatari: soggetti obesi, diabetici, con patologie renali e immunodeficienze secondarie.

Categorie
PrimoPiano Speciale Coronavirus

L’Ema si è pronunciata: il vaccino di AstraZeneca è sicuro

Ema conferma: AstraZeneca è un vaccino sicuro ed efficace. Il Comitato per la sicurezza dell’EMA, PRAC, ha concluso oggi la sua revisione preliminare sulle segnalazioni di coaguli di sangue nelle persone vaccinate con il vaccino COVID-19.

Il verdetto atteso è arrivato nel pomeriggio di giovedì, fugando ogni dubbio residuo sulle pericolosità del siero che ha un ruolo determinante nella campagna di vaccinazione europea: la gran parte delle dosi in questi momento, infatti, dipendono dalle forniture dell’azienda britannica.

La direttrice dell’agenzia europea del farmaco ha spiegato che “Fino a ieri sera, 7 casi di coaguli di sangue in più vasi sanguigni e 18 casi di trombosi venosa cerebrale sono stati segnalati su quasi 20 milioni di persone vaccinate. Le prove che abbiamo, al momento, non sono sufficienti per concludere con certezza se questi eventi avversi siano effettivamente causati dal vaccino o meno”. Numero che non lasciano alcun dubbio.


Di seguito il testo integrale della nota dell’Ema rilasciata al termine dell’incontro con alcune indicazioni specifiche per i cittadini e per gli operatori sanitari.
Il comitato (Prac) di Ema ha confermato che:
• i benefici del vaccino nel combattere la minaccia ancora diffusa del COVID-19 (che a sua volta provoca problemi di coagulazione e può essere fatale) continuano a superare il rischio di effetti collaterali;
 
• il vaccino non è associato ad un aumento del rischio complessivo di coaguli di sangue (eventi tromboembolici) in coloro che lo ricevono;
 
• non vi è evidenza di un problema relativo a lotti specifici del vaccino o a particolari siti di produzione;
 
• tuttavia, il vaccino può essere associato a casi molto rari di coaguli di sangue associati a trombocitopenia, cioè bassi livelli di piastrine con o senza sanguinamento, inclusi rari casi di coaguli nei vasi che drenano il sangue dal cervello (CVST).
Questi sono casi rari: circa 20 milioni di persone nel Regno Unito e nello Spazio economico europeo hanno già ricevuto il vaccino e l’EMA ha avuto segnalazioni per soli 7 casi di coaguli di sangue in più vasi sanguigni (coagulazione intravascolare disseminata, DIC) e di 18 casi di trombosi del seno venoso cerebrale (CVST).
 
Un nesso causale con il vaccino non è dimostrato, ma è possibile e merita ulteriori analisi.
 
Il PRAC ha coinvolto esperti in malattie del sangue nella sua revisione e ha lavorato a stretto contatto con altre autorità sanitarie, tra cui l’MHRA del Regno Unito, che ha esperienza con la somministrazione di questo vaccino a circa 11 milioni di persone.
 
Complessivamente il numero di eventi tromboembolici riportati dopo la vaccinazione, sia negli studi prima della autorizzazione sia nei rapporti dopo il lancio delle campagne di vaccinazione (469 segnalazioni), era inferiore a quello previsto nella popolazione generale.
 
Ciò consente al PRAC di confermare che non vi è alcun aumento del rischio complessivo di coaguli di sangue. Tuttavia, nei pazienti più giovani permangono alcune preoccupazioni, legate in particolare a questi rari casi.
 
Gli esperti del Comitato hanno esaminato in modo estremamente dettagliato i record di DIC e CVST segnalati dagli Stati membri, 9 dei quali hanno provocato la morte dei pazienti.
 
La maggior parte di questi si è verificata in persone sotto i 55 anni e la maggioranza erano donne. Poiché questi eventi sono rari e il COVID-19 stesso spesso causa disturbi della coagulazione del sangue nei pazienti, è difficile stimare un tasso di base per questi eventi nelle persone che non hanno ricevuto il vaccino.
 
Tuttavia, sulla base dei dati pre-COVID, è stato calcolato che entro il 16 marzo si sarebbe potuto prevedere meno di 1 caso segnalato di DIC tra le persone sotto i 50 anni entro 14 giorni dalla ricezione del vaccino, mentre erano stati segnalati 5 casi. Allo stesso modo, in questa fascia di età ci si sarebbero potuti aspettare in media 1,35 casi di CVST, mentre alla stessa data limite c’erano stati 12. Uno squilibrio simile non era visibile nella popolazione più anziana a cui era stato somministrato il vaccino.
 
Il Comitato è del parere che la comprovata efficacia del vaccino nel prevenire l’ospedalizzazione e la morte per COVID-19 superi la probabilità estremamente ridotta di sviluppare DIC o CVST.
 
Tuttavia, alla luce dei suoi risultati, i pazienti devono essere consapevoli della remota possibilità di tali sindromi e, se si verificano sintomi indicativi di problemi di coagulazione, i pazienti devono consultare immediatamente il medico e informare gli operatori sanitari della loro recente vaccinazione.
 
