Sono tornato all’Irst a Meldola, per un incontro voluto dal presidente Renato Balduzzi con il consiglio d’amministrazione, i direttori, i soci e alcuni lavoratori della struttura. Una realtà che conosco da tempo, ma che ogni volta stupisce per la qualità del lavoro che viene svolto, l’attenzione alla persone, all’evoluzione tecnologica, alla ricerca. Come ad esempio l’uso della medicina nucleare per colpire e distruggere le cellule tumorali, come ci ha mostrato il dott. Giovanni Paganelli.

L’Irst è un patrimonio immenso per la tutela della salute, la cura, la ricerca contro i tumori e visitarlo accompagnati dal suo ‘padre’, il prof. Dino Amadori, è stato un privilegio che ha reso possibile apprezzarne ancor più in profondità l’importanza. Che è data dalla passione con cui ci lavorano le oltre 400 persone impiegate e la straordinaria rete di volontariato che ruota attorno all’Istituto, rappresentata in primis dallo IOR e da tante altre realtà.

La Romagna ha un potenziale gigantesco, a una condizione di cui sono ulteriormente convinto dopo questa visita: si devono mettere da parte una volta per tutte i campanili territoriali e dar vita ad una rete oncologica compiuta, che affidi ad Irst la gestione di tutto ciò che riguarda l’oncologia romagnola integrandola sul territorio con le specializzazioni di maggior eccellenza che ogni ospedale è in grado di offrire. L’interesse dei cittadini-pazienti viene prima degli equilibrismi territoriali.