Sono già state prese misure per aggiornare le informazioni sul prodotto del vaccino per includere maggiori informazioni su questi rischi.
 
Il PRAC intraprenderà un’ulteriore revisione di questi rischi, inclusa l’analisi dei rischi con altri tipi di vaccini COVID-19 (sebbene finora non sia stato identificato alcun segnale dal monitoraggio).
 
Informazioni per i pazienti
• Il vaccino COVID-19 AstraZeneca non è associato ad un aumento del rischio complessivo di disturbi della coagulazione del sangue.
 
• Ci sono stati casi molto rari di coaguli di sangue insoliti accompagnati da bassi livelli di piastrine (componenti che aiutano il sangue a coagulare) dopo la vaccinazione. I casi segnalati erano quasi tutti in donne sotto i 55 anni.
 
• Poiché COVID-19 può essere così grave ed è così diffuso, i benefici del vaccino nel prevenirlo superano i rischi degli effetti collaterali.
 
• Tuttavia, se si verifica uno dei seguenti sintomi dopo aver ricevuto il vaccino COVID-19 AstraZeneca:
– affanno,
– dolore al petto o allo stomaco,
– gonfiore o freddo a un braccio o una gamba,
– mal di testa grave o in peggioramento o visione offuscata dopo la vaccinazione,
– sanguinamento persistente,
– piccoli lividi multipli, macchie rossastre o violacee o vesciche di sangue sotto la pelle, cerca immediatamente assistenza medica e menziona la tua recente vaccinazione.

 
Informazioni per gli operatori sanitari
• Casi di trombosi e trombocitopenia, alcuni dei quali si presentano come vena mesenterica o trombosi vena cerebrale / seno venoso cerebrale, sono stati segnalati in persone che avevano recentemente ricevuto il vaccino AstraZeneca COVID-19, per lo più verificatisi entro 14 giorni dalla vaccinazione. La maggior parte delle segnalazioni riguardava donne sotto i 55 anni, sebbene alcune di queste possano riflettere una maggiore esposizione di tali individui a causa del targeting di particolari popolazioni per le campagne di vaccino in diversi Stati membri.
 
• Il numero di eventi segnalati supera quelli attesi e la causalità, sebbene non confermata, non può quindi essere esclusa. Tuttavia, data la rarità degli eventi e la difficoltà di stabilire l’incidenza al basale poiché il COVID-19 stesso sta portando a ricoveri con complicanze tromboemboliche, la forza di qualsiasi associazione è incerta.
 
• L’EMA ritiene che il rapporto rischi / benefici del medicinale rimanga positivo e non vi sia alcuna associazione con disturbi tromboembolici in generale. Tuttavia, verranno adottate misure per aggiornare l’RCP e il foglio illustrativo con le informazioni sui casi di DIC e CVST che si sono verificati.
 
• Gli operatori sanitari sono invitati a prestare attenzione a possibili casi di tromboembolia, DIC o CVST che si verificano in soggetti vaccinati.
 
• I destinatari devono essere avvertiti di rivolgersi immediatamente a un medico per i sintomi di tromboembolia e in particolare i segni di trombocitopenia e coaguli di sangue cerebrale come lividi o sanguinamento facili e mal di testa persistente o grave, in particolare oltre 3 giorni dopo la vaccinazione.
 
Verrà inviata una comunicazione diretta al professionista sanitario (DHPC) agli operatori sanitari che prescrivono, dispensano o somministrano il medicinale. Il DHPC sarà anche pubblicato su una pagina dedicata sul sito web dell’EMA.
 

Categorie
PrimoPiano Speciale Coronavirus

Via libera ad AstraZeneca, in E-R riprendono subito le vaccinazioni

Sì alla ripresa dell’utilizzo del vaccino AstraZeneca, sospeso in via temporanea e precauzionale in diversi Paesi europei, tra cui in Italia, lunedì 15 marzo per decisione di Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco.

E’ il risultato del pronunciamento dell’Ema, l’Ente regolatore europeo per i medicinali, che oggi ha fatto chiarezza sulla sicurezza del vaccino anglo-svedese. Dopo questa decisione, Aifa, l’Agenzia italiana del Farmaco, formalizzerà il suo via libera e da domani, 19 marzo, dalle ore 15 anche in Italia ripartono le somministrazioni di AstraZeneca. Cosa che avverrà anche in Emilia-Romagna.

Come si riparte
Dopo il via libera anche da parte di Aifa, le vaccinazioni riprendono regolarmente anche in Emilia-Romagna. Chi aveva prenotato un appuntamento per i giorni in cui era vigente la sospensione del vaccino AstraZeneca, riceverà una comunicazione da parte delle Aziende sanitarie con la data del nuovo appuntamento.

Chi aveva già un appuntamento per la vaccinazione a partire da domani alle 15 e nei giorni successivi, e non gli sono state finora comunicate variazioni, manterrà l’appuntamento già fissato e potrà presentarsi regolarmente al punto vaccinale indicato.

E’ già stata indicazioni a tutte le Aziende sanitarie di rafforzare l’attività e riprendere quella programmata relativa ad AstraZeneca